Imparare dall’espulsione di un malfattore
Nel mese di marzo del 2021 prestavo servizio come leader in una chiesa. Durante un incontro di verifica del lavoro con la sorella che era supervisore dell’irrigazione, ho scoperto che alcuni capigruppo facevano i prepotenti con i fratelli e sorelle tempestandoli con le richieste di fare il loro dovere, mentre personalmente si giravano i pollici e non irrigavano i neofiti. Non si sforzavano di capire le vere difficoltà che i fratelli e sorelle si trovavano ad affrontare nei loro doveri, perciò la loro guida sul lavoro si limitava a discorsi vuoti e a far rispettare le regole, senza la condivisione di una via concreta. Il supervisore ed io abbiamo tenuto una condivisione, dicendo loro che guidare un gruppo non significa solo dire agli altri cosa fare e che dovevano anche provvedere in modo concreto all’irrigazione dei neofiti, in modo da rilevare i problemi e le difficoltà riscontrati nel lavoro. Tuttavia, un bel po’ di giorni dopo la condivisione non avevano ancora fatto nulla di concreto. Facendo delle indagini ho scoperto che una capogruppo di nome Chiara creava disturbo ed era d’ostacolo. Lei personalmente non praticava, ma spronava gli altri capigruppo dicendo: “Dato che la leader della chiesa e il supervisore ci hanno chiesto di irrigare i neofiti, non mi rimane tempo per seguire il lavoro del gruppo. Significa che dobbiamo smettere di farlo? E allora qual è il compito del capogruppo?” E concludeva dicendo: “Sapete che questo supervisore è un dilettante? Come può un dilettante insegnare a dei professionisti a svolgere bene il lavoro?” Durante un’ispezione sul lavoro dei capigruppo, il supervisore ha trovato dei problemi e inasprito il tono, e allora Chiara ha giudicato che li avesse sgridati con sprezzo e ha persino sparso la voce tra i fratelli e sorelle. Senza avere alcuna comprensione della cosa, ha formulato un giudizio anche sui superiori, sostenendo che avessero scelto una persona che non corrispondeva ai principi quando invece la sorella addetta al ruolo di supervisore era stata promossa e coltivata proprio in ottemperanza ai principi. Pur non avendo molta esperienza nell’irrigare i neofiti, aveva una buona levatura, era una persona capace, portava un fardello nel compiere il suo dovere, e aveva i requisiti per essere coltivata. Sapeva anche individuare i problemi e guidare il lavoro, e dopo un po’ che irrigava i neofiti aveva fatto dei progressi. Ma Chiara, sostenendo che “i dilettanti non sono in grado di insegnare a dei professionisti”, l’ha attaccata insistendo che le mancavano i requisiti per quel ruolo. Ha anche diffuso la voce che i leader superiori avessero assegnato le nomine senza attenersi ai principi, e così facendo ha rivoltato i fratelli e le sorelle contro i leader e i supervisori, al punto che si rifiutavano di eseguire il lavoro. Questo ha intralciato sia i doveri dei leader sia quelli dei lavoratori, oltre che il lavoro della chiesa. Non solo: nelle riunioni, Chiara si è servita della condivisione, che formalmente doveva riguardare la sua comprensione di sé stessa, per sminuire subdolamente e attaccare i leader e il supervisore. Per esempio, ha raccontato di avere dato dei suggerimenti ai leader superiori e al supervisore, ma che questi non sapendo come si dovesse svolgere il lavoro non avevano accolto i suoi suggerimenti. Chiara ha detto che di fronte a ciò aveva preferito non insistere, constatando però infine che il suggerimento da lei dato era giusto. La realtà dei fatti però era completamente diversa. Chiara era stata intenzionalmente vaga nella sua condivisione, veicolando l’impressione che i leader non capissero il lavoro e la ostacolassero rifiutandosi di seguire i suoi consigli, e che l’avessero messa a tacere perché aveva sostenuto gli interessi della chiesa, facendo in modo che gli altri esprimessero solidarietà nei suoi confronti e si schierassero dalla sua parte.
