Non metterò mai più la mia destinazione al primo posto
Nell’ultimo ruolo che ho interpretato, non mi sono concentrato abbastanza sullo stato emotivo del personaggio e non ne avevo colto bene la personalità. L’ho interpretato solo in base alla mia comprensione. Accettavo superficialmente i consigli del regista, ma dentro di me restavo della mia idea. Di conseguenza, la mia interpretazione non si è adattata al personaggio e il film non è venuto bene. La leader mi ha cambiato dovere assegnandomi la diffusione del Vangelo. La mia arroganza, la mia testardaggine e la mia incapacità di compiere bene il mio dovere hanno ostacolato le riprese. Mi faceva stare molto male, così volevo condividere il Vangelo e fare buone azioni per compensare le mie trasgressioni. In seguito, ho lavorato sodo per diffondere il Vangelo così da espiare le mie colpe. Ho convertito molte persone, cosa che mi ha reso molto felice e motivato nel mio dovere.
Così questa volta, quando la leader mi ha proposto un provino, ero restio. Non mi ritenevo tagliato per fare l’attore. Avendo già fallito in passato, pensavo che probabilmente avrei fallito anche questa volta. È un momento cruciale per la diffusione del Vangelo e io stavo ottenendo buoni risultati in quell’ambito. Accettando un ruolo da attore, non avrei più potuto predicare. Inoltre, quel personaggio era presente in molte scene. Se lo avessi interpretato bene non avrei auto problemi; ma in caso contrario, se avessi fallito come l’ultima volta e ostacolato le riprese, sarebbe stata un’altra trasgressione. Avrebbe ritardato il mio lavoro evangelico e le mie buone azioni. Avrei subìto una doppia perdita. Ho riflettuto a lungo e mi sono detto che questa volta non potevo assolutamente accettare. Mi chiedevo se la leader scegliesse le persone in base alle sue preferenze personali. Così le detto: “Non posso interpretare questo ruolo. Chiedi a qualcun altro”. Ma lei mi ha esortato a tentare e io non ho potuto fare altro che accettare. Tuttavia, sapevo che non avrei ottenuto la parte. Nel provino, mi sarei limitato al minimo sindacale: la leader e il regista ne avrebbero tratto le loro conclusioni e si sarebbero arresi. Sul set, ho detto al regista: “Non hai visto cosa ho combinato l’ultima volta? Perché mi proponi un altro ruolo?” Lui ha risposto: “Nessuno tra i candidati che hanno sostenuto il provino era adatto a questa parte. Ne abbiamo discusso con la leader e abbiamo considerato tutti i punti di vista. Si tratta di un film molto importante e tu sei adatto a interpretarlo. Spero che tu possa riflettere sul lavoro nel suo complesso e concentrarti nel sostenere il provino”. Più parlava dell’importanza del film, più avevo paura di recitarlo. Dopo tutto, l’ultima volta avevo fallito. E se non fossi riuscito a capire il ruolo o a interpretarlo bene? Indipendentemente da ciò che dicevano, ho insistito sul non poter accettare. Intendevo fare un provino veloce e approssimativo per persuadere il regista che non ero all’altezza. Poi sarei potuto tornare a condividere il Vangelo. Raggiunta quella conclusione, ero a disagio e un po’ spaventato. Se si trattava di una richiesta da parte Dio e io non avessi obbedito, Lo avrei offeso. Così ho pregato Dio, dicendo: “Dio, Ti prego, guidami a comprendere la Tua volontà, a sottomettermi a essa e a non ribellarmi a Te”.
