Il prestigio è una maledizione
Tempo fa, un supervisore responsabile della chiesa è stato trasferito per esigenze di lavoro e bisognava sceglierne uno nuovo. Mi sono detta: “La maggior parte dei membri della chiesa sono neofiti e io sono l’unica irrigatrice. Forse sarà trasferito un altro supervisore da un’altra chiesa”. Ma, qualche giorno dopo, i leader hanno detto che avrebbe dovuto essere promossa al ruolo sorella Yang. Quando l’ho saputo, sono rimasta sconvolta e ho pensato: “Sorella Yang condivide poco nelle riunioni. Come può diventare lei la responsabile? Inoltre, in circostanze normali, il supervisore viene scelto tra il personale addetto all’irrigazione. Se i leader preferiscono sorella Yang piuttosto che prendere in considerazione me, significa che mi reputano inferiore a lei. Ma sono forse peggiore di lei? Perché hanno scelto lei e non me?” Ero molto irritata. Mi sentivo umilitata perché come supervisore avevano preferito sorella Yang a me. È stato imbarazzante e un duro colpo per me, così ho sviluppato delle idee sui leader e ho pensato che mi guardassero dall’alto in basso. Quando lavoravo insieme a sorella Yang, ero inoltre molto combattuta.
Una volta, sorella Yang voleva una riunione con i nuovi arrivati, così mi ha detto di preparare alcune parole di Dio per la comunione in base ai loro stati, e mi ha chiesto di aiutarla nella condivisione. Io non volevo farlo, e ho pensato: “Questo è il tuo lavoro. Se vuoi che cerchi la parola di Dio e ti aiuti a fare comunione, allora che senso ha averti come supervisore?” Ma, per non ferire il suo orgoglio, non l’ho detto. Non potevo che accettare con riluttanza. Tempo dopo, mi ha di nuovo chiesto di cercare la parola di Dio e di aiutarla nella comunione con i nuovi arrivati. Ero davvero restia a farlo, e pensavo: “Non sono un supervisore, quindi non lo farò. Fallo da te, e vedrai che non è così facile essere un supervisore!” Quindi, reperite le sezioni della parola di Dio, le ho detto: “Tieni pure condivisione da sola”. Mi ha detto che avevo una migliore comprensione degli stati e delle difficoltà di quei neofiti, e che ero stata io a trovare i passi della parola di Dio, quindi potevamo ottenere risultati migliori condividendo insieme, e la riunione sarebbe stata più efficace. Sapevo che quello che diceva era giusto, ma non volevo collaborare con lei. Pensavo: “Ora tu sei al comando, quindi è un problema tuo se la riunione non è efficace. Prima i leader lo scoprono, meglio è. In questo modo, potranno vedere il tuo ‘vero talento’ e capiranno le conseguenze di averti scelta al posto mio”. Ho accampato la scusa di non potere per via di un’altra riunione. Lei ha detto che questa riunione era più importante, e mi ha chiesto se potessi spostare l’orario dell’altra, ma io ho continuato a rifiutare, dicendo che non mi era possibile. Mi ha poi chiesto di raggiungerla alla riunione il prima possibile, appena conclusa la mia. Non volevo, quindi ho risposto con un superficiale: “Ci proverò”. Dopo aver rifiutato, mi sono sentita un po’ a disagio. Sapevo che non stavo sostenendo il lavoro della chiesa, ma in seguito non ho riflettuto su me stessa, e ho comunque optato per partecipare alla mia riunione. Tuttavia, i fratelli e le sorelle hanno lasciato la riunione prima che finisse. In seguito, ho scoperto che sorella Yang non sapeva molto di quei nuovi arrivati e che la sua comunione non era stata mirata ai loro stati, quindi la riunione non era stata efficace. Poiché non collaboravo con lei, col tempo la vita della chiesa non produceva buoni risultati. I problemi e le difficoltà dei nuovi arrivati non venivano risolti in tempo, loro non volevano più venire alle riunioni, e persino un capogruppo, che di solito era molto attivo, ha smesso di partecipare. Ero ben consapevole di avere una responsabilità inequivocabile per l’inefficacia della vita della chiesa. Solo allora ho riflettuto su me stessa davanti a Dio.
