Il dolore recato da reputazione e prestigio
Nel marzo dell’anno scorso, sono stata promossa a capogruppo ed ero responsabile del lavoro di irrigazione per diversi gruppi. A quel tempo, pensavo che, essendo stata scelta come capogruppo, dovevo avere una levatura migliore dei miei fratelli. Questo mi rendeva molto felice, ma ero anche un po’ preoccupata. Non avevo mai avuto una simile responsabilità prima di allora. Se non fossi riuscita a risolvere i loro problemi e a gestire bene il lavoro, cosa avrebbero pensato gli altri di me? Sarebbe stato così imbarazzante venire sostituita perché non ne ero capace. Nonostante la mia preoccupazione, sapevo che era l’incarico datomi da Dio e avrei dovuto accettarlo e sottomettermi, così non mi sono tirata indietro. Vedendo che vi ero ancora poco avvezza, la sorella che collaborava con me dapprima mi ha messa a capo di due soli gruppi. Quando pensavo a come dovevo riunirmi con gli altri, mi innervosivo tanto. In passato, il mio compito principale era l’irrigazione. Se la mia condivisione era un po’ superficiale o non adempivo adeguatamente ai miei doveri, questo era considerato abbastanza normale. Ma adesso ero un capogruppo e ci si aspettava che condividessi la verità per risolvere le difficoltà dei fratelli, e che li aiutassi a superare qualsiasi problema avessero nei loro compiti. Solo allora la gente mi avrebbe approvata e mi avrebbe definita un lavoratore di talento. Se non fossi stata in grado di risolvere i loro problemi, mi avrebbero inevitabilmente guardata dall’alto in basso, e avrebbero avuto una scarsa opinione di me. Tutti questi pensieri mi mettevano insicurezza ed ero convinta che sarebbe stato meglio continuare a svolgere il mio compito precedente. Almeno così le mie inadeguatezze non sarebbero state smascherate tanto a fondo, e avrei potuto conservare un po’ di faccia. Per i giorni successivi, continuavo a distrarmi mentre rimuginavo su tutto ciò. Durante le riunioni, non riuscivo a calmare il mio cuore. Continuavo a temere di attirare il disprezzo degli altri se non avessi condiviso per bene, e più mi preoccupavo, più mi innervosivo. Non riuscivo a individuare la radice dei problemi dei miei fratelli né ad aiutarli a risolverli, e avevo persino paura di andare alle riunioni. Ero incredibilmente angosciata, così mi sono ripetutamente rivolta a Dio in preghiera, chiedendoGli di guidarmi a capire meglio il mio stato. È stato allora che ho visto un passo delle parole di Dio; era tratto da “Per superare la propria indole corrotta bisogna avere un cammino specifico per la pratica”. “Tutti gli esseri umani corrotti sono affetti dallo stesso problema: quando non posseggono prestigio e sono semplici fratelli o sorelle, non si danno arie nell’interagire o nel parlare con gli altri, né adottano un certo stile o tono nel parlare; sono semplicemente ordinari e normali e non hanno bisogno di presentarsi favorevolmente. Non percepiscono alcuna pressione psicologica e sanno tenere condivisioni sincere e sentite. Sono disponibili e con loro si può interagire facilmente; gli altri li considerano ottime persone. Tuttavia, non appena conseguono un certo prestigio, diventano spocchiosi e arroganti, come se nessuno fosse alla loro altezza; pensano di meritare rispetto, di essere diversi dalla gente comune, che guardano dall’alto in basso, e smettono di tenere condivisioni sincere con gli altri. Perché non tengono più condivisioni sincere? Ritengono di avere prestigio, adesso, e sono dei capi. Pensano che i capi debbano avere una certa immagine, essere un po’ più in alto rispetto alla gente comune, avere una migliore levatura ed essere in grado di assumersi maggiori responsabilità; ritengono che, in confronto alle persone comuni, i capi debbano avere più pazienza, saper soffrire e spendersi di più e sapere resistere a ogni tentazione. Pensano perfino che i capi non possano piangere, anche se muoiono dei loro familiari, e che, se proprio devono piangere, debbano farlo di nascosto, in modo che nessuno veda in loro manchevolezze, difetti o debolezze. Ritengono perfino che i capi non possano far sapere a nessuno se sono