Riflessioni sulla perdita del mio dovere
Dato che sono abbastanza abile nella saldatura, nel 2017, mi hanno assegnato la gestione di alcuni affari della Chiesa. Era un compito fisicamente impegnativo e c’erano straordinari da fare. A volte non riuscivo a consumare i pasti o partecipare alle riunioni in orario. All’inizio, non mi importava, pensavo che poter fare uso di quell’abilità nel mio lavoro fosse un onore per me. Volevo metterci tutto quello che avevo. Col tempo, gli impegni della nostra squadra sono aumentati e il mio compito si è fatto piuttosto frenetico. Dopo un po’, mi sono stancato e ho cominciato a provare un certo risentimento.
Una volta, durante una riunione, una sorella ci ha detto improvvisamente che serviva aiuto per scaricare del materiale e che dovevamo andare. Io non volevo proprio farlo. Mi chiedevo perché non si potesse aspettare fino a dopo la riunione, e poi, se era così urgente, poteva farlo qualcun altro! Perché proprio noi? Non eravamo altro che mercenari? Avevo questa sensazione di resistenza interna, però sono andato, seppure con grande riluttanza. Non ci ho messo tutto me stesso, facevo le cose meccanicamente. Tutti gli altri facevano gli straordinari quando gli impegni arrivavano all’ultimo minuto, mentre io cercavo una scorciatoia ovunque potessi. Se potevo cavarmela con meno, mi sottraevo alla fatica. Ogni volta che dovevo lavorare qualche ora in più, ero risentito e riluttante, come se mi fosse stato fatto un terribile torto. All’apparenza, facevo il mio dovere, ma lo facevo a malincuore. Volevo prendermela comoda, una volta finito il compito che il caposquadra mi aveva assegnato, e non mi andava di aiutare gli altri che non avevano ancora terminato. Erano affari loro e non avevano nulla a che vedere con me. Il caposquadra mi ha rimproverato e mi ha trattato, vedendomi svogliato, ma ho pensato che fosse solo un pignolo e non ho riflettuto su me stesso. Così, ho svolto il mio dovere in modo assai passivo, accontentandomi del minimo indispensabile. Gli altri fratelli si davano tutti molto da fare; io non soltanto non li invidiavo, ma addirittura li deridevo in segreto. In un’occasione, mentre trasportavamo legname, io portavo un solo fascio alla volta, mentre un altro fratello ne portava due alla volta. Pensavo: “A che serve ammazzarsi di fatica? Sei un idiota. Non ce n’è bisogno, anche se ne hai la forza. Così ti sfinisci”. In effetti, ero più giovane di lui, quindi portarne due alla volta non sarebbe stato un problema per me, però poi avrei avuto le spalle indolenzite. Non se ne parlava. Vedendomi indugiare nel mio lavoro, gli altri fratelli mi rimproveravano e mi dicevano di essere più attento nel mio dovere, ma non mi importava. Stavo comunque facendo il mio, quindi non creavo un gran danno. Siccome mi sono rifiutato di correggere il mio atteggiamento verso il mio dovere, il giudizio e il castigo di Dio si sono abbattuti su di me.
