Giovane, ma non più frivola
La parola di Dio dice: “Se, sperimentando l’opera di Dio, una persona vuole trasformarsi in qualcuno con sembianze umane, deve subire la rivelazione, il castigo e il giudizio delle parole di Dio e, alla fine, sarà in grado di trasformarsi. Questa è la via. Se l’opera non fosse così, le persone non avrebbero modo di cambiare. Ciò deve essere fatto così, a poco a poco. Le persone devono sperimentare giudizio e castigo e potatura e trattamento continui. Gli aspetti da rivelare nella natura delle persone devono essere fatti emergere. Gli uomini saranno in grado di percorrere la retta via dopo che queste cose saranno state rivelate e che le persone le avranno comprese chiaramente. Solo dopo un periodo di esperienza e dopo aver compreso una parte della verità, esse avranno una certa rassicurazione per rimanere salde” (“Capire caratteristiche comuni e differenze nella natura umana” in “Registrazione dei discorsi di Cristo”). Voglio condividere sulla mia esperienza e comprensione.
Ho iniziato a studiare il guzheng a 5 anni e mi ci sono specializzata, frequentando il conservatorio di musica. Iniziato il percorso di fede in Dio, quando ho visto che nella casa di Dio c’erano video da musicare con il guzheng, ero molto emozionata. Ho pensato: “Se un giorno potessi svolgere questo dovere, potrei impiegare proficuamente il mio talento e creare una bella musica per lodare Dio”.
Nel maggio del 2019, finalmente me l’hanno assegnato. Entrata nel gruppo, ho incontrato due sorelle e ho pensato: “Sono state scelte per il loro talento, ma sono di certo migliore di loro, per abilità”. Dopo averle conosciute, ho scoperto che nessuna di loro si era specializzata in teoria musicale ed entrambe dicevano di voler imparare da me. Era un piacere immenso. Ho pensato: “Sono stata scelta per questo gruppo tra tanti (fratelli e sorelle) e ne so più delle altre con cui faccio coppia, quindi le mie capacità sono insuperabili!” Poi, una delle sorelle mi ha detto: “Presto arriverà un’altra sorella: pare che suoni il guzheng a livello 10, tu a che livello sei?” Per nulla colpita, ho pensato: “Chi se ne importa del livello? Io mi ci sono specializzata e fa parte di me. Lei è di livello 10: e allora? Non è nulla in confronto a un professionista”. Ho detto con orgoglio: “Io sono una professionista”. Pochi giorni dopo, è arrivata sorella Ming. Ha detto che non toccava un guzheng da oltre dieci anni, dopo aver superato il livello 10. Ho pensato: “Pare che io sia l’unica professionista del gruppo. In futuro, vi mostrerò di che pasta sono fatta”. In seguito, io riuscivo a comporre un pezzo in 2-3 giorni, mentre le altre stavano ancora imparando le basi di teoria musicale. Quando le vedevo confuse, mi sentivo superiore a loro. Mi sentivo contraddistinta dalla mia preparazione professionale. Soprattutto, quando vedevo che non sapevano comporre o sbagliavano, mi veniva naturale aiutarle nello studio come fossi la loro insegnante.
