Sono stato smascherato mentre formavo i nuovi arrivati
Man mano che il Vangelo del Regno si diffonde, sempre più persone indagano sull’opera di Dio degli ultimi giorni, perciò occorre un maggior numero di predicatori del Vangelo e di irrigatori dei neofiti. La cosa più importante è formare persone di buona levatura tra i nuovi arrivati, così che tutti possano svolgere un dovere. Dopo un po’, ho scoperto che formare i nuovi arrivati non era così facile come pensavo. Erano come neonati che non sapevano nulla, e andavano tenuti per mano mentre imparavano a compiere il loro dovere. Ogni giorno dovevo discutere con loro in anticipo il contenuto delle riunioni, e bisognava insegnare loro come ospitarle. Quando ospitavano le riunioni, dovevo tenere d’occhio la situazione. Se parlavano troppo velocemente, dovevo ricordare loro di rallentare, altrimenti alcune persone non avrebbero capito. Se parlavano troppo lento, dovevo ricordare loro di gestire il tempo. Oltre a questo, dovevo anche insegnare loro come risolvere i problemi e le difficoltà che incontravano, in modo che i fratelli e le sorelle che erano responsabili dell’irrigazione potessero riunirsi e leggere la parola di Dio normalmente e radicarsi presto sulla vera via. Quando i nuovi coltivati avevano vari problemi, dovevo tenere traccia del loro stato e condividere con loro su come affrontare le difficoltà, in modo che il loro stato non fosse compromesso e potessero svolgere normalmente i loro doveri.
Dopo un certo tempo, la formazione dei nuovi arrivati mi risultava faticosa ed estenuante. Poiché ero il capogruppo, non ero solo responsabile del lavoro generale del gruppo, dovevo irrigare alcuni che avevano appena accettato l’opera di Dio. Questi compiti richiedevano molto tempo e impegno. Ma ora dedicavo la maggior parte del mio tempo e delle mie energie a formare i neofiti, e man mano, giorno dopo giorno, alcune delle persone che irrigavo non venivano alle riunioni, così dovevo rintracciarle da solo per fornire loro comunione e sostegno. Questo mi rendeva molto ansioso, e mi lamentavo che formare i neofiti mi prendeva troppo tempo e comprometteva la mia produttività nell’irrigazione. Dopo un mese, ero il peggiore del gruppo. Era molto imbarazzante. Una volta, durante una riunione, il mio leader ha detto davanti a molte persone che il mio lavoro di irrigazione non era efficace, e l’imbarazzo era tale che volevo scappare. In qualità di capogruppo, se il mio lavoro di irrigazione fosse stato meno efficace di quello degli altri membri, cosa avrebbero pensato di me? Non riuscivo ad accettarlo e mi sentivo molto infelice. Ho persino cominciato a stancarmi del mio lavoro di formazione. Pensavo che se avessi dedicato tutte le mie energie ai fratelli e alle sorelle che irrigavo non avrei potuto essere il peggiore del gruppo. Non potevamo notare subito i risultati della formazione dei neofiti, e i leader, i lavoratori e gli altri fratelli e sorelle non vedevano il prezzo che pagavo. Quando pensavo a queste cose, mi sentivo soffocare, e la mia motivazione a coltivare i nuovi arrivati è di colpo svanita. Formare i neofiti mi sembrava addirittura un peso. All’epoca, diversi neofiti da me formati erano già in grado di irrigare gli altri in modo indipendente. Se avessero iniziato a irrigare alcuni fratelli e sorelle che avevano appena accettato l’opera di Dio, oltre a seguire il loro lavoro, avrei dovuto assisterli nell’irrigazione. Avrei avuto più lavoro da eseguire, e non avrei avuto il merito dei risultati del lavoro. Ho iniziato a calcolare, pensando: “Allora non lascerò che irrighino gli