Liberata dal fardello di dover ripagare la gentilezza
Mio padre è morto quando avevo nove anni e mia madre si è ritrovata ad allevare me e i miei quattro fratelli e sorelle in circostanze difficili. Mia zia provava compassione per noi e spesso ci portava cibo e altri beni di prima necessità. Ogni volta che portava qualcosa, mia madre si assicurava che tutti noi la ricoprissimo di gratitudine, e ci ha insegnato a non dimenticare mai le buone azioni altrui, a ripagare con gratitudine le gentilezze ricevute e a essere persone riconoscenti, in modo che nessuno ci biasimasse e ci definisse ingrati alle nostre spalle. Nonostante i tempi duri, mia madre divideva sempre quel poco che avevamo con mia zia per ripagare la sua gentilezza. Da ragazzina, sentivo spesso le persone dire: “Hai visto Tizio? Ha ricevuto aiuto quando ne aveva più bisogno e qualche anno dopo ha ripagato la gentilezza. Hai visto Caio? Lo hanno aiutato ma lui non ha coscienza e non sa dimostrare gratitudine. È un miserabile ingrato”. Man mano, anch’io ho iniziato a vivere secondo questo punto di vista, convinta di dover assumere la condotta di ripagare le gentilezze ricevute, o altrimenti sarei stata un’ingrata e gli altri mi avrebbero disprezzata e guardata dall’alto in basso. Una volta diventata una credente, sapevo che avrei dovuto gestire le persone e le cose in base alle parole di Dio, ma le idee tradizionali tramandate da una generazione all’altra erano radicate a fondo nel mio cuore, al punto che vivevo secondo quei punti di vista e nel mio dovere violavo i principi, con il risultato di intralciare il lavoro della chiesa e macchiarmi di trasgressione.
Nell’agosto del 2021, dopo l’emanazione delle disposizioni lavorative per la purificazione della chiesa, la chiesa ha iniziato a condividere sulla verità inerente a come discernere le persone e mia cognata Fang Ling, più grande di me, è stata identificata come miscredente. La cosa non mi ha affatto sorpresa. Nonostante fosse una credente da anni, non perseguiva la verità e spesso intralciava la vita della chiesa. Durante le riunioni spettegolava sempre sugli altri, e poi si appisolava non appena iniziavamo a leggere le parole di Dio. Dopo la lettura, non aveva nulla da condividere. Quando si trovava ad affrontare questioni non conformi alle sue nozioni, non ricercava mai la verità e non accettava mai le situazioni in quanto provenienti da Dio. Non faceva che porre persone e cose sotto esame e discolparsi. Quando conduceva una riunione e sentiva il leader condividere su alcuni che con il loro comportamento erano stati d’intralcio, riferiva loro quanto il leader aveva detto, e così loro sviluppavano pregiudizi nei confronti del leader e si convincevano che li stesse mettendo in difficoltà. Il leader ha analizzato il modo in cui stava seminando discordia e intralciando e disturbando la vita della chiesa, ma lei non ha provato alcun senso di colpa e si è persino difesa accampando pretesti di ogni tipo. Ha sostenuto di star solo dicendo la verità e non vedeva come questo intralciasse la vita della chiesa. Durante una riunione, abbiamo condiviso su come discernere Liu Hui, la moglie di mio fratello maggiore; è stata smascherata in quanto miscredente in possesso di un’umanità malvagia che andava allontanata dalla chiesa immediatamente. Dopo la riunione, Fang Ling è andata a dire a una sorella che volevamo allontare Liu Hui dalla chiesa e ha fatto alcuni commenti negativi, turbando lo stato di quella sorella. Ho subito cercato Fang Ling per offrirle comunione, condividendo con lei questo: la chiesa allontana ed espelle le persone in base al loro comportamento complessivo, nella casa di Dio è la verità a governare e nessun individuo ha l’ultima parola. Liu Hui è stata allontanata, perché aveva un’umanità malvagia, intralciava spesso la vita della chiesa e si è rifiutata di pentirsi anche dopo ripetute comunioni fornite da fratelli e sorelle. Ho inoltre rivelato che con il suo comportamento Fang Ling diffondeva negatività e morte e negava il fatto che nella chiesa sono la verità e la giustizia a detenere l’autorità. Con mia sorpresa, ha risposto in lacrime: “Lo so che sei tu nella chiesa ad avere l’ultima parola e a decidere chi va espulso”. Mi sono sentita un po’ impotente di fronte alle sue irragionevoli rimostranze, e in cuor mio sapevo che Fang Ling non accettava la verità ed era una miscredente. Tuttavia, nel preparare il materiale per il suo allontanamento, ho esitato. Io e lei avevamo accettato insieme l’opera di Dio degli ultimi giorni e per anni ci eravamo riunite e avevamo diffuso il Vangelo insieme. Fang Ling era molto amorevole e avrebbe fatto di tutto per aiutarmi in caso ne avessi avuto bisogno. In particolare nel 2013, quando mio marito si è ammalato, si è presa cura di lui perché io potessi continuare a svolgere il mio dovere. Mi aiutava anche nelle faccende domestiche e nella cura dei nostri campi. Dopo la morte di mio marito, ho dovuto affrontare ogni tipo di avversità e sono precipitata in uno stato di negatività. Fang