Il 21 luglio di quest’anno, quando ero nel bel mezzo del lavoro, il caposquadra mi ha detto improvvisamente che la mia umanità era carente e che ero stato pigro nel mio dovere, quindi non ero adatto a quella posizione. Ho avuto una sensazione di irrequietezza alla bocca dello stomaco quando ho ricevuto la notizia. Senza un dovere, non ero spacciato? Avevo qualche speranza di salvezza? Ero sempre più sconvolto e sono sprofondato in una grande depressione. Mi sono immediatamente inginocchiato dinanzi a Dio in preghiera: “O Dio! Hai permesso Tu che ciò mi accadesse, lo so, ma non capisco la Tua volontà in questa circostanza e non so quale lezione dovrei imparare. Ti prego di vegliare sul mio cuore in modo che io possa sottomettermi alla Tua opera e non trovare difetti”. Dopo aver pregato, mi sono sentito molto più tranquillo. Avevo fatto armi e bagagli, ero in procinto di partire, guardavo gli altri fratelli in lontananza, tutti che correvano avanti e indietro, lavorando con entusiasmo mentre io stavo per andarmene. Mi sentivo malissimo. Ero un credente da oltre 10 anni e mi ero sempre ritenuto una persona che perseguiva la verità, che sapeva fare sacrifici. Non avrei mai immaginato di essere destituito da un dovere. Se non ero nemmeno adatto a svolgere un compito, cosa avrei potuto fare? Non capivo perché il caposquadra avesse detto che mancavo di umanità. In genere, non avevo alcun tipo di conflitto con gli altri e andavo d’accordo con tutti la maggior parte delle volte. Mi sembrava che non ci fosse nulla di sbagliato nella mia umanità. Per quanto riguarda il mio dovere, mi pareva di averci messo un bel po’ di energia. Ma poi ho pensato che Dio è giusto: se avessi fatto bene il mio dovere, non sarei stato destituito. Dopo aver perso il mio dovere, non dovevo più essere così impegnato o lavorare tanto duramente tutto il tempo, ma mi sentivo davvero deluso, proprio abbattuto. Mi presentavo continuamente davanti a Dio in preghiera, chiedendoGli di illuminarmi per conoscere me stesso. A un certo punto, ho letto questo nelle parole di Dio: “Alcuni si vantano sempre di possedere una buona umanità, affermando di non aver mai fatto nulla di male, di non avere derubato nessuno né desiderato la roba d’altri. Si spingono perfino ad avvantaggiare gli altri a proprio scapito quando vi è una disputa di interessi, preferendo subire perdite, e non dicono mai nulla di negativo su nessuno, per farsi considerare persone buone dagli altri. Però, nel compiere il loro dovere nella casa di Dio, sono scaltri e viscidi e tramano sempre per il proprio tornaconto. Non pensano mai agli interessi della casa di Dio, non considerano mai urgenti le cose che Dio considera urgenti né pensano come pensa Dio, e non riescono mai ad accantonare i propri interessi per compiere il proprio dovere. Non rinunciano mai ai propri interessi. Anche quando vedono persone malvagie commettere il male, non le smascherano; non hanno principi di alcun genere. Questo non è un esempio di buona umanità. Non prestare attenzione a ciò che dice una tale persona; devi vedere che cosa vive, che cosa rivela e qual è il suo atteggiamento quando compie il suo dovere, nonché qual è la sua condizione interna e che cosa ama” (“Consegna il tuo vero cuore a Dio e potrai ottenere la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Riflettendo su questo passo, ho capito che pensavo di avere una buona umanità perché, in superficie, non commettevo cattive azioni, però questo non era realmente in linea con la verità. Dio giudica l’umanità di una persona in base a come svolge il proprio dovere e all’atteggiamento con cui lo compie. Si tratta di sapere se si riesce a mettere da parte gli interessi personali e a sostenere quelli della casa di Dio. Una persona con un’umanità veramente buona è devota a Dio nel suo dovere. Sa soffrire e pagare un prezzo. Nei momenti critici sa rinunciare alla propria carne e sostenere l’opera della casa di Dio. In seguito, ho iniziato a chiedermi se possedevo davvero umanità o no, e che tipo di atteggiamento avevo nel mio dovere alla luce delle parole di Dio.