altri in modo indipendente. Li farò collaborare con me e irrigheranno i fratelli e le sorelle di cui sono responsabile. Questo mi risparmierebbe preoccupazioni, migliorerebbe i miei risultati, e farei bella figura”. Ma allora pensavo solo alla mia reputazione e al mio prestigio, e non mi rendevo conto di cosa ci fosse di sbagliato in questa idea. Questo fino a quando, un giorno, durante i miei devozionali, ho letto due passi delle parole di Dio che mi hanno fatto conoscere il mio stato. La parola di Dio dice: “Qual è il parametro in base al quale le azioni di una persona vengono giudicate buone o cattive? Dipende dal fatto che una persona, nei suoi pensieri, nelle sue espressioni e nelle sue azioni, possieda oppure no la prova di aver messo in pratica la verità e di vivere la realtà della verità. Se non hai questa realtà o non la vivi, sei senza dubbio un malfattore. Dio come vede i malfattori? I tuoi pensieri e i tuoi atti esteriori non rendono testimonianza per Dio, né svergognano Satana né lo sconfiggono; invece svergognano Dio e sono cosparsi di segni che fanno vergognare Dio. Non stai testimoniando Dio, né ti adoperi per Lui, né adempi alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi verso Dio; invece, agisci nel tuo interesse. Cosa significa ‘nel tuo interesse’? Se vogliamo essere precisi, significa nell’interesse di Satana. Pertanto, alla fine, Dio dirà: ‘Allontanatevi da Me, malfattori!’ Agli occhi di Dio, tu non hai compiuto buone azioni; anzi, il tuo comportamento è diventato malvagio, e non solo non otterrà l’approvazione di Dio, ma verrà anche condannato. Cosa cerca di ottenere qualcuno con una simile fede in Dio? In definitiva, una fede di questo tipo non risulterebbe inutile?” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). “Per tutti quelli che compiono il proprio dovere, indipendentemente da quanto profonda o superficiale sia la loro comprensione della verità, il modo più semplice di praticare per accedere alla realtà della verità è pensare agli interessi della casa di Dio in ogni cosa e abbandonare i propri desideri egoistici, gli intenti personali, le proprie motivazioni, l’orgoglio e il prestigio. Privilegiare gli interessi della casa di Dio è il minimo che si dovrebbe fare” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito che Dio non valuta le persone in base a quanto soffrano, a quale prezzo paghino, o a quanto siano efficienti nel loro dovere. Dio guarda se le persone praticano o no la verità nell’adempimento dei loro doveri, se il loro obiettivo e punto di partenza nelle cose è la salvaguardia degli interessi della chiesa, e se cercano di testimoniare e soddisfare Dio. Se la vostra intenzione nel compiere un dovere è quella di mettervi in evidenza e fare bella figura, non importa quanto soffriate, Dio non approverà, e vi condannerà come malfattori. Sapevo che coltivare i nuovi arrivati era un compito importante nella chiesa. Poteva risolvere la carenza di personale addetto all’irrigazione e mettere i nuovi arrivati in condizione di svolgere i loro doveri, di munirsi della verità e di imparare a sperimentare l’opera di Dio. In questo modo, avrebbero potuto crescere più velocemente nella vita. Ma non ho tenuto conto della volontà di Dio e sono stato irresponsabile verso la vita dei nuovi arrivati. Consideravo solo il mio rendimento lavorativo, la mia immagine e il mio prestigio, e non volevo pagare il prezzo di formare i nuovi arrivati. Ero così egoista e spregevole. Come potevo affermare di star svolgendo il mio dovere? Non facevo che perseguire fama e prestigio. Stavo compiendo il male.
