Libera dalle catene domestiche
Nel giugno 2012, ho accolto l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. Attraverso la lettura delle parole di Dio, ho acquisito la certezza che Dio Onnipotente era il Signore Gesù ritornato, il Salvatore venuto sulla terra per salvare l’umanità, e ne ero estremamente entusiasta. Ho pensato a mio marito, che andava spesso in chiesa insieme al suo supervisore nel periodo in cui si stava specializzando all’università in Cina. Quando si è trasferito all’estero, ha continuato anche lì a frequentare la chiesa insieme alla comunità cinese del posto. Volevo dargli la buona notizia il prima possibile.
Quando, all’inizio di settembre, mio marito ha fatto rientro in Cina, gli ho testimoniato l’opera di Dio Onnipotente degli ultimi giorni. Con mia grande sorpresa, dopo aver ascoltato, ha trovato online dicerie diffuse dal PCC e propaganda diffamatoria di ogni tipo che calunniavano la Chiesa di Dio Onnipotente. A quel punto, mi ha lanciato un’occhiata e ha gridato: “Guarda qui! Quello in cui credi è il ‘Lampo da Levante’, che il PCC reprime duramente da anni. Se ti arrestano, ti condannano immediatamente e ti mandano in prigione. Non ti è più permesso credere nel Lampo da Levante!” E poi ha stracciato tutti i miei libri delle parole di Dio. In quel momento, ero furiosa, però poi ho pensato che si opponesse alla mia fede perché era stato momentaneamente ingannato dai pettegolezzi del PCC, ma che più avanti avrebbe capito. Eppure sapevo che, qualunque cosa fosse accaduta, credere in Dio era la strada giusta nella vita, e non ci avrei mai rinunciato. Dopo quell’episodio, mio marito mi chiamava ogni giorno per tracciare i miei movimenti. All’epoca ero una specializzanda; quindi, per eludere la sua sorveglianza, frequentavo le riunioni vicino alla mia facoltà e tornavo a casa solo nel weekend. Alla fine del 2012, il PCC ha intensificato la sua frenetica campagna di soppressione e arresti contro la Chiesa di Dio Onnipotente. Su internet, in televisione e sui giornali, venivano ovunque diffuse voci e falsità che calunniavano e attaccavano la Chiesa di Dio Onnipotente, e il governo se ne serviva come pretesto per arrestare i credenti in Dio in ogni dove. Mio marito temeva che sarei stata incarcerata per via della mia fede, cosa che avrebbe potuto colpire sia lui che nostra figlia, così mi sottoponeva a restrizioni sempre più severe. Mi ha anche minacciata, dicendo che avrebbe divorziato se avessi continuato a credere in Dio. Questo mi ha fatta davvero infuriare. In Cina, credere in Dio non comporta solo un rischio di condanna al carcere per noi stessi: vengono perseguitati anche i nostri familiari che non credono. È così difficile per noi! Cosa sarebbe accaduto a nostra figlia se io e mio marito avessimo divorziato? Per quei pochi giorni, non ho avuto alcun interesse a svolgere i miei doveri. Ero profondamente infelice.
Quando una delle sorelle è venuta a conoscenza del mio stato, mi ha letto un passo delle parole di Dio. Dio dice: “In ogni fase dell’opera che Dio compie negli uomini, da fuori sembra che ciò che accade sia dovuto a un’interazione tra individui, che venga da disposizioni o da disturbi umani. Ma dietro ciò che appare, dietro ogni fase dell’opera e dietro ogni cosa che accade vi è una scommessa che Satana fa con Dio e che richiede che le persone rimangano salde nel testimoniare Dio. Pensate a quando Giobbe fu messo alla prova, per esempio: dietro le quinte, Satana stava facendo una scommessa con Dio e ciò che accadde a Giobbe fu dovuto alle azioni e al disturbo degli uomini. Dietro ogni fase dell’opera che Dio compie in voi, vi è la scommessa di Satana con Dio; dietro ogni cosa vi è una battaglia” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Solo amare Dio vuol dire credere veramente in Dio”). Le parole di Dio mi hanno fatto capire che, esteriormente, le mie difficoltà erano rappresentate dalle restrizioni imposte da mio marito e dalla sua oppressione; ma, in realtà, questo celava la manipolazione e il disturbo da parte di Satana. Dio vuole salvarmi, mentre Satana provoca ogni sorta di disturbo e intralcio per indurmi a tradire Dio, perdere la Sua salvezza e alla fine essere trascinata all’inferno assieme a quel demone. Satana è così subdolo e maligno! Alla luce di questo, ho pregato Dio: “Dio, la mia levatura è troppo scarsa, perciò Ti chiedo di darmi la fede e la forza di resistere ai turbamenti che Satana mi infligge. Anche se mio marito dovesse chiedermi il divorzio, non Ti tradirò, e non cadrò nei tranelli di Satana”. Dopo aver pregato, il tutto è diventato più facile da sopportare, e ho continuato a diffondere il Vangelo e a compiere il mio dovere.