Ling veniva a trovarmi ogni sera, leggeva con me le parole di Dio e condivideva con me sulle esperienze di Giobbe. Con lei accanto a sostenermi, il mio stato è lentamente migliorato. In quel periodo così difficile, non solo mi aiutava nelle faccende quotidiane, ma leggeva anche le parole di Dio per infondermi coraggio. Non avevo mai dimenticato quanto Fang Ling mi avesse trattata bene. Se non avessi ripagato la sua gentilezza e avessi persino preparato il materiale per allontanarla, cosa avrebbe pensato di me se l’avesse saputo? Mi avrebbe definita un’ingrata priva di coscienza? Sia mio fratello e sua moglie che le mie sorelle avevano visto tutto quello che lei aveva fatto per me in quegli anni. Anche i miei vicini dicevano che Fang Ling mi era più vicina delle mie sorelle di sangue. Come dice il proverbio: “Gli agnelli si inginocchiano per suggere il latte dalle loro madri, mentre i corvi ripagano le loro nutrendole”; anche gli animali sono capaci di ripagare la gentilezza, mentre io non sapevo nemmeno mostrare indulgenza verso una persona che mi aveva aiutata. Mi avrebbero ritenuta un’ingrata e poi abbandonata e isolata? Non sarei stata messa da parte dalla mia stessa famiglia? Rendermi conto di tutto questo mi ha colmata di ansia e di esitazione. Tra il lavoro di purificazione della chiesa e Fang Ling, con cui avevo un debito di gratitudine, non riuscivo a decidere, e vivevo nel tormento dell’angoscia. Mentre ero in preda all’indecisione, ho letto questo in un sermone del fratello superiore: “Che tipi di persone possono rimanere a prestare servizio nella chiesa? Purché non possiedano un’umanità malvagia, siano abili nel diffondere il Vangelo e siano disposte a farlo, dovrebbero avere il permesso di rimanere nella chiesa”. D’un tratto ho capito: “Certo! Fang Ling non ama e non persegue la verità, ma le piace diffondere il Vangelo ed è capace di ottenere dei risultati. Questo è un momento cruciale per la diffusione del Vangelo: adducendo l’abilità di Fang Ling nel diffondere il Vangelo come motivo per farla rimanere nella chiesa, non le risparmierò l’allontanamento? In questo modo posso evitare di offenderla, né mio fratello e sua moglie né le mie sorelle mi riterranno un’ingrata, e io non mi procurerò la nomea di essere una sorella ingrata”. Capito questo, ho accantonato la preparazione del materiale per l’allontanamento di Fang Ling.
Tuttavia, non molto tempo dopo, alcune sorelle mi hanno detto che c’erano due potenziali destinatari del Vangelo che possedevano buona levatura e comprensione delle parole di Dio, ma Fang Ling viveva un’umanità così scarsa che i due potenziali neofiti avevano perso la motivazione e smesso di ascoltare i sermoni. Un’altra sorella mi ha riferito che Fang Ling intralciava la vita della chiesa e che alcuni non volevano diffondere il Vangelo insieme a lei… Sentire tutto questo mi ha sconvolta. Che Fang Ling intralciasse l’evangelizzazione dipendeva direttamente dalle mie decisioni! Ho immediatamente pregato Dio, pentendomi e confessando i miei peccati. In seguito, mi sono imbattuta in questo passo delle parole di Dio: “Alcuni, troppo incuranti nell’atteggiamento verso le disposizioni lavorative del Supremo, pensano: ‘Il Supremo dà le disposizioni lavorative e noi svolgiamo il lavoro nella chiesa. Alcuni affari e parole si possono attuare flessibilmente. Dipende da noi come metterli in atto nello specifico. Il Supremo Si limita a parlare e a dare le disposizioni lavorative; siamo noi a intraprendere un’azione concreta. Dunque, dopo che il Supremo ci ha passato il lavoro, possiamo procedere come ci pare. Va bene così, comunque venga fatto. Nessuno ha il diritto di interferire’. I principi in base ai quali costoro agiscono sono i seguenti: ascoltano ciò che considerano giusto e ignorano ciò che considerano sbagliato, pensano che le loro convinzioni coincidano con la verità e i principi, si oppongono a qualunque cosa non concordi con la loro volontà, e sono estremamente competitivi nei confronti degli altri riguardo a quelle cose. Quando le parole del Supremo non concordano con la loro volontà, questi individui procedono a modificarle e le trasmettono solo dopo averle approvate. Altrimenti non ne permettono la trasmissione. Mentre in altri ambiti le disposizioni lavorative del Supremo vengono trasmesse così come sono, queste persone trasmettono alle chiese sotto la loro responsabilità le loro versioni alterate delle disposizioni lavorative. Tali individui desiderano sempre mettere Dio in secondo piano; sono impazienti di far sì che tutti credano in loro, che li seguano e mostrino loro obbedienza. Ritengono che esistano alcuni ambiti in cui Dio non regge il confronto con loro; dovrebbero essere Dio essi stessi, e gli altri dovrebbero credere in loro. È questa la natura del problema. […] È semplicemente un lacchè di Satana e, quando lavora, è il diavolo a regnare. Questa persona danneggia il piano di gestione di Dio e disturba la Sua opera. È un anticristo fatto e finito!” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Le parole di Dio hanno colpito nel segno e messo in luce come non avessi attuato le disposizioni lavorative e avessi agito in base alla mia volontà. Le disposizioni lavorative prescrivevano chiaramente che i leader e i lavoratori dovevano alontanare seduta stante chiunque fosse stato esposto in quanto malfattore, miscredente o anticristo. Come leader, dovevo sottomettermi e conformarmi incondizionatamente, e allontanare subito e con determinazione tutti gli anticristi, i malfattori e i miscredenti presenti nella chiesa per garantire che i miei fratelli e sorelle non venissero ingannati né intralciati e potessero godere di un ambiente tranquillo in cui nutrirsi delle parole di Dio, perseguire la verità e compiere il loro dovere. Tuttavia, pur sapendo chiaramente che Fang Ling era una miscredente, temevo che preparando il materiale per il suo allontanamento l’avrei offesa e sarei stata etichettata come un’ingrata dato che in passato mi aveva aiutata, così non ho attuato le disposizioni lavorative e l’ho difesa a spada tratta e l’ho protetta sulla base del fatto che sapeva diffondere il Vangelo, contravvenendo alle disposizioni lavorative. Ho riflettuto su me stessa: “Sapevo benissimo che Fang Ling era stata smascherata come miscredente, allora perché l’ho comunque difesa per via dell’affetto che nutro per lei e ho cercato di assolverla da ogni colpa?” Allora ho capito: il motivo era che l’idea tradizionale di ripagare la gentilezza mi controllava e incatenava. Per difendere la mia immagine e non essere ritenuta una miserabile ingrata irriconoscente, ho completamente ignorato gli interessi della chiesa, senza preoccuparmi di considerare le conseguenze del far rimanere Fang Ling nella chiesa e violando palesemente le disposizioni lavorative. Non solo non ho preparato il materiale per farla allontanare, ma l’ho persino incaricata di diffondere il Vangelo. Lei viveva un’umanità così scarsa che due potenziali destinatari del Vangelo avevano perso interesse ad approfondire oltre. Tutto questo perché io la stavo proteggendo. Stavo violando le disposizioni lavorative e facendo di testa mia, ostacolando il lavoro di purificazione della chiesa. Usavo la mia autorità per difendere e proteggere una miscredente che compiva il male nella chiesa, fornendo a una malfattrice le condizioni per compiere il male e fungere da lacchè di Satana. Ero, per definizione, un falso leader. Comprendere il male che avevo perpetrato mi ha spaventata e colmata di rimorso. Ho chiesto subito a tutti di fornirmi le loro valutazioni su Fang Ling. Leggendole, mi sono resa conto che lei non solo aveva avuto un effetto negativo sull’evangelizzazione, ma anche seminato discordia e creato malanimo nella chiesa, diffondendo negatività, approfittando ingiustamente delle persone e cercando di appropriarsi delle cose degli altri come fossero sue, anche se a lei non mancava nulla. Leggere tutte quelle valutazioni mi ha fatta sentire incredibilmente in colpa, e sapevo che proteggere Fang Ling equivaleva a compiere il male e che dovevo smettere di agire sulla base del mio affetto, così ho ripreso a preparare tutto il materiale necessario al suo allontanamento. In seguito, al momento di raccogliere le firme dei fratelli e delle sorelle, ho ricominciato a preoccuparmi; avrei dovuto far firmare molti dei miei parenti: dato che avevamo appena allontanato Liu Hui e ora stavamo passando anche a Fang Ling, mi avrebbero ritenuta un’ingrata e ignorata?
Ho pregato Dio, ricercando in merito alla mia situazione, e poi mi sono imbattuta in questo passo delle parole di Dio: “In tutto ciò che fai devi analizzare le tue intenzioni per capire se siano giuste. Se sei capace di agire conformemente alle prescrizioni di Dio, allora il tuo rapporto con Lui è normale. Questo è il criterio minimo. Analizza le tue intenzioni e, se ti accorgi che sono emerse delle intenzioni sbagliate, sii capace di volgere loro le spalle e di agire conformemente alle parole di Dio; allora diventerai un uomo giusto dinanzi a Dio, a dimostrazione del fatto che il tuo rapporto con Lui è normale e che tutto ciò che fai è per Dio e non per te stesso. In tutto ciò che fai o che dici sii capace di sintonizzare il cuore nel modo corretto, di essere giusto nelle tue azioni, senza lasciarti guidare dalle emozioni o agire secondo la tua volontà. Sono questi i principi di condotta a cui deve attenersi chi crede in Dio. […] Detto altrimenti, se gli esseri umani sono capaci di tenere Dio nel proprio cuore, di non cercare tornaconti personali, di non pensare alle loro prospettive (intese in senso terreno), e di accollarsi invece il fardello dell’ingresso nella vita, di fare del loro meglio per cercare la verità e di sottomettersi all’opera di Dio, solo così gli obiettivi che persegui saranno quelli giusti e il tuo rapporto con Dio diventerà normale. Si può dire che improntare nel modo giusto il rapporto con Dio sia il primo passo del cammino spirituale. Sebbene il destino dell’uomo sia nelle mani di Dio, da Lui predestinato e immutabile per mano