Chiara sminuiva e giudicava sempre i leader e i lavoratori, e i fratelli e sorelle l’avevano richiamata, condividendolo con lei molte volte, senza però che lei se ne fosse mai pentita. In questo caso non si trattava di una persona affetta da momentanea corruzione, bensì di un problema che riguardava la sua natura essenza. Ho pensato alle parole di Dio sul mettere a nudo le persone di questo genere. Dio dice: “La questione di competere per il prestigio è un problema che si presenta spesso nella vita della chiesa, qualcosa che non è raro vedere. Quali stati, comportamenti e manifestazioni rientrano nella pratica del competere per il prestigio? Quali manifestazioni del competere per il prestigio si possono ritenere parte del problema dell’intralciare e disturbare l’opera di Dio e il normale ordine delle chiese? Qualunque sia l’articolo o la categoria su cui condividiamo, deve riguardare ciò che viene detto nell’articolo dodici circa ‘le varie persone, i vari eventi e cose che intralciano e disturbano l’opera di Dio e il normale ordine delle chiese’. Deve raggiungere il grado di intralcio e di disturbo e deve concernere questa natura perché valga la pena condividerlo e analizzarlo. Quali manifestazioni del competere per il prestigio sono associate per natura all’intralcio e al disturbo dell’opera della casa di Dio? La più comune è che le persone competano con i leader della chiesa per il prestigio, principalmente approfittando dei difetti e degli errori dei leader per denigrarli e condannarli, ed esponendo intenzionalmente le loro rivelazioni di corruzione e le mancanze e i difetti della loro umanità e della loro levatura, soprattutto quando si tratta di deviazioni ed errori che hanno commesso nello svolgere il loro lavoro o nel trattare le persone. Questa è la più comune e più palese manifestazione di come competono con i leader della chiesa per il prestigio. Inoltre, indipendentemente da quanto bene i leader della chiesa svolgano il loro lavoro, dal fatto che agiscano o meno secondo principi, o che ci siano o meno problemi riguardo la loro umanità, non si curano di queste cose; semplicemente non obbediscono ai leader della chiesa. Perché disobbediscono ai leader? Perché anche loro vogliono essere leader della chiesa, è questa la loro ambizione, il loro desiderio, e per questo si rifiutano di obbedire. A prescindere da come il leader della chiesa lavori o gestisca i problemi, colgono sempre i suoi difetti, lo giudicano e lo condannano, arrivando addirittura a ingigantire le cose, a distorcere i fatti e a creare delle questioni da un nonnulla. Simili persone non si servono dei criteri che la casa di Dio richiede ai leader e ai lavoratori per valutare se quanto questo leader fa si attenga ai principi, se sia una persona corretta, se sia qualcuno che persegue la verità, se abbia o no coscienza e ragionevolezza. Non emettono giudizi in conformità a tali principi. Anzi, come meglio conviene ai loro scopi e intenzioni, non fanno che cavillare e cercare il pelo nell’uovo, trovando cose da usare contro i leader o i lavoratori, spargendo informazioni alle loro spalle sulle cose che fanno e che non sono in linea con la verità, o mettendo in evidenza le loro mancanze. Potrebbero affermare, per esempio, che ‘Il leader tal dei tali una volta ha commesso questo errore ed è stato trattato dal Supremo, cosa che nessuno di voi sa: ecco quanto è bravo a simulare’. Ignorano e trascurano se questo leader o lavoratore sia sotto addestramento da parte della casa di Dio, e se sia un leader o lavoratore