Il giorno dopo, in una riunione, la leader ha letto delle parole di Dio che mi hanno davvero colpito. La parola di Dio dice: “Le lezioni di sottomissione sono le più dure, ma anche le più facili. In che senso sono dure? (Le persone hanno le loro idee.) Il problema non è che le persone abbiano delle idee; chi non ne ha? Tutti hanno un cuore e un cervello, tutti hanno le loro idee. Qui non è quello il problema. Allora qual è? Il problema è l’indole corrotta dell’uomo. Se non avesse un’indole corrotta, l’uomo sarebbe in grado di sottomettersi nonostante tutte le sue idee; esse non sarebbero un problema. Se un individuo ha questa ragionevolezza e dice ‘Devo sottomettermi a Dio in tutte le cose. Non accamperò scuse né insisterò sulle mie idee, non raggiungerò il mio verdetto su tale questione,’ non sarà facile per lui sottomettersi? Se una persona non raggiunge verdetti propri, è segno che non è presuntuoso; se non insiste sulle proprie idee, è segno che ha ragionevolezza. Se sa anche sottomettersi, ha acquisito la pratica della verità. […] Se vuoi sempre prendere tu le tue decisioni quando ti capita qualcosa, e ragionare con gli altri, e insistere sulle tue idee, ciò diventerà alquanto problematico. Questo perché le cose sulle quali insisti non sono positive e rientrano tutte in un’indole corrotta. Sono tutte manifestazioni di un’indole corrotta, e in tali circostanze, benché tu possa desiderare di ricercare la verità, non sarai in grado di praticarla, e benché tu possa desiderare di pregare Dio, non potrai che farlo senza metterci il cuore. Se qualcuno condividesse con te sulla verità e rivelasse l’insincerità delle tue intenzioni, che scelta faresti? Riusciresti a sottometterti facilmente alla verità? In un momento del genere sarebbe molto faticoso per te e non ne saresti capace. Disobbediresti e proveresti a ragionare con gli altri. Diresti: ‘Le mie decisioni sono per il bene della casa di Dio. Non sono sbagliate. Perché mi chiedete ancora di sottomettermi?’. Capisci che saresti incapace di sottometterti? E a parte quello, opporresti anche resistenza; questa è una trasgressione deliberata! Il che non è estremamente problematico? Quando qualcuno condivide con te sulla verità, se tu non sei in grado di accettarla e anzi trasgredisci consapevolmente, disobbedendo e resistendo a Dio, allora il tuo è un problema serio. Corri il rischio di essere smascherato da Dio e cacciato via” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “La sottomissione a Dio è una lezione fondamentale nell’acquisire la verità”). “Come si può eliminare un’indole corrotta? Innanzitutto devi capire se sei in grado di obbedire alle orchestrazioni e disposizioni di Dio e se sai sottometterti a tutti gli ambienti che Dio dispone per te” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “La sottomissione a Dio è una lezione fondamentale nell’acquisire la verità”). È stato come destarmi da un sogno. Le parole di Dio descrivevano esattamente il mio stato. Questa volta opponevo resistenza. Non mi sottomettevo e continuavo a controbattere. Avevo già fallito in passato nel recitare il ruolo e stavo ottenendo buoni risultati nel condividere il Vangelo, quindi perché insistevano a voler farmi recitare di nuovo? Mi pareva che la leader stesse assecondando un capriccio personale. Ero ostile invece di obbedire, vivevo secondo un’indole corrotta. In quel momento ho capito che, anche se in apparenza era una persona a chiedermi di sostenere il provino, in realtà si trattava di un’orchestrazione di Dio. Insistere col voler fare di testa mia sarebbe stato davvero ribelle. Capirlo ha leggermente cambiato la mia mentalità. A prescindere da tutto, dovevo sottomettermi, trattare quel dovere con serietà e fare del mio meglio nel provino. Con mia grande sorpresa, dopo averlo sostenuto, sono stato scelto per il ruolo.