dell’uomo, la possibilità che tu sia perfezionato o guadagnato da Dio è determinata dal fatto che il rapporto con Lui sia normale o meno. Potrebbero esserci delle parti di te che sono deboli o disobbedienti, ma basta che le tue convinzioni e le tue intenzioni siano corrette e che il tuo rapporto con Dio sia giusto e normale perché tu sia idoneo a essere perfezionato da Dio. Se non hai il giusto rapporto con Dio e agisci per la carne o per la tua famiglia, allora potrai darti da fare quanto vuoi, ma lo farai invano. Se il tuo rapporto con Dio è normale, anche tutto il resto andrà a posto. Dio non guarda ad altro fuorché la correttezza delle tue convinzioni sulla tua fede in Lui, in chi credi, per chi credi e perché credi. Se sei in grado di capire queste cose con chiarezza e dedicarti alla pratica con una buona propensione riguardo alle tue convinzioni, la tua vita progredirà e ti sarà anche garantito di imboccare il sentiero giusto. Se il tuo rapporto con Dio non è normale e hai convinzioni devianti riguardo alla fede in Lui, allora tutto il resto sarà invano e, per quanto intensamente tu creda, non riceverai nulla” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Com’è il tuo rapporto con Dio?”). Leggendo le parole di Dio, ho capito che per avere un rapporto normale con le altre persone dovevo prima stabilire un rapporto normale con Dio. Dovevo sempre agire in base alle Sue parole e portare le mie azioni al Suo cospetto. Se si agisce in base alla propria indole corrotta, mantenendo i rapporti con gli altri per il bene della propria reputazione, del proprio prestigio e dei propri interessi carnali, Dio non lo approva affatto e, in qualsiasi modo si tenti di mantenere i rapporti, sarà comunque inutile. Da quando Fang Ling era stata smascherata come miscredente, mi ero lasciata limitare dalla mia indole corrotta, temendo che se fosse stata allontanata mi avrebbe ritenuto un’ingrata e che la mia famiglia mi avrebbe considerata irriconoscente e mi avrebbe isolata e abbandonata. Così, per difendere la mia immagine ai loro occhi, non ho gestito le cose secondo i principi. Ho capito che, per quanto facessi bella figura agli occhi degli altri e ottenessi il loro sostegno, era comunque inutile, perché Dio disapprovava. Stavo sacrificando gli interessi della chiesa per mantenere le mie relazioni: era un’offesa all’indole di Dio. Ero una credente, quindi avrei dovuto agire in base alle parole di Dio e accettare il Suo esame in ogni cosa. Dovevo smettere di violare le disposizioni lavorative per mantenere le mie relazioni, di opporre resistenza a Dio, e qualunque atteggiamento assumessero nei miei confronti, anche se mi avessero abbandonata e ignorata, dovevo praticare la verità e smascherare Fang Ling. Fang Ling era una miscredente e spesso intralciava la vita della chiesa. Era colpa sua e di nessun altro se veniva allontanata. Sia mio fratello e sua moglie che le mie sorelle erano credenti: dovevo semplicemente concentrarmi sul condividere con loro la verità e gestire la situazione in base ai principi. In seguito, quando ho letto loro una descrizione del comportamento di Fang Ling, non mi hanno biasimata; anzi, hanno anche detto che era giusto che venisse allontanata, che tenerla nella chiesa disonorava il nome di Dio. Mio fratello e sua moglie mi hanno persino riferito di alcuni dei comportamenti da non credente di Fang Ling. Ho ringraziato Dio per quell’esito, e ho anche potuto percepire quanta gioia e pace dia praticare la verità.
Non molto tempo dopo, mi è stato comunicato l’allontanamento di Fang Ling. Tuttavia, al pensiero di leggerle la notifica, ho di nuovo iniziato a provare esitazione. Avevo preparato io stessa il materiale; sicuramente Fang Ling mi avrebbe odiata! Cosa ne sarebbe stato del nostro rapporto? Era già abbastanza scossa per essere stata allontanata: non sarebbe stato un ulteriore affronto leggerle la notifica? Ho considerato semplicemente di non farlo, di menzionarle solo alcune delle sue malefatte meno gravi e di annunciarle che era stata allontanata. In questo modo ci saremmo sentite entrambe meno a disagio incontrandoci in futuro. Quando ci siamo viste, ho notato che Fang Ling aveva perso molto peso a causa dello sconvolgimento emotivo dovuto all’allontanamento. Sembrava davvero giù di morale. Mi sentivo malissimo e andare avanti era quasi intollerabile, ma mi sono costretta a leggere la notifica. Mi preoccupava persino leggergliela per intero e la possibilità che non la accettasse. Così ho saltato le parti che la smascheravano e condannavano. In seguito, ogni volta che la incontravo, mi sentivo sempre un po’ a disagio, come se le avessi fatto un torto. Non avevo idea di cosa mi stesse prendendo. Sapevo benissimo che Fang Ling non perseguiva la verità e causava problemi di ogni genere, che era colpa sua se era stata allontanata, allora perché mi trovavo in quello stato? In seguito, mi è capitato di leggere due passi delle parole di Dio: “L’idea che ‘una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’ è uno dei classici