Ricordo che una volta, scrivendo un pezzo, dalla stanza accanto, all’improvviso, ho sentito qualcuno suonare il guzheng. Sapevo che era sorella Ming che si stava esercitando, ma dentro mi saliva un disprezzo incontrollabile. Ho pensato: “È da troppo che non suona. È pessima…” Ho cercato di sopportare quel suono, ma dopo un po’ non ce la facevo più, così sono andata da lei e le ho detto: “Sei del tutto fuori tono! Ma come hai fatto a passare il livello 10?” Si è fatta subito rossa per l’imbarazzo e mi ha risposto, nervosa: “È troppo tempo che non suono, sono fuori allenamento. Non è che potresti insegnarmi a suonare questo pezzo?” Le ho dato un’occhiata al volo e ho detto: “È proprio un’eternità che non suoni!” Ha abbassato la testa in silenzio e mi sono sentita un po’ in colpa. Sentivo che forse non avrei dovuto trattarla così. Ma, a ripensarci, da studentessa, ero ancora più dura con i compagni più giovani: non l’avevo trattata poi tanto male. Mi sono seduta e ho suonato; poi, ho detto: “Eseguilo come ho fatto io e ci riuscirai”. Quando si è seduta, ho visto che aveva mani e dita rigide e sembrava nervosa. Ha sbagliato dopo poche note, così le ho di nuovo mostrato come si faceva. Ma continuava a fare errori e ha iniziato a darmi sui nervi. “A scuola, quando chiedevo aiuto ai compagni (in caso di difficoltà), poi ce la facevo in un paio di tentativi. Te l’ho già mostrato diverse volte: ancora non ci riesci? Sei troppo stupida”, ho pensato. Così, le ho detto: “Se ancora non ce la fai, sinceramente mi è passata la voglia di insegnarti”. Quando mi ha guardato, nei suoi occhi leggevo solo delusione. Quel suo sguardo mi è arrivato dritto al cuore. Ho compreso che si sentiva limitata da me. Come avevo potuto agire così? Perché non ero riuscita ad avere più pazienza? Poi, ho pensato: “La sto soltanto correggendo. Forse ora soffre, ma, poi, sarà motivata a progredire in fretta; è sempre un aiuto”. A quel punto, non ci ho rimuginato più. Poi, però, ho scoperto che sorella Ming stava perdendo l’entusiasmo e ha smesso di farmi domande. Quando gliene ho chiesto il motivo, mi ha detto: “Non oso più chiederti nulla, perché temo che mi criticherai. Preferisco aspettare che ti eserciti, ascoltarti da fuori, imparare da te e migliorare così”. Quelle sue parole mi hanno davvero trafitto il cuore. Non avrei mai pensato di farla sentire tanto limitata da aver paura di farmi domande o di riuscire a ferirla così. Mi sentivo malissimo e pensavo: “Volevo solo aiutarla a imparare più velocemente. Come si è arrivati a questo punto?” Ho pregato Dio di aiutarmi a capire i miei problemi.
Poi, ho letto queste Sue parole: “Da dove proviene l’indole arrogante? È forse causata da qualcuno che ti interpella? (No; proviene dalla mia natura). E, allora, come può la tua natura indurti ad avere questo genere di reazione e di espressione? Come viene rivelata? Nel momento in cui qualcuno ti interpella in merito a qualcosa, tu subito diventi irrazionale, perdi la tua umanità normale e non riesci più a esprimere giudizi precisi. Pensi: ‘Tu mi domandi questo; lo capisco! Lo so! Lo comprendo! Affronto spesso tale questione e la conosco fin troppo bene; per me non è un grosso problema’. Quando pensi così, la tua razionalità è normale o anomala? Quando viene rivelata un’indole corrotta, la razionalità della persona diventa anomala. Pertanto, in ogni questione a cui vai incontro, perfino quando qualcuno ti interpella, non devi assumere un atteggiamento altezzoso; la tua razionalità deve rimanere normale” (“La via per trasformare l’indole corrotta” in “Registrazione dei discorsi di Cristo”). “Non essere ipocrita; prendi i punti di forza degli altri e usali per controbilanciare le tue manchevolezze, guarda come gli altri vivono secondo le parole di Dio e vedi se valga la pena imparare dalle loro vite, azioni e parole oppure no. Se li consideri inferiori, sei ipocrita, presuntuoso e non sei di alcuna utilità a nessuno” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 22”). Leggere le parole di Dio mi ha fatta sentire in colpa e infelice. Le Sue parole smascheravano ogni mia singola azione e idea e, solo allora, ho compreso che tale comportamento rivelava la mia indole arrogante. Avendo una formazione musicale e una certa conoscenza professionale, mi ritenevo eccezionale. Mi ritenevo un talento nella professione. Quando le sorelle non capivano qualcosa e chiedevano a me, mi sembrava ancora di più che, per competenze e conoscenze professionali, mi distinguessi dalla massa. Mi sentivo superiore e mi sono atteggiata a insegnante, sfoggiando quell’atteggiamento e tono di superiorità nell’istruire le sorelle. Quando ho sentito sorella Ming suonare male, non solo l’ho disprezzata, ma l’ho anche ripresa subito. Non mi sono curata di cosa provava. Le ho mostrato più volte come suonare, ma lei continuava a sbagliare e sono stata così brusca che si è sentita troppo limitata per continuare l’esercizio. Aveva tanta paura che preferiva studiare in segreto piuttosto che chiedere a me. Ero così arrogante da aver persoperso la mia normale umanità. Considerando che non suonava da oltre 10 anni, era normale che avesse perso la mano e che riprendesse lentamente. Però, il fatto che fosse disposta a imparare da capo e a impegnarsi per svolgere quel dovere era ammirevole. Invece di notare questo aspetto, l’ho detestata e disprezzata per le sue mancanze, soffocando la sua buona volontà. Come ho potuto essere così arrogante e disumana? Più ci pensavo, più mi rendevo conto della gravità della mia indole corrotta. Dovevo pentirmi dinanzi a Dio. Non potevo continuare. Così, ho pregato Dio: “Dio, vivo intrappolata nella mia indole arrogante, disprezzando e limitando mia sorella, le ho causato molto dolore. Ora, mi rendo conto di ciò che ho fatto e desidero pentirmi dinanzi a Te. Per favore, guidami e liberami dalla mia indole di arroganza e presunzione, per entrare nella verità e vivere una normale umanità”.