diventati negativi; devono invece nascondere tutte queste cose. Ritengono che così debba agire chi ha prestigio. Quando si reprimono in tale misura, il prestigio non è forse diventato il loro Dio, il loro Signore? Stando così le cose, possiedono ancora un’umanità normale? Quando hanno queste idee, quando assumono questo ruolo e recitano questa parte, non si sono forse innamorati del prestigio?” (Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni). Le parole di Dio mi hanno rivelato che non riuscivo a vivere liberamente perché ero legata e vincolata dal prestigio e dalla reputazione. Prima di diventare un capogruppo, discutevo sempre del lavoro e parlavo dei problemi con gli altri. Pensavo che, siccome eravamo tutti fratelli e sorelle, la nostra statura era più o meno simile, e così non mi curavo di ciò che gli altri pensavano di me e riuscivo a essere aperta e tranquilla. Invece, appena diventata capogruppo, ho improvvisamente pensato di avere maggiore prestigio, di dover capire di più la verità rispetto a loro, quindi fare il mio lavoro significava essere in grado di risolvere ogni loro problema e difficoltà. Prima ancora di partecipare a una riunione, mi preoccupavo che, se non fossi riuscita a risolvere i problemi dei miei fratelli, mi avrebbero guardata dall’alto in basso. Per evitare di rendermi ridicola di fronte a loro, addirittura non osavo partecipare alle riunioni. Ero profondamente angosciata e afflitta. Mi mettevo su un piedistallo e non riuscivo a rinunciare al mio prestigio. Riflettendoci, ho capito che ero troppo assorbita dalla reputazione e dal prestigio. Cercavo sempre di apparire bene davanti a tutti e, appena rischiavo che le mie debolezze venissero scoperte, indossavo una maschera e nascondevo la mia vera natura. Concepivo la mia promozione come un segno di prestigio, non come un incarico e un dovere dato da Dio. Volevo usare il prestigio per crearmi una posizione e conquistare l’ammirazione dei miei fratelli e sorelle. Ero così infima e vergognosa!
Ho pregato Dio nel silenzio del mio cuore, dicendoGli che ero disposta a rinunciare a queste intenzioni e nozioni errate. Poi mi è venuto in mente un passo della parola di Dio. “Ciò che Dio richiede alle persone non è la capacità di portare a termine un certo numero di compiti o di realizzare grandi imprese, e nemmeno ha bisogno che avviino grandi imprese. Ciò che Dio vuole è che le persone sappiano fare tutto ciò che possono in maniera realistica e vivano secondo le Sue parole. A Dio non serve che tu sia grande od onorevole, né che tu compia miracoli, e nemmeno vuole vedere in te piacevoli sorprese. Non Gli serve nulla di tutto questo. Dio ha bisogno soltanto che tu ascolti le Sue parole e, una volta ascoltate, che tu le prenda a cuore e vi presti attenzione mentre le metti in pratica in maniera realistica, in modo che le parole di Dio possano diventare ciò che tu vivi, la tua vita. In tal modo Dio sarà soddisfatto. […] Svolgere un dovere non è in realtà difficile, né è arduo farlo con devozione e a un livello accettabile. Non devi sacrificare la vita né fare alcunché di problematico, devi soltanto seguire in maniera sincera e risoluta le parole e le istruzioni di Dio, senza aggiungervi tue idee e senza gestire le cose per conto tuo, ma percorrendo la retta via. Se si riesce a farlo, sostanzialmente si possiedono sembianze umane, si manifesta vera obbedienza a Dio si è divenuti persone sincere, con le sembianze di veri esseri umani” (“Il corretto adempimento del proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Attraverso le parole di Dio, ho compreso che Egli non ci chiede così tanto: non pretende una certa quantità di lavoro o di risultati, né che diventiamo una specie di superuomo onnipotente. Vuole solo che siamo veri esseri creati, i quali svolgono i propri doveri in maniera pratica e secondo le Sue richieste. Quando Dio mi ha elevata affidandomi il compito di capogruppo, non voleva che inseguissi la reputazione e il prestigio, voleva che accettassi il Suo incarico e perseguissi praticamente la verità. Se avessi incontrato qualche difficoltà nel mio dovere, avrei dovuto