Sono in grado di affrontare le mie manchevolezze con serenità
Sono balbuziente da che ho memoria. Di solito non era grave, ma quando c’erano molte persone intorno a me mi innervosivo e iniziavo a balbettare quando parlavo. Quando si sono accorti del problema, i miei genitori mi hanno detto: “Non puoi solo parlare più lentamente? Nessuno sta cercando di interromperti”. È stato un duro colpo per la mia autostima, e non volevo più parlare troppo. A scuola, le cose non sono cambiate. Quando l’insegnante mi faceva delle domande, per l’agitazione non riuscivo a dare le risposte, che conoscevo, e la mia balbuzie si acuiva. Per questo motivo gli altri studenti mi facevano il verso. Quando ero alle medie, ero la capoclasse. Una volta ho visto che era arrivato l’insegnante. Mi sono innervosita e, quando ho chiesto a tutti di alzarsi, ho balbettato di nuovo. A quel punto sia i miei compagni di classe che l’insegnante sono scoppiati a ridere. Sentivo di non avere un posto dove nascondermi e avrei voluto sotterrarmi. A causa del mio senso di inferiorità, raramente uscivo di casa e non parlavo quasi mai. Dopo che ho iniziato a credere in Dio, i fratelli e le sorelle hanno visto che avevo un problema di balbuzie e che non condividevo molto, così mi hanno incoraggiata, dicendomi: “Non preoccuparti della tua balbuzie. Parla solo un po’ più lentamente; basta che riusciamo a capire”. Con l’incoraggiamento di fratelli e sorelle, ho iniziato a praticare la condivisione. A poco a poco, ho acquisito maggiore familiarità con i fratelli e le sorelle e non ero più troppo nervosa quando parlavo. Allora, ho avvertito un senso di liberazione e di libertà che non avevo mai provato prima.
Tuttavia, ho notato che durante le riunioni e le condivisioni i fratelli e le sorelle mi chiedevano spesso: “Che hai detto? Non ho capito. Potresti ripetere un’altra volta?” Le prime volte non ci davo peso ma, sentendomelo ripetere spesso, mi è venuto il timore che mi guardassero dall’alto in basso, che dicessero che ormai ero un’adulta eppure ancora balbettavo e non riuscivo nemmeno a parlare chiaramente. Mi agitavo molto quando condividevo, e di conseguenza la mia balbuzie si acuiva ulteriormente. Mi sentivo molto in imbarazzo e temevo che i fratelli e le sorelle pensassero che non servivo a nulla, che ero inutile spazzatura. Così, in seguito, nelle riunioni non volevo più parlare. Avevo paura che i fratelli e le sorelle dicessero che non mi esprimevo chiaramente, che non mi capissero. Una volta, mentre in una riunione ci nutrivamo delle parole di Dio, ho acquisito una certa conoscenza e volevo condividere ma, appena ho pensato alla mia balbuzie, non ho osato farlo quando avevo le parole alle labbra. Mi sentivo come un’aliena. I fratelli e le sorelle riuscivano a parlare articolando chiaramente, mentre io? Non ero nemmeno capace di parlare con chiarezza; Dio avrebbe voluto lo stesso una persona così? A poco a poco, ho avuto sempre meno voglia di parlare durante le riunioni. In passato avevo guadagnato un po’ di luce nutrendomi delle parole di Dio, ma ora non riuscivo a condividere nulla di tutto ciò. Le riunioni passavano davvero lentamente e io non ne traevo alcun guadagno o piacere. A ogni incontro mi sembrava di stare sul patibolo. Durante le riunioni, non condividevo se non c’era il bisogno di farlo, e se proprio non riuscivo a sottrarmi mi limitavo a condividere su qualche parola con riluttanza. Mi sentivo estremamente oppressa e sofferente, e addirittura mi lamentavo di Dio e Lo fraintendevo, pensando: “Perché gli altri parlano in modo così chiaro e fluido, mentre io non solo non sono fluida, ma balbetto anche? Come posso parlare allo stesso modo fluido dei fratelli e delle sorelle così che gli altri non mi prendano in giro?”