Ho letto questo passo: “Tutto ciò che deriva da quanto Dio chiede, i vari aspetti del lavoro e dell’attività collegati alle prescrizioni di Dio, tutto questo richiede la collaborazione da parte dell’uomo, fa tutto parte del dovere dell’uomo. L’ambito dei doveri è molto ampio. I doveri sono tua responsabilità, sono ciò che dovresti fare e, se tu sei sempre evasivo al riguardo, questo è un problema. A dir poco, sei troppo indolente, troppo falso, sei ozioso, ami il tempo libero e disprezzi il lavoro; per dirla più seriamente, non sei disposto a svolgere il tuo dovere, non ti impegni, non obbedisci. Se non riesci a compiere uno sforzo nemmeno per questo compito secondario, che cosa sai fare? Che cosa sei capace di fare adeguatamente? Se una persona è veramente devota e ha senso di responsabilità verso il proprio dovere, farà tutto ciò che le viene chiesto, senza operare selezioni, se è prescritto da Dio ed è necessario alla casa di Dio; intraprenderà e porterà a termine tutto ciò che può e deve fare. È questo che bisogna capire e conseguire? (Sì.) Alcuni non sono d’accordo e dicono: ‘Passi tutto il giorno a svolgere il tuo dovere nella tua stanza, al riparo dal vento e dal sole. Non c’è nessuna difficoltà in questo. Non sai di cosa stai parlando: vorrei vedere cosa succederebbe se dovessi stare qualche ora allo scoperto e patire un po’ di disagio!’ Queste parole non sono sbagliate; è più facile dire che fare. Quando le persone in effetti agiscono, da un lato bisogna osservarne il carattere e dall’altro lato bisogna vedere quanto amino la verità. Parliamo prima del carattere delle persone. Chi ha un buon carattere vede il lato positivo di tutto, si dedica volentieri alle cose e cerca di percepirle da un punto di vista positivo e attivo; ossia ha un cuore, un carattere e un temperamento giusti; questo dal punto di vista del carattere. L’altro aspetto è in che misura ami la verità. Che cosa indica? Significa che, in qualunque misura le opinioni, i pensieri e i modi di vedere le cose nella tua testa corrispondano alla verità, in qualunque misura tu capisca una certa cosa, sei in grado di accettarla da Dio; basta che tu sia obbediente e sincero. Se sei obbediente e sincero, non procedi a rilento nel lavoro, ti impegni veramente. Se ti impegni con tutto il cuore, ti impegni anche con le mani. Quando ti scoraggi, quando smetti di provarci, cominci a essere falso e la tua mente comincia a pensare: ‘Quando arriva l’ora di cena? Come mai è ancora così presto? Quando avrò finito con questo lavoro interminabile? È così fastidioso. Non sono uno sciocco; farò il minimo indispensabile, non voglio impegnarmi a fondo’. Com’è il carattere di questa persona? Le sue intenzioni sono giuste? (No.) È stata messa a nudo. Una persona del genere ama la verità? In che misura ama la verità? Persone simili hanno semplicemente scarsa volontà di compiere il loro dovere; la loro coscienza non è poi così cattiva, sono capaci di lavorare un po’, è solo che non ci mettono grande impegno. Svolgono sempre e solo i compiti superficiali. Quando è il momento di lavorare, allora si manifestano le loro intenzioni malvagie, e sono sempre alla ricerca di un modo per battere la fiacca; quando lavorano, la loro produttività è molto bassa. Ogni volta che utilizzano dell’attrezzatura, la danneggiano. Con il passare del tempo, gli altri cominciano a notare che c’è un problema con loro, e che dovrebbero essere smascherate. In realtà, Dio ha già visto tutto questo, e sta solo aspettando che gli altri aprano gli occhi, le smascherino e le eliminino. Tuttavia, queste persone pensano: ‘Guarda come sono intelligente. Mangiamo lo stesso cibo, ma dopo aver lavorato loro sono completamente esausti; invece guarda me, io so come godermela. Io sono quello intelligente; chiunque lavori per davvero è un idiota’. È giusto che abbiano una simile opinione delle persone oneste? In realtà sono coloro che svolgono un lavoro vero a essere intelligenti. Che cosa li rende tali? Dicono: ‘Non faccio niente che non mi sia chiesto da Dio e faccio tutto ciò