assumermi la responsabilità di pregare Dio e affidarmi a Lui per trovare una via di risoluzione. Nelle riunioni con i fratelli, avrei dovuto condividere solo ciò che mi ero chiaro; per il resto, avrei dovuto semplicemente essere onesta con loro e cercare una soluzione insieme. Solo allora avrei potuto ottenere la guida di Dio. Una volta che ho capito le intenzioni di Dio, ho avuto la sicurezza di assumermi il mio compito. Nelle riunioni con i fratelli, pregavo consapevolmente Dio, non mi preoccupavo della faccia o del prestigio, ed ero in grado di parlare apertamente con gli altri della mia corruzione. Durante la discussione, sentivo la guida dello Spirito Santo e sono riuscita a scoprire alcuni problemi, oltre che ad applicare quella guida a situazioni reali e a dare suggerimenti. Avevo ancora tanti difetti e inadeguatezze, ma ho trovato modi per andare avanti attraverso la discussione con tutti e mi sono sentita molto più libera. Ho capito che, con la giusta intenzione e concentrandomi adeguatamente sui miei compiti, compiendo il mio dovere in modo pratico secondo le richieste di Dio, avrei ottenuto la Sua guida.
Tre mesi dopo, mi hanno messa a capo di altri gruppi. Il solo pensiero di condividere per tanti fratelli durante le riunioni mi faceva sentire così nervosa. Ogni gruppo aveva una situazione diversa, e non avevo mai incontrato nessuno di loro: non ne conoscevo la situazione. Se, una volta lì, non fossi stata in grado di risolvere i loro problemi, magari mi avrebbero disprezzata: avrebbero detto che ero incapace di risolvere i problemi pratici e quindi poco tagliata per essere un capogruppo? Poiché volevo ottenere l’approvazione generale, passavo ore e ore a leggere le parole di Dio per armarmi di verità; eppure, arrivato il momento della riunione, ero comunque un fascio di nervi. All’inizio, quando andavo a un incontro, ero estremamente agitata e avevo i muscoli facciali completamente tesi. Volevo che nessuno se ne accorgesse, così fingevo di cercare tranquilla le parole di Dio sul computer, mentre nel mio cuore pregavo freneticamente Dio, supplicandoLo di aiutarmi a calmarmi. Chiedevo ad alcuni fratelli di parlarmi della loro condizione e delle difficoltà e, dopo la condivisione, capivo che ognuno aveva un problema diverso, e bisognava trovare passi differenti delle parole di Dio. Questo mi destabilizzava: se fossi riuscita a trovare passi validi e utili per la condizione di tutti, allora loro sarebbero stati felici e io avrei fatto bella figura, ma se non avessi trovato nulla, sarebbe stata una riunione molto noiosa. Che imbarazzo! Più mi innervosivo, meno riuscivo a pensare lucidamente. Dopo molto tempo, ancora non riuscivo a trovare un passo appropriato delle parole di Dio. In realtà, volevo aprirmi in comunione con i miei fratelli e sorelle e cercare insieme dei buoni passi, però ero anche preoccupata di mettermi in ridicolo qualora io, un capogruppo, non fossi riuscita a trovare un passo adatto. Questo pensiero nella testa mi impediva di aprirmi e alla fine l’unica cosa che mi rimaneva da fare era selezionare a caso alcune parole di Dio che non erano veramente rilevanti per la loro condizione. Dopo la lettura, nessuno ha condiviso e io non mi sono sentita minimamente illuminata. Alla fine, ho solo offerto una condivisione forzata basata su una conoscenza dottrinale, ma l’atmosfera era terribilmente imbarazzante. La riunione è stata un fallimento ed è finita così. Quando sono tornata dalla riunione, ho sentito che la sorella con cui facevo coppia chiacchierava entusiasticamente di come era andato l’incontro con un altro gruppo, mentre io ero tutta accigliata, e mi sentivo così angosciata che riuscivo a malapena a respirare. Più ci pensavo, più mi sembrava di non essere tagliata per quel compito, e volevo solo mollare. Nella più totale infelicità, pregavo continuamente Dio: “Amato Dio! Mi sento tanto triste. Sono sempre così assorbita dal prestigio e dalla reputazione. Non so come dovrei adempiere a questo dovere, né ho la volontà di impegnarmi ulteriormente. Ti prego di guidarmi a capire me stessa e a liberarmi da questo stato negativo”.
