Ricercata ma innocente
Nel maggio 2014, il Partito Comunista Cinese ha architettato il falso caso di Zhaoyuan nello Shandong per incastrare e infamare la Chiesa di Dio Onnipotente, e poi ha immediatamente intrapreso la “repressione dei cento giorni” a livello nazionale per rastrellarne i membri. Molti fratelli e sorelle sono stati arrestati. In soli due mesi, da settembre a novembre, oltre 30 fratelli e sorelle della mia contea sono stati arrestati uno dopo l’altro. All’epoca, ero responsabile del lavoro di diverse chiese, e ogni giorno, sotto gli occhi vigili della polizia, organizzavo il trasferimento di fratelli e sorelle in pericolo e lo spostamento di libri inerenti alla fede in Dio. Correvo il rischio di essere arrestata da un momento all’altro. Una notte, un fratello che era stato arrestato e poi rilasciato mi ha raccontato che, quando gli agenti lo avevano interrogato, avevano fatto riferimento ai miei dati personali, mostrandogli addirittura una mia foto e chiedendogli se mi conoscesse. Il fratello mi ha detto che ero uno degli obiettivi prioritari degli arresti e mi ha consigliato di andarmene immediatamente. Ho pensato: “Tanti fratelli e sorelle sono stati arrestati, e c’è ancora molto lavoro che di conseguenza deve essere gestito. Inoltre, alcuni fratelli e sorelle si sentono deboli a causa degli arresti e delle persecuzioni da parte del gran dragone rosso, e hanno bisogno di sostegno e aiuto. Partirò tra qualche giorno”. Ma il fratello mi ha esortata con insistenza: “È meglio che tu parta stasera. Non restare qui. Ci sono telecamere ovunque in strada, e la polizia ti troverà non appena controllerà i nastri di sorveglianza”. A queste sue parole, il terrore si è improvvisamente impadronito di me, e mi sono fatta prendere dal panico. Così, ho rapidamente impartito delle disposizioni per il restante lavoro della chiesa e sono fuggita in una contea vicina.
Un fratello e una sorella più anziani si sono fatti carico del rischio e mi hanno ospitata. Dato che all’esterno c’erano delle telecamere, non potevo uscire, e quindi dovevo rimanere in casa loro. Avevano un figlio che lavorava in una scuola, e il governo aveva emesso una circolare che proibiva a tutto il personale docente e alle rispettive famiglie di professare fedi religiose, pena il licenziamento dai loro incarichi. Per questo, il figlio temeva delle ripercussioni sul suo futuro e si opponeva alla fede in Dio dei suoi genitori. La sorella aveva paura che suo figlio mi vedesse in casa e mi denunciasse alla polizia, così dovevo vivere nella soffitta. Ogni volta che il figlio tornava, ero molto nervosa. Una volta è salito al piano superiore per prendere qualcosa. Per paura che mi trovasse, mi sono nascosta dietro la porta e sono rimasta immobile. Ma, in quel momento, il fumo dell’olio della cucina è salito dal camino e non sono riuscita a trattenere la tosse. Mi sono subito avvolta testa e bocca in una coperta, riuscivo a malapena a respirare. Quella sorella aveva un altro figlio che viveva lì accanto, e potevo sentire il suono del suo televisore quando teneva il volume alto; così, per non farmi scoprire, non osavo accendere le luci in soffitta, e parlavo sempre con un filo di voce. Era inverno e la stanza era molto fredda, ma non osavo uscire per prendere un po’ di sole. Dopo molto tempo trascorso in quel modo, ho cominciato a sentirmi davvero depressa; mi chiedevo: “Quando potrò smettere di vivere così? Quando potrò riunirmi alla mia famiglia e uscire liberamente con i miei fratelli e sorelle per compiere il mio dovere?” In quel periodo, pregavo spesso Dio, chiedendoGli di guidarmi e illuminarmi in modo da poter comprendere la Sua volontà e sapere come vivere quell’ambiente.