Tempo dopo, nelle elezioni della chiesa, i fratelli e le sorelle mi hanno selezionata come leader. Ho pensato tra me e me: “Se svolgerò il dovere di leader, interagirò con più persone. Non vorrà dire che più fratelli e sorelle sapranno del problema della mia balbuzie? Lasciamo perdere, non posso farlo; non voglio continuare a mettermi in imbarazzo”. Così ho rifiutato il dovere. In seguito, il mio leader ha condiviso con me e alla fine ho accettato contro voglia. Tuttavia, a causa della mia balbuzie, mi sentivo sempre una spanna al di sotto dei fratelli e delle sorelle e vivevo nella negatività, senza riuscire a liberarmi. Ogni giorno mi sentivo abulica come un bradipo. Non riuscivo a trovare alcuna energia durante le riunioni e non avevo voglia di condividere. A volte, quando i fratelli e le sorelle avevano delle difficoltà, capivo nel mio cuore come avrebbero dovuto risolverle, ma avevo paura di iniziare a balbettare se avessi parlato e di essere guardata dall’alto in basso, e quindi non volevo condividere. Mi limitavo a parlare dei problemi alla sorella con cui collaboravo e li facevo risolvere a lei. Una sorella ha visto che nelle riunioni non condividevo e mi ha chiesto cosa non andasse, e io le ho detto del mio stato: mi sentivo inferiore a causa della mia balbuzie. Lei mi ha incoraggiata, dicendomi: “Ognuno ha le sue manchevolezze, ma queste non influiscono sul nostro perseguimento della verità. La tua balbuzie dipende dall’agitazione. Affidati di più a Dio quando parli e non essere ansiosa. Se parli un po’ più lentamente, i fratelli e le sorelle riusciranno a capire”. Le sue parole mi hanno un po’ confortata. Dio Si era servito di lei per aiutarmi, e non dovevo continuare a essere negativa per via della mia balbuzie. Ero intenzionata a correggere il mio stato e ad affrontare correttamente le mie manchevolezze.
In seguito, anche altre sorelle hanno condiviso con me. Mi sono resa conto che interagire con gli altri mi agitava perché temevo che la gente dicesse che condividevo male. Tutto questo era causato dal fatto che mi preoccupavo troppo di perdere la faccia. Ho portato il mio stato davanti a Dio e ho pregato, chiedendoGli di guidarmi a capire il mio problema. Un giorno, durante la mia devozione spirituale, ho letto un passo delle parole di Dio: “Invece di ricercare la verità, la maggior parte delle persone ha secondi fini personali e meschini. I loro interessi, la loro reputazione e il posto o la posizione che occupano nella mente degli altri sono di grande importanza per loro. Queste sono le uniche cose che hanno a cuore. Si aggrappano a queste cose con una presa ferrea e le considerano la loro stessa vita. E il modo in cui sono viste o trattate da Dio è di secondaria importanza; per il momento, lo ignorano; per il momento, considerano solamente se siano i capi del gruppo, se le altre persone le ammirino e se le loro parole abbiano un peso. La loro principale preoccupazione è rivestire tale posizione. Quando si trovano in un gruppo, quasi tutte le persone cercano questo tipo di posizione, questo tipo di opportunità. Se sono molto talentuose, naturalmente vogliono essere il capobranco; se dotate di media abilità, vorranno comunque occupare una posizione più alta all’interno del gruppo; e se occupano una posizione bassa nel gruppo, essendo di levatura e abilità medie, anche loro vorranno che gli altri le ammirino, non vorranno essere guardate dall’alto in basso. La reputazione e la dignità di queste persone tracciano il loro confine: devono mantenersi saldamente attaccate a queste cose. Possono non avere integrità, e non possedere né l’approvazione né l’accettazione di Dio, ma non possono assolutamente perdere il rispetto, il prestigio o la stima che hanno lottato per ottenere in mezzo agli altri: questa è l’indole di Satana. Tuttavia, le