In seguito, di mia iniziativa, mi sono aperta in una riunione sulla corruzione che avevo rivelato e mi sono scusata con sorella Ming. Ho detto: “Avendo studiato da professionista, mi ritenevo migliore di tutti, così quando ti ho insegnato a suonare, ho assunto un tono di sarcasmo, disprezzo e rimprovero nei tuoi confronti. Ti chiedo scusa per il dolore che ti ho causato. Da oggi, voglio accedere alla verità di chi vive una normale umanità. Non voglio che tu ti senta più limitata da me e, se mi vedrai rivelare corruzione, voglio che tu me lo faccia notare”. A quel punto, con mia sorpresa, vedendo che sorella Ming non solo la prendeva bene, ma sperava che la aiutassi di più a migliorarsi. Nel vedere che, dopo aver ferito e limitato così tanto quella sorella, lei non ce l’aveva con me, mi vergognavo ancora di più. Ho pensato: “In futuro, voglio collaborare con lei e aiutarla nel suo dovere”. In seguito, quando notavo qualche suo errore nell’esecuzione, a volte mi veniva da disprezzarla, ma mi rendevo subito conto che stavo rivelando la mia indole arrogante. Allora, riuscivo a pregare Dio, a correggere il mio atteggiamento e a smettere di fare l’insegnante, aiutandola con calma e gentilezza. Passato un po’ di tempo, mi sono resa conto che il mio rapporto con lei era diventato più normale e, qualsiasi cosa le insegnassi, la imparava subito. C’erano brani che, a scuola, mi avevano richiesto mesi di pratica, ma lei li ha imparati in un mese. Eravamo emozionate e abbiamo ringraziato Dio per la Sua guida.
Nonostante il miglioramento della mia condizione e l’apparente scomparsa della mia arroganza, non avevo ancora molta comprensione o disgusto per la mia indole satanica arrogante e presuntuosa. Così, alla prima buona occasione, il vecchio problema si è ripresentato con veemenza. Con il gruppo abbiamo cominciato a studiare il calcolo degli intervalli. Una sera, ho visto che sorella Ming era troppo lenta nel calcolo e volevo insegnarle un modo più semplice. Anche sorella Han e sorella Xiaoyue sono venute ad ascoltarci e, in breve tempo, sorella Xiaoyue e sorella Ming sono riuscite a fare i calcoli con il metodo da me insegnato. Vedendo che ci riuscivano, mi è venuto spontaneo sentirmi compiaciuta. Ho pensato: “Sono davvero una professionista di un altro livello”. Avrei continuato a parlare e insegnare senza mai fermarmi, ma ho notato che sorella Han non usava il mio metodo e procedeva lentamente. Ho pensato: “Se li fai da sola, quanti intervalli riuscirai a calcolare in un’ora? Che perdita di tempo. Le altre due stanno seguendo i miei insegnamenti e sono molto più rapide”. Allora, ho detto a sorella Han: “Prova a fare come ti ho detto”. Ha assunto un’espressione imbarazzata, poi ha detto che sapeva calcolare gli intervalli già prima che glielo insegnassi perché aveva imparato un altro metodo. Però, dopo aver sentito la mia spiegazione, non ci riusciva più ed era confusa. Non provavo altro che disdegno. Pensavo: “Il mio metodo è così semplice, come fai a non capirlo? Oggi te lo farò imparare. Non è possibile che tu non ci riesca!” Così, preso uno sgabello, mi sono seduta accanto a lei e ho iniziato a spiegarglielo a gesti. L’ho ripetuto più volte, ma in volto le leggevo solo confusione, allora mi sono contenuta e ho continuato per un’altra mezz’ora. Alla fine, però, di fronte al suo imbarazzo, mi sono sentita disorientata. Ho pensato: “Forse è troppo tardi, ormai si sarà stancata” e, quindi, l’ho fatta riposare.