criteri della cultura tradizionale cinese in base a cui giudicare se la condotta di qualcuno è morale o immorale. Quando si valuta se l’umanità di un individuo è buona o cattiva e quanto è morale la sua condotta, uno dei punti di riferimento è se costui ricambia i favori o l’aiuto che riceve, se è qualcuno che ripaga con gratitudine una gentilezza ricevuta oppure no. Nella cultura tradizionale cinese, così come nella cultura tradizionale dell’umanità, le persone considerano questa come un’importante misura della condotta morale. Se qualcuno non capisce che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine ed è un ingrato, viene ritenuto privo di coscienza e indegno di essere frequentato, e andrebbe disprezzato, rifiutato con sdegno o allontanato da tutti. Per contro, se qualcuno invece capisce che una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine, se manifesta gratitudine e ripaga i favori e l’aiuto che riceve con ogni mezzo a sua disposizione, viene ritenuto un individuo dotato di coscienza e umanità. Se qualcuno riceve benefici o aiuto da un’altra persona ma non li ripaga, o se esprime solo un briciolo di gratitudine con niente di più che un semplice ‘grazie’, l’altra persona cosa penserà? Non potrebbe forse essere contrariata? Potrebbe pensare: ‘Quel tizio non merita di essere aiutato, non è una brava persona. Se la sua risposta a tutto l’aiuto che gli ho dato è questa, allora non ha coscienza né umanità e non vale la pena di frequentarlo’. Se si imbattesse di nuovo in un individuo del genere, questa persona lo aiuterebbe ancora? Come minimo, non avrebbe il desiderio di farlo” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). “Dall’antichità fino al presente, innumerevoli individui sono stati influenzati da questa idea, da questa visione e da questo criterio di condotta morale riguardante il ripagare le gentilezze ricevute. Anche quando colui che fa loro una gentilezza è malvagio o cattivo e li costringe a compiere nefandezze e cattive azioni, gli uomini continuano ad andare contro la propria coscienza e la propria ragione, assecondandolo ciecamente al fine di ripagare la gentilezza ricevuta, cosa che porta a numerose conseguenze disastrose. Si potrebbe dire che molte persone, essendo state influenzate, condizionate, limitate e vincolate da questo criterio di condotta morale, sostengono ciecamente ed erroneamente questa visione del ripagare le gentilezze ricevute e sono persino propense ad aiutare e a favorire i malvagi. Ora che avete ascoltato la Mia comunione, avete un quadro chiaro della situazione e potete stabilire che si tratta di una lealtà stolta, e che questo comportamento equivale a comportarsi senza porre alcun limite e a ripagare le gentilezze ricevute in modo sconsiderato, senza alcun discernimento, e che è una cosa priva di significato e di valore. Dal momento che temono di essere criticate dall’opinione pubblica o condannate dagli altri, le persone dedicano con riluttanza la loro vita a ripagare le gentilezze altrui fino al punto di sacrificarla per farlo, e questa è una maniera assurda e sciocca di agire. Questo detto della cultura tradizionale non solo ha condizionato il modo di pensare delle persone, ma ha anche caricato le loro vite di un peso e di un disagio inutili e ha gravato le loro famiglie di ulteriori sofferenze e fardelli. Molte persone hanno pagato prezzi elevatissimi per ripagare le gentilezze ricevute dagli altri: la considerano come una responsabilità sociale o un loro dovere, e sono capaci addirittura di passare tutta la vita a farlo. La ritengono una cosa perfettamente naturale e giustificata, un dovere ineludibile. Questo punto di vista e questo modo di fare non sono forse sciocchi e assurdi? Rivelano appieno quanto le persone siano ignoranti e prive di illuminazione. In ogni caso, questo detto riguardante la condotta morale, una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine, potrà anche essere in linea con le nozioni delle persone, ma non è conforme alle verità principi. È incompatibile con le parole di Dio e rappresenta una visione e un modo di agire errati” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). Le parole di Dio sono state una rivelazione impeccabile. Fin dall’antichità, un classico metro di valutazione dell’umanità delle persone è sempre stato il fatto che ripaghino con gratitudine le gentilezze ricevute oppure no. Se qualcuno ti ha aiutato o è stato gentile con te, devi ripagare la sua gentilezza. Se lo fai, sei una brava persona; se non lo fai, verrai abbandonato e la gente ti etichetterà come ingrato e privo di riconoscenza. Suggestionate e condizionate da quest’idea del ripagare con gratitudine le gentilezze ricevute, le persone vivono inconsapevolmente tra pastoie e vincoli. Se qualcuno in passato ti ha aiutato, devi ripagarlo, e non occorre tu discerna che tipo di persona è o quale cammino percorre, né se ripagarlo è conforme alla verità. A causa di questo bisogno di ripagare la gentilezza, certe persone vivono tutta la loro vita vincolate dagli