persone non hanno consapevolezza di ciò. Credono di doversi aggrappare fino alla fine a questo scampolo di reputazione. Non sono consapevoli del fatto che solo quando abbandoneranno e metteranno da parte completamente queste cose vane e superficiali diventeranno delle vere persone. Se le persone difendono come la vita queste cose che andrebbero scartate, la loro vita è perduta. Non sanno cosa c’è in gioco. E così, quando agiscono, trattengono sempre qualcosa, cercano sempre di proteggere la propria reputazione e il proprio prestigio, li mettono al primo posto, parlando solo per i propri fini, per la propria difesa pretestuosa. Tutto quello che fanno lo fanno per sé stessi. Si precipitano su qualsiasi cosa che risalti, facendo sapere a tutti che vi hanno preso parte. In realtà non vi hanno niente a che fare, ma non vogliono mai essere lasciati in secondo piano, hanno sempre paura che gli altri li guardino dall’alto in basso, hanno sempre paura che gli altri dicano che non valgono niente, che non sono in grado di fare nulla, che non posseggono capacità. Tutto questo non è forse guidato dalla loro indole satanica? Quando riuscirai a rinunciare a cose come la reputazione e il prestigio, sarai molto più rilassato e libero; avrai intrapreso la strada dell’onestà. Ma per molti ciò non è facile da realizzare. Quando c’è una telecamera, ad esempio, le persone si precipitano in prima fila; amano apparire in camera, e maggiore è la visibilità, meglio è; hanno paura di non avere abbastanza visibilità, e pagherebbero qualunque prezzo per avere la possibilità di ottenerne. E tutto questo non è forse guidato dalla loro indole satanica? Questa è la loro indole satanica. E cosa accade dopo che hai ottenuto visibilità? La gente ha alta stima di te: e allora? Ti idolatra: e con ciò? Tutto questo prova forse che possiedi la verità realtà? Niente di tutto questo ha valore. Quando saprai spingerti al di là di queste cose, quando ti diventeranno indifferenti e non le riterrai più importanti, quando la reputazione, la vanità, il prestigio e l’ammirazione da parte degli altri non controlleranno più i tuoi pensieri e il tuo comportamento, né tanto meno il modo in cui svolgi il tuo dovere, allora assolverai il tuo dovere in maniera sempre più efficiente e pura” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Leggendo ciò che Dio esponeva, ho capito che, a prescindere dalla loro levatura, tutti vogliono avere un posto nel cuore degli altri e non essere guardati dall’alto in basso. Anche se avevo un problema di balbuzie, non volevo essere guardata dall’alto in basso. Poiché non parlavo chiaramente, quando i fratelli e le sorelle mi chiedevano cosa avessi detto durante le condivisioni, pensavo che mi guardassero dall’alto in basso. Questo mi ha fatta sentire inferiore e sono diventata così negativa da non voler più fare il mio dovere. Temevo così tanto di perdere la faccia! Fin dai miei primi anni di vita, tramite l’educazione dei miei genitori e l’istruzione a scuola, i veleni satanici “Le persone hanno bisogno dell’orgoglio proprio come un albero della corteccia” e “L’uomo lascia il proprio nome ovunque vada, così come l’oca emette il suo grido ovunque voli” avevano messo radici nel mio cuore. Mi hanno fatto erroneamente credere che le persone debbano proteggere il loro orgoglio e non permettere che gli altri le guardino dall’alto in basso. Quando interagivo con i non credenti, loro ridevano di me a causa della mia balbuzie. Per non essere guardata dall’alto in basso dagli altri, non uscivo di casa e non parlavo a meno di dover farlo. E anche se lo facevo, si trattava solo di un paio di frasi, oppure mi limitavo a sorridere e annuire. Se iniziavo a balbettare quando interagivo con fratelli e sorelle, facevo congetture nella mia testa, chiedendomi: “Cosa penseranno di