Mi sono alzata la notte e ho trovato sorella Han sveglia a calcolare gli intervalli. Ero sbalordita. Le ho chiesto perché fosse ancora in piedi e lei ha detto frustrata: “In realtà, non ho ancora capito il tuo metodo. So calcolare gli intervalli con il mio, che è solo un po’ lento. Forse per ora è meglio non cambiare”. Vedendola lavorare sodo in piena notte e parlarmi con fare prudente, mi sentivo un po’ in colpa, perché proprio allora ho capito che ancora una volta avevo limitato una sorella.
Così, il giorno dopo, durante la riunione, ho chiesto a tutti di parlare apertamente delle mie mancanze. Le sorelle hanno detto che parlavo sempre da una posizione di autorità, che ero troppo arrogante, che le facevo sentire limitate e che le spingevo sempre a fare come dicevo io. Una sorella ha detto che ero troppo brusca e mettevo la gente a disagio. Quando ho sentito queste parole, avevo la mente annebbiata e il volto in fiamme. Era difficile accettarle. Mi sentivo trattata male. Ho pensato: “Forse sono un po’ arrogante, ma ci sto lavorando. Non credo che sia tanto grave”. Però, ci ho pensato un altro po’ e allora ho capito: tutto accadeva con il permesso di Dio e io non avevo il diritto di cercare scuse o di contestare. Sarebbe stato come non accettare la verità. Inoltre, ero stata io a chiedere alle sorelle di indicare i miei difetti. Sono state sincere e, se non avessi accettato i commenti, non sarebbe stato irragionevole? Una volta capito tutto ciò, ho pregato Dio in silenzio, chiedendoGli di farmi accettare e rispettare le critiche delle sorelle. Dopo aver pregato, mi sono calmata un po’ e ho detto alle sorelle che avrei riflettuto sui miei problemi.
Più tardi, durante i devozionali, ho letto queste parole di Dio: “Se davvero possiedi la verità dentro di te, il cammino che percorri sarà naturalmente la retta via. Senza la verità, è facile commettere il male, e lo commetterai tuo malgrado. Per esempio, se tu avessi arroganza e presunzione, ti sarebbe impossibile astenerti dallo sfidare Dio; ti sentiresti costretto a farlo. Non lo fai intenzionalmente, ma sei guidato dalla tua indole arrogante e presuntuosa. La tua superbia e il tuo orgoglio ti portano a disprezzare Dio e a considerarLo privo di qualsiasi importanza; a esaltare te stesso, a metterti costantemente in mostra e, alla fine, a sederti al Suo posto e a rendere testimonianza per te stesso. A lungo andare, trasformi le tue idee, la tua mentalità e le tue concezioni in verità da adorare. Guarda quanto male commettono le persone sotto il dominio della loro natura arrogante e presuntuosa!” (“Solo perseguendo la verità puoi ottenere un cambio di indole” in “Registrazione dei discorsi di Cristo”). Vedendo quanto era rivelato nelle parole di Dio, ho finalmente capito che l’arroganza e la presunzione da me mostrate e il modo in cui limitavo le sorelle scaturivano dalla natura satanica di arroganza ancora presente in me. Vivendo secondo quella natura arrogante, mi ritenevo migliore degli altri e volevo avere l’ultima parola su tutto. Soprattutto nel vedere che le mie abilità professionali erano migliori degli altri, mi sentivo superiore e mi atteggiavo a insegnante, pretendendo ascolto e obbedienza da tutti. Al momento propizio, sfoggiavo involontariamente le mie conoscenze e capacità, prendevo i miei punti di vista come criteri da seguire e li consideravo verità a cui obbedire. Nel vedere che sorella Han non calcolava gli intervalli col mio metodo, le ho fatto pressioni, arrabbiata. Ho insistito perché cambiasse metodo e mi ascoltasse. Non mi sono curata dei suoi sentimenti, né ho considerato le sue reali difficoltà. Non ho lasciato spazio di condivisione o discussione. Ero così arrogante da aver perso ogni ragionevolezza. Alla fine, non ho aiutato affatto le sorelle del gruppo. Sono riuscita solo a ferirle e limitarle, ho gravato sullo svolgimento dei loro doveri e intralciato il lavoro di tutti. Allora, ho compreso che la mia indole arrogante non solo mi impediva di vivere una parvenza umana, ma disturbava anche i doveri altrui e ostacolava il lavoro della Chiesa. Stavo forse svolgendo i miei doveri? Non era chiaro che stavo commettendo il male e resistendo a Dio? Se non mi fossi pentita, prima o poi, Dio mi avrebbe rifiutata ed eliminata! Se le sorelle mi hanno fatto notare tutto ciò, significava che Dio mi stava proteggendo. Senza di loro, avrei continuato a vivere secondo la mia indole arrogante e chissà quante malvagità avrei commesso.