Ho letto un passo della parola di Dio che rivela gli anticristi. “Gli anticristi considerano il loro prestigio e la loro reputazione più importanti di qualsiasi altra cosa. Non sono solamente subdoli, infidi e malvagi, ma anche estremamente maligni. Cosa fanno quando sentono messo a rischio il loro prestigio, o quando hanno perso il loro posto nel cuore delle persone, quando non sono più approvati e adorati, quando non vengono più venerati e ammirati e precipitano nel disonore? Cambiano improvvisamente. Non appena perdono il loro prestigio, perdono anche la volontà di svolgere qualsiasi dovere, fanno tutto senza alcuna cura, e non provano interesse verso nulla. Ma non è questa la manifestazione peggiore. Qual è la manifestazione peggiore? Non appena gli anticristi perdono il loro prestigio, e nessuno li ammira né si fa influenzare da loro, vengono fuori l’odio, l’invidia e la vendetta. Non solo non hanno timore di Dio, ma mancano anche della benché minima obbedienza. Nei loro cuori, inoltre, sono inclini a odiare la casa di Dio, la chiesa, e i leader e i lavoratori; desiderano che il lavoro della chiesa subisca intralci o arresti; vogliono deridere la chiesa e i fratelli e le sorelle. Inoltre odiano tutti coloro che perseguono la verità e temono Dio. Attaccano e scherniscono chiunque compia il proprio dovere con lealtà e sia disposto a pagare un prezzo. Tale è l’indole degli anticristi; e non è forse un’indole violenta?” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte seconda”). Leggendo la Sua parola, mi sembrava che Dio mi stesse smascherando di persona. Per tutto quel tempo, avevo vissuto per la fama e il prestigio. Quando i leader hanno promosso sorella Yang a supervisore al posto mio, non ho riflettuto sui miei problemi, ed ero invece scontenta, mi lamentavo che i leader mi sottovalutavano e non ero disposta a compiere il mio dovere. Quando sorella Yang mi ha chiesto di collaborare con lei per la comunione con i nuovi arrivati, non volevo minimamente farlo. Speravo addirittura che la sua riunione andasse male, che lei ne fosse imbarazzata e umiliata, in modo da poter apparire superiore a lei, cosa che avrebbe fatto capire ai leader che era stato un errore non scegliere me. Ero così spregevole e malvagia! Avrei ostacolato il lavoro della chiesa pur di proteggere la mia immagine e il mio prestigio. Non stavo forse manifestando malvagità? Dio odia e disprezza queste cose. Rendermene conto mi ha colmata di senso di colpa e rimorso e ho capito quanto dovevo a Dio, così ho pregato: “Dio, non ho pensato a come tener conto della Tua volontà nel mio dovere, ho creato probemi, sono stata irragionevole, non ho collaborato con la sorella, e non ho tenuto conto del lavoro della chiesa. Non ho alcuna umanità! Dio! Desidero accettare il Tuo giudizio e il Tuo castigo e riflettere seriamente su me stessa”.
In seguito, ho parlato con una sorella del mio stato, e lei mi ha inviato due passi delle parole di Dio. “Agli occhi degli anticristi, se la loro reputazione o il loro prestigio vengono attaccati o vengono loro portati via, è una questione più seria persino del tentativo di toglier loro la vita. Non importa quanti sermoni ascoltino o quante parole di Dio leggano, ciò non suscita in loro alcuna tristezza o rimpianto per non aver mai praticato la verità e per aver intrapreso un cammino da anticristo, né per il fatto di possedere la natura e l’essenza di un anticristo. Al contrario, si arrovellano di continuo su come trovare modi per guadagnare prestigio e aumentare la loro reputazione. Si può dire che tutto ciò che questo tipo di persona fa viene fatto davanti agli altri, e non al cospetto di Dio. Perché dico questo? Perché queste persone sono così innamorate del prestigio che lo trattano come la loro stessa vita, come la loro meta per la vita intera. Inoltre, poiché amano così tanto il prestigio, non credono mai nell’esistenza della verità, e si potrebbe addirittura affermare che non credono assolutamente nell’esistenza di Dio. Pertanto, a prescindere dai calcoli che fanno per ottenere fama e prestigio e da come tentino di ingannare le persone e Dio attraverso false apparenze, nel profondo del loro cuore non vi è alcuna consapevolezza né senso di colpa, e tanto meno alcuna ansia” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte terza”). “Se qualcuno afferma di amare la verità e di perseguire la verità, ma essenzialmente il suo obiettivo è quello di distinguersi, di mettersi in mostra, di indurre gli altri a stimarlo, di raggiungere i propri interessi, e il compimento del suo dovere non è quello di obbedire a Dio o soddisfarLo, ma invece è quello di ottenere reputazione e prestigio, allora la sua è una ricerca illegittima. Stando così le cose, quando si tratta dell’opera della chiesa, le azioni di simili persone costituiscono un ostacolo o aiutano a portarla avanti? Sono chiaramente un ostacolo; non vi apportano alcun avanzamento. Alcuni sventolano la bandiera del compiere l’opera della chiesa eppure perseguono la propria fama e il proprio prestigio, conducono un’operazione