me? Cosa diranno di me?” Credevo sempre che tutti mi guardassero dall’alto in basso e vivevo in un dolore e un’oppressione estremi. Nutrendomi delle parole di Dio, ho acquisito un po’ di comprensione e conoscenza, ma temevo di balbettare nel condividere e che i fratelli e le sorelle mi guardassero dall’alto in basso, così non condividevo. Inoltre, in modo del tutto irragionevole, ho chiesto a Dio di eliminare il problema della mia balbuzie, che ho persino usato come scusa per non fare il mio dovere. Quando i fratelli e le sorelle avevano delle difficoltà, non condividevo e non li aiutavo a risolverle; non compivo i doveri che spettano a un essere creato. Ero del tutto priva di ragione; ero ostile e ribelle nei confronti di Dio. Magari gli altri mi avrebbero stimata e avrei goduto di un’eccellente reputazione, e con ciò? Questo non avrebbe portato a un cambiamento nella mia indole e mi avrebbe solo fatta preoccupare di come le cose influivano sul mio prestigio e mi avrebbe allontanata da Dio. Alla fine, Dio mi avrebbe sdegnata ed eliminata. Riconosciuto che proteggere il mio orgoglio mi avrebbe arrecato un danno così grande, ho smesso di considerare l’opinione che i fratelli e le sorelle avevano di me. Pensavo solo a come fare bene il mio dovere.
Un giorno ho letto un passo delle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Ci sono alcuni problemi che le persone non riescono a risolvere. Per esempio, potresti spesso agitarti quando parli con gli altri; quando ti trovi di fronte a delle situazioni, potresti avere le tue idee e i tuoi punti di vista ma non riuscire ad esprimerli chiaramente. Ti senti particolarmente nervoso in presenza di molte persone; parli in modo incoerente e ti tremano le labbra. Alcuni di voi addirittura balbettano; altri invece, se sono presenti membri del sesso opposto, sono ancora meno capaci di esprimersi, non sapendo semplicemente cosa dire o cosa fare. È facile superare una situazione del genere? (No.) Almeno nel breve termine, non sarà facile per te superare questo problema perché fa parte della tua condizione innata. Se dopo diversi mesi di pratica sei ancora nervoso, il nervosismo si trasforma in pressione, che influisce negativamente su di te rendendoti timoroso di parlare, di incontrare la gente, di partecipare alle riunioni o di pronunciare sermoni, e queste paure possono sconfiggerti. […] Pertanto, se riesci a vincere questo difetto, questa imperfezione, nel breve termine, allora fallo. Se è difficile vincerlo, allora non sforzarti, non lottare contro di esso e non metterti in discussione. Naturalmente, se non riesci a sconfiggerlo, non dovresti essere negativo. Anche se non riuscirai mai a sconfiggerlo nel corso della tua vita, Dio non ti condannerà, perché questa non è la tua indole corrotta. La tua ansia da palcoscenico, il tuo nervosismo e la tua paura, queste manifestazioni non riflettono la tua indole corrotta; che siano innate o causate dall’ambiente nel corso della vita, al massimo sono un difetto, un’imperfezione della tua umanità. Se non riesci a cambiarlo nel lungo termine, o anche nel corso di una vita, non soffermarti su di esso, non lasciartene vincolare, né dovresti diventare negativo per questo motivo, perché questa non è la tua indole corrotta; non serve a nulla cercare di cambiarlo o lottare contro di esso. Se non riesci a cambiare il tuo difetto, allora accettalo, lascia che esista e affrontalo correttamente, perché puoi convivere con esso, con questa imperfezione; il fatto che tu li abbia non influisce sul tuo modo di seguire Dio e di svolgere i tuoi doveri. Finché riesci ad accettare la verità e a svolgere i tuoi doveri al meglio delle tue capacità, puoi ancora essere salvato; ciò non influisce sulla tua accettazione della verità e sulla tua salvezza. Pertanto, non dovresti essere spesso