Nella mia ricerca, ho trovato un passo delle parole di Dio che rivela la natura e la sostanza degli anticristi ed ero profondamente commossa. Le parole di Dio dicono: “E così, per gli anticristi, lo status e il prestigio sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa si sforzino di ottenere, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e una posizione elevata. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai metterlo da parte. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza. Potresti metterli in una foresta primordiale nascosta tra le montagne, e non rinuncerebbero ugualmente allo status e al prestigio; puoi metterli in un gruppo di persone comuni, e le uniche cose a cui pensano sono ugualmente lo status e il prestigio. Una volta che acquisiscono la fede, considerano lo status e il prestigio equivalenti al perseguimento della fede in Dio; in altre parole, mentre percorrono la via della fede in Lui, perseguono anche lo status e il prestigio. Si può dire che, in cuor loro, credono che la fede in Dio e il perseguimento della verità coincidano con il perseguimento dello status e del prestigio; il perseguimento dello status e del prestigio è anche il perseguimento della verità, e ottenere lo status e il prestigio equivale a ottenere la verità e la vita. Sulla via della fede in Dio, se ritengono di non aver ottenuto uno status effettivo – se nessuno li riverisce o li ammira, se non vengono esaltati tra gli altri e non hanno alcun potere reale –, allora si scoraggiano molto e credono che la fede in Dio non abbia significato né valore. ‘Dio disapprova il modo in cui credo? Non ho ottenuto la vita?’ Nella loro mente fanno spesso calcoli su queste cose; programmano come poter ottenere una posizione nella casa di Dio o nell’ambiente in cui si trovano, come guadagnarsi un’alta reputazione e un certo livello di autorità, come indurre le persone ad ascoltarli e a lusingarli quando parlano, come convincerle a fare come dicono loro, come imporre la loro opinione sulle cose e la propria presenza in un gruppo. Questo è ciò che spesso si ripropongono. Questo è ciò a cui ambiscono le persone di questo tipo” (“Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte seconda)” in “Smascherare gli anticristi”). Ho confrontato queste parole con il mio stato e il mio comportamento e ho capito quanto fossi ossessionata dalla reputazione e dal prestigio. Ho sempre voluto farmi un nome e sentirmi riconosciuta. Nel compiere il mio dovere, mi preoccupavo solo di conquistare l’ammirazione e di costruirmi un’immagine. Dio non aveva posto nel mio cuore. Avevo dimostrato di avere l’indole di un anticristo. Dal momento in cui sono stata promossa capogruppo, ho cominciato a pensarmi come una persona di prestigio: mi sono messa su un piedistallo; temevo che, se non fossi riuscita a risolvere i problemi pratici, avrei perso il rispetto dei fratelli, il mio titolo, il prestigio che sentivo di avere e la mia immagine ai loro occhi. Quando affrontavo le problematiche riscontrate dai miei fratelli, non sapevo quali passi delle parole di Dio usare per risolverle e non ero disposta ad aprirmi e ad essere sincera, a cercare e condividere insieme. Per salvaguardare il mio prestigio, ho mantenuto le apparenze e mi sono messa una maschera, offrendo una condivisione forzata basata su una conoscenza dottrinale per rendere le cose meno imbarazzanti senza considerare… se avessi davvero risolto i problemi dei fratelli. E così, le riunioni erano tutte inefficaci. Quando venivano fuori queste problematiche, non riflettevo su me stessa. Anzi, diventavo addirittura negativa e, se sentivo di aver perso la faccia, volevo mollare. Ero così priva di umanità! Rendermi conto di tutto ciò mi ha recato grande rammarico e così ho pregato Dio, pronta a pentirmi e a trasformarmi.