personale, si creano il proprio piccolo gruppo, il proprio piccolo regno: sono forse un tipo di persona che sta compiendo il proprio dovere? Tutto il lavoro che svolgono sostanzialmente intralcia, disturba e danneggia l’opera della chiesa” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte prima”). Grazie a quanto rivelato dalla parola di Dio, ho capito che la mia riluttanza a collaborare con sorella Yang, il mio creare problemi e il mio comportamento irragionevole erano dovuti al fatto che tenevo troppo alla fama e al prestigio. Non volevo essere inferiore agli altri né sottostare a nessuno, e mettevo fama e prestigio al di sopra di tutto, come fossero la mia vita. Quando sorella Yang è stata promossa, ho provato invidia e malcontento. Ero inoltre molto resistente nei suoi confronti e non volevo compiere il mio dovere con lei. Sono stata persino falsa e volutamente non ho collaborato con lei per metterla in imbarazzo. Anche se mi rendevo conto che non sostenevo la vita della chiesa e che Dio disapprovava, ero così ossessionata da immagine e prestigio da trascurare gli interessi della chiesa. Potevo affermare di star svolgendo il mio dovere? Chiaramente, stavo intralciando e disturbando il lavoro della chiesa! Paolo competeva sempre per il prestigio e voleva sempre essere stimato e ammirato. Di fronte al prestigio di Pietro nella chiesa, era invidioso e scontento, così sminuì Pietro ed esaltò se stesso. Non mi sono comportata diversamente da Paolo. Non mi impegnavo duramente nella ricerca della verità, e non pensavo a come collaborare con i miei fratelli e sorelle ed essere leale nel mio dovere. Invece, per ottenere il prestigio e l’altrui ammirazione, ho intralciato il lavoro della casa di Dio. Non ero altro che una serva di Satana. La fama e il prestigio mi hanno profondamente danneggiata. Volevo smettere di perseguire il prestigio. Intendevo cercare la verità per eliminare al più presto la mia indole corrotta.
In seguito, ho letto un altro passo della parola di Dio. “A Dio nulla risulta più detestabile della ricerca di prestigio, perché è un’indole satanica, è un cammino errato, nasce dalla corruzione da parte di Satana, è qualcosa che Dio condanna, ed è esattamente ciò che Dio giudica e purifica. A Dio nulla risulta più disgustoso della ricerca di prestigio, eppure tu continui a competere ostinatamente per il prestigio, lo prediligi e lo difendi costantemente, e vuoi sempre conquistarlo. Per natura, tutto ciò non è forse avversione nei confronti di Dio? Il prestigio non è decretato da Dio per gli esseri umani; Dio agli esseri umani offre la verità, la via e la vita e in definitiva li rende creature di Dio accettabili, creature di Dio piccole e insignificanti, non esseri dotati di fama e prestigio e adorati da migliaia di persone. E così, da qualunque punto di vista la si osservi, la ricerca di prestigio è un vicolo cieco. Per quanto sia ragionevole il tuo pretesto per ricercare prestigio, questo cammino è comunque sbagliato e non è lodato da Dio. Per quanto tu ti sforzi o per quanto grande sia il prezzo che paghi, se desideri prestigio Dio non te lo concederà; se non è concesso da Dio, non riuscirai a ottenerlo lottando, e se continui a lottare vi sarà un unico esito: sarai smascherato e scacciato, e questo è un vicolo cieco. Ora è chiaro, no?” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte terza”). Nella parola di Dio, ho visto le esortazioni e i moniti rivolti da Dio alle persone, e che Dio odia e disprezza la ricerca di prestigio. Se non mi fossi pentita, sarei finita in un vicolo cieco. Dio ha espresso così tanta verità e mi ha dato la possibilità di compiere il mio dovere affinché potessi perseguire la verità nel mio dovere, conoscere la verità ed entrare nella sua realtà, mentre io ho perseguito ciecamente la fama e il prestigio. Non stavo forse andando contro i requisiti di Dio? Per salvare gli uomini, che sono profondamente corrotti, Dio Si è fatto personalmente carne ed è venuto sulla terra; Dio è supremo e grande, eppure non Si mette mai in mostra. Egli esprime la verità e compie l’opera di salvezza in segreto. Dio è così umile e amorevole! Sono una creatura colma di sporcizia e corruzione, eppure volevo sempre avere un posto nel cuore altrui ed essere ammirata. Ero così arrogante e spudorata! Ho pensato anche agli anticristi che sono stati espulsi dalla casa di Dio. Per competere per il prestigio, attaccavano ed escludevano chiunque si opponesse, e non hanno mai esitato a danneggiare gli interessi della chiesa o a intralciarne il lavoro. Alla fine, hanno offeso l’indole di Dio e sono stati smascherati e scacciati. In quel periodo, non ho svolto un ruolo positivo, e ho intralciato il lavoro della chiesa per perseguire fama e prestigio, ma Dio di conseguenza non mi ha trattata come meritavo. Al contrario, ha messo a nudo la mia indole corrotta con le Sue parole di giudizio, e mi ha aiutata a conoscere me stessa e a capire la Sua volontà. Compreso questo, ho giurato a me stessa che mi sarei pentita e avrei abbandonato la strada sbagliata.