altri, e alcuni compiono persino cattive azioni per conto di altri e si lasciano usare solo per ripagare una gentilezza, vivendo da miserabili e nella sofferenza. Fin da quando ero piccola, mia madre mi ha insegnato a ripagare con gratitudine le gentilezze ricevute, a non dimenticare mai la gentilezza a noi concessa dagli altri, perché potrebbero parlare male di noi in nostra assenza. Quasi tutti coloro che avevo intorno usavano lo stesso criterio di condotta per valutare il comportamento altrui. E anche io vivevo in base a questi aforismi tramandati di generazione in generazione, come “Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine”, “Ripaga ciò che ricevi dieci volte tanto” e “Una goccia d’acqua di gentilezza dovrebbe essere ripagata con una sorgente zampillante”. Se qualcuno mi aiutava, non lo dimenticavo mai e cercavo sempre un’occasione per ripagarlo. Se non riuscivo a ripagare chi era stato gentile con me, mi sentivo in colpa, a disagio, e mi vergognavo di guardarlo in faccia. Temevo che la gente mi avrebbe ritenuta un’ingrata. Poiché Fang Ling mi aveva aiutata in passato, nonostante avessi discernimento del fatto che era una miscredente, temevo che, se in base ai principi l’avessi allontanata dalla chiesa, sarei stata stigmatizzata, così ho tentato di proteggerla e di difenderla, per ripagare la sua gentilezza. Quando dovevo leggere a mio fratello e alle mie sorelle la descrizione del male che aveva compiuto, temevo che mi avrebbero ritenuta un’ingrata e avevo paura di affrontarli. Quando dovevo leggere la notifica di allontanamento a Fang Ling e ho visto il suo aspetto emaciato e pallido, non ho potuto fare a meno di sentirmi in colpa e ho scelto di limitarmi a leggere la descrizione delle sue malefatte. Dopo che Fang Ling è stata allontanata, non avevo il coraggio di guardarla in faccia. Sapevo benissimo che non perseguiva la verità e non percorreva la retta via e che era stata scacciata, ma mi sembrava sempre di averle fatto un torto. L’aiuto che mi aveva dato era come una palla al piede che mi teneva legata, che mi appesantiva fino a togliermi il respiro. Mi sono resa conto che a causa del vincolo di quell’idea tradizionale non sapevo nemmeno discernere tra giusto e sbagliato, e tanto meno praticare la verità. Per mantenere la mia reputazione e non essere tacciata dagli altri di ingratitudine, ho ripagato sconsideratamente la gentilezza senza distinguere il bene dal male. Mi sono comportata senza alcun principio o linea di condotta, e mi sono ribellata e opposta a Dio. Ho capito che per quanto le persone potessero difendere, elogiare e approvare il mio comportamento, stavo sacrificando gli interessi della chiesa, e questo costituiva una macchia indelebile nel mio percorso di credente. Le conseguenze erano alquanto gravi! Attraverso quest’esperienza ho capito che la cultura tradizionale è uno strumento con cui Satana inganna e corrompe le persone. Vincolata da quell’idea sbagliata, capivo chiaramente la verità ma non sapevo praticarla, e mi ribellavo e opponevo a Dio. Non volevo più vivere secondo le filosofie sataniche.
In seguito, mi sono imbattuta in altri due passi delle parole di Dio: “È necessario discernere il concetto culturale tradizionale per cui ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’. La parte più importante è la parola ‘gentilezza’: come bisogna intenderla? A quale aspetto e a quale natura della gentilezza si fa riferimento qui? Qual è il significato di ‘Una gentilezza ricevuta deve essere ripagata con gratitudine’? Le persone devono trovare le risposte a tali domande e non devono per nessuna ragione lasciarsi condizionare da questa idea del ripagare le gentilezze ricevute: per tutti coloro che perseguono la verità, ciò è assolutamente essenziale. Cos’è la ‘gentilezza’ secondo le nozioni umane? Su piccola scala, è qualcuno che ti aiuta quando sei nei guai. Per esempio, qualcuno che ti dà una ciotola di riso quando stai morendo di fame o una bottiglia d’acqua quando stai morendo di sete, qualcuno che ti aiuta quando cadi e non riesci a rialzarti. Tutti questi sono atti di gentilezza. Un grande atto di gentilezza è qualcuno che ti soccorre quando sei in condizioni disperate: detto altrimenti, una gentilezza che ti salva la vita. Quando corri un pericolo mortale e qualcuno ti aiuta a evitare la morte, ti sta essenzialmente salvando la vita. La gente percepisce cose del genere come ‘gentilezza’. Questo tipo di gentilezza supera di gran lunga qualsiasi insignificante favore materiale, è una grande gentilezza che non si può misurare in termini di denaro o di cose materiali. Chi la riceve prova una sorta di gratitudine che non è possibile esprimere solo con poche parole di ringraziamento. Ma questo modo di misurare la gentilezza è accurato? (No.) Perché dici che non è accurato? (Perché è una misurazione che si basa sui criteri della cultura tradizionale.) Questa è una risposta basata sulla teoria e sulla dottrina e, sebbene possa sembrare giusta, non va all’essenza della