In seguito, nei devozionali, ho trovato queste parole di Dio: “Dio creò l’uomo, gli soffiò nelle narici il Suo alito di vita, e gli diede anche parte della Sua intelligenza, delle Sue capacità e di ciò che Egli ha ed è. Dopo che gli ebbe dato tutte queste cose, l’uomo fu in grado di compiere alcune azioni in modo indipendente e di pensare con la sua testa. Se ciò che l’uomo inventa e fa è buono agli occhi di Dio, Egli lo accetta e non interferisce. Se ciò che l’uomo fa è giusto, Dio Si limiterà a lasciarlo così per sempre. Allora cosa rivela la frase ‘perché ogni essere vivente portasse il nome che l’uomo gli darebbe’? Essa suggerisce che Dio non apportò alcuna modifica ai nomi delle varie creature viventi. Qualunque nome Adamo scegliesse, Egli diceva: ‘Sì’ e lo registrava così com’era. Espresse forse qualche opinione? Sicuramente no. Dunque cosa vedete qui? Dio diede l’intelligenza all’uomo e questi la usò per fare le cose. Se ciò che l’uomo fa è positivo agli occhi di Dio, viene confermato, riconosciuto e accettato da Lui senza alcuna valutazione né critica. È una cosa che le persone, gli spiriti maligni o Satana non possono fare” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso I”). Ho visto che, nell’essenza di Dio, non c’era alcuna traccia di arroganza o di presunzione. Quando Adamo diede i nomi a tutti gli animali, Dio li approvò e basta, usandoli senza obiezioni. Dio è il Creatore, la Sua saggezza non è paragonabile a quella umana, eppure Egli non si vanta mai né costringe la gente ad ascoltarlo. Anzi, Egli dà spazio a tutti e ci concede la libertà; purché facciamo cose positive, Egli non interferisce. A quel pensiero, mi sono vergognata. Sono meno di un granello di polvere, agli occhi di Dio, ma ho comunque cercato di far fruttare la mia professionalità e i talenti che Egli mi ha concesso e mi sono messa al di sopra degli altri, vantandomi e disprezzandoli. Ho anche insistito per farmi ascoltare, addirittura cambiando tono di voce. Ero davvero troppo arrogante. Quella sorella avrebbe potuto svolgere il suo dovere col suo metodo, ma io l’ho costretta a usare il mio, senza lasciarla pensare con la sua testa. Sono stata invadente e dispotica. Irragionevole. Ciò che vivevo era solo un’indole satanica, era orribile. Ho compreso che, per quanto fossi dotata o talentuosa, se non avessi praticato la verità o cambiato la mia indole satanica, prima o poi, sarei stata rifiutata ed eliminata da Dio. A quel pensiero, mi sono spaventata un po’ e mi sono anche detestata e odiata. Ho pregato Dio, dicendo che mi sarei pentita e avrei praticato la verità, senza più vivere in base alla mia indole arrogante.