Poco tempo dopo, sono stata arrestata dalla polizia durante una riunione. Mi hanno accusata di “disturbo dell’ordine sociale” e mi hanno trattenuta per 30 giorni. Durante il mio interrogatorio, i poliziotti mi hanno minacciata: “La tua facoltà sa già che sei stata arrestata perché credi in Dio, e hanno intenzione di espellerti. Però, se collabori con noi e ci dici quello che sai, parleremo con il rettore e potrai proseguire i tuoi studi. Pensaci bene!” Rimasta sola, ho guardato le fredde sbarre di ferro della cella, e mi sono sentita completamente depressa e infelice. Mi sono detta: “Se vengo espulsa dall’università per aver creduto in Dio, diventerà una questione politica e ne rimarrà traccia nel mio fascicolo studentesco e in quello della polizia; nessun ospedale mi assumerà mai, e non potrò realizzare il mio sogno di diventare medico. A soli 30 anni, i miei studi, il mio lavoro e il mio futuro verrebbero totalmente distrutti. Come potrei vivere? Come potrei affrontare la discriminazione e lo scherno della gente intorno a me?” Per alcuni giorni, non sono riuscita a mangiare né a dormire bene.
Durante quel periodo, pregavo spesso Dio. Una mattina, senza accorgermene, mi sono ritrovata a canticchiare un inno delle Sue parole intitolato “La vita più significativa”: “Sei un essere creato, pertanto sarebbe naturale per te adorare Dio e perseguire una vita ricca di significato. Poiché sei un essere umano, dovresti spenderti per Dio e patire tutte le sofferenze! Dovresti accettare di buon grado e con piena fiducia la poca sofferenza a cui sei sottoposto oggi e vivere una vita pregna di significato, come Giobbe e Pietro. Siete coloro che perseguono il giusto cammino, coloro che cercano il miglioramento. Siete coloro che si sollevano nella nazione del gran dragone rosso, coloro che Dio chiama i giusti. Non è questa la vita più ricca di significato?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Pratica (2)”). Le parole di quell’inno mi hanno toccata molto profondamente, e non sono riuscita a trattenere le lacrime. Sono un essere creato, e dovrei di conseguenza credere in Dio e adorarLo. È naturale e giusto che io lo faccia. Dio ha decretato che io nascessi in una famiglia di credenti nel Signore, così avrei saputo della Sua esistenza fin dalla più tenera età. Negli ultimi giorni, Egli mi ha concesso la Sua grazia e mi ha permesso di sentire la voce del Signore e di riceverLo. Dio mi ha concesso di godere dell’irrigazione e del sostentamento della Sua parola, di accettare il Suo giudizio e la Sua purificazione, e di ottenere un’opportunità di essere salvata da Lui. Questa è una benedizione incredibile! Ho pensato alla moltitudine di persone che, di generazione in generazione, hanno seguito Dio. Per diffondere il Suo Vangelo, hanno affrontato persecuzioni e avversità, e molti hanno persino rinunciato alla propria vita. Tutti loro hanno reso a Dio una meravigliosa e risonante testimonianza. Cos’era la mia piccola sofferenza in confronto? Mi sono detta: “Se rinunciassi a credere in Dio per proteggere i miei interessi e il mio futuro, avrei ancora una coscienza? Sarei degna di essere definita umana?” Questo pensiero mi ha dato forza, e ho giurato a me stessa che non importava se mi avrebbero espulsa o quale sarebbe stato il mio futuro e il mio destino, né se le persone intorno a me mi avrebbero ripudiata o calunniata: non avrei mai tradito Dio, e Lo avrei testimoniato. Al mio ultimo interrogatorio, ho detto con grande calma alla polizia: “Se l’università mi espelle, vi chiedo solo di dire a mio marito di andare in facoltà a prendere le mie cose”. Quando i poliziotti hanno visto la mia determinazione, se ne sono andati, con l’aria assai scoraggiata. Ero davvero grata a Dio.