qualificato; si limitano invece a continuare a giudicarlo, a distorcere i fatti, e a tramare contro di lui alle sue spalle. E perché si comportano così? È perché sono in competizione per il prestigio, non è vero? Tutto ciò che dicono e fanno ha uno scopo preciso. Non pensano al lavoro della chiesa, e la loro valutazione su leader e lavoratori non si basa sulle parole di Dio, o sulla verità, né tanto meno sulle disposizioni lavorative della casa di Dio o sui principi che Dio richiede all’uomo, ma sulle loro intenzioni e mire personali” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (14)”). Dalle parole di Dio ho imparato che non valutare se i leader e i lavoratori siano persone giuste, se siano consoni ai principi secondo cui la casa di Dio coltiva le persone, e limitarsi invece a trovare in loro dei difetti, a cercare di inchiodarli e giudicarli e sminuirli alle loro spalle, cercando di incitare i fratelli e sorelle ad attaccarli e condannarli, significa intralciare il lavoro della chiesa. Le persone di questo genere devono essere smascherate e tenute a freno e, nei casi più gravi, allontanate dalla chiesa. Quanto al comportamento di Chiara, lei non si era domandata se la sorella addetta al ruolo di supervisore stesse ottenendo risultati nel suo dovere, se il suo lavoro stesse giovando al lavoro della chiesa o se valesse la pena coltivarla. Si era solo appellata al fatto che le capacità del supervisore fossero inferiori alle sue, servendosene per diffondere l’idea che i dilettanti non fossero in grado di guidare dei professionisti. Aveva giudicato e attaccato, seminato discordia e fatto in modo che i fratelli e sorelle sviluppassero un pregiudizio nei confronti dei leader e dei lavoratori e si rifiutassero di eseguire il lavoro da noi predisposto. Questo aveva ostacolato il progredire dell’irrigazione. Ma Chiara non aveva dato mostra di una corruzione momentanea: quello era proprio il suo modo di comportarsi. Aveva già gravemente intralciato la vita della chiesa, e non era adatta a svolgere il proprio dovere. Dovevo sollevarla immediatamente dall’incarico secondo i principi. Se a quel punto non si fosse ancora pentita, sarebbe stato necessario espellerla dalla chiesa. Ma non appena ho pensato di sollevare Chiara dall’incarico, ho avuto un’esitazione, pensando che era capogruppo da non poco tempo, oltre che una brava attrice. I fratelli e sorelle non avevano molto discernimento su di lei e alcuni di loro la ammiravano, convinti che si assumesse un fardello nel suo dovere, che fosse amorevole e dotata di senso di giustizia. Sollevandola dall’incarico poco dopo essere entrata nella chiesa, non avrei forse rischiato che i fratelli e sorelle mi ritenessero crudele e senza cuore? Non mi avrebbero attribuito un atteggiamento punitivo? Dopo quel gesto, mi avrebbero approvata come leader? Per di più, Chiara era di un’umanità davvero malefica e aveva molti metodi per gettare benzina sul fuoco e seminare discordia in segreto. Se l’avessi offesa e lei mi avesse puntato il dito contro, giudicandomi tra i fratelli e sorelle e incrinando il mio rapporto con loro, il mio lavoro sarebbe diventato molto più difficile. Mi sono detta che era meglio aspettare a sollevarla dall’incarico, che prima conveniva potarla e trattarla, esporre e analizzare l’essenza e le conseguenze delle sue azioni. Se l’avesse accettato e fosse cambiata, avrebbe avuto ancora una possibilità. Se, al contrario, avesse continuato a giudicare i leader e i lavoratori, non sarebbe stato troppo tardi per sollevarla dall’incarico.