In seguito, ho letto due passi tratti dalle parole di Dio, che mi hanno condotta ad abbandonare me stessa e liberarmi dalla mia indole arrogante. La parola di Dio dice: “Non darti delle arie. Puoi forse addossarti tu tutto il lavoro, anche se sei la persona più capace dal punto di vista professionale o ritieni di avere le qualità migliori fra tutti i presenti? Puoi addossarti tu il lavoro anche se hai il prestigio più elevato? Non puoi, non certo senza l’aiuto di tutti. Nessuno, pertanto, dovrebbe essere arrogante e nessuno dovrebbe intraprendere iniziative unilaterali; bisogna tenere a freno l’orgoglio, abbandonare i propri pensieri e le proprie opinioni e lavorare in armonia con il gruppo. Persone così sono quelle che mettono in pratica la verità e possiedono umanità. Simili persone sono amate da Dio, e soltanto loro sanno essere devote nello svolgimento del proprio dovere. Solo questa è una manifestazione di devozione” (Registrazione dei discorsi di Cristo). “Dio conferisce all’uomo dei doni, assegnandogli capacità particolari, nonché intelligenza e saggezza. Come vanno sfruttati questi doni? Devi dedicare al tuo dovere le tue capacità particolari, i tuoi doni, la tua intelligenza e saggezza. Devi usare il cuore e mettere all’opera il cervello in modo da applicare al tuo dovere tutto ciò che sai, tutto ciò che capisci, tutto ciò che sai realizzare, tutto ciò che pensi. In tal modo, sarai benedetto” (“Solo essendo una persona sincera puoi vivere una vera parvenza umana” in “Registrazione dei discorsi di Cristo”). Contemplare sulle parole di Dio mi ha fatto capire che Egli mi ha dato il talento e mi ha predestinato per studiare musica da professionista e dovrei impiegare questi doni nei miei doveri, non come capitale per essere arrogante e orgogliosa. Ho capito che ognuno ha pregi e difetti: io posso anche essere bravissima nella musica, ma non sarò mai la migliore in tutto, né ciò vuol dire che possiedo la realtà della verità. Ho capito che dovevo collaborare con gli altri per compensarci a vicenda e diventare un tutt’uno con loro nel creare opere di testimonianza a Dio. Solo ciò è in linea con la Sua volontà.
In seguito, quando ho suonato il guzheng e mi sono esercitata con le mie sorelle, se notavo qualcosa in cui dovevano migliorare, pregavo consapevolmente Dio per abbandonare me stessa e insegnarglielo con calma, riuscendo anche a imparare qualcosa dalle loro qualità. A quel punto, non si sentivano più limitate da me e potevano mettere a frutto le loro doti nei doveri, sentendosi sempre più libere. Con la guida dello Spirito Santo, abbiamo composto, molto più rapidamente, pezzi di qualità sempre migliore. Poi, è entrata nel gruppo una giovane sorella che non aveva basi di teoria musicale. Per aiutarla a padroneggiare lo strumento il prima possibile, le ho progettato un corso che la portasse da zero al livello avanzato. Pensavo che le sarebbe bastato seguire il mio corso, per imparare in poco tempo. Però, un giorno è venuta da me per sciogliere un dubbio e, quando ho capito che il suo dubbio non riguardava il corso da me preparato, ho cominciato a sentirmi a disagio, pensando: “Ti ho progettato un corso fatto così bene e tu non lo stai seguendo. Anzi, stai consultando altro materiale. Se studi così, quando mai migliorerai? Vuoi mettere in dubbio la mia professionalità?” A questo punto del ragionamento, ho riconosciuto al volo la mia indole arrogante che faceva le bizze, così, ho subito pregato Dio e ho abbandonato me stessa. Ho pensato a quando agivo in base alla mia indole arrogante e facevo sentire così inibite le sorelle del gruppo. Stavolta, sapevo di dover rispettare la sua opinione. Ho deciso di farla studiare secondo il suo ritmo e un metodo, senza costringerla a fare come mi sembrava meglio. In seguito, lavorando a un pezzo insieme a lei, ogni volta che si notavano discordanze di opinioni o idee, io consciamente abbandonavo me stessa e ne discutevo con lei. Alla fine, una settimana dopo, il nostro pezzo era completo e sapevo che era segno della guida e benedizione di Dio. È proprio come dicono le parole di Dio: “Più metti in pratica la verità, più sarai posseduto dalla verità; più metti in pratica la verità, più possiederai l’amore di Dio; e più metti in pratica la verità, più sarai benedetto da Dio” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che amano Dio vivranno per sempre nella Sua luce”).
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