Quando sono stata rilasciata, mio marito mi ha detto con rabbia: “La polizia mi ha comunicato che, se ti arrestano di nuovo perché credi in Dio, non sarà solo un mese di detenzione. Avrà delle ripercussioni anche su di me e su nostra figlia. Le sue possibilità di frequentare l’università e le sue prospettive lavorative verranno compromesse, e le saranno interdetti gli impieghi nel servizio pubblico. Non capisci? A causa del tuo arresto per via della tua fede, anch’io ho penato per un mese. Non so dirti quante volte ho pianto, e ho quasi avuto un incidente d’auto. Per farti uscire dal centro di detenzione, sono andato in giro a chiedere aiuto e mi sono messo incredibilmente in imbarazzo! Non intendo mai più soffrire così. Potresti smettere di credere, e pensare di più alla nostra famiglia?” In seguito, per impedirmi di contattare i miei fratelli e sorelle, mi controllava come se fossi una criminale. Non mi faceva uscire di casa e non mi concedeva alcuna indipendenza. Quando andava al lavoro, mi faceva sorvegliare da sua madre. Chiamava costantemente per chiedermi dove fossi e cosa stessi facendo. Mi parlava anche incessantemente dei vari movimenti rivoluzionari del PCC e dei violenti metodi correttivi utilizzati, per farmi capire quali fossero le conseguenze della disobbedienza al Partito ed eliminare le mie idee sulla fede in Dio. Ha poi aggiunto: “Le voci che il PCC fabbrica sulla vostra chiesa sono false, lo so. Tu vuoi credere in Dio e loro non te lo permettono. Ma, se disobbedisci, ti rovineranno la vita. Pensa a quelli che sono morti così tragicamente durante la Rivoluzione culturale e nell’incidente del quattro giugno. Se offendi il PCC, non puoi nemmeno scappare all’estero”. Mia suocera gli ha dato man forte, dicendo: “Il PCC è malvagio, ma detiene il potere. Noi non contiamo nulla, siamo solo gente comune, e non siamo abbastanza forti per resistergli”. In seguito, sono stata espulsa dalla facoltà per la mia fede in Dio. E a quella fede mio marito attribuiva tutte le cose brutte successe alla nostra famiglia. Ogni volta che qualcosa lo infastidiva, mi rimproverava, mi derideva e mi attaccava. Quel tipo di vita mi faceva sentire molto depressa e, per di più, non potevo leggere la parola di Dio né contattare i miei fratelli, quindi ero particolarmente infelice, e non sapevo quando sarebbe finita.
Durante quel periodo, pregavo spesso Dio per chiederGli di illuminarmi, guidarmi e permettermi di capire la Sua volontà. Un giorno, mi sono ricordata di un passo della Sua parola: “Il gran dragone rosso è nemico di Dio e Gli si accanisce contro e per questo motivo, in questa terra, coloro che credono in Dio sono sottoposti a umiliazione e oppressione. […] Dal momento che tutta l’opera di Dio viene intrapresa in una terra che Gli si oppone, essa incontra ostacoli enormi e occorre tempo perché molte delle Sue parole si realizzino; così, tramite le parole di Dio, la gente subisce un raffinamento e questo è un altro elemento di sofferenza. È estremamente arduo per Dio portare a termine la Sua opera nella terra del gran dragone rosso, ma è attraverso tale difficoltà che Dio compie una fase della Sua opera, rendendo così manifesta la Sua saggezza e le Sue meravigliose opere, e avendo così l’opportunità di rendere completo questo gruppo di persone” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “L’opera di Dio è semplice come l’uomo la immagina?”). Dalla parola di Dio, ho capito che il gran dragone rosso detesta Dio e Gli resiste selvaggiamente. In Cina, in quanto credenti in Dio, siamo destinati a grandi sofferenze, ma questo dolore ha un significato. Dio Si serve di queste persecuzioni e tribolazioni per perfezionare la nostra fede e donarci discernimento. Solo perché credevo in Dio, il PCC mi aveva arrestata e fatta espellere dall’università, e aveva usato il lavoro e il futuro della mia famiglia per minacciarmi e costringermi a rinunciare alla vera via. Il Partito è veramente malvagio! Mio marito ha cercato di impedirmi di avere fede perché temeva le violente misure del PCC. Sperimentare personalmente la persecuzione da parte del Partito mi ha permesso di vedere la sua essenza demoniaca, che lo porta a essere ferocemente malvagio e a odiare la verità. Ho pensato: “Più il PCC mi perseguita, più lo rifiuterò, lo abbandonerò e seguirò Dio fino alla fine”. Dieci mesi dopo, sono riuscita a mettermi in contatto con i miei fratelli e sorelle. Quando finalmente ho potuto leggere di nuovo la parola di Dio, ero molto emozionata, e ne ho percepito ancora di più il valore. Più leggevo, più mi sentivo illuminata e rinvigorita.