In seguito, io e Giulia, la nostra leader superiore, siamo andate a cercare Chiara e diversi altri capigruppo e abbiamo tenuto con loro una condivisione sui principi che vigono nella selezione delle persone nella casa di Dio e sui motivi che avevano portato alla nomina del supervisore. Per quanto concerneva il comportamento da loro tenuto in quell’arco di tempo, ho messo a nudo e analizzato come in seguito alle loro azioni di fatto si fossero create delle fazioni, come avessero giudicato e attaccato i leader e i lavoratori e intralciato il lavoro della chiesa. Se non avessero cambiato atteggiamento, continuando a spargere voci e intralciare il lavoro, sarebbero stati sollevati dall’incarico. Alcuni capigruppo sono riusciti ad accettarlo e hanno riflettuto su sé stessi, dicendo di voler collaborare con la sorella addetta al ruolo di supervisore e svolgere il lavoro insieme a lei. Solo Chiara non si è espressa con chiarezza. Con mia sorpresa, qualche giorno dopo ha detto a una sorella che il supervisore non era qualificato, che era un dilettante alla guida di professionisti, e che i superiori avevano un problema con la selezione delle persone. La sorella non si è lasciata irretire, anzi ha tenuto una condivisione con Chiara su alcuni principi. Vedendo che la sorella non stava al gioco, Chiara non ha insistito oltre. Dopo, Chiara ha inviato un messaggio ad altri capigruppo per coinvolgerli e fuorviarli, scrivendo: “Dopo la comunione tenuta dai leader l’altro giorno, mi sono messa sulla difensiva, temendo di essere espulsa. Anche voi avete avuto la stessa impressione? Adesso non oso più dire nemmeno una parola. Sembra che non ci sia nemmeno concesso di dare suggerimenti o avere opinioni diverse, e se ci esprimessimo saremmo sollevati dall’incarico ed espulsi dalla chiesa. Chi mai oserebbe più dire la sua?” Il messaggio proseguiva dicendo che gli scarsi progressi erano dovuti al fatto che i leader non nominavano le persone secondo i principi. Non solo: Chiara ha persino contattato un fratello responsabile del lavoro adducendo come scusa la ricerca di quei principi, per perorare l’idea che l’attuale supervisore non fosse adatto. Quel fratello ha tenuto con lei una condivisione sui principi in base ai quali viene fatta la selezione delle persone nella casa di Dio e sulla situazione del supervisore. Dopo la condivisione Chiara ha detto di avere capito, di non nutrire più pregiudizi nei confronti del supervisore, e che avrebbe lavorato in armonia con lei per svolgere i doveri. Ma poi, in segreto, ha seminato scontento nei confronti dei leader e dei lavoratori, dicendo: “Se tutti i fratelli e sorelle hanno parlato in favore del supervisore dev’essere perché la leader superiore, Giulia, ha imposto forzatamente il consenso. Giulia è potente e temuta. Quel che mi preoccupa è che se insisterò nel denunciare il problema del supervisore, potrebbe trattarmi in quanto anticristo”. In realtà stava insinuando che Giulia nascondesse la verità agli altri membri della chiesa mettendo a tacere chi denunciava dei problemi. Sentire queste manifestazioni di Chiara mi ha scioccata. Non pensavo che fosse così astuta. Sebbene tantissimi avessero tenuto condivisioni con lei sui principi, non era minimamente disposta all’accettazione. Non aveva comprensione né pentimento per il modo in cui si era comportata giudicando i leader e i lavoratori; anzi, aveva intensificato i tentativi di ingannare gli altri e attaccare i leader e i lavoratori. Aveva alimentato la discordia tra i fratelli e sorelle e i leader, ostacolando costantemente il lavoro della chiesa. Non agiva forse come un lacchè di Satana? Ho provato un grande rimorso. Perché non l’avevo subito sollevata dall’incarico? Perché avevo esitato a farlo giorno dopo giorno, dandole più possibilità di ingannare gli altri? Sapevo che Chiara aveva sempre sminuito e giudicato i leader e i lavoratori e intralciato i loro doveri, quindi avrei dovuto subito sollevarla dall’incarico. Ma temendo il giudizio degli altri avevo voluto per prima cosa condividere la verità, potarla e trattarla, decidendo di sollevarla dall’incarico solo se avesse insistito a non pentirsi. L’avevo creduto un modo di procedere del tutto giustificabile, nella convinzione che i fratelli e sorelle si sarebbero convinti e non avrebbero pensato male di me. Per proteggere la mia reputazione e il mio prestigio avevo non solo lasciato Chiara a briglia sciolta, ma le avevo dato carta bianca per continuare a intralciare il lavoro della chiesa. Non ero forse stata partecipe del male che perpetrava? Ripensare a ciò che avevo fatto mi ha messa a dura prova. Sentivo di non avere soddisfatto le mie responsabilità di leader e di non aver protetto il lavoro della chiesa. Era una cosa che Dio detestava. Così ho pregato, chiedendoGli di guidarmi a riflettere e a conoscere me stessa.