In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio: “Forse ricordate tutti queste parole: ‘Perché la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria’. Tutti voi avete udito questa frase, ma nessuno ne aveva capito il vero significato prima. Oggi, invece, siete pienamente consci del loro significato reale: Dio porterà a compimento queste parole negli ultimi giorni e le porterà a compimento in coloro che sono stati brutalmente perseguitati dal gran dragone rosso, nella terra in cui esso giace arrotolato su sé stesso. Il gran dragone rosso è nemico di Dio e Gli si accanisce contro e per questo motivo, in questa terra, coloro che credono in Dio sono sottoposti a umiliazione e oppressione. Ecco perché queste parole troveranno la loro realizzazione nel vostro gruppo di persone. Dal momento che tutta l’opera di Dio viene intrapresa in una terra che Gli si oppone, essa incontra ostacoli enormi e occorre tempo perché molte delle Sue parole si realizzino; così, tramite le parole di Dio, la gente subisce un raffinamento e questo è un altro elemento di sofferenza. È estremamente arduo per Dio portare a termine la Sua opera nella terra del gran dragone rosso, ma è attraverso tale difficoltà che Dio compie una fase della Sua opera, rendendo così manifesta la Sua saggezza e le Sue meravigliose opere, e avendo così l’opportunità di rendere completo questo gruppo di persone” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “L’opera di Dio è semplice come l’uomo la immagina?”). Dalla parola di Dio ho capito che, quando si crede in Dio nel Paese governato dal PCC, la persecuzione è inevitabile, ma Dio Si serve di questo ambiente per perfezionare la fede delle persone. Ho ripensato a quando non mi trovavo in quelle condizioni: mi ritenevo in grado di sopportare le difficoltà e di avere fede in Dio; invece, ora che mi ritrovavo ricercata e senza casa, costretta a nascondermi e a rinunciare a ogni libertà, e dovevo soffrire veramente, nutrivo delle lamentele nel mio cuore, e non volevo fare altro che scappare. Solo grazie a quanto mi hanno rivelato i fatti ho capito che non avevo autentica fede in Dio, che non Gli obbedivo e che la mia levatura era molto scarsa. Ho inoltre ripensato a come, in quei mesi, il PCC ha saccheggiato instancabilmente le case ed eseguito arresti, ha sequestrato il denaro della chiesa e costretto molti fratelli e sorelle a fuggire dalla propria abitazione, sconvolgendo completamente le loro esistenze e lasciandoli senza nemmeno un posto in cui vivere. Il PCC ha compiuto così tanto male, arrestando e perseguitando le persone. Il suo scopo non era forse di allontanarle da Dio e indurle a tradirLo? Se avessi ceduto alla debolezza, se mi fossi arresa o addirittura lamentata in un ambiente come quello, sarei caduta vittima degli inganni di Satana e avrei perso la mia testimonianza. Una volta capito questo, il dolore e il tormento che provavo nel cuore si sono attenuati. Mi sono detta: “Non importa quanto tempo dovrò rimanere qui o quanto dovrò soffrire: voglio sottomettermi alle disposizioni di Dio”.