Ho letto un altro passo delle parole di Dio nelle mie devozioni. “Come si deve accogliere e comprendere la verità della sottomissione? I più ritengono che sottomettersi equivalga a essere obbedienti e a non opporre resistenza o rivelare disobbedienza quando si presentano determinate situazioni. Credono che sottomettersi significhi questo. Le persone non comprendono i dettagli della sottomissione: perché Dio vuole che si sottomettano, quali sono il significato e i principi della sottomissione, come dovrebbero sottomettersi e quali sono gli aspetti corrotti da eliminare in sé stesse quando praticano la sottomissione. Si limitano a seguire le regole e pensano: ‘Sottomissione significa che, se devo preparare da mangiare, non spazzo il pavimento; e se devo spazzare il pavimento, non pulisco i vetri. Faccio quello che devo fare; è semplicissimo. Non occorre che presti attenzione a ciò che ho nella testa; Dio non se ne cura’. In realtà, facendole sottomettere a Sé, Dio elimina la loro ribellione e la loro corruzione in maniera tale che possano raggiungere la vera sottomissione a Lui. Questa è la verità della sottomissione. Fino a che punto la si deve far capire e conoscere alle persone? Fino al punto in cui comprendono che, qualsiasi cosa Dio richieda loro, è necessario compierla; e che in essa vi è la volontà di Dio, alla quale devono sottomettersi incondizionatamente. Se riusciranno a capire fino a questo punto, avranno compreso la verità della sottomissione, e saranno in grado di praticare la sottomissione a Dio e di soddisfarLo” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo coloro che intendono la verità comprendono le questioni spirituali”). Alla luce delle parole di Dio, ho iniziato a riflettere. Anche se stavo prendendo parte alle riprese e in apparenza mi stavo sottomettendo, in base al metro delle parole di Dio non era affatto così. Dovevo ancora ricercare la verità, eliminare la mia corruzione e compiere il mio dovere secondo i princìpi. Ci ho pensato su un po’. Durante le riprese ero davvero passivo e provavo molta resistenza nel cuore. Quale indole corrotta mi stava controllando?
Un giorno, ho letto due passi delle parole di Dio che mi hanno chiarito il problema. Dio Onnipotente dice: “Gli anticristi non obbediscono mai alle disposizioni della casa di Dio, e correlano sempre strettamente il dovere, la fama e il prestigio alla loro speranza di benedizioni e alla loro destinazione futura, come se, una volta persi il loro prestigio e la loro reputazione, non avessero alcuna speranza di ottenere benedizioni e ricompense, e hanno la sensazione che questo equivalga a perdere la vita. Pertanto, si difendono dai leader e dai lavoratori della casa di Dio per evitare che il loro sogno di ottenere benedizioni venga infranto. Si aggrappano alla loro reputazione e al loro prestigio, poiché sono convinti che solo così possono sperare di ottenere benedizioni. Gli anticristi considerano ricevere benedizioni come più importante dei cieli stessi, della vita, del perseguimento della verità, del cambiamento dell’indole o della salvezza personale, e più importante che svolgere bene il proprio dovere e possedere i requisiti di un essere creato. Pensano che possedere i requisiti di un essere creato, svolgere bene il proprio dovere ed essere salvati siano tutte cose insignificanti, a malapena degne di menzione, e che invece ottenere benedizioni sia l’unica cosa in tutta la loro vita a cui non possono mai smettere di pensare. In qualsiasi circostanza affrontino, per quanto seria o insignificante, la rapportano all’essere benedetti da Dio, sono estremamente cauti e attenti, e si tengono sempre pronta una via d’uscita” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 12”). “Coloro che sono sempre scettici nei confronti di Dio, che Lo mettono continuamente sotto esame, che cercano