Ho anche visto questo passo delle parole di Dio: “Insomma, qualunque sia la direzione che cerchi di prendere o il fine che vuoi raggiungere, per quanto esigente tu sia con te stesso riguardo all’abbandono del prestigio, se esso occupa un posto di rilievo nel tuo cuore ed è in grado di dominare e influenzare la tua vita e i tuoi obiettivi, il cambiamento della tua indole sarà fortemente compromesso e la definizione ultima che Dio darà di te si rivelerà diversa. Per di più, una tale ricerca di prestigio influisce sulla tua capacità di essere una creatura di Dio accettabile e naturalmente influisce sulla tua capacità di compiere il tuo dovere a un livello accettabile. Perché dico così? A Dio nulla risulta più disgustoso della ricerca di prestigio, perché indica un’indole corrotta; nasce dalla corruzione da parte di Satana e a parere di Dio non dovrebbe esistere. Dio non ha decretato che venisse conferita all’uomo. Se competi sempre e lotti per il prestigio, se lo prediligi continuamente, se vuoi sempre conquistarlo, questo forse non rivela qualcosa della natura di avversione nei confronti di Dio? Il prestigio non è decretato da Dio per gli esseri umani; Dio agli esseri umani offre la verità, la via e la vita e in definitiva li rende creature di Dio accettabili, creature di Dio piccole e insignificanti, non esseri dotati di fama e prestigio e adorati da migliaia di persone. E così, da qualunque punto di vista la si osservi, la ricerca di prestigio è un vicolo cieco” (“Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte terza)” in “Smascherare gli anticristi”). All’inizio, la severità delle parole di Dio mi ha un po’ intimorita. Ho compreso che niente disgusta Dio più di chi persegue il prestigio. Se non ci si pente, si finisce per farsi del male e rovinarsi. Credevo in Dio da molti anni, e avevo goduto così tanto della Sua grazia e del sostentamento delle Sue parole. Ora mi aveva anche dato l’opportunità di formarmi come capogruppo. Aveva aumentato i miei fardelli e mi aveva concesso di imparare a cercare la verità e i princìpi attraverso l’adempimento de i miei doveri, illuminandomi ancora di più in modo che potessi comprendere la verità e ottenere l’ingresso nella vita. Ma non ho mai riflettuto su come cercare la verità per ripagare l’amore di Dio. Ho sempre pensato solo alla mia reputazione, al profitto e al prestigio. Ero completamente priva di coscienza e di ragionevolezza! Per salvare l’umanità profondamente corrotta, Dio Si è incarnato ed è venuto in questo mondo, subendo immani umiliazioni. Egli è supremo e grande, ma non Si è mai messo in mostra. Se ne andava in giro tranquillamente esprimendo la verità, giudicando e purificando la nostra indole corrotta, in modo che noi potessimo liberarci della nostra lordura e ottenere la Sua salvezza. Ho visto quanto Dio sia umile e amabile. Io sono solo un minuscolo essere creato, colmo di impurità e corruzione, eppure cerco sempre di costruirmi un’immagine per ottenere il rispetto delle persone e attirarle a me. Sono così arrogante e senza vergogna, è intollerabile. Ho anche pensato a Paolo, a cui piaceva predicare e lavorare per guadagnarsi l’ammirazione e il rispetto altrui. Nei suoi molti anni di fede, non ha mai tentato di trasformare la propria indole, cercando sempre e solo il prestigio, le ricompense e la corona. Alla fine, affermò persino di essere Dio, nel vano tentativo di prendere il Suo posto nel cuore della gente. Paolo stava camminando sul sentiero dell’anticristo, un sentiero di resistenza a Dio, offese la Sua indole e venne punito all’inferno nella dannazione eterna. Se non avessi cambiato le cose, mi sarebbe toccato lo stesso destino di Paolo. Una volta conscia delle conseguenze, mi sono gettata davanti a Dio e mi sono pentita, chiedendo che mi guidasse a trovare il giusto percorso di pratica.