che Egli mi chiede di fare. Faccio qualunque cosa Egli richieda e lo faccio con tutto il cuore, ci metto tutto quello che posso, non adopero trucchi. Non lo faccio per qualche persona, lo faccio per Dio e lo faccio dinanzi a Dio perché Egli veda; non lo faccio perché veda qualcun altro’. E il risultato? Un gruppo elimina tutte le persone subdole e rimangono solo quelle oneste. La condizione di queste persone oneste migliora sempre più, e sono protette da Dio in tutto ciò che succede loro. E che cosa fanno per meritarsi tale protezione? Nel cuore sono sincere. Non temono i patimenti e lo sfinimento, non sono schizzinose riguardo a ciò che viene loro affidato; non domandano perché, fanno come viene loro detto e basta, obbediscono, senza esaminare né analizzare, senza prendere in considerazione altro; non hanno secondi fini, sono anzi capaci di obbedienza in tutte le cose. La loro condizione interiore è sempre molto normale; di fronte al pericolo, Dio le protegge; e anche quando sono colpite da malattie o epidemie Dio le protegge: sono davvero benedette” (“Disprezzano la verità, contravvengono pubblicamente ai principi e ignorano le disposizioni della casa di Dio (Parte quarta)” in “Smascherare gli anticristi”). Dopo aver letto ciò, ero assolutamente convinto. Le parole di Dio hanno messo completamente a nudo la mia prospettiva, il mio atteggiamento e il mio stato nel mio dovere, e ho capito che Dio vede veramente nelle nostre anime. Egli osserva ogni nostra azione, ogni mossa, ogni pensiero passeggero. Quando avevo appena iniziato a compiere il mio dovere, ero totalmente determinato a spendermi per Dio e a ripagare il Suo amore. Ma poi è passato un po’ di tempo, e una volta che avevo investito più sforzi e sofferto maggiormente, la mia vera natura si è fatta vedere. Ho cominciato a prendere scorciatoie nel mio dovere, cercando di cavarmela facendo meno. Ho iniziato a oppormi e mi sentivo come se in qualche modo mi fosse stato fatto un torto quando dovevo fare un po’ di lavoro in più e sopportare qualche difficoltà fisica. Quando lavoravamo, tutti gli altri si buttavano a capofitto, senza paura di sfinirsi, mentre io menavo il can per l’aia e sceglievo i compiti più facili. Quando ho visto quel fratello faticare tanto, dentro di me ho persino riso di lui perché era uno sciocco, pensando di essere io quello intelligente, di poter svolgere il mio dovere senza stancarmi troppo e godere comunque delle benedizioni di Dio, avere la botte piena e la moglie ubriaca. Stavo persino calcolando i guadagni e le perdite personali nel mio dovere. Ero così astuto, così spregevole! Le parole di Dio mi hanno mostrato che, quando ridevo degli altri perché faticavano tanto, ero io il vero stolto. Di tutti i fratelli, nessuno di quelli che ritenevo sciocchi aveva perso il proprio dovere, invece io ero stato rimosso anche se pensavo di essere così intelligente, perdendo la possibilità di servire. Ero la vittima della mia stessa “furbizia”. Ero io che meritavo di essere chiamato sciocco e fare il mio dovere in quel modo era disgustoso agli occhi di Dio. Svolgere bene il proprio dovere dovrebbe essere la vocazione, la missione di vita di un essere creato ed è un compito che il Creatore affida all’uomo. Ma mi ero comportato come se non fossi altro che un lavoratore a giornata, il quale cercava di arrivare a fine turno, senza prendersi alcuna responsabilità. Avevo completamente perso la coscienza e la ragionevolezza che un essere creato dovrebbe possedere, valevo meno di un cane da guardia. Almeno un cane sa servire il suo padrone, sorvegliando il suo giardino, e gli sarà fedele, indipendentemente da come viene trattato. Io, invece, mi nutrivo e mi dissetavo di ciò che Dio mi forniva, godendo delle benedizioni della Sua grazia, senza portare a termine i compiti che mi aveva assegnato. Ero meno di una bestia, indegno di essere chiamato umano. Essere destituito dal mio dovere era una manifestazione della giusta indole di Dio. Era stato provocato interamente dalla mia ribellione. Non avevo il minimo dubbio.