sempre di stringere accordi con Lui, sono forse persone dal cuore sincero? (No.) Cos’hanno costoro nel cuore? L’astuzia e la malvagità; non fanno che esaminare. E cosa mettono sotto esame? (L’atteggiamento di Dio nei confronti delle persone.) Mettono sempre sotto esame l’atteggiamento di Dio nei confronti delle persone. Di che problema si tratta? E perché lo esaminano? Perché coinvolge i loro interessi vitali. In cuor loro, pensano: ‘Dio ha predisposto queste circostanze per me, ha fatto sì che mi accadesse questo. Perché l’ha fatto? Non è successo a nessun altro: perché doveva succedere a me? E quali saranno le conseguenze future?’ Queste sono le cose che esaminano: i loro profitti e le loro perdite, le benedizioni e le disgrazie. E, mentre esaminano queste cose, sono in grado di mettere in pratica la verità? Sono in grado di obbedire a Dio? No. […] E qual è l’esito quando le persone considerano solo i propri interessi? Quando agiscono solo per sé stesse, non è facile per loro obbedire a Dio, e persino quando desiderano farlo, non riescono. E qual è l’esito finale dell’esame eseguito da persone che pensano sempre ai propri interessi? Nient’altro che disobbedire e opporsi a Dio. Anche quando persistono nel compiere il loro dovere, lo fanno in modo distratto e approssimativo, con uno stato d’animo negativo; in cuor loro, continuano a pensare a come trarne un vantaggio, a come non ritrovarsi in perdita. Queste sono le loro motivazioni quando compiono il loro dovere, e così facendo tentano di stringere accordi con Dio. Di che tipo di indole si tratta? È astuzia, è un’indole malvagia. Non si tratta più di una normale indole corrotta: si è evoluta in malvagità. E, quando una persona ha nel cuore questo tipo di indole malvagia, è in lotta contro Dio. Questo problema dovrebbe risultarvi chiaro. Se le persone non fanno che porre Dio sotto esame e tentare di stringere accordi nel compimento del loro dovere, possono mai svolgerlo correttamente? Assolutamente no” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Soltanto ricercando i principi della verità si può svolgere bene il proprio dovere”). Dio ci dice che gli anticristi non si sottomettono mai alle disposizioni della Sua casa, facendo invece di testa loro. Vogliono ottenere una meravigliosa destinazione in cambio di sacrifici e sforzi superficiali ma, quando non riescono ad acquisire prestigio o fortuna, diventano negligenti e passivi e rifiutano i loro doveri. Ho visto che il mio stato era proprio quello descritto da Dio. Quando mi era stato chiesto di interpretare un ruolo, avevo pensato solo al mio futuro. Avendo avuto successo nel diffondere il Vangelo, ritenevo che, continuando a farlo, avrei potuto compiere altre buone azioni per compensare i miei errori passati, garantendo la mia destinazione. Come attore, invece, avevo già fallito e non sapevo se questa volta sarebbe andata bene. Se avessi recitato male, rallentando le riprese, non solo sarebbe stata un’altra trasgressione, ma avrei ritardato tutte le mie buone azioni nella condivisione del Vangelo. Non ne valeva la pena. Ho cercato di trovare dei motivi per non farlo, di sottrarmi al mio dovere con la scusa del mio passato fallimento. In seguito, ho sostenuto il provino controvoglia, dando il minimo sindacale per chiuderla lì. Il regista è stato molto chiaro sul fatto che, in quel momento, ero il candidato più adatto. Ma io non consideravo affatto le esigenze del lavoro della chiesa. Pensavo solo a quale dovere mi avrebbe giovato maggiormente e, dopo tutti i miei calcoli, mi pareva che, per poter garantire la mia destinazione, diffondere il Vangelo fosse meglio che fare l’attore. Così, ho opposto resistenza e ho rifiutato il ruolo. Ho cercato di trarre vantaggio dal mio dovere, per evitare perdite. La chiesa stabiliva i miei doveri in base alle sue esigenze lavorative e