questione” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). “Spostiamo ora l’attenzione sulla questione della cosiddetta gentilezza dell’uomo. Per esempio, prendiamo il caso di una persona gentile che soccorre un mendicante svenuto nella neve per la fame. Lo accoglie in casa propria, gli dà cibo e vestiti, gli permette di vivere con la propria famiglia e di lavorare al suo servizio. Indipendentemente dal fatto che il mendicante si sia offerto di lavorare di sua spontanea volontà o che l’abbia fatto per ripagare un debito di gentilezza, soccorrerlo è stato un atto di gentilezza? (No.) Anche i piccoli animali sanno aiutarsi e soccorrersi a vicenda. Agli uomini compiere tali azioni richiede solo un minimo sforzo, e chiunque sia dotato di umanità è in grado di fare queste cose e di realizzarle. Si potrebbe dire che tali azioni sono una responsabilità e un obbligo sociali che chiunque sia in possesso di umanità dovrebbe adempiere. Non è forse un po’ eccessivo che l’uomo le classifichi come gentilezze? È una classificazione corretta? Per esempio, durante un periodo di in cui molte persone possono patire la fame, se un ricco distribuisce sacchi di riso alle famiglie povere per aiutarle a superare questo momento difficile, non è forse un esempio del tipo di aiuto e di sostegno morale basilare che dovrebbe esserci tra gli uomini? Costui ha semplicemente dato loro un po’ di riso, non ha certo donato tutto il suo cibo agli altri fino a soffrire la fame lui stesso. Può davvero considerarsi come gentilezza? (No.) Le responsabilità e gli obblighi sociali che l’uomo è in grado di adempiere, le azioni che dovrebbe saper compiere e che dovrebbe eseguire in base all’istinto, e i semplici gesti di aiuto e beneficio per gli altri: queste cose non possono in alcun modo essere considerate gentilezze, poiché sono tutti casi in cui l’uomo sta semplicemente tendendo una mano per aiutare. Aiutare qualcuno che ne ha bisogno, nel momento e nel luogo più appropriati, è un fenomeno normalissimo. È anche responsabilità di chiunque appartenga alla razza umana. È semplicemente una sorta di responsabilità e di obbligo. Quando le ha create, Dio ha fornito alle persone questi istinti. A quali istinti Mi riferisco? Mi riferisco alla coscienza e alla ragione dell’uomo” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). Leggendo le parole di Dio ho acquisito una nuova comprensione del termine “gentilezza” nel “ripagare le gentilezze ricevute” che mi aveva sempre vincolata. Quando qualcuno attraversa un momento difficile, aiutarlo a venirne fuori e sostenerlo al meglio delle proprie capacità è una responsabilità sociale che tutti dovrebbero assumersi, non è affatto gentilezza. Come quando Fang Ling mi ha aiutata prendendosi cura di mio marito paralizzato e si è occupata dei lavori dei nostri campi nel momento più difficile: si trattava semplicemente di normali relazioni umane e di sostegno reciproco tra persone. Senza contare che è la sorella di mio marito, quindi era ovvio che fornisse aiuto al meglio delle sue possibilità quando suo fratello si trovava in difficoltà. Non può davvero considerarsi gentilezza. Quando mio marito è morto e io sono precipitata nella negatività, Fang Ling ha fatto comunione con me e mi ha sostenuta, ma questo è solo ciò che le sorelle nella fede fanno l’una per l’altra, non può definirsi gentilezza. Se la famiglia di Fang Ling avesse attraversato un momento difficile, anche io avrei fornito sostegno. Se lei fosse precipitata nella negatività e nella debolezza, le avrei letto le parole di Dio e l’avrei sostenuta. Questo dovrebbe fare chi possiede una normale umanità. Io invece consideravo una gentilezza tutto ciò che Fang Ling faceva e cercavo sempre un modo per ripagarla, come se senza il suo aiuto non ce l’avrei mai fatta. In realtà, sono stati la guida e l’aiuto delle parole di Dio a farmi arrivare dove mi trovo. Dopo la morte di mio marito, non comprendendo la verità, non sapevo come andare avanti, e nel mio momento di massima debolezza e negatività è stato Dio a orchestrare ogni sorta di cose, persone e luoghi per aiutarmi. Sono state le Sue parole a illuminarmi, a guidarmi fuori dalle avversità e a condurmi dove mi trovo ora. Ora non mi manca nulla e vivo normalmente proprio come chiunque altro, nutrendomi delle parole di Dio e compiendo il mio dovere; tutto questo è dovuto all’amore di Dio. Se davvero avessi avuto una coscienza, avrei dovuto ripagare Dio. E invece vivevo secondo l’idea sbagliata di ripagare con gratitudine le gentilezze ricevute, di attribuire sempre valore alle mie relazioni e alle premure per gli altri, e di non dimenticare mai nemmeno il più piccolo favore ricevuto da chiunque, mentre per tutto il tempo mi opponevo e mi ribellavo a Dio che mi aveva dato tutto e non esitavo a violare i principi e a danneggiare gli interessi della chiesa per ripagare le gentilezze ricevute. Questa era autentica ingratitudine e mancanza di umanità. Rendermene conto mi ha fatta sentire molto più serena e ho pensato a quanto fosse miserevole che non comprendessi la verità.