Più tardi, ho visto un video in cui venivano lette le parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “È difficile rinunciare a fama e prestigio. Bisogna ricercare la verità. In primo luogo, bisogna conoscere sé stessi e prendere con slancio l’iniziativa di mettersi a nudo; in secondo luogo, bisogna riconoscere di essere privi della verità e di avere molte carenze. Se cerchi di indurre gli altri a pensare che tu sia bravo in tutto, che tu sia perfetto, è rischioso: molto probabilmente sei alla ricerca di fama e prestigio. Devi dimostrare agli altri di essere carente, di avere punti deboli e difetti, di non saper fare certe cose che vanno al di là delle tue capacità. Sei soltanto una persona comune, non sei sovrumano né onnipotente. Quando riconosci questo fatto e ne rendi consapevoli anche gli altri, come prima cosa questo frena il tuo comportamento competitivo; ti consente, in una certa misura, di tenere sotto controllo la tua mentalità competitiva e il tuo desiderio di competere. Quando gli altri ti scherniscono o ti deridono, non disapprovare ciò che dicono solo perché è sgradevole, né devi rifiutarlo dicendoti che in te non c’è nulla che non vada, che tu sei perfetto: non deve essere questo il tuo atteggiamento verso tali parole. Quale deve essere il tuo atteggiamento? Devi dirti: ‘Ho i miei difetti, tutto di me è corrotto e pieno di vizi, non sono altro che una persona comune. Nonostante il loro scherno e la loro derisione nei miei confronti, se c’è qualcosa di vero in ciò che dicono, devo accettarlo perché proviene da Dio’. Se ci riesci, questo dimostra che sei indifferente alla fama, al prestigio e alle opinioni degli altri nei tuoi confronti. […] Devi renderti conto di quando provi il costante impulso a competere. Se trascurato, il desiderio di competere può portare solo a conseuguenze negative, quindi non perdere tempo e ricerca la verità, stronca la tua competitività sul nascere, e sostituisci questo tuo comportamento competitivo con la pratica della verità. Quando praticherai la verità, la tua competitività, le tue aspirazioni selvagge e i tuoi desideri verranno completamente ridotti e non interferiranno più con il lavoro della casa di Dio. In questo modo, le tue azioni saranno ricordate e lodate da Dio” (“Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte terza)” in “Smascherare gli anticristi”). Attraverso la lettura delle parole di Dio, ho capito che sono solo un essere creato che è stato corrotto da Satana, quindi è normale che io abbia difetti e inadeguatezze. Dio non ha mai preteso che io sia il miglior lavoratore, che abbia una levatura e una statura eccellenti, o che diventi una persona imponente e perfetta. Desidera solo che io abbia un cuore puro e sincero, che persegua praticamente la verità e segua il sentiero che porta a temere Dio e rifuggire il male. Nella casa di Dio, i capi e i capigruppo esistono solo perché sono necessari per l’opera, ma tutti noi siamo solo esseri creati che compiono il proprio dovere, e non c’è una vera differenza di prestigio tra noi e i nostri fratelli. Dio ci assegna compiti diversi in base alla nostra levatura e statura. Solo perché sono un capogruppo non significa necessariamente che possiedo la realtà della verità, ma pretendo sempre da me stessa di andare al fondo delle questioni e di risolvere ogni problema. Questo è davvero poco pratico e deriva dalla mia arroganza e dalla mancata comprensione di me stessa. Dovrei mettermi sullo stesso piano dei miei fratelli, dovremmo imparare gli uni dagli altri e cercare insieme la verità per risolvere qualsiasi problema che incontriamo nell’adempimento dei nostri doveri. Se non capisco qualcosa, non dovrei mettere una maschera, ma parlare coraggiosamente delle mie inadeguatezze e cercare assieme ai miei fratelli e sorelle. Solo così posso adempiere ancora meglio ai miei doveri.