io avrei dovuto sottomettermi. E invece mi comportavo come un uomo d’affari, valutando se il ruolo nel film mi avrebbe giovato o meno. Accampavo ogni sorta di ragioni apparentemente nobili per nascondere i miei intenti spregevoli. L’indole che manifestavo non solo era ingannevole, ma anche malvagia, poiché conducevo transazioni con Dio e Lo raggiravo! Ero convinto che condividendo il Vangelo stessi tenendo conto della volontà di Dio. Ma ora capivo che volevo convertire più persone solo per espiare le mie colpe, rimediare alle trasgressioni che avevo commesso durante le riprese e raggiungere quella destinazione gloriosa. Stavo usando il mio dovere per ottenere benedizioni. Ho pensato a Paolo, che fu colpito da una grande luce sulla via verso Damasco e poi volle diffondere il Vangelo per riparare ai suoi errori in cambio di una corona di giustizia. In che modo gli intenti che avevo nel mio dovere erano diversi da quelli di Paolo? Ero troppo irragionevole. Ero su un sentiero avverso a Dio, proprio come Paolo. Resomi conto di questo, mi sono sentito spregevole. Provavo un disgusto indicibile per me stesso. Ho pregato Dio, in lacrime: “O Dio! Vedo che nel mio dovere volevo condurre una transazione con Te e sono stato ingannevole e malvagio. Dopo tutti questi anni di fede, sto ancora facendo giochetti nel mio rapporto con Te. Sono stato corrotto da Satana al punto da non avere alcuna sembianza umana: Ti prego, salvami!” In seguito, ho letto alcune parole di Dio: “La vostra destinazione e la vostra sorte sono molto importanti per voi e fonte di forte preoccupazione. Credete che, se non fate le cose con grande attenzione, questo equivarrà a non avere più alcuna destinazione e a rovinare la vostra sorte. Tuttavia, avete mai considerato che, se gli sforzi che uno compie sono soltanto per la sua destinazione, non sono altro che un lavoro infruttuoso? Simili fatiche non sono sincere, bensì false e ingannevoli. Se le cose stanno così, coloro che si adoperano soltanto per la propria destinazione vanno incontro alla sconfitta finale, poiché i fallimenti nella propria fede in Dio si verificano quando c’è inganno” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Della destinazione”). “In definitiva, che le persone possano o meno ottenere la salvezza non dipende dal dovere che compiono, ma dal fatto che siano o no in grado di comprendere e ottenere la verità, e dal fatto che sappiano o meno, alla fine, sottomettersi completamente a Dio, porsi alla mercé delle Sue disposizioni, non preoccuparsi del proprio futuro e destino, e diventare creature all’altezza dei requisiti. Dio è giusto e santo, e questo è il criterio di cui Egli Si serve per valutare l’intera umanità. È un criterio immutabile, e devi ricordartelo. Scolpisci questo criterio nella tua mente, e non pensare di cercare qualche altra strada per perseguire qualcosa di irreale. I requisiti e i criteri che Dio ha per tutti coloro che vogliono ottenere la salvezza sono immutabili per l’eternità. Rimangono gli stessi, chiunque tu sia” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dalle parole di Dio ho capito che, se ci si impegna solo per ottenere una buona destinazione, si adultera il compimento del proprio dovere con secondi fini e transazioni. Non si potrà essere autentici e obbedienti a Dio, non si trasformerà la propria indole e non si otterrà l’approvazione di Dio. Ho acquietato il mio cuore e ho ripensato alle mie esperienze. Dopo il fallimento nelle riprese, sentivo di non aver svolto bene quel dovere, di aver ritardato il nostro lavoro e di aver commesso una trasgressione, quindi ero preoccupato per la mia destinazione. Mi sono dedicato alla condivisione del Vangelo per espiare le mie colpe. Dopo aver convertito alcune persone, pensavo di essere devoto a Dio e speravo in una buona destinazione. Non ho ricercato la verità