In seguito, ho letto un altro passo della parola di Dio: “Gli anticristi prendono in seria considerazione il modo in cui trattare i principi della verità, gli incarichi affidati da Dio e il lavoro della casa di Dio, o il modo in cui affrontare ciò che si trovano di fronte. Non considerano come soddisfare la volontà di Dio, come evitare di danneggiare gli interessi della casa di Dio, come soddisfare Dio, o come fare del bene a fratelli e sorelle; non sono queste le cose che considerano. Cosa interessa agli anticristi? Se il loro prestigio e la loro reputazione saranno o meno colpiti e se la loro posizione ne risentirà o no. Se fare qualcosa secondo i principi della verità è di beneficio al lavoro della chiesa e ai fratelli e alle sorelle, ma rischia di compromettere la sua reputazione e di portare molte persone a rendersi conto della sua vera levatura e a conoscere il tipo di natura ed essenza che possiede, allora sicuramente l’anticristo non agirà secondo i principi della verità. Se svolgere lavoro concreto porterà più persone a pensare bene di lui, a stimarlo e ad ammirarlo, o farà sì che le sue parole abbiano autorità e portino più persone a sottomettersi a lui, allora quello è il modo per cui l’anticristo opterà; in caso contrario, non sceglierà mai di trascurare i propri interessi per considerazione degli interessi della casa di Dio o di quelli dei fratelli e delle sorelle. Tale è la natura e l’essenza degli anticristi. Non è forse egoista e meschina?” (La Parola, Vol. 3: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte terza)”). La parola di Dio ha rivelato che gli anticristi sono egoisti e spregevoli. Mettono i propri interessi al di sopra di tutto, senza alcuna considerazione per il lavoro della chiesa o per la vita degli altri. Considerano solo i propri interessi. Ho riflettuto e capito che mi comportavo come un anticristo. Sapevo che coltivare i nuovi arrivati era importante per diffondere il Vangelo ma, quando ho visto che richiedeva di investire tempo e pagare un prezzo, i miei interessi personali sono stati l’unica cosa a cui ho pensato. Sentivo che la formazione dei nuovi arrivati richiedeva troppo tempo, e che ritardava il monitoraggio del resto del mio lavoro, rendendomi meno produttivo, danneggiando la mia immagine. Mi sembrava ingiusto, e ho sfogato le mie rimostranze nella coltivazione dei nuovi arrivati, e ho persino chiesto ai neofiti in grado di svolgere il loro dovere in modo indipendente di aiutarmi per migliorare i risultati del mio lavoro e la mia immagine. Grazie alla rivelazione e all’analisi della parola di Dio, ho capito di essere egoista e spregevole. Coltivavo i nuovi arrivati non per soddisfare Dio o per sostenere il lavoro della chiesa, ma per mantenere la mia posizione. Era la via della resistenza a Dio. L’ho capito solo dopo aver letto le parole di Dio. Dopo di che, ho pregato Dio per pentirmi, dicendoGli che volevo obbedire e impegnarmi nel coltivare i neofiti. In seguito, ho detto ad alcuni neofiti di iniziare a irrigare da soli. Erano felici e grati a Dio. Hanno detto che sapevano che ci sarebbero state molte difficoltà in quel dovere, ma erano disposti ad affidarsi a Dio per compierlo, e credevano che Dio li avrebbe aiutati a risolvere ogni difficoltà. Ero molto motivato nel vedere l’atteggiamento attivo dei nuovi arrivati nei confronti del loro dovere, e non mi accontentavo più di insegnare loro a ospitare riunioni. Piuttosto, volevo davvero aiutarli a irrigare meglio. Ho scritto alcune buone idee per l’irrigazione e ne ho discusso con loro per insegnare loro come irrigare meglio coloro che avevano appena accettato l’opera di Dio. Dopo ogni riunione, condividevo e riepilogavo i problemi che rilevavo. A volte, quando erano in difficoltà con l’irrigazione, li aiutvo anche a risolvere i problemi. Quando si trattava di coltivare i nuovi arrivati, non facevo più tanta resistenza e non mi lamentavo più, e non percepivo più come un fastidio aiutarli. Al contrario, sentivo che era una mia responsabilità e un lavoro che dovevo compiere bene.