vincolato da un certo difetto o da una certa imperfezione nella tua umanità, né dovresti diventare spesso negativo e scoraggiato, o addirittura rinunciare al tuo dovere e a perseguire la verità, perdendo l’opportunità di essere salvato, per lo stesso motivo. Non ne vale assolutamente la pena; questo è ciò che farebbe una persona sciocca e ignorante” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità II, “Come perseguire la verità (3)”). Ero proprio come dicevano le parole di Dio. Per tutta la mia vita, a causa del mio problema della balbuzie, ogni volta che mi trovavo in mezzo a molte persone mi veniva l’ansia, e così iniziavo a balbettare. Quando venivo guardata dall’alto in basso la mia autostima ne risentiva, e volevo correggere la balbuzie con i miei mezzi. Ma le cose non sono andate come desideravo, il che mi ha portata a diventare sempre più negativa, e alla fine non volevo nemmeno svolgere il mio dovere. Mi sono persino lamentata del fatto che Dio non mi aiutava a risolvere il problema della balbuzie. Ora ho capito che la mia balbuzie è qualcosa con cui sono nata e che non posso sconfiggerla soltanto perché lo voglio. La balbuzie non è un motivo di preoccupazione, non è un’indole corrotta e non interferisce con il mio perseguimento della verità. È solo una mia manchevolezza e, purché la consideri correttamente, non è un problema. Se i fratelli e le sorelle non capiscono quello che dico e mi danno un suggerimento, dovrei affrontare la cosa con calma e ripetere quel che ho detto o parlare più lentamente. La mia balbuzie non dovrebbe rendermi tanto negativa da non farmi svolgere il mio dovere. In breve, non bisogna preoccuparsi delle proprie manchevolezze. Le si dovrebbe superare, se ci si riesce, e se non ci si riesce si dovrebbe affrontare il proprio problema con serenità, continuando a condividere e a fare il proprio dovere nel modo in cui si è tenuti a farlo. Non c’è bisogno di lasciarsi limitare dalla balbuzie. In passato, non ero in grado di considerare correttamente il problema della mia balbuzie. Credevo che volesse dire che ero una buona a nulla e completamente inutile, che non potessi svolgere il mio dovere, e che Dio non volesse una persona come me. Ma in tutto quel periodo la chiesa non mi ha mai privato del diritto di fare il mio dovere a causa della mia balbuzie. Ero io che non riuscivo a considerare correttamente la mia manchevolezza, ponendomi sempre in contrasto con essa. Quando non riuscivo a sconfiggerla, diventavo negativa e mi lamentavo. In realtà, quando non mi sforzavo di contrastare la mia balbuzie e parlavo un po’ più lentamente, i fratelli e le sorelle riuscivano a capirmi e potevo svolgere il mio dovere normalmente. Non era affatto come immaginavo, cioè che non potevo svolgerlo a causa della mia balbuzie. Ero sempre stata infuenzata dal problema della balbuzie, per tutta la vita. I miei compagni di classe mi deridevano e non piacevo ai miei genitori. Ricevevo solo freddezza e discriminazione e avevo un’autostima molto scarsa. Tuttavia, dopo che ho iniziato a credere in Dio, Egli ha usato i fratelli e le sorelle per aiutarmi e incoraggiarmi, e le Sue parole per guidarmi quando ero negativa e sofferente, permettendomi di uscire da quella negatività. Ora ho capito nel profondo, sperimentandolo, che è Dio ad amare di più l’uomo in assoluto. Io invece non avevo fatto altro che lamentarmi di Dio e fraintenderLo; ero così in debito con Lui. Con questo pensiero, mi sono presentata davanti a Lui e ho pregato: “Dio! Dalle Tue parole, capisco che avere delle manchevolezze non è motivo di preoccupazione, né significa che non posso fare il mio dovere. Sono intenzionata a considerare le mie manchevolezze con mente serena, a sottomettermi alle Tue orchestrazioni e disposizioni, a svolgere bene il mio dovere e a soddisfarTi”.