Insieme al mio stato, è cambiata anche la mia visione di sorella Yang. Ho visto che si assumeva un fardello nel suo dovere e svolgeva bene il lavoro in ogni aspetto. Anche se si trattava di un lavoro che non aveva mai svolto prima, sapeva chiedere umilmente agli altri e collaborare con loro per svolgere bene il suo dovere. Era responsabile nel suo dovere, perseguiva la verità e poteva essere coltivata. Mentre io ero pigra, non mi assumevo alcun fardello reale e non avevo senso di responsabilità nel mio dovere, avevo forte brama di prestigio e non ero adatta come supervisore. I miei fratelli non mi hanno scelta. Hanno avuto discernimento e hanno agito con principio. Non dovevo litigare con lei, ma imparare dai suoi punti di forza e collaborare con lei per svolgere bene il lavoro della chiesa.
Una volta, tempo dopo, sorella Yang mi ha accennato che un neofita aveva dei problemi, e mi ha chiesto di proporre una valida soluzione. Mi sono detta: “Se le dicessi cosa penso e lei risolvesse il problema, allora i nuovi arrivati avrebbero stima di lei, non di me”. A questo pensiero, ho capito che stavo pensando di nuovo alla mia immagine e al mio prestigio, così ho subito pregato Dio. In quel momento, ho pensato alle parole di Dio: “Devi imparare a lasciar andare e accantonare queste cose, a raccomandare altri, e a consentire loro di spiccare. Non lottare o affrettarti a trarre vantaggio non appena ti si presenta un’occasione per metterti in mostra o per ottenere la gloria. Devi essere in grado di lasciar andare queste cose, ma non devi ritardare il compimento del tuo dovere. Sii una persona che lavora in un tranquillo anonimato e non si mette in mostra davanti agli altri mentre assolvi lealmente al tuo dovere. Più rinunci al tuo prestigio e alla tua posizione, e più lasci andare i tuoi personali interessi, più diventerai sereno e più vi sarà luce nel tuo cuore, e più migliorerà il tuo stato. Più lotti e competi, più tenebroso sarà il tuo stato. Se non ci credi, prova e vedrai! Se vuoi cambiare questo tipo di stato corrotto e non essere dominato da queste cose, devi ricercare la verità, comprendere chiaramente l’essenza di queste cose e poi accantonarle, abbandonarle” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). La parola di Dio mi ha indicato un cammino di pratica. Quando si tratta della mia immagine e del mio prestigio, devo imparare a rinunciare e a raccomandare gli altri, compiere il mio dovere davanti a Dio e accettare il Suo esame. Questa è la ricerca corretta ed è in linea con la volontà di Dio. Ora, la sorella era venuta da me per discutere di come risolvere un problema, e non importava chi risultasse averlo risolto: la cosa più importante era risolvere i problemi dei nuovi arrivati. Era inoltre un’opportunità che Dio mi dava per praticare la verità. Alla luce di questo, ho detto alla sorella tutto ciò che sapevo. Dopo aver praticato così, mi sono sentita molto sicura e a mio agio. In seguito, quando lei mi chiedeva come risolvere i problemi dei nuovi arrivati, le rivelavo i miei pensieri e idee e, qualsiasi cosa mi chiedesse di fare, ero in grado di approcciarla correttamente. Sapevo che questo era il mio dovere e offrivo volentieri il mio contributo. In questo modo, la mia collaborazione con lei si è normalizzata e la vita della chiesa è diventata più efficace.
Grazie a questa esperienza, ho acquisito una certa conoscenza del mio percorso sbagliato di ricerca di fama e prestigio. Ho visto che, ricercando fama e prestigio, potevo danneggiare gli interessi della chiesa e causare intralcio e disturbo al lavoro della chiesa. Ho davvero percepito che perseguire fama e prestigio non è la retta via. Può solo portare le persone a opporsi sempre di più a Dio e alla fine venire ripudiate da Dio. Allo stesso tempo, ho anche capito che a Dio piacciono coloro che si concentrano sul perseguimento della verità e sul cambiamento d’indole nel loro dovere. Solo adempiendo ai doveri di un essere creato in modo concreto possiamo essere in linea con la volontà di Dio. Dio sia lodato!
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