Più avanti, ho saputo che alcuni fratelli vivevano nella negatività: dovevo riunirmi e condividere con loro. All’inizio, ero un po’ nervosa. Mi preoccupavo di cosa avrebbero pensato di me se non avessi offerto una buona condivisione, e così volevo prepararmi in anticipo a casa trovando passi rilevanti delle parole di Dio, convinta che in questo modo avrei potuto risolvere facilmente i loro problemi durante la riunione e conquistare il rispetto generale. Poi, mi sono resa conto che avevo un’intenzione sbagliata nell’adempiere al mio dovere. Volevo aiutarli solo per guadagnarmi ammirazione rispetto: stavo ancora lavorando per la reputazione e il prestigio. Così ho pregato Dio, chiedendoGli aiuto per ribellarmi a quelle intenzioni sbagliate. Ho visto un passo delle parole di Dio che diceva: “Affinché lo Spirito Santo operi in una persona e provochi un cambiamento positivo della sua condizione, è necessario che tale persona possieda in grande misura la capacità di trasformazione, di rinuncia, di sofferenza e di abbandono, in modo che possa a poco a poco mutare. Ciò richiede molto tempo, mentre bastano a Dio pochi istanti per mettere a nudo una persona. Se non svolgi bene il tuo dovere, bensì cerchi sempre l’onore e competi per la posizione, l’immagine, la reputazione e i tuoi interessi, vuoi davvero rendere servizio mentre vivi in un simile stato? Se vuoi, puoi servire, ma è possibile che tu venga smascherato prima che il tuo servizio finisca. Non appena vieni smascherato, la domanda non è più se il tuo stato si possa migliorare; piuttosto, è probabile che il tuo esito finale sia già stato stabilito, e questo sarà un problema per te” (“Consegna il tuo vero cuore a Dio e potrai ottenere la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho capito che se la mia intenzione era di usare le riunioni e la condivisione per promuovere me stessa e ottenere ammirazione, e non per risolvere i problemi che i fratelli riscontravano nell’adempimento dei loro doveri, allora stavo ancora percorrendo un percorso di resistenza a Dio. Pur partecipando a una riunione, non avrei avuto la guida di Dio e l’incontro si sarebbe rivelato inefficace. Quando me ne sono resa conto, ho pregato Dio, ho corretto le mie intenzioni, e ho condiviso apertamente, con la sorella con cui collaboravo, sulla mia corruzione e sulle mie inadeguatezze. Durante le riunioni, offrivo condivisione solo su ciò che avevo capito, e anche i fratelli parlavano di quanto avevano compreso loro. Insieme, abbiamo trovato un percorso di pratica attraverso la nostra condivisione e la loro condizione è migliorata. Percepivo l’opera e la guida dello Spirito Santo, e mi sentivo molto rilassata e libera. Ho capito che, accantonando ogni preoccupazione per il prestigio e la reputazione e compiendo i miei doveri insieme ai miei fratelli, potevo ottenere le benedizioni e la guida di Dio.
Attraverso questa esperienza, ho imparato che sono eccessivamente preoccupata per la reputazione e il prestigio e che Dio occupa un posto troppo piccolo nel mio cuore. Non Lo amo e non mi sono sottomessa a Lui nel mio cuore e ho intrapreso la strada sbagliata. Grazie alla guida di Dio e al giudizio e alla rivelazione delle Sue parole, ho finalmente iniziato a conoscere me stessa, e le mie intenzioni e il mio atteggiamento nel compiere il mio dovere sono migliorati. Ora vedo chiaramente che rincorrere la reputazione, il prestigio, il rispetto e l’ammirazione degli altri non ha alcun significato o valore: reca solo danno. Concentrarsi sul praticare la verità, cercare un cambiamento di indole, e compiere bene il proprio dovere per soddisfare Dio: solo questo dobbiamo perseguire.
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