Un giorno, durante la mia devozione spirituale, ho letto due passi delle parole di Dio: “La gente dovrebbe abbandonare queste nozioni e fantasie sull’opera di Dio. In termini specifici, come si dovrebbe essere praticare questo? Non perseguire grandi doni o talenti né il cambiamento della tua levatura o dei tuoi istinti, ma piuttosto, in base alla tua levatura, alle tue capacità, ai tuoi istinti attuali e così via, svolgi il tuo dovere secondo le richieste di Dio e compi ciascuna azione secondo ciò che Lui chiede. Dio non pretende qualcosa che va oltre le tue capacità o la tua levatura: non dovresti nemmeno tu renderti le cose difficili. Dovresti fare del tuo meglio in base a ciò che sai e a ciò che riesci a ottenere, e praticare in base a ciò che le tue condizioni personali ti consentono” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità II, “Come perseguire la verità (3)”). “Se la ragione della tua umanità è normale, dovresti affrontare i tuoi difetti e le tue imperfezioni nel modo corretto; dovresti ammetterli e accettarli. Questo ti è di beneficio. Accettarli non significa esserne vincolati, né significa essere spesso negativi a causa loro, ma piuttosto non esserne vincolati, riconoscendo di essere solo un membro ordinario dell’umanità corrotta, con i propri difetti e le proprie imperfezioni e niente di cui vantarsi. È Dio che innalza le persone affinché svolgano il proprio dovere, è Dio che intende operare la Sua parola e la Sua vita nella loro interiorità, affinché esse raggiungano la salvezza e sfuggano all’influsso di Satana: questo è interamente dovuto al fatto che Dio innalza le persone. Tutti hanno difetti e imperfezioni; dovresti lasciarli convivere con te stesso, non dovresti evitarli, non dovresti mascherarli e non dovresti sentirti spesso oppresso nel profondo, o persino sentirti sempre inferiore. Non sei inferiore; se riesci a svolgere il tuo dovere con tutto il tuo cuore, tutta la tua forza e tutta la tua mente, al meglio delle tue capacità, e hai un cuore sincero, allora sei prezioso come l’oro al cospetto di Dio. Se non sai pagare un prezzo e sei privo di lealtà nello svolgere il tuo dovere, allora anche se le tue condizioni innate sono migliori di quelle di una persona mediocre, tu non sei prezioso al cospetto di Dio, vali meno di un granello di sabbia” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità II, “Come perseguire la verità (3)”). Leggendo le parole di Dio, tutto è diventato chiaro. Ogni persona ha manchevolezze e difetti. Avere una manchevolezza non è un problema e si dovrebbe imparare ad abbandonarlo e a considerarlo correttamente. Il problema della mia balbuzie è stato decretato da Dio, e io non avevo bisogno di complicarmi la vita cercando sempre di risolverlo. Mi bastava avere un cuore puro e onesto e mettere tutta me stessa nel fare bene il mio dovere. In passato temevo sempre che, se avessi balbettato quando parlavo, i fratelli e le sorelle mi avrebbero guardata dall’alto in basso, e quindi volevo liberarmi del problema della balbuzie. Ora dovevo sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio e considerare correttamente le mie manchevolezze. Ho pensato all’esperienza di una sorella di cui avevo sentito in passato. Aveva un problema di balbuzie peggiore del mio, balbettava sempre quando parlava ed era difficile capire quello che diceva. All’epoca, una chiesa stava subendo degli arresti da parte del Partito Comunista e tutto il loro lavoro era fermo. I fratelli e le sorelle non osavano andarci, ma quella sorella si è fatta avanti e si è offerta volontaria