Dopo alcuni mesi, sembrava che le indagini avessero rallentato, così sono andata in un’altra città a svolgere il mio dovere. Per prudenza, ho accorciato i capelli, e indossavo un cappello, una mascherina e degli occhiali quando uscivo per le riunioni. Prediligevo i vicoli e seguivo percorsi tortuosi, facendo del mio meglio per passare inosservata. Ero convinta, prestando attenzione, di poter continuare a compiere il mio dovere. Con mia sorpresa, una sera di alcuni mesi dopo, la mia leader si è precipitata da me e mi ha detto: “La polizia ha pubblicato i tuoi dati su internet. Ti stanno cercando. Il mandato di cattura è stato inviato ai telefoni cellulari dei residenti nella zona centrale della nostra città e in diversi quartieri circostanti, ed è stato chiesto di denunciare un tuo eventuale avvistamento. La polizia ha scoperto che tuo zio ti ha predicato il Vangelo e hanno già arrestato lui e tua zia. Per sicurezza, non puoi più uscire a compiere il tuo dovere”. Poi, ho ricevuto la notizia che la polizia aveva trovato mio nonno ottantenne e lo aveva interrogato su dove mi trovassi. Avevano anche chiuso il centro di fisioterapia di mio zio. Inoltre, cercavano mia madre e mia sorella, e quindi neanche loro potevano tornare a casa. Quella notizia mi ha fatta infuriare. La mia fede in Dio era giusta e corretta. Perché il Partito Comunista opprimeva così ferocemente i credenti in Dio? Perché non c’era equità e libertà di credo in Cina? All’inizio, avevo pianificato di tornare di nascosto a trovare la mia famiglia, ma non mi aspettavo di venire inserita tra i ricercati, o che i miei familiari avrebbero subito minacce e intimidazioni. Avevo una casa, ma non potevo tornarci, e la mia famiglia era stata implicata e arrestata. Mi sono resa conto che ora ero una criminale ricercata, e mi sono chiesta cosa avrebbero detto di me i miei parenti e amici. Avrebbero pensato che avessi fatto qualcosa di male? Come avrei potuto tornare a guardarli in faccia in futuro? A quel punto, non ho potuto trattenere le lacrime. Più ci pensavo, più mi sentivo infelice. Mi sembrava davvero troppo difficile avere fede in Dio in Cina. Addolorata, ho pregato Dio: “Dio! Non so come superare questa situazione. Ti prego, donami fede e forza, e guidami a comprendere la Tua volontà”. Terminato di pregare, ho ripensato all’inno delle parole di Dio dal titolo “La vita più significativa”, che recita: “Sei un essere creato, pertanto sarebbe naturale per te adorare Dio e perseguire una vita ricca di significato. Poiché sei un essere umano, dovresti spenderti per Dio e patire tutte le sofferenze! Dovresti accettare di buon grado e con piena fiducia la poca sofferenza a cui sei sottoposto oggi e vivere una vita pregna di significato, come Giobbe e Pietro. Siete coloro che perseguono il giusto cammino, coloro che cercano il miglioramento. Siete coloro che si sollevano nella nazione del gran dragone rosso, coloro che Dio chiama i giusti. Non è questa la vita più ricca di significato?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Pratica (2)”). Quest’inno mi ha fatto commuovere fino alle lacrime. È giusto e appropriato che gli esseri creati credano in Dio e Lo adorino, e Dio lo approva. Ho ripensato a Giobbe, che temeva Dio e rifuggiva il male. Perse i suoi figli, le sue proprietà, si ricoprì di pustole su tutto il corpo e fu giudicato e frainteso da sua moglie e dai suoi amici; eppure mantenne la sua fede in Dio, lodò Dio nella sua sofferenza, rimase saldo nel testimoniare Dio e umiliò Satana. E poi c’era Pietro, che per tutta la vita perseguì la conoscenza di Dio e l’amore per Lui. Egli subì centinaia di prove e affinamenti, sopportò atroci dolori, e infine fu crocifisso a testa in giù per Dio, producendo così una meravigliosa e risonante testimonianza. Per una creatura, è così significativo essere in grado di restare salda nel testimoniare Dio e ottenere l’approvazione del Creatore! All’epoca, ero ricercata e braccata dal Partito Comunista a causa della mia fede in Dio. Anche se i miei parenti e amici mi avessero fraintesa e abbandonata, non avrei avuto nulla di cui vergognarmi, perché stavo seguendo la retta via nella vita e facendo quel che era più giusto. Questo pensiero ha alleviato il mio dolore e, anzi, ero orgogliosa di me stessa per la mia capacità di soffrire in quel modo.