Poi, ho letto questo nelle parole di Dio: “Se, quando fai il tuo dovere, non ci sono alcun prezzo concreto e alcuna lealtà, allora non è all’altezza dei requisiti. Se non ti dedichi veramente alla tua fede in Dio e allo svolgimento del tuo dovere; se fai sempre le cose in modo meccanico e sei frettoloso nelle tue azioni, come un miscredente che lavora per il suo capo; se ti limiti a fare uno sforzo di pura facciata, tirando alla meno peggio la fine di ogni giornata così come viene, ignorando i problemi quando li vedi, notando un danno ed evitando di porvi rimedio, e accantonando indiscriminatamente tutto ciò che non va a tuo vantaggio, allora questo non è forse un guaio? Come potrebbe una persona così essere un membro della famiglia di Dio? Simili individui sono estranei; non appartengono alla casa di Dio. In cuor tuo sai se sei sincero, se dedichi tutto te stesso quando svolgi il tuo dovere, e anche Dio ne tiene conto. Dunque vi siete mai veramente dedicati allo svolgimento del vostro dovere? L’avete mai preso sul serio? L’avete trattato come una responsabilità, come un obbligo? Ve ne siete mai assunti la responsabilità? Avete mai fatto sentire la vostra voce quando avete scoperto un problema mentre facevate il vostro dovere? Se non l’avete mai fatto, se non avete neppure pensato di farlo, se siete riluttanti a occuparvi di cose simili e pensate che meno seccature ci sono e meglio è, se è questo il principio che adottate nei loro confronti, allora non state svolgendo il vostro dovere; vivete del sudore della vostra fronte, prestate servizio. I servitori non appartengono alla casa di Dio. Sono dipendenti; dopo aver finito il loro lavoro, prendono i soldi e se ne vanno; ciascuno va per la sua strada e diventa un estraneo per l’altro. È questo il loro rapporto con la casa di Dio. I membri della casa di Dio sono diversi: si danno da fare per ogni cosa nella Sua casa, si assumono la responsabilità, i loro occhi vedono cosa occorre fare nella casa di Dio ed essi tengono a mente quei compiti, ricordano tutto ciò che pensano e vedono, sono gravati da un fardello, hanno un senso di responsabilità. Sono questi i membri della casa di Dio. Siete arrivati a questo punto? (No.) Allora avete ancora molta strada da fare, perciò dovete continuare a cercare! Se non ti consideri membro della casa di Dio e ti escludi, allora come fa Lui ad avere considerazione di te? Dio non ti tratta come un estraneo; sei tu a metterti fuori dalla porta della Sua casa. Dunque, obiettivamente parlando, che tipo di persona sei esattamente? Non sei nella Sua casa. Questo ha forse qualcosa a che fare con ciò che Egli dice o stabilisce? Sei stato tu a collocare il tuo scopo e la tua posizione fuori dalla casa di Dio. Chi altri c’è da incolpare?” (“Per svolgere bene il dovere occorre, come minimo, una coscienza” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Quando ho riflettuto sulle parole di Dio, ho capito che considerare gli interessi della Sua casa in ogni aspetto e vedere la Sua casa come la mia casa era l’unico modo per compiacere Dio e portarGli conforto. Solo così è possibile essere un membro della Sua casa. Avevo svolto il mio dovere nella casa di Dio ma, a causa del mio atteggiamento e dell’approccio verso il mio dovere, non ero veramente un membro della Sua famiglia. Ero come un dipendente nella Sua casa, facevo solo un lavoro di superficie senza metterci il cuore. Non ero personalmente coinvolto in qualcosa che non mi riguardava direttamente. Ho capito che ero davvero totalmente privo di umanità e non avevo alcuna integrità. Non ero nemmeno degno di essere un servitore: ero un non credente. Ero totalmente indegno di svolgere qualsiasi dovere nella Chiesa.