per andare a sostenere quella chiesa. Alcuni hanno pensato: “Se non riesce nemmeno a parlare chiaramente, può davvero sostenerli?” Ma lei non si è lasciata limitare dalla balbuzie. Quando è arrivata alla chiesa, ha chiesto alla leader di informarla sulla situazione. Ha constatato che tutti i fratelli e le sorelle vivevano nella paura e ha condiviso con loro uno per uno. Vedendo che quella sorella non parlava troppo chiaramente, la leader ha preso l’iniziativa di unirsi alla condivisione. Con quella sorella a controllare e supervisionare il lavoro nel dettaglio, i leader e i lavoratori hanno sviluppato un senso del fardello e i fratelli e le sorelle hanno iniziato a svolgere i loro doveri normalmente. Quella sorella balbettava, ma non se ne lasciava limitare ed era in grado di produrre risultati nel suo dovere. Avrei dovuto essere come lei e fare il mio dovere con cuore sincero. In quel modo, sarebbe stato più facile ricevere la guida di Dio. Capito questo, ho compreso che non dovevo avere paura per via delle mie manchevolezze. L’importante era affrontarle correttamente e agire al meglio delle mie capacità in base a ciò che potevo ottenere con la mia levatura.
Ora, quando attuo il lavoro e condivido con i fratelli e le sorelle per risolvere i loro stati, non mi lascio più limitare dalla mia balbuzie. Se rilevo dei problemi in qualcuno, lo poto quando devo e condivido con lui per aiutarlo quando è il caso. Quando condivido, trovo parole di Dio pertinenti per risolvere i suoi problemi basandomi sulle mie esperienze personali, condividendo sulla comprensione che ho acquisito leggendo le parole di Dio. A volte mi agito e inizio a balbettare; allora prego silenziosamente Dio nel mio cuore, chiedendoGli di guidarmi a non lasciarmi limitare dal mio orgoglio. Poi parlo più lentamente, in modo che i fratelli e le sorelle capiscano e che io possa attuare il lavoro in modo chiaro. Quando i fratelli e le sorelle si accorgono che sono balbuziente, non mi guardano dall’alto in basso come immaginavo, e addirittura dicono di aver trovato un minimo di cammino nella mia condivisione. A volte, quando il leader di livello superiore controlla il mio lavoro e io mi innervosisco e comincio a balbettare, affronto questo difetto con serenità e il mio nervosismo nel parlare si dissolve.
Per tutti questi anni sono sempre stata tormentata dal problema della mia balbuzie. Mi sentivo incredibilmente inferiore e oppressa. Attraverso questo percorso, sono arrivata a capire profondamente che Dio non dà importanza al fatto che qualcuno appaia essere un bravo oratore oppure no. Quello che Egli vuole è che abbiamo un cuore puro e onesto. Qualsiasi manchevolezza si abbia in superficie, fintanto che si riesce a mettere tutti sé stessi nel fare il proprio dovere, si è in linea con l’intenzione di Dio. Proprio come dicono le parole di Dio: “Tutti hanno difetti e imperfezioni; dovresti lasciarli convivere con te stesso, non dovresti evitarli, non dovresti mascherarli e non dovresti sentirti spesso oppresso nel profondo, o persino sentirti sempre inferiore. Non sei inferiore; se riesci a svolgere il tuo dovere con tutto il tuo cuore, tutta la tua forza e tutta la tua mente, al meglio delle tue capacità, e hai un cuore sincero, allora sei prezioso come l’oro al cospetto di Dio” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità II, “Come perseguire la verità (3)”).
Sei fortunatoad accederea questo sito Web,avrai l’opportunitàdi accogliere il Signoree trovare la viaper sbarazzarti della sofferenza. Vuoi guadagnare questa benedizione di Dio?