Un giorno di gennaio del 2016, una sorella mi ha portato un mazzo di carte da gioco. L’ho preso e ho visto che c’erano stampati sopra la mia foto e i miei dati anagrafici. C’erano il mio nome, il mio numero di carta d’identità e il mio indirizzo di residenza, e c’era scritto che comparivo online nell’elenco dei latitanti dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza sotto la dicitura “criminale sospettata di gestire e utilizzare un’organizzazione settaria per minare l’applicazione della legge”. Sulle carte da gioco era stampato anche il numero della linea telefonica diretta per le denunce, e l’informazione di una possibile ricompensa per gli informatori. La sorella mi ha detto che la polizia stava distribuendo mazzi di carte da gioco contenenti le foto e i dati miei e di altre tre sorelle incaricate del lavoro della chiesa insieme a quelli di assassini e rapinatori. In seguito, i miei fratelli e sorelle mi hanno riferito di aver visto un mandato di cattura a mio nome sui maxi-schermi fuori dalla stazione ferroviaria e in una bacheca all’ingresso dell’Ufficio di Pubblica Sicurezza. Tutto questo mi ha davvero sbalordita. Avrei voluto chiedere alla polizia: “Quale reato ho commesso? In che modo ho violato la legge? Perché state usando mezzi così spregiudicati per darmi la caccia e catturarmi?” Non ho potuto fare a meno di ripensare a un passo della parola di Dio: “Da migliaia di anni questa è terra del sudiciume: è insopportabilmente sporca, la disperazione abbonda, i fantasmi scorrazzano in ogni dove, illudendo e ingannando, muovendo accuse prive di fondamento, rozzi e crudeli, mentre calpestano questa città fantasma disseminandola di cadaveri; il puzzo di putrefazione copre la terra e pervade l’aria, e la sorveglianza è strettissima. Chi riesce a vedere il mondo al di là del cielo? Il diavolo si avvinghia stretto a tutto il corpo dell’uomo, gli cala un velo su entrambi gli occhi e gli sigilla ermeticamente le labbra. Il re dei demoni imperversa da diverse migliaia di anni e ancora oggi tiene sotto stretta sorveglianza la città fantasma, come se fosse un impenetrabile palazzo di demoni; questo branco di cani da guardia, nel frattempo, scruta il territorio attorno a sé con occhi sgranati e torvi, col terrore che Dio lo colga di sorpresa e lo spazzi via, lasciandolo privo di un luogo dove vivere felice e in pace. Come può la popolazione di una città fantasma come questa aver mai visto Dio? Hanno mai goduto dell’amabilità e dell’amorevolezza di Dio? Cosa capiscono loro delle questioni del mondo umano? Chi di loro è in grado di comprendere l’urgente volontà di Dio? Desta poca meraviglia, allora, che Dio incarnato rimanga completamente nascosto: in una società di tenebra come questa, dove i demoni sono spietati e disumani, come potrebbe il re dei demoni, che uccide gli uomini senza battere ciglio, tollerare l’esistenza di un Dio che è amabile, gentile e anche santo? Come potrebbe applaudire e festeggiare l’avvento di Dio? Sono dei leccapiedi! Ripagano la gentilezza con l’odio, da lungo tempo hanno iniziato a trattare Dio come un nemico, Lo offendono, sono feroci oltre ogni limite, non hanno il minimo riguardo per Dio, devastano e saccheggiano, hanno perso del tutto la coscienza, contrastano ogni forma di coscienza e con la tentazione inducono gli innocenti all’insensatezza. Antenati dei tempi antichi? Amati condottieri? Si oppongono tutti a Dio! La loro intromissione ha lasciato tutto ciò che è sotto il cielo in uno stato di tenebra e caos! Libertà religiosa? I diritti e interessi legittimi dei cittadini? Sono tutti trucchi per coprire il peccato!” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Lavoro e ingresso (8)”). Le parole di Dio rivelavano la vera natura del gran dragone rosso. Il PCC è un nemico di Dio, un diavolo che si ribella a Dio e Lo odia, e il luogo che governa è la tana di Satana il diavolo. Il PCC non ammette assolutamente l’esistenza di Dio, e tanto meno consente alle persone di credere nel vero Dio e di seguire la retta via. Questo è il motivo per cui definisce il cristianesimo come una “setta” e la Bibbia come una “pubblicazione settaria”, arrestando i cristiani con tanto accanimento. Per mettere al bando l’opera di Dio degli ultimi giorni, diffonde dicerie di ogni tipo e crea falsi casi penali per incastrare e screditare la Chiesa di Dio Onnipotente, persegue i credenti in Dio e ordina di arrestarli come se fossero i più efferati tra i criminali, e inganna coloro che sono ignari dei fatti, istigandoli a odiare i credenti e a prendere parte alla ribellione verso Dio. Il Partito Comunista ricorre davvero a menzogne di ogni tipo e a tutte le malefatte immaginabili! Ottenuta questa consapevolezza, mi sono sentita ancor più determinata ad abbandonare il gran dragone rosso e a seguire Dio fino alla fine! In seguito, ho saputo dalla mia leader che due sorelle che apparivano come me tra i ricercati sulle carte da gioco erano state arrestate e condannate a quattro anni di prigione.
Quattro mesi dopo, la polizia ha offerto una ricompensa aggiuntiva di 10.000 yuan per il mio arresto. Una sorella del mio villaggio natale mi ha inviato una lettera in cui mi informava che il segretario locale del Partito stava diffondendo delle voci secondo cui, per via della mia fede in Dio, non volevo più vedere la mia famiglia o i miei parenti, e che stavo agendo contro il governo. Con il passare del tempo, le voci si sono fatte sempre più esagerate, e alcuni hanno iniziato a dire che ero diventata pazza o che spacciavo droga. Quando gli abitanti dei villaggi vicini hanno sentito queste dicerie, mi hanno tutti calunniata e condannata. Mio fratello minore trovava simili voci così insopportabili ed era così preoccupato per me che, in preda al pianto, diceva di volermi venire a trovare. Apprese queste notizie, non sono stata in grado di restare calma né di trattenere le lacrime. Non chiedevo altro che poter incontrare i miei parenti e amici e spiegare loro che credevo nel vero Dio, che seguivo la retta via e che non avevo fatto nulla di illegale. Volevo correre direttamente da mio fratello, confortarlo e dirgli di non preoccuparsi per me. Ma, se fossi tornata a casa, la polizia mi avrebbe sicuramente arrestata, e avrei anche messo in pericolo i fratelli e le sorelle con cui ero in contatto. Camminavo ansiosamente su e giù per la stanza. Più pensavo a queste cose, meno ero in grado di restare ferma. Alla fine, ho deciso di correre il rischio e chiamare mio fratello.