Un giorno, diversi mesi dopo, mio marito ha trovato il mio quaderno dei devozionali nella mia stanza. Quando ha capito che credevo ancora in Dio, ha perso la calma e mi ha stesa a terra con un pugno, colpendomi almeno altre 20 volte in testa. Mi ha fatto vedere le stelle, e mi ha procurato alla testa bernoccoli grandi come uova di piccione. Ricordo la furia fredda sulla sua faccia. Mia figlia, che aveva sei anni, era così spaventata che si è messa a piangere: “Non picchiare la mamma! Lascia stare la mamma!…” Lui mi ha afferrata per il colletto e mi ha buttata fuori dalla porta mentre diceva furiosamente: “Se continui a credere in Dio, allora esci da casa mia!” Quando ho visto il cambiamento di mio marito, la sua crudeltà e spietatezza, l’indifferenza verso tutti gli anni passati insieme, ho sentito il mio cuore spezzarsi. La cosa più difficile da sopportare era vedere quanto mia figlia avesse paura del suo carattere violento. Appena lui mi si avvicinava, lei pensava che mi avrebbe picchiata, così si metteva di corsa davanti a me e alzava le sue braccine per proteggermi; diceva: “Stai lontano dalla mamma!” Capitava che mi trovassi al piano di sopra e, appena lui si avvicinava alle scale, mia figlia gli urlava di non salire. Ogni volta che vedevo il volto della mia bambina così pieno di paura e ansia, e il suo danno psicologico di avere a che fare con la violenza domestica a un’età così giovane, era come una lama rigirata nel cuore, e odiavo ancora di più il gran dragone rosso. Tutti questi disastri sono stati causati dalla persecuzione del Partito Comunista.
Un giorno, di ritorno da lavoro, mio marito ha tirato fuori il suo cellulare e ha detto arrabbiato: “Guarda, il PCC ha arrestato di nuovo tantissime persone. Vuoi ancora credere? Desideri forse morire? Puoi credere in Dio, va bene, ma non trascinare me e nostra figlia con te. Se ti arrestano di nuovo, la nostra vita diventerà impossibile. Se avessi saputo che avresti intrapreso il percorso della fede in Dio, non ti avrei mai sposata”. Le sue parole mi hanno ferita molto profondamente. Ho ripensato al periodo precedente, alla libertà che mi aveva concesso, inferiore a quella di un criminale solo perché credevo in Dio, a quante volte mi aveva picchiata e al dolore che questo infliggeva a mia figlia, e ho capito che non potevo più scendere a compromessi, così ho accettato la richiesta di divorzio di mio marito. Quando ha visto che insistevo nel continuare a credere in Dio, lui ha chiamato mio fratello e gli ha chiesto di convincermi. Mio fratello mi ha sempre voluto bene ed è sempre stato orgoglioso di me, però, a causa delle persecuzioni del PCC, ero stata espulsa dall’università e mi era stato proibito di proseguire gli studi. Mancava solo il divorzio e poi sarei diventata lo zimbello del paese. Mio fratello sarebbe stato così deluso! Non sapevo come affrontarlo; ho invocato Dio nel mio cuore e Gli ho chiesto di proteggermi in modo da poter testimoniarLo, così da non rinunciare mai alla mia fede in Lui, indipendentemente da cosa fosse accaduto. Poi, mi sono ricordata di un passo della parola di Dio: “Devi possedere nell’intimo il Mio coraggio, e quando si tratta di affrontare parenti che non credono devi avere dei princìpi. Ma per amor Mio devi anche fare in modo di non cedere a nessuna forza oscura. Confida nella Mia saggezza per percorrere la via della perfezione; non permettere mai alle macchinazioni di Satana di avere il sopravvento” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 10”). Giusto. Dio ha creato l’umanità, e avere fede in Lui e seguirLo è naturale e giusto. Dobbiamo rimanere saldi nella scelta del nostro cammino, senza farci ingannare da Satana. Non possiamo lasciare che nessuno interferisca. Quando è arrivato mio fratello, mio marito ha continuato a criticarmi in sua presenza, dicendo che non avrei dovuto credere in Dio. Di fronte alla mia calma, ha alzato una mano per colpirmi, ma mio fratello lo ha fermato e mi ha detto con fare tranquillo: “Sei adulta e puoi decidere per la tua vita. Ma devi tenere conto di cosa accadrà a tua figlia se divorzi. Se pensi a quello che è successo alla mia, saprai darti una risposta…” Le sue parole mi hanno rattristata per un po’, perché pensavo al suo divorzio, e a mia nipote, che veniva spesso ridicolizzata e disprezzata dalle persone intorno a lei. È una tale vergogna per un bambino rimanere senza madre. Per come stavano le cose al momento, se avessimo divorziato, sicuramente la custodia di mia figlia sarebbe stata affidata a mio marito, e lei sarebbe rimasta senza madre. Non avrebbe allora subito la discriminazione e lo scherno da parte di insegnanti e compagni di classe? Senza di me al suo fianco, vivendo con suo padre e i suoi nonni non credenti, sarebbe stata in grado di percorrere il cammino della fede in Dio? Quando pensavo a quanto fosse piccola, sentivo di non poter sopportare di separarmi da lei. Ero veramente infelice in quel periodo, così ho pregato Dio: “Dio, non posso abbandonare la mia bambina. Il pensiero del suo futuro è un dolore costante. Ti chiedo di illuminarmi e guidarmi, e di proteggere il mio cuore”.