A quel punto, ho invocato e pregato Dio senza sosta, pensando a cosa mi avesse posseduto per avere quel tipo di atteggiamento nel mio dovere. Nelle parole di Dio, ho letto questo: “Finché le persone non hanno sperimentato l’opera di Dio e guadagnato la verità, è la natura di Satana che prende il sopravvento e domina dentro di loro. Quali elementi specifici fanno parte di quella natura? Ad esempio, perché sei egoista? Perché proteggi la tua posizione? Perché hai emozioni così forti? Perché trai piacere da cose inique? Perché ti piacciono quei mali? Su cosa si basa il tuo debole per simili cose? Da dove vengono tali cose? Perché sei così felice di accettarle? Ormai siete arrivati tutti a comprendere che la ragione principale dietro a tutte queste cose è che il veleno di Satana è dentro di voi. Quanto a cosa sia il veleno di Satana, lo si può esprimere compiutamente a parole. Ad esempio, se chiedi ‘Come si dovrebbe vivere? Per cosa si dovrebbe vivere?’, le persone risponderanno: ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’. Questa singola frase esprime la radice vera e propria del problema. La filosofia di Satana è diventata la vita delle persone. Qualsiasi cosa perseguano, lo fanno per se stesse, e dunque vivono solo per se stesse. ‘Ognuno per sé e che gli altri si arrangino’ – questa è la vita e la filosofia dell’uomo, e rappresenta anche la natura umana. Queste parole di Satana sono appunto il veleno di Satana e, quando le persone lo interiorizzano, diventa la loro natura. Attraverso queste parole, viene messa a nudo la natura di Satana; esse la rappresentano completamente. Questo veleno diventa la vita delle persone nonché il fondamento della loro esistenza, e l’umanità corrotta è ormai da millenni costantemente dominata da questo veleno” (“Come percorrere il cammino di Pietro” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Questo mi ha aiutato a capire che vivevo in base alle leggi sataniche di sopravvivenza, come “Ognuno per sé e che gli altri si arrangino” e “Lascia che le cose vadano avanti da sole se non ti riguardano personalmente”. C’è anche “Abbi sempre la meglio, non essere mai l’ultima ruota del carro”. Queste cose erano profondamente radicate in me ed erano diventate la mia stessa natura. Vivevo in base a esse ed ero sempre più egoista e spregevole. Nel mio dovere pensavo solo ai miei interessi, ai benefici che ne avrei tratto, e facevo ciò che era più facile per me. Non riflettevo minimamente a come tenere conto della volontà di Dio nel mio dovere. Pensavo a come Dio si è fatto carne ed è venuto sulla terra, sopportando immense umiliazioni e sofferenze per esprimere le verità per purificare e salvare l’umanità, ma Dio non ha mai chiesto all’umanità di ripagarLo. Il Suo amore per noi è così immenso. E io avevo goduto del ricco sostentamento materiale e dell’irrigazione delle parole elargite da Dio senza alcun senso di gratitudine, risentendomi della minima difficoltà incontrata nel mio dovere. Ero totalmente privo di coscienza e di ragionevolezza. Non avevo levatura e non sapevo compiere alcun tipo di dovere importante, eppure Dio non mi ha respinto. Ha fatto in modo che avessi un compito adeguato, dandomi la possibilità di ottenere la verità e di essere salvato. Tale era l’amore di Dio. A questo pensiero ero pieno di rammarico e mi odiavo per essere stato così pigro e sciatto nel mio dovere. Mi detestavo in particolare per la profondità della mia corruzione satanica e la mancanza di umanità e non volevo più vivere in quel modo. Ho deciso che non importava quale compito mi venisse assegnato dopo quello, ci avrei messo tutto il mio cuore, tutto il mio impegno e avrei smesso di avere una scarsa considerazione di Dio. Mi sono presentato davanti a Dio in preghiera: “Dio, ti ringrazio per il tuo giudizio e il tuo castigo: mi hanno permesso di capire che stavo prendendo il mio dovere troppo alla leggera, che ero egoista, spregevole e privo di umanità. Ammetto la mia colpa e mi pento. Lavorerò duramente per fare il mio dovere e ripagare il mio debito verso di Te, per dare conforto al Tuo cuore”. Così, ho cominciato a investire tutto il mio tempo e i miei sforzi nel condividere il Vangelo, volendo solo fare bene quel dovere per rimediare agli errori passati.