Il giorno dopo, ho letto nei miei devozionali un passo delle parole di Dio che smaschera gli anticristi: mi ha aiutata a capire meglio me stessa. La parola di Dio dice: “Gli anticristi prendono in seria considerazione il modo in cui trattare le verità principi, gli incarichi affidati da Dio e il lavoro della casa di Dio, o il modo in cui affrontare ciò che si trovano di fronte. Non considerano come soddisfare la volontà di Dio, come evitare di danneggiare gli interessi della casa di Dio, come soddisfare Dio, o come recare beneficio a fratelli e sorelle; non sono queste le cose che considerano. Cosa interessa agli anticristi? Se il loro prestigio e la loro reputazione saranno o meno colpiti e se la loro fama ne risentirà o no. Se fare qualcosa secondo le verità principi è di beneficio al lavoro della chiesa e ai fratelli e alle sorelle, ma rischia di compromettere la sua reputazione e di portare molte persone a rendersi conto della sua vera levatura e a conoscere il tipo di natura essenza che possiede, allora sicuramente l’anticristo non agirà secondo le verità principi. Se svolgere lavoro concreto porterà più persone a pensare bene di lui, a stimarlo e ad ammirarlo, a permettergli di acquisire un prestigio ancora più grande, o farà sì che le sue parole abbiano autorità e portino più persone a sottomettersi a lui, allora quello è il modo per cui l’anticristo opterà; in caso contrario, non sceglierà mai di trascurare i propri interessi per considerazione degli interessi della casa di Dio o di quelli dei fratelli e delle sorelle. Tale è la natura essenza degli anticristi. Non è forse egoista e meschina?” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte terza”). Dio rivela che gli anticristi tengono moltissimo alla reputazione e al prestigio, il solo scopo a cui sono finalizzate le loro azioni. Fanno soltanto cose che procurano loro reputazione e prestigio; se pensano che siano a rischio i loro interessi, chiudono un occhio sui problemi. Preferirebbero vedere danneggiati gli interessi della chiesa pur di tutelare i propri. Non mi stavo forse comportando proprio come un anticristo? Sapevo bene che purificare la chiesa era quanto richiesto dalla casa di Dio, e Dio ha detto molte volte che quando dei malvagi intralciano la chiesa i leader e i lavoratori dovrebbero affrettarsi a smascherarli, frenarli o espellerli. Il comportamento di Chiara già da tempo intralciava il lavoro della chiesa, quindi avrei dovuto gestire subito la situazione. Invece avevo temuto che i fratelli e sorelle pensassero male di me e che non mi avrebbero sostenuta come leader. Per tutelare la mia reputazione e il mio prestigio mi ero limitata a trattarla e smascherarla. Pur sapendo che Chiara non aveva accettato quel trattamento non l’avevo limitata né sollevata dall’incarico, per cui lei aveva continuato a seminare discordia e intralciare il lavoro della chiesa. Avevo preferito sacrificare gli interessi della chiesa per proteggere me stessa. Ero così subdola, egoista e spregevole! Non avevo gestito Chiara secondo i principi né guidato i fratelli e sorelle a comprendere la verità e a sviluppare discernimento. Di conseguenza, alcuni erano stati irretiti e si erano schierati con lei, intralciando e ostacolando il lavoro della chiesa. Ero in preda al rimorso e al senso di colpa. Mi sembrava di non meritare affatto l’incarico di leader. Ho pregato: “O Dio, è venuto a galla che nella chiesa c’è una malfattrice facinorosa e io invece ho messo la mia reputazione e il mio prestigio davanti al lavoro della chiesa. Sono così egoista! Non voglio continuare a vivere in modo così spregevole. Voglio davvero pentirmi davanti a Te”.