Sapevo che con tutta probabilità il cellulare di mio fratello era controllato dalla polizia, ma l’unico mio desiderio in quel momento era parlare con lui, quindi non mi sono preoccupata di simili dettagli. Mi sono travestita e sono andata in bicicletta a fare la telefonata da un posto a decine di chilometri di distanza, ma con mia sorpresa la chiamata non è partita. Non avevo intenzione di arrendermi, così ho ritentato, ma di nuovo senza risultati. D’un tratto, ho cominciato ad avere la vaga consapevolezza che potesse trattarsi di un intervento da parte di Dio. Se il cellulare di mio fratello era sotto controllo, allora sia io che lui saremmo stati in pericolo. Con questo pensiero in mente, ho pregato Dio: “Dio! Oggi sono quasi caduta in uno dei tranelli di Satana. Se Tu non mi avessi fermata in tempo, probabilmente mi sarei ritrovata in pericolo. Dio, Tu conosci le mie debolezze. Ti prego di guidarmi e di darmi fede e forza…”. Tornata a casa della sorella che mi ospitava, durante i miei devozionali spirituali, ho letto un passo delle parole di Dio: “Coloro che Dio definisce ‘vincitori’ sono quanti riescono comunque a recare testimonianza e mantenere la fiducia e la devozione a Lui quando sono sotto l’influsso di Satana e assediati da lui, ossia quando si trovano tra le forze delle tenebre. Se sei ancora in grado di mantenere un cuore puro al cospetto di Dio e un amore sincero per Dio a prescindere da tutto, significa che stai rendendo testimonianza dinanzi a Lui, ed è questo che Egli definisce essere ‘vincitori’” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Dovresti mantenere la devozione a Dio”). Dalla parola di Dio, ho capito che negli ultimi giorni Dio crea un gruppo di vincitori. Per quanto dolore o affinamento subiscano, e a prescindere da come le forze di Satana li molestino e li attacchino, essi sono in grado di mantenere la loro fede in Dio e seguirLo fino alla fine. Poi, ho ripensato a quando ero stata calunniata e diffamata: ero diventata negativa e debole per paura che la mia reputazione venisse compromessa. Temendo inoltre che mio fratello minore non avrebbe capito, avevo trascurato la sicurezza dei miei fratelli e sorelle per tentare di tranquillizzarlo. Ho visto che non avevo né fede né lealtà verso Dio. Comportandomi così, non stavo forse perdendo la mia testimonianza? Il gran dragone rosso mi stava dando la caccia come se fossi una criminale, istigando tutti ad attaccarmi e calunniarmi, e inculcando nei miei parenti una falsa idea di me. Si comportava così proprio allo scopo di rendermi negativa e debole e costringermi a tradire Dio. Non potevo permettere ai subdoli inganni del gran dragone rosso di avere la meglio. Una volta capito questo, ho preso una decisione: avrei testimoniato sotto l’assedio di Satana per soddisfare Dio, e avrei umiliato il gran dragone rosso!
In quel periodo da fuggiasca, sono stata colpita anche nella salute. Quando avevo 15 anni, avevo subito una resezione al polmone sinistro, e anche il destro era abbastanza compromesso. All’epoca, il medico mi aveva consigliato di respirare più aria pulita e di fare molto esercizio fisico per aumentare la mia capacità polmonare. Ma, adesso che ero ricercata dalla polizia, ero costretta a restare nascosta in casa per lungo tempo. Non potevo uscire a respirare aria fresca. Non avevo nemmeno la possibilità di fare esercizio su un balcone. Dovevo stare molto attenta quando ogni tanto aprivo la finestra per prendere un po’ d’aria fresca perché, se fossi stata scoperta dai vicini, non sarei stata la sola a correre dei rischi, ma avrei messo in pericolo anche i fratelli e le sorelle che mi ospitavano. Dopo un periodo tanto lungo in un ambiente come quello, le mie condizioni fisiche hanno cominciato a peggiorare. Lì dentro non c’era circolo d’aria, quindi la mia respirazione ne è stata via via compromessa, sentivo il petto congestionato e, col tempo, ho iniziato a provare dolore ai polmoni, e spesso tossivo. Quando mi inginocchiavo e pregavo, mi sentivo come se del liquido fosse in procinto di uscirmi dalla bocca. Quando dormivo sul fianco, potevo sentire il fluido che si muoveva nel mio polmone. Poi, quando la situazione è ulteriormente peggiorata, ho cominciato a tossire sangue. I miei fratelli e sorelle mi hanno consigliato di andare in ospedale, ma per farlo e poter vedere un dottore dovevo registrarmi con la mia carta d’identità, ed io ero una fuggitiva: quindi, se fosse successo qualcosa, non solo sarei stata arrestata, ma anche i fratelli e le sorelle che si erano presi cura di me sarebbero stati implicati; per questo non osavo andare in ospedale. Alcuni fratelli e sorelle mi hanno procurato delle medicine tradizionali cinesi, ma non sono servite a migliorare le mie condizioni. Continuavo a tossire sangue. Non riuscivo a mangiare e il mio corpo si indeboliva sempre più. Ero un po’ spaventata perché, se avessi continuato a non curarmi e le mie condizioni fossero peggiorate ulteriormente, non avrei forse compromesso la respirazione, con il rischio di soffocare? E questo non avrebbe distrutto la mia speranza nella salvezza e in una meravigliosa destinazione? Tutti quegli anni di rinunce, sacrifici e duro lavoro per la mia fede in Dio non sarebbero allora stati vani? Non volevo assolutamente morire. Ma le mie condizioni peggioravano di giorno in giorno e tossivo sangue, e così non potevo fare a meno di piangere e mi sentivo totalmente disperata.