Ma, tra questi nuovi arrivati, una sorella, Anna, raramente si assumeva un fardello nel suo dovere. A volte, dopo aver promesso di svolgere un lavoro, non pagava il prezzo necessario per farlo. Dopo oltre due settimane, i nuovi arrivati di cui era responsabile ancora non capivano le verità fondamentali come l’incarnazione di Dio e le tre fasi dell’opera, e alcuni non erano ancora venuti alle riunioni, così ho esortato Anna a sostenerli. Ma a volte non riuscivo nemmeno a contattarla, e non avevo altra scelta che occuparmene io. Ero un po’ disgustato da Anna. Sembrava che non svolgesse reale lavoro, che mi stesse trattenendo. Ero già impegnato con il mio dovere, e ora dovevo risolvere i problemi per lei. Era come svolgere due doveri. Erano una preoccupazione e uno sforzo in più. Avrei fatto meglio a non formarla o a trovare qualcuno di migliore da formare. Mi avrebbe risparmiato l’ansia. Proprio mentre stavo pensando di smettere di coltivare sorella Anna, ho ricordato un passo della parola di Dio letto qualche giorno prima: “Quando si manifestano in te egoismo e opportunismo e tu te ne rendi conto, devi pregare Dio e cercare la verità per affrontarli. La prima cosa di cui dovresti essere consapevole è che, in essenza, agire in questo modo è una violazione dei principi della verità, danneggia il lavoro della chiesa, è un comportamento egoista e spregevole, non è ciò che le persone normali dovrebbero fare. Dovresti mettere da parte i tuoi interessi e il tuo egoismo e pensare al lavoro della chiesa: questo è ciò che Dio vuole. Dopo aver riflettuto su te stesso attraverso la preghiera, se ti rendi veramente conto che agire così è egoista e spregevole, abbandonare il tuo egoismo ti risulterà facile. Quando abbandonerai l’egoismo e l’opportunismo ti sentirai saldo, proverai pace e gioia e sentirai di doverti comportare con coscienza e senno, di dover pensare al lavoro della chiesa, di non dover fissarti sui tuoi interessi, cosa che è davvero egoista, spregevole e priva di coscienza e senno. Agire in modo altruistico, pensare al lavoro della chiesa e fare solo ciò che soddisfa Dio è giusto e onorevole e darà valore alla tua esistenza. Vivendo sulla terra in questo modo sei schietto e sincero, vivi un’umanità normale e la vera immagine dell’uomo e non solo hai la coscienza pulita, ma sei anche degno di tutte le cose che Dio ti ha donato. Più vivi in questa maniera, più ti sentirai saldo, in pace, gioioso e luminoso. In tal modo, non avrai forse intrapreso la retta via della fede in Dio?” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Dando il proprio cuore a Dio si può ottenere la verità”). Le parole di Dio mi hanno indicato un chiaro percorso di pratica. Dobbiamo rinunciare ai nostri interessi personali per salvaguardare quelli della chiesa, e agire in linea con la nostra coscienza. Sorella Anna aveva accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni da soli due mesi, non capiva la verità e non si assumeva un fardello nel suo dovere, quindi dovevo offrirle con amore più comunione per aiutarla a capire il significato del suo dovere e a svolgere bene il lavoro di irrigazione. Questa era la mia responsabilità. Ma, quando ho visto le sue mancanze, non solo non ho avuto amore né pazienza, ma la vedevo come un problema e volevo abbandonarla. Ero davvero privo di umanità. E quello che ha scritto sulla sua comprensione dopo averli letti è stato molto commovente. Ha detto: “In passato, compivo il mio dovere senza un fardello né responsabilità. Devo considerare miei amici coloro che hanno appena accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni, predicare loro la parola di Dio con chiarezza e gentilezza, e mostrare loro che accettiamo l’opera di Dio degli ultimi giorni per raggiungere la salvezza. Devo mettermi nei loro panni e capire le loro difficoltà. Devo essere responsabile e amare il dovere che svolgo”. Da allora, sorella Anna si è assunta un fardello maggiore nel suo dovere. Una sera, dopo mezzanotte, le ho chiesto perché fosse ancora sveglia, e mi ha risposto che stava riepilogando gli assenti all’incontro in modo da poter fare comunione con loro l’indomani. Mi ha inoltre parlato della situazione di altri fratelli e sorelle. Durante la conversazione, l’ho sentita tossire, come avesse il naso chiuso, così le ho chiesto se avesse il raffreddore. Mi ha detto che lei e la sua famiglia avevano il coronavirus ed erano ancora in cura. Anche se a volte non si sentiva bene fisicamente, non avrebbe trascurato il suo dovere e si sarebbe affidata a Dio per superare la malattia. Piangendo, mi ha detto che, senza le parole di Dio Onnipotente a darle fede, sarebbe potuta crollare. Senza quel dovere a motivarla, sarebbe potuta morire tra i tormenti, ma Dio l’ha protetta. La sua comunione mi ha fatto piangere e la sua esperienza mi ha davvero commosso. Ho capito a fondo che coltivare i neofiti è davvero significativo. Nonostante sorella Anna fosse molto malata, non ha ceduto. Al contrario, la sua fiducia nell’affidarsi a Dio per compiere il proprio dovere è cresciuta. Sapevo che questo era il risultato ottenuto dalle parole di Dio. Dopo una settimana, si è ripresa completamente. Sono stato molto grato a Dio quando ho saputo questa notizia. Allo stesso tempo, mi sono vergognato del mio egoismo e della mia spregevolezza. Poiché pensavo sempre ai miei interessi, ho quasi fatto perdere a sorella Anna la possibilità di compiere il suo dovere.