Poi sono andata a cercare alcuni fratelli e sorelle che conoscevano Chiara per sapere di più sul suo comportamento in generale. Approfondendo, ho visto che alcuni di loro mancavano di discernimento nei suoi confronti e la ritenevano dotata di senso di giustizia e dei requisiti per tutelare il lavoro della chiesa. Alcuni, pur essendo consapevoli dei suoi modi sbagliati, pensavano che fosse solo perché lei non comprendeva le verità principi. Ho tenuto con loro una condivisione sulle verità riguardo a cos’è il senso di giustizia, cosa sono l’arroganza e la presunzione, e sulla differenza tra una trasgressione momentanea e la natura essenza di una persona. Questo li ha aiutati ad acquisire più discernimento su Chiara; erano decisi a prendere posizione e smascherarla. Ma quando mi sono rivolta a Bruno per capire il comportamento di Chiara, lui l’ha difesa con veemenza e ha ribattuto: “Perché vuoi indagare su di lei? Ha solo dato dei consigli. Perché la condannate? Come mai voi leader e lavoratori reprimete e rendete la vita difficile a chiunque abbia un’idea? Chi oserà più dare suggerimenti? Questa vostra indagine mi fa temere la possibilità di esprimere un’opinione diversa. Sembrate molto simili agli anticristi, che non ammettono voci fuori dal coro”. Quelle sue parole mi hanno sconcertata. Non avrei mai immaginato che avrebbe avuto una reazione così forte, accusandoci di essere ingiusti nei confronti di Chiara. Per prima cosa ho tenuto pazientemente una condivisione con lui, ma non ha voluto prestare orecchio e ha continuato a credere alle parole di Chiara, convinto che il problema fossero i leader. A quel punto ero proprio tentata di arrendermi. Mi sembrava di possedere solo una comprensione superficiale della verità e di non avere abbastanza esperienza nel gestire problematiche di questo tipo. Forse se avessi continuato a gestire la cosa ci sarebbero state altre persone che avrebbero sviluppato un pregiudizio contro di me. Poi mi sono resa conto che avevo ripreso a pensare ai miei interessi, e ho pregato silenziosamente Dio di darmi fede e forza. Mi sono ricordata di questo passo delle Sue parole: “Non fare sempre cose per il tuo tornaconto e non considerare costantemente i tuoi interessi; non preoccuparti degli interessi degli uomini e non pensare affatto al tuo orgoglio, alla tua reputazione e al tuo prestigio. Devi prima considerare gli interessi della casa di Dio e farne la tua priorità. Devi tenere in considerazione la volontà di Dio e cominciare col riflettere se ci siano state o meno impurità nello svolgimento del tuo dovere, se tu sia stato devoto, se tu abbia adempiuto le tue responsabilità e abbia dato tutto te stesso, e, allo stesso modo, se tu abbia o meno riflettuto con tutto il cuore sul tuo dovere e sul lavoro della chiesa. Devi considerare queste cose. Se ci pensi spesso e le comprendi, ti sarà più facile svolgere bene il tuo dovere. Se sei di scarsa levatura, se la tua esperienza è superficiale o se non sei competente nel tuo lavoro professionale, potrebbero esserci alcuni errori o manchevolezze nel tuo lavoro, e potresti non ottenere buoni risultati, ma tu avrai fatto del tuo meglio. Tu non soddisfi i tuoi desideri egoistici o le tue preferenze. Invece, dedichi costante considerazione al lavoro della chiesa e agli interessi della casa di Dio. Anche se non dovessi conseguire buoni risultati nel tuo dovere, il tuo cuore sarà stato messo sulla retta via; se, oltre a questo, sai ricercare la verità per risolvere i problemi nel tuo dovere, tu sarai all’altezza nello svolgimento del tuo dovere e al contempo sarai in grado di entrare nella verità realtà. Ecco cosa significa possedere testimonianza” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). Dalle parole di Dio ho capito che nel compiere il nostro dovere non dobbiamo dare importanza alla nostra reputazione o al guadagno personale. Bisogna mettere al primo posto gli interessi della chiesa, accettare l’esame di Dio e dare tutti sé stessi. Solo così il dovere che compiamo ottiene l’approvazione di Dio. Non dovevo smettere di praticare la verità per paura di offendere gli altri o per timore che sviluppassero dei pregiudizi nei miei confronti. Non avevo mai affrontato una questione del genere prima d’allora, ma dovevo almeno attenermi al mio dovere e dare il meglio nel condividere con i fratelli e sorelle riguardo al discernimento. Bruno era stato