Dopo poco più di un mese, il capo ha visto che il mio stato era migliorato e così anche l’atteggiamento verso il mio dovere e mi ha chiamato per comunicarmi che potevo tornare a svolgere il mio compito. Ero incredibilmente felice e ho detto, a bassa voce: “Rendo grazie a Dio per avermi dato un’altra possibilità di fare il mio dovere”. Quando ho riattaccato il telefono mi sono venute le lacrime agli angoli degli occhi. Il mio cuore era sopraffatto dalla gratitudine verso Dio e da un grande senso di debito. Ripensando al passato, al mio atteggiamento e alla mia ribellione verso il mio dovere, ero pieno di rammarico e di vergogna. Mi sono inginocchiato dinanzi a Dio in preghiera, piangevo e basta, senza sapere cosa dirGli. Qualsiasi cosa potessi dire sembrava del tutto inadeguata, così mi sono limitato a ripetere più e più volte: “O Dio! Ti rendo grazie!” Pensavo solo a quanto Dio aveva operato in me, giudicandomi, castigandomi, purificandomi e salvandomi. L’unica cosa che potevo fare era esprimere la mia gratitudine. Non volevo altro che offrire tutto me stesso per Dio e dare il massimo nel mio dovere per ripagare il Suo amore. Riacquistando il mio dovere dopo averlo perso, ho imparato a farne veramente tesoro e finalmente ho capito cosa intendeva Dio quando ha detto: “Tutto ciò che deriva da quanto Dio chiede, i vari aspetti del lavoro e dell’attività collegati alle prescrizioni di Dio, tutto questo richiede la collaborazione da parte dell’uomo, fa tutto parte del dovere dell’uomo”. Non penso più che mettere impegno nel mio lavoro sia una sofferenza, che sia degradante, ma lo ritengo un onore, perché è un incarico conferito da Dio. È quello che Lui richiede e, soprattutto, è il mio dovere. Una volta avevo l’errata impressione che non ci fosse differenza tra il lavoro nella casa di Dio e quello nel mondo esterno, che non fossero altro che fatica. Ma questa esperienza mi ha insegnato che il lavoro nel mondo esterno è mirato esclusivamente a guadagnarsi da vivere, e che ogni difficoltà viene affrontata per un guadagno personale. Non ha senso. E, sebbene nella casa di Dio svolgessi anche un lavoro, si trattava di compiere il mio dovere. Ogni avversità affrontata per il mio dovere ha valore e ottiene l’approvazione di Dio.
Modificare l’atteggiamento verso il mio dovere mi ha permesso di sperimentare veramente l’amore di Dio. Non volevo più essere solo un impiegato nella Sua casa, ma cercare di essere parte della famiglia. Da allora, sono sempre stato pieno di energia nel mio dovere. A volte le cose sono un po’ difficili o faticose, però non mi lamento più. Riesco a metterci tutto il mio cuore e le mie forze per fare un buon lavoro. Sono così grato a Dio per il Suo giudizio e castigo, che mi hanno permesso di trasformare il mio atteggiamento verso il mio dovere e di eliminare la prospettiva dalla quale lo guardavo. Anche la mia indole corrotta è parzialmente cambiata.