Poi, ho letto due passi della parola di Dio: “Oltre alla nascita e all’educazione dei figli, la responsabilità dei genitori nella vita dei figli consiste semplicemente nell’offrire loro un ambiente tradizionale in cui crescere, poiché solo la predestinazione del Creatore influisce sul destino di una persona. Nessuno può controllare il tipo di futuro che un individuo avrà; esso è prestabilito con largo anticipo e neppure i genitori possono cambiarlo. Per quanto concerne il destino, tutti gli uomini sono indipendenti e tutti hanno il proprio. Così i genitori non possono allontanare il destino di una persona nella vita o esercitare il minimo influsso sul ruolo che essa svolge nell’esistenza. Si potrebbe dire che la famiglia in cui si è destinati a nascere e l’ambiente in cui si cresce non sono altro che i presupposti per la realizzazione della propria missione nella vita. Non determinano in alcun modo le sorti di una persona nella vita o il tipo di destino in cui essa compie la propria missione. Perciò i genitori non possono aiutare il figlio a realizzare la sua missione nella vita, e allo stesso modo i parenti non possono aiutarlo ad assumere il suo ruolo nell’esistenza. Il modo in cui una persona compie la sua missione e il tipo di ambiente di vita in cui svolge il suo ruolo sono interamente determinati dal suo destino nell’esistenza. In altre parole, nessun’altra condizione oggettiva può influenzare la missione di una persona, che è prestabilita dal Creatore. Tutti gli uomini maturano nello specifico ambiente in cui crescono; poi gradualmente, passo dopo passo, si avviano lungo la propria strada nella vita e compiono i destini pianificati per loro dal Creatore. In modo naturale e involontario, entrano nel vasto oceano dell’umanità e occupano il loro posto nell’esistenza, dove cominciano a adempiere le loro responsabilità di esseri creati, nell’interesse della predestinazione del Creatore, della Sua sovranità” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico III”). “I progetti e le fantasie degli uomini sono perfetti; essi non sanno che non spetta a loro decidere quanti figli avranno, il loro aspetto, le loro capacità e così via? Non sanno che il destino dei loro figli non è affatto nelle loro mani? Gli esseri umani non sono i padroni del proprio destino, eppure sperano di cambiare il futuro della generazione più giovane; non possono sfuggire al destino, eppure provano a controllare quello dei loro figli e delle loro figlie. Non si sopravvalutano? Queste non sono stupidità e ignoranza umane?” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico III”). Dalle Sue parole, ho compreso che Dio ha creato tutte le cose e ha la sovranità su ognuna di esse, e che il destino delle persone è interamente nelle Sue mani. L’unico compito dei genitori è allevare i figli; essi non possono in alcun modo cambiarne il destino. Ho sempre pensato di poter influenzare e controllare la vita di mia figlia, che avrebbe potuto trovare la felicità finché fossi stata accanto a lei e che avrei potuto condurla lungo il cammino della fede in Dio. A pensarci bene, però, non avevo potere nemmeno sul mio destino, quindi come potevo averne sul suo? Qualche giorno prima, si era sentita male ed era svenuta, ma io non potevo fare nulla per alleviare il suo dolore, potevo solo stare a guardare e implorare Dio di proteggerla. Mia figlia è inciampata mentre si arrampicava ed è quasi caduta da un dirupo. Non ho potuto fare assolutamente nulla. Ma è stata misteriosamente salvata da un albero morto sul ciglio del dirupo della montagna. Quell’incidente mi ha fatto capire che, anche se mi prendevo cura di mia figlia in ogni modo possibile, nulla mi garantiva che non si sarebbe ammalata o non le sarebbe capitata una sciagura. La vita delle persone è in mano a Dio. Egli ha prestabilito molto tempo fa quali sofferenze una persona dovrà sopportare nel corso della sua vita e quale cammino intraprenderà. Gli uomini non hanno alcun potere o influenza su queste cose. Una volta compreso ciò, ho provato un grande senso di liberazione. Ho capito che dovevo mettere la vita della mia bambina nelle mani di Dio e obbedire alla Sua sovranità e alle Sue disposizioni. In quanto essere creato, questo era ciò che avrei dovuto fare.