In seguito, ho cercato brani della parola di Dio pertinenti al mio stato, e mi sono imbattuta in questo passo: “Giobbe non parlò di accordi con Dio, e non avanzò alcuna richiesta o pretesa nei Suoi confronti. Egli lodava il nome di Dio a causa della Sua grande potenza e autorità nel governo di tutte le cose, e non era dipendente dalle benedizioni che avrebbe potuto guadagnare o dalle disgrazie che avrebbero potuto colpirlo. Egli credeva che, a prescindere dal fatto che Dio benedica le persone o mandi loro disgrazie, il Suo potere e la Sua autorità non sarebbero cambiati, e quindi, a prescindere dalle circostanze di una persona, il Suo nome doveva essere lodato. Il fatto che l’uomo sia benedetto da Dio avviene a motivo della Sua sovranità, e quando all’uomo succedono disgrazie, è sempre a motivo della Sua sovranità. Il potere e l’autorità di Dio governano e dispongono tutte le cose dell’uomo; i capricci della sorte dell’uomo sono manifestazioni del potere e dell’autorità di Dio e, a prescindere dal punto di vista personale, il nome di Dio dovrebbe essere lodato. Ecco ciò che Giobbe sperimentò e giunse a conoscere negli anni della sua vita. Tutti i pensieri e le azioni di Giobbe raggiunsero le orecchie di Dio, arrivarono di fronte a Lui, e da Lui furono considerati importanti. Dio apprezzava questa conoscenza di Giobbe, e lo teneva in gran conto, perché aveva questo cuore che era sempre in attesa dei Suoi comandi e in ogni luogo, indipendentemente dal tempo o dal posto, accoglieva tutto ciò che gli capitava. Giobbe non avanzò alcuna richiesta a Dio. Ciò che chiedeva a sé stesso era di attendere, accettare, affrontare e obbedire a tutte le disposizioni che venivano da Dio; egli riteneva che questo fosse il suo dovere, ed era proprio ciò che Dio voleva” (La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso II”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho capito in parte la Sua volontà. Era Dio a permettere che la mia malattia peggiorasse. Era Dio che mi testava per vedere se la mia fede e la mia obbedienza fossero sincere. Mentre io, nella sofferenza, non pensavo che alla mia vita, alla mia morte e alla mia destinazione finale. Avevo paura di perdere la mia salvezza, se fossi morta. Mi sono resa conto che credevo in Dio solo per ottenere benedizioni, cercavo di stringere accordi con Lui, ero priva della coscienza e della ragione che un essere creato dovrebbe possedere, e non ero affatto obbediente nei confronti di Dio. Ho ripensato a Giobbe. Che Dio gli desse grandi ricchezze o permettesse a Satana di privarlo di ogni cosa, Giobbe lodava comunque il Suo nome e riteneva che Dio fosse giusto, a prescindere dal fatto che Egli desse o togliesse. La fede in Dio di Giobbe non era contaminata da motivazioni personali, egli non pensava ai propri interessi, guadagni o perdite e, qualsiasi cosa Dio facesse, sapeva occupare il posto di un essere creato e semplicemente obbedirGli. Considerava l’obbedienza a Dio più importante della sua stessa vita. L’umanità, la coscienza e la ragionevolezza di Giobbe mi hanno fatta davvero vergognare. Fino ad allora, durante tutti i miei anni di fede, avevo cercato di mercanteggiare con Dio, ed ero tuttora estremamente ribelle e corrotta. Se anche la mia malattia mi avesse uccisa, sarebbe accaduto per via della giustizia di Dio. Comprendere questo mi ha fatto capire che dovevo affrontare la malattia e la morte, così ho pensato tra me e me: “In qualunque modo evolverà la mia malattia, mi metterò nelle mani di Dio e mi sottometterò alle Sue disposizioni”.