e non ho riflettuto sul perché avessi fallito nelle riprese precedenti, né sulla corruzione che avevo mostrato nel diffondere il Vangelo, sui modi in cui avevo violato i princìpi e sulle idee sbagliate che avevo sostenuto. Mi accontentavo di lavorare un po’ e predicare ogni giorno, e la mia indole corrotta non cambiava. Ero così soddisfatto di quel poco che avevo ottenuto. Ero diventato sempre più arrogante e il mio desiderio di benedizioni era aumentato. Ho pensato a Paolo, che convertì tante persone, eppure nella sua predicazione non testimoniasse mai il Signore Gesù o le parole di Dio. Si limitava a elevare sé stesso e a mettersi in mostra, e la sua indole divenne sempre più arrogante. Non capì mai la sua natura ed essenza di opposizione a Dio, e alla fine usò come capitale il suo lavoro, la sua sofferenza e le persone che convertì per chiedere apertamente a Dio una corona di giustizia. Alla fine, testimoniò persino di essere lui stesso Cristo, e fu punito e dannato da Dio. Sapevo di essere sulla sua stessa strada del fallimento e quanto ciò fosse pericoloso. Permettendomi di prendere parte a un nuovo film, Dio mi stava dando un’altra possibilità. In quell’ambiente, avrei potuto riflettere e comprendere meglio le mie idee sbagliate. Per me. Ciò che stava accadendo era la Sua salvezza per me. Ma non l’avevo capito. Pensavo che recitare mi avrebbe impedito di condividere il Vangelo e di fare buone azioni. Non sapevo distinguere il bene dal male. Ero così cieco e sciocco! Quando me ne sono reso conto, ero colmo di rimorso ma anche di gratitudine verso Dio. L’ho pregato per renderGli grazie.
Nelle mie devozioni, ho letto altre parole di Dio che mi hanno aiutato a capire la Sua volontà e mi hanno fornito un percorso da seguire. Dio Onnipotente dice: “Non vi è correlazione fra il dovere dell’uomo e l’eventualità che egli sia benedetto o maledetto. Il dovere è ciò che l’uomo dovrebbe compiere; è la sua vocazione mandata dal cielo e non dovrebbe dipendere da ricompense, condizioni o ragioni. Soltanto così egli starà compiendo il suo dovere. Benedetto è chi, dopo avere sperimentato il giudizio, viene reso perfetto e gioisce delle benedizioni di Dio. Maledetto è chi, dopo avere sperimentato il giudizio e il castigo, non va incontro a una trasformazione dell’indole, ossia non viene reso perfetto, bensì punito. Ma a prescindere dal fatto che siano benedetti o maledetti, gli esseri creati dovrebbero compiere il loro dovere, fare ciò che dovrebbero fare e ciò che sono in grado di fare; questo è il minimo che una persona, una persona che ricerca Dio, dovrebbe fare. Tu non dovresti compiere il tuo dovere solo per essere benedetto, né rifiutarti di agire per timore di essere maledetto. Lasciate che vi dica quest’unica cosa: compiere il proprio dovere è ciò che l’uomo dovrebbe fare, e se non è in grado di farlo, questo dimostra la sua ribellione” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “La differenza tra il ministero di Dio incarnato e il dovere dell’uomo”). “Se ciò che cerchi è la verità, ciò che metti in pratica è la verità e ciò che ottieni è un cambiamento nella tua indole, allora la strada che percorri è quella giusta. Se ciò che cerchi sono le benedizioni della carne e ciò che metti in pratica è la verità delle tue nozioni, e se non c’è alcun cambiamento nella tua indole e non sei affatto obbediente al Dio fattoSi carne e vivi ancora nella vaghezza, ciò che cerchi ti porterà sicuramente all’inferno, perché la strada che percorri è quella del fallimento. Se sarai reso perfetto o eliminato dipende dalla tua ricerca, vale a dire che il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). Qualunque dovere si svolga, è una disposizione di Dio, una responsabilità che si deve adempiere e qualcosa che spetta a un essere creato. Non ha nulla a che vedere con l’essere benedetti