ingannato da Chiara e parlava per bocca sua perché lei aveva confuso idee su piani diversi, trasformando il giudizio arbitrario e lo spacciare bugie nel “dire la verità”. Aveva preso lo smascheramento e il biasimo dei leader nei confronti delle sue falsità e il loro impedimento al suo giudicare e condannare le persone come “una censura dei suggerimenti e delle opinioni alternative”: falsità apparentemente vere che possono essere davvero fuorvianti. Chiara aveva distorto i fatti, tramando giudizi nei confronti dei leader, reputando che non selezionassero il personale secondo i principi. Sebbene i leader e i lavoratori e fratelli e sorelle avessero tenuto condivisioni con lei sui principi che governano la selezione del personale, si era rifiutata di accettarlo, continuando invece a distorcere i fatti e a dire che i leader la reprimevano e non le consentivano di dare suggerimenti, che le proibivano di manifestare qualsiasi differenza di opinione. Questo non è travisare i fatti e incastrare gli altri? Diceva: “Ho paura che verrò allontanata dalla chiesa, e allora chi oserà più dare un suggerimento?” Quelle parole che sembravano scaturire dal cuore celavano invece le sue sinistre intenzioni, i suoi attacchi e giudizi. Voleva confondere i fratelli e sorelle e attirarli dalla sua parte, opponendosi ai leader e rifiutandosi di collaborare con i leader e i lavoratori. Intralciava il lavoro della chiesa. Bruno, che era privo di discernimento, era stato fuorviato da Chiara. Avrei dovuto dargli un aiuto e un sostegno amorevole. In seguito, attraverso la condivisione, ha acquisito discernimento su di lei, si è reso conto di non aver cercato la verità e di aver mancato di discernimento; per questo aveva protetto Chiara, prendendo le parti di una malfattrice e facendosi suo portavoce. Ha anche capito quanto fosse patetico, privo com’era della comprensione della verità, e incline ad azioni malvagie. Vederlo cambiare quegli atteggiamenti mi ha resa davvero felice.
In seguito, mi sono riunita con alcuni miei collaboratori per condividere con i fratelli e sorelle su come discernere i malvagi, e abbiamo analizzato nel dettaglio tutti i comportamenti di Chiara. Tutti hanno acquisito discernimento su di lei e abbiamo votato quasi all’unanimità di espellerla dalla chiesa. Durante la votazione hanno espresso parte della conoscenza che avevano guadagnato, esprimendo commenti come: “Chiara è stata particolarmente abile a inventare menzogne e capovolgere la verità, e ha diffuso a macchia d’olio i suoi pregiudizi contro i leader e i lavoratori sostenendo di tutelare gli interessi della chiesa. Questo ha creato enorme scompiglio nel lavoro della chiesa. Per quanto i leader l’abbiano messa a nudo, potata e trattata, non ha mostrato il minimo rimorso o pentimento. Ha un’essenza malvagia”. Altri hanno detto: “Chiara sembrava tanto gentile ma le sue parole erano ingannevoli, subdole e maligne. Se non fosse stato per questa comunione e analisi, neppure adesso avrei discernimento su di lei. Ho constatato quanto sia importante capire la verità e possedere discernimento riguardo agli altri”. Alcuni hanno raccontato di essere stati ingannati da lei anche in precedenza, convinti che lei tutelasse il lavoro della chiesa e inconsapevoli che in segreto commettesse atti malvagi tanto gravi. Essendo privi di discernimento su di lei avevano preso le sue parti, facendo affermazioni in disaccordo con la verità. Dovevano riflettere e pentirsi. Hanno anche visto che l’indole giusta di Dio non tollera alcuna offesa. I malfattori che intralciano il lavoro della chiesa vengono prima o poi smascherati e scacciati. Ascoltare la condivisione dei fratelli e sorelle mi ha resa molto felice.
Questa esperienza mi ha insegnato che quando nella chiesa si presenta un malfattore che disturba e intralcia il lavoro della chiesa, se anziché praticare la verità e affrontarlo in base ai principi i leader e i lavoratori tutelano i loro interessi personali, sostanzialmente consentono a Satana di sabotare il lavoro della chiesa, facendogli da lacchè, commettendo il male e opponendosi a Dio. Solo eliminando immediatamente i malfattori dalla chiesa e guidando i fratelli e sorelle ad apprendere la verità e guadagnare discernimento è possibile tutelare il lavoro della chiesa e assolvere le proprie responsabilità di leader o di lavoratori!
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