Una mattina di novembre del 2016, mentre stavo per alzarmi, il polmone ha cominciato a farmi male. Mi ci sono voluti circa dieci minuti e tutte le mie forze per tirarmi su e appoggiarmi alla testiera del letto. In quel momento, il vento gelido entrava dalla finestra e mi sono sentita davvero disperata. Non riuscivo a smettere di piangere. Dopo un po’, ho cominciato a respirare affannosamente, il mio battito cardiaco è accelerato, mi si è contratto tutto il corpo, facevo fatica a respirare, e provavo una sensazione di forte disagio generalizzato. Sentivo di stare per soffocare da un momento all’altro e ho pensato che forse stavolta non sarei sopravvissuta. Quando mi hanno vista così, le mie sorelle sono andate nel panico e non sapevano cosa fare, così hanno chiamato una sorella che aveva una clinica e le hanno chiesto di venire da me. Lei mi ha somministrato subito una flebo ma, inserito l’ago, l’infusione non si avviava perché il mio flusso sanguigno si era praticamente fermato. Disperata, lei ha raggiunto la porta della stanza, ha scosso la testa e ha dichiarato: “Non c’è niente da fare”. Alcune sorelle si sono voltate dall’altra parte e si sono asciugate le lacrime in silenzio. Sapevo di essere in punto di morte ed ero un po’ spaventata. Temevo che, se fossi morta, non avrei visto la realizzazione del Regno. Allora, continuavano a tornarmi in mente le parole di Giobbe: “Jahvè ha dato, Jahvè ha tolto; sia benedetto il nome di Jahvè” (Giobbe 1:21). E ho anche rammentato un passo delle parole di Dio che avevo letto in precedenza: “Quando affronti la sofferenza, devi essere in grado di mettere da parte la preoccupazione per la carne e di non esprimere lamentele verso Dio. Quando Dio Si nasconde a te, devi essere capace di avere la fede di seguirLo, di conservare il tuo amore di prima senza lasciare che vacilli o si estingua. Qualunque cosa Dio faccia, devi sottometterti al Suo disegno ed essere più disposto a maledire la tua carne che a lamentarti di Lui. Nell’affrontare le prove devi soddisfare Dio, per quanto tu possa piangere amaramente o sia riluttante a separarti da un oggetto amato. Solo questo è vero amore e fede autentica” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). Le parole di Dio mi hanno dato profonda ispirazione. In passato, avevo paura della morte, quindi non obbedivo affatto a Dio; ma stavolta non potevo più ribellarmi a Lui. Se anche fossi morta, non mi sarei lamentata. Sono un essere creato, quindi devo sottomettermi a Dio. Per di più, avevo goduto della fortuna di accogliere il Vangelo di Dio degli ultimi giorni e di udire verità che i santi di tutte le epoche passate non avevano mai sentito. Questi erano già un privilegio e una grazia sufficienti da parte di Dio. Nonostante mi trovassi di fronte alla morte