In seguito, ho letto questo passo delle parole di Dio: “Qualcuno in passato ti ha aiutato, è stato gentile con te in determinati modi e ha esercitato un’influenza sulla tua vita o su qualche evento importante, ma la sua umanità e il cammino che percorre non sono in linea con il tuo percorso e con ciò che ricerchi. Non parlate la stessa lingua, questa persona non ti piace e magari, a un certo livello, si potrebbe dire che i vostri interessi e le vostre ricerche sono completamente diversi. Sono diversi il vostro percorso di vita, la vostra visione del mondo e la vostra prospettiva sulla vita: appartenete a due categorie di persone totalmente differenti. Quindi, in che modo dovresti approcciarti e rispondere all’aiuto che costui ti ha fornito in precedenza? Questa è una situazione realistica che potrebbe verificarsi? (Sì.) Dunque, cosa dovresti fare? Anche questa è una situazione facile da gestire. Dato che tu e questo individuo state percorrendo cammini differenti, dopo avergli fornito il rimborso materiale che puoi permetterti in base alle tue possibilità, ti rendi conto che le vostre convinzioni sono troppo diverse, che non potete percorrere lo stesso cammino e nemmeno essere amici e che non potete più interagire. Alla luce di ciò, come dovresti procedere? Mantieni le distanze. Sarà anche stato gentile con te in passato, ma si fa strada nella società a forza di truffe e inganni, compiendo ogni sorta di nefandezze, e a te non piace, quindi è del tutto ragionevole mantenere le distanze da lui. Qualcuno potrebbe dire: ‘Agire in questo modo non denota mancanza di coscienza?’ Non si tratta di mancanza di coscienza: se costui dovesse davvero affrontare una qualche difficoltà nella vita, potresti comunque aiutarlo, ma non puoi lasciarti condizionare da lui o assecondarlo nel compiere azioni malvagie e immorali. E non c’è nemmeno bisogno di diventare suo schiavo soltanto perché in passato ti ha aiutato o ti ha fatto un grande favore: non è un tuo obbligo, e costui non è degno di un trattamento simile. Hai il diritto di scegliere di interagire, passare del tempo e anche fare amicizia con persone che ti piacciono e con cui vai d’accordo, persone corrette. Puoi adempiere alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi nei confronti di costui, è un tuo diritto. Naturalmente, puoi anche rifiutarti di farci amicizia e di avere rapporti con chi non ti piace, senza dover adempiere ad alcun obbligo o responsabilità nei suoi confronti: anche questo è un tuo diritto. Se anche decidessi di abbandonare questo individuo, e di rifiutarti di interagire con lui oppure di adempiere a qualsiasi responsabilità o obbligo nei suoi confronti, non sarebbe sbagliato. Devi porti dei limiti nel comportamento e trattare persone diverse in modi diversi. Non dovresti frequentare persone malvagie né seguire il loro cattivo esempio: questo è scegliere con saggezza. Non lasciarti influenzare da vari fattori come la gratitudine, le emozioni e l’opinione pubblica: questo significa prendere posizione e avere dei principi, ed è ciò che dovresti fare” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (7)”). Le parole di Dio indicavano chiaramente i principi per trattare le persone. Se qualcuno ci ha fatto un grande favore in passato, dobbiamo trattarlo in base alla qualità della sua umanità e al cammino che percorre. Se è una brava persona e percorre la retta via, possiamo conversare con lui normalmente e aiutarlo al meglio quando ne ha bisogno. Se colui che ci ha aiutati non percorre la retta via e commette degli oltraggi, dobbiamo fare attenzione nell’interagire con lui e discernere la natura di ciò che dice e fa. Ove necessario, magari dovremo abbandonarlo o prenderne le distanze, e limitarci a fornirgli un aiuto materiale al meglio delle nostre possibilità. Se crede in Dio ma non persegue la verità, nei suoi doveri tende a sbrigarsela, causa problemi e intralcia il lavoro della casa di Dio, dobbiamo potarlo e trattarlo in conformità alle verità principi. Se continua a non mostrare pentimento, dobbiamo attenerci ai principi, ammonendolo oppure allontanandolo, a seconda delle esigenze del caso, in conformità ai principi. Non dobbiamo agire secondo le leggi sataniche, assecondando il male e violando i principi. Ho ripensato al fatto che non avevo trattato le persone secondo i principi, avevo più volte agito in modo inconsapevole, mi ero lasciata vincolare dalle idee tradizionali e senza accorgermene ero diventata una tirapiedi di Satana, intralciando la vita della chiesa. Se nella nostra fede non viviamo in base alla verità, possiamo opporci a Dio e offendere la Sua indole in qualsiasi momento! Fang Ling mi fornisce ancora del sostegno materiale di tanto in tanto, ma grazie alle parole di Dio ho imparato come interpretarlo. Non lo considero come se lei mi trattasse bene o mi offrisse gentilezza, ma piuttosto come un segno dell’amore di Dio. È Dio che la spinge ad aiutarmi, quindi dovrei ringraziarLo e compiere il mio dovere per ripagarLo.
In passato, avevo sempre pensato di dover ripagare le gentilezze ricevute ed essere riconoscente, convinta che sia questo che fanno le brave persone. Ma attraverso la mia esperienza personale ho capito che Satana usa questa idea tradizionale del ripagare la gentilezza per vincolarci, limitare i nostri pensieri, renderci incapaci di distinguere tra male e bene, indurci ad agire senza principi e renderci inconsapevolmente degli strumenti di Satana. Ho anche imparato che, per quanto le persone possano ritenerle valide, le cose sataniche non sono la verità. Solo le parole di Dio sono la verità. Le parole di Dio ci permettono di discernere tra giusto e sbagliato e di vivere un’umanità normale. Solo quando viviamo secondo la verità e trattiamo le persone e le cose in base ai principi contenuti nelle parole di Dio possiamo agire in conformità alla volontà di Dio e vivere con integrità e dignità. Sia resa ogni riconoscenza a Dio per la Sua salvezza!
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