o maledetti. Qualunque dovere la chiesa mi assegnasse, anche se si trattava di qualcosa in cui non ero bravo o in cui avevo fallito in precedenza, dovevo innanzitutto accettarlo e sottomettermi a esso, quindi ricercare come svolgere bene quel dovere e quali princìpi dovevo afferrare, e metterci tutto il cuore. Se poi non riuscivo in qualcosa, dovevo pregare Dio e ricercare e condividere con gli altri. Questo era il senno che dovevo avere. Non potevo scegliere il mio dovere in base ai miei interessi personali, né tantomeno collegarlo all’ottenere benedizioni. È come l’obbedienza di un figlio ai genitori: è una responsabilità. Ho rifiutato un dovere quando la chiesa aveva bisogno che collaborassimo, non ho adempiuto alle mie responsabilità. Ho disobbedito a Dio. Non avevo fatto altro che vivere nelle mie nozioni e fantasie, convinto che convertire più persone per compensare i miei errori significasse praticare la verità, e che più ne convertivo, più le mie trasgressioni sarebbero state espiate. Ma non comprendevo la volontà di Dio. Dio vuole che le persone sappiano perseguire la verità mentre compiono il loro dovere, e che, qualunque errore abbiano commesso o qualsiasi corruzione abbiano mostrato, riflettano su sé stesse, si pentano e cambino, siano in grado di riverire Dio e di sottomettersi a Lui e agiscano secondo i princìpi della verità. Ecco come svolgere il proprio dovere secondo la volontà di Dio. Se vogliamo solo espiare i nostri errori in cambio delle benedizioni di Dio, allora il nostro impegno non è autentico. Stiamo ingannando Dio e non otterremo la Sua approvazione. Ho ascoltato le esperienze di alcuni fratelli e sorelle che diffondevano il Vangelo. Nei loro doveri, avevano fallito e avuto battute d’arresto o addirittura erano stati rimossi. Ma poi hanno letto le parole di Dio per conoscere la propria indole corrotta e la causa del proprio fallimento. Allora hanno saputo riflettere e trovare i princìpi di pratica e, al ripresentarsi di una situazione simile, sono stati capaci di cambiare e possedevano la testimonianza della pratica della verità. Io, invece, condividevo sì il Vangelo ogni giorno, ma solo per espiare i miei errori in cambio di una buona destinazione. Era una transazione, uno scambio. Non mi stavo sottomettendo a Dio e non avevo la testimonianza di praticare la verità. Mi vergognavo.
In seguito, ho letto altre parole di Dio: “La fine o destinazione di una persona non è determinata dalla sua volontà, né dalle sue inclinazioni o fantasie. Ad avere l’ultima parola è il Creatore, Dio. Come dovrebbero cooperare le persone in simili questioni? Gli uomini possono scegliere una sola via: soltanto se ricercano e comprendono la verità, se obbediscono alle parole di Dio, se arrivano a sottomettersi a Lui e ottengono la salvezza, alla fine avranno una buona destinazione e un buon destino. Non è difficile immaginare le loro prospettive e il loro destino se fanno il contrario. Così, riguardo a questa questione, non concentratevi su ciò che Dio ha promesso agli uomini, sulla Sua fine per l’umanità, su ciò che ha preparato per il genere umano. Queste cose non hanno nulla a che fare con voi, sono affari Suoi, e non potete prenderle, implorarle o barattarle. Come creature di Dio, cosa dovreste fare? Dovreste compiere il vostro dovere, fare ciò che dovreste con tutto il vostro cuore, la vostra mente e la vostra forza. Il resto – le cose legate alle prospettive e al destino, nonché alla destinazione futura dell’umanità – non è qualcosa che potete decidere voi, bensì è nelle mani di Dio, è tutto dettato e predisposto dal Creatore e non c’entra nulla con qualunque Sua creatura” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte nona”). Dalle parole di Dio, ho appreso che l’unico modo per avere un buon destino e una buona destinazione è perseguire la verità nel proprio