In seguito, quando mio marito ha visto che insistevo a credere in Dio, ha deciso di divorziare. Mi ha chiesto di andarmene di casa senza portare nulla con me e mi ha negato la custodia di nostra figlia. Voleva anche togliermi il diritto di vederla. Quando gli ho chiesto della divisione dei beni, mi ha addirittura colpita in testa con una tazza di acciaio inossidabile. Mi sono protetta con le mani, così mi sono fatta male ai polsi, e per questo non sono riuscita a sollevare oggetti pesanti per oltre due mesi. Mi ha anche picchiata violentemente sulla schiena diverse volte, provocandomi una tosse violenta che è durata più di un mese. Poi, si è impadronito di tutto il denaro che avevo messo da parte grazie al mio lavoro. Erano davvero tanti soldi. Mi ha detto: “Tu credi in Dio, vero? Allora chiedi a Lui di darti da mangiare e da bere”. Quando ho visto in lui tanta irragionevolezza e violenza, mi sono tornate alla mente le parole di Dio: “Se un uomo va in bestia e si infuria quando viene menzionato Dio, Lo ha forse visto? Sa chi è Dio? Non sa chi è Dio, non crede in Lui ed Egli non gli ha parlato. Dio non l’ha mai disturbato, quindi perché dovrebbe arrabbiarsi? Potremmo dire che questa persona è malvagia? Le tendenze mondane, il mangiare, bere, cercare il piacere e inseguire i personaggi famosi: nessuna di queste cose infastidirebbe un uomo come lui. Tuttavia, non appena viene menzionata la parola ‘Dio’, o la verità delle parole di Dio, va su tutte le furie. Non è forse segno di una natura malvagia? Ciò basta a dimostrare la natura malvagia dell’uomo” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico V”). Quanto rivelato dalle parole di Dio mi ha permesso di vedere chiaramente la natura malvagia di mio marito, una natura di resistenza a Dio. All’inizio, quando ha saputo che credevo in Dio Onnipotente, si è mostrato particolarmente ostile, e ha persino distrutto i miei libri della parola di Dio. In seguito, ha iniziato a cercare di impedirmi in ogni modo possibile di credere in Dio e mi ha trattata come una prigioniera, non concedendomi alcuna libertà, e spesso mi picchiava ferocemente. Sembrava che volesse uccidermi. Quando abbiamo divorziato, ha sequestrato tutti i miei beni per costringermi alla disperazione e rendere la mia vita impossibile. Il suo obiettivo era quello di indurmi a tradire e rinnegare Dio. Ora vedevo chiaramente la natura essenza di mio marito. Era un diavolo che odiava Dio e Gli resisteva. Noi due non avevamo nulla in comune. Vivendo con lui, ero priva della mia libertà, venivo malmenata e vivevo sotto restrizioni. Era una vera tortura! Poteva forse definirsi una casa? Non erano altro che catene. Era l’inferno.
Una volta divorziato, non ero più ostacolata e limitata da mio marito. Potevo andare alle riunioni e leggere le parole di Dio normalmente, e ho subito assunto alcuni doveri nella chiesa. Ho provato un profondo senso di tranquillità e di liberazione. Rendo grazie a Dio per avermi salvata!
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