Tempo dopo, la chiesa mi ha incaricato di formare due neofiti. All’inizio ero molto scrupoloso nell’aiutarli, ma poi ho visto che i risultati del lavoro di cui ero responsabile non erano migliorati. Ho anche considerato che per formare bene quei due nuovi arrivati c’era ancora molto lavoro da fare, che avrebbe richiesto molto tempo e impegno, e non ho potuto fare a meno di ricominciare a pensare: “Ho già coltivato alcuni nuovi arrivati. Devo lavorare sodo per irrigare i fratelli e le sorelle di cui sono responsabile ora. Altrimenti, il mio lavoro non sarà efficace. Cosa penseranno di me i miei fratelli e sorelle?” Così, ho incaricato altri di coltivare quei due nuovi arrivati. Inaspettatamente, meno di tre giorni dopo il trasferimento dei due nuovi arrivati, per certe ragioni, non potevano continuare a svolgere i loro doveri. Ma mi ha rattristato ancora di più il fatto che sorella Jenny, che stavo coltivando, sarebbe stata in grado di irrigare in modo indipendente, ma improvvisamente ha lasciato il gruppo e mi ha bloccato. In seguito, ho saputo che sorella Jenny aveva lasciato il gruppo a causa di difficoltà pratiche a casa. Suo figlio era malato e lei voleva portarlo da un medico. In quel periodo, lei era molto debole, ma io non ho capito le sue difficoltà e non l’ho sostenuta. Anche quando voleva parlarmi, la ignoravo perché ero impegnato con il lavoro. Di conseguenza, le sue difficoltà non sono state risolte in tempo e lei è diventata passiva e ha abbandonato. Di fronte a questi eventi improvvisi, la mia mente era vuota e il mio cuore soffriva. Ho cercato di calmarmi e ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi a comprendere la Sua volontà e a trarre degli insegnamenti.
In seguito, il mio leader mi ha inviato un passo della parola di Dio mentre parlavamo del mio stato. “Se qualcuno afferma di amare la verità e di perseguire la verità, ma essenzialmente il suo obiettivo è quello di distinguersi, di mettersi in mostra, di indurre gli altri a stimarlo, di raggiungere i propri interessi, e il compimento del suo dovere non è quello di obbedire a Dio o soddisfarLo, ma invece è quello di ottenere reputazione e prestigio, allora la sua è una ricerca illegittima. Stando così le cose, quando si tratta dell’opera della Chiesa, le azioni di simili persone costituiscono un ostacolo o aiutano a portarla avanti? Sono chiaramente un ostacolo; non vi apportano alcun avanzamento. Alcuni sventolano la bandiera del compiere l’opera della Chiesa eppure perseguono la propria fama e il proprio prestigio, conducono un’operazione personale, si creano il proprio piccolo gruppo, il proprio piccolo regno: sono forse un tipo di persona che sta compiendo il proprio dovere? Tutto il lavoro che svolgono sostanzialmente intralcia, disturba e danneggia l’opera della Chiesa. Quali sono dunque le conseguenze della loro ricerca di fama e prestigio? In primo luogo, essa influisce sul modo in cui i prescelti di Dio si nutrono delle parole di Dio e su come comprendono la verità, ostacola il loro ingresso nella vita, impedisce loro di accedere alla giusta via della fede in Dio, e li conduce sul sentiero sbagliato, cosa che danneggia i prescelti e li porta alla rovina. E che effetto ha in definitiva sul lavoro della Chiesa? Lo danneggia, lo ostacola e lo compromette. Queste sono le conseguenze provocate dalla ricerca di fama e prestigio. Compiere il proprio dovere in questo modo non equivale forse a percorrere il cammino di un anticristo? Quando Dio chiede che