dovere, mettere tutto il cuore nel compierlo e ascoltare e seguire le parole di Dio. Nel precedente film, avevo fallito perché non afferravo le emozioni del personaggio. Ero arrogante e non ricercavo i princìpi. Non volevo accettare i suggerimenti degli altri e recitavo in base alla mia comprensione. Come potevo con quell’arroganza svolgere bene il mio dovere? Mentre ricercavo un percorso di pratica, ho letto questo passo delle parole di Dio: “Bisogna discutere con gli altri di tutto ciò che si fa. Prima di tutto, ascolta ciò che gli altri hanno da dire. Se l’opinione della maggioranza è giusta e conforme alla verità, devi accettarla e sottometterti a essa. Qualunque cosa tu faccia, non ricorrere alla magniloquenza. La magniloquenza non è mai una buona cosa, in nessun gruppo di persone. […] Dovresti condividere spesso con gli altri, dando suggerimenti ed esprimendo le tue opinioni: questo è il tuo dovere e la tua libertà. Ma alla fine, quando si deve prendere una decisione, se sei solamente tu a emettere il verdetto finale, pretendendo che tutti facciano a modo tuo e assecondino la tua volontà, allora stai violando i principi. Dovresti fare la scelta giusta in base a ciò che vuole la maggioranza, e poi prendere la decisione finale. Se la proposta della maggioranza non concordasse con i principi della verità, dovresti perseverare nella verità. Questo è ciò che concorda con i principi della verità” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dovevo seguire le parole di Dio, farmi da parte, discutere di più con gli altri, ascoltare i loro suggerimenti e accettare le idee conformi ai princìpi della verità e in grado di giovare al lavoro della chiesa. Questo è un atteggiamento di accettazione della verità. Capirlo mi ha dato un senso di liberazione e fornito un percorso. Da allora, in ogni scena girata, mi sono concentrato sulla mentalità e sulle emozioni del personaggio e ne discutevo con il regista. A volte ricevevo un suggerimento che non era in linea con il mio pensiero e volevo fare di testa mia; allora mi calmavo, pregavo, mi facevo da parte e ricercavo i princìpi con il regista e con la leader. E così mi rendevo conto che l’altra persona aveva ragione. Dopo aver praticato in questo modo per un po’ di tempo, ho capito di avere molti difetti e ho smesso di essere così arrogante. A volte ero ancora testardo, ma ho imparato a rinnegare me stesso e ad accettare molto di più i suggerimenti degli altri. Quando mettevo il cuore nel mio dovere, riuscivo davvero a pensare a come recitare bene la parte e non temevo di essere rimproverato per averlo fatto male. Ho corretto un po’ il mio modo di pensare. Compiere bene il mio dovere mi pareva la cosa più importante, e mi sentivo in pace quando lo approcciavo in questo modo. Mi impegnavo al massimo per recitare bene in ogni scena. A volte dovevamo ripeterne una più volte. Anche se il regista era soddisfatto, io sentivo di poter fare di meglio, e allora mettevo tutto me stesso per girare di nuovo. Era l’unico modo per dare il massimo e concludere ogni scena senza rimorsi. Così facendo, ho capito gradualmente come interpretare la parte e alcune delle scene emotive che all’inizio erano ostiche sono diventate più facili. Sapevo che tutto questo era dovuto alla guida di Dio. Dicevo una preghiera dopo ogni ripresa, lodando Dio e ringraziandoLo per la Sua guida.
Attraverso questa esperienza ho imparato che, a prescindere dal fatto che la mia situazione sia o meno conforme alle mie nozioni, è comunque una disposizione di Dio. Quanto meno è in linea con le mie nozioni, tanto più devo accettarla, cercare la volontà di Dio e sottomettermi alle Sue orchestrazioni.
Sei fortunatoad accederea questo sito Web,avrai l’opportunitàdi accogliere il Signoree trovare la viaper sbarazzarti della sofferenza. Vuoi guadagnare questa benedizione di Dio?