le persone rinuncino alla fama e al prestigio, non le sta privando del diritto di scegliere; piuttosto, ciò dipende dal fatto che, perseguendo fama e prestigio, le persone intralciano e disturbano il lavoro della chiesa e l’ingresso nella vita dei prescelti di Dio, e possono addirittura influenzare gli altri nel loro nutrirsi normalmente delle parole di Dio, nel comprendere la verità e nell’ottenere in tal modo la salvezza da parte di Dio. Questo è un fatto indiscutibile. Quando le persone perseguono la fama e il prestigio personali, è certo che non perseguiranno la verità e non svolgeranno lealmente il loro dovere. Parleranno e agiranno solo per la fama e il prestigio, e tutto il lavoro che svolgeranno, senza alcuna eccezione, avrà questi fini. Comportarsi e agire in questo modo è, senza dubbio, percorrere il cammino degli anticristi; è un intralcio e un turbamento dell’opera di Dio, e le svariate conseguenze che ne derivano ostacolano la diffusione del Vangelo del Regno e il libero fluire della volontà di Dio all’interno della chiesa. Si può quindi affermare con certezza che il cammino percorso da coloro che perseguono la fama e il prestigio è il cammino della resistenza a Dio. È una resistenza intenzionale contro di Lui, un dirGli di no: è collaborare con Satana nel resistere a Dio e nell’opporsi a Lui. Tale è la natura della ricerca di fama e prestigio. Il problema delle persone che ricercano i propri interessi personali è che gli obiettivi che perseguono sono quelli di Satana, obiettivi malvagi e ingiusti” (La Parola, Vol. 3: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte prima)”). Quando perseguiamo fama e prestigio, le nostre motivazioni e i nostri punti di partenza sono tutti ostili a Dio e provengono da Satana, e ciò che facciamo è ostacolare e intralciare il lavoro della chiesa. Tutto questo è male. Mi sono reso conto di aver usato più volte dei trucchi nel coltivare i neofiti. Ogni volta che le cose richiedevano tempo e fatica, sceglievo sempre il lavoro che mi permettesse di distinguermi, e persino i nuovi arrivati che coltivavo erano qualcosa che potevo cedere agli altri. Sapevo che c’erano molti svantaggi nel farlo. Trasferire i nuovi arrivati significa che un altro formatore deve imparare a conoscere loro e i loro stati, e loro, trovandosi assegnati a un nuovo formatore, potevano non riuscire ad adattarsi o a stare al passo con i cambiamenti. Ma io non ho pensato alle loro situazioni reali e non ho considerato affatto i loro sentimenti. Per la mia fama e il mio prestigio, per avere più tempo da dedicare a migliorare il mio rendimento, ho respinto con la forza i neofiti. Il mio cuore era così freddo! Soprattutto nel caso di sorella Jenny: quando era in difficoltà, negativa, debole e voleva chiedermi aiuto, l’ho del tutto trascurata. Il mio comportamento le ha davvero spezzato il cuore. Più ci pensavo, più mi odiavo e volevo prendermi a schiaffi. Dopo essere stato smascherato dai fatti, ho visto che consideravo sempre i miei interessi e perseguivo la fama e il prestigio. Non solo ho ritardato il lavoro di coltivazione dei neofiti, ma ho fatto sì che una nuova arrivata si ritirasse e ho compromesso la sua possibilità di essere salvata. Stavo compiendo il male e questa era una trasgressione! Mi sentivo molto in colpa. Per diversi giorni, l’ho chiamata e le ho mandato messaggi. Volevo davvero rintracciarla e scusarmi, ma il danno ormai era compiuto. In preda al rimorso, mi sono reso conto della mia ricerca disgustosa.
Per eliminare la mia indole corrotta e non ricadere nelle vecchie abitudini, ho cercato brani pertinenti della parola di Dio di cui nutrirmi. Nella parola di Dio, ho letto: “Sebbene la maggior parte delle persone affermi di perseguire volentieri la verità, quando si tratta di metterla in pratica o di pagare un prezzo per essa, alcuni semplicemente rinunciano. Questo è, in essenza, un tradimento. Più un momento è cruciale, più devi rinunciare agli interessi della carne e mettere da parte la vanità e l’orgoglio; se non sei in grado di farlo, non puoi guadagnare la verità e ciò dimostra che non obbedisci a Dio. Se più un momento è cruciale, più gli uomini sono in grado di sottomettersi, abbandonare gli interessi personali, la vanità e l’orgoglio e compiere adeguatamente il proprio dovere, soltanto allora saranno ricordati da Dio. Queste sono tutte buone azioni! A prescindere da quale dovere si compia o da cosa si faccia, che cos’è più importante, la propria vanità e il proprio orgoglio oppure la gloria di Dio? Quale delle due andrebbe scelta? (La gloria di Dio.) Che cosa riveste maggiore importanza: le tue responsabilità o i tuoi interessi? Fare fronte alle tue responsabilità, questa è la cosa più importante, e hai l’obbligo morale di farlo. […] Quando pratichi secondo i principi della verità, otterrai un effetto positivo e testimonierai Dio, e questo è un modo per umiliare Satana e rendere testimonianza a Dio. Usare vari metodi per rendere testimonianza a Dio e mostrare a Satana la tua determinazione ad abbandonare e rifiutare Satana: questo è umiliare Satana e testimoniare di fronte a Dio, ed è una cosa positiva e in linea con la volontà di Dio” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo acquisire la verità significa acquisire veramente Dio”). “Quando qualcuno persegue la verità è in grado di avere considerazione della volontà di Dio e tiene conto del fardello di Dio. Nell’adempimento del suo dovere, sostiene l’opera della Chiesa sotto ogni aspetto. Una persona di questo tipo è in grado di esaltare e testimoniare Dio e porta beneficio a fratelli e sorelle, li supporta, li sostiene, e Dio ottiene gloria e testimonianza, cosa che getta il disonore su Satana. Come risultato della ricerca di una persona di questo tipo, Dio guadagna una creatura veramente capace di temere Dio ed evitare il male, in grado di adorare Dio. Come risultato della sua ricerca, anche la volontà di Dio si realizza, e l’opera di Dio può progredire. Agli occhi di Dio, tale ricerca è positiva, è onesta. Tale ricerca è di enorme beneficio per i prescelti di Dio, ed è inoltre davvero utile per il lavoro della Chiesa, aiuta a farlo progredire ed è lodata da Dio” (La Parola, Vol. 3: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte prima)”). Riflettere sulla parola di Dio mi ha trafitto il cuore. Come essere creato, non dovrei perseguire fama e prestigio, ma compiere il mio dovere. Più un momento è critico, più dovrei rinunciare ai miei interessi e alla mia vanità e svolgere bene il mio dovere. Questa è una buona azione. Ora, il Vangelo del Regno si sta diffondendo, e Dio spera che sempre più persone prendano posizione per predicare il Vangelo e testimoniare Dio, in modo che coloro che vivono nelle tenebre sentano la voce di Dio, si presentino davanti a Lui e accettino la Sua salvezza. Allo stesso tempo, Egli spera che un numero maggiore di nuovi arrivati possa assumersi i propri doveri nella diffusione del Vangelo. Quindi, coltivare i neofiti era il più importante tra i miei lavori. Non potevo più vivere in modo così egoistico e spregevole per me stesso. Dovevo correggere le mie ricerche e le mie idee fallaci e vivere davanti a Dio con un cuore puro e sincero. Non importava cosa pensassero di me i lader e i lavoratori o i miei fratelli e sorelle: volevo solo formare i nuovi arrivati con i piedi per terra e compiere bene il mio dovere.
In seguito, mi sono aperto e ho fatto comunione con i fratelli, ho analizzato la corruzione e la visione sbagliata della ricerca che avevo manifestato nel coltivare i nuovi arrivati, e mi sono dedicato attivamente a formare i nuovi arrivati con potenziale di coltivazione. Tra questi nuovi arrivati, un fratello era ogni giorno così impegnato con il lavoro che non poteva partecipare a tutte le riunioni. Sapevo che coltivarlo avrebbe richiesto più tempo ed energia, ma non ho opposto resistenza come in passato. Stavolta ho avuto più pazienza con i neofiti che stavo coltivando. Qualsiasi difficoltà avessero, facevo del mio meglio per aiutarli. Alla fine del mese, i loro risultati nel’irrigazione erano migliori dei miei, e io ero molto felice. Quel risultato mi ha fatto sentire molto sicuro e a mio agio. Ho anche capito che ciò che Dio vuole non è solo il risultato che ottengo nel mio lavoro. Egli spera ancora di più che io sappia tener conto della Sua volontà nel mio lavoro, non pensi ai miei interessi personali e adempia alle mie responsabilità, e che formi i nuovi arrivati in modo che possano svolgere i loro doveri. Anche se quel mese ho avuto risultati nell’irrigazione inferiori agli altri membri del gruppo, non ero così infelice come prima, il mio desiderio di fama e prestigio non era più così forte, e portavo un fardello maggiore nel lavoro di coltivazione dei neofiti. Sapevo che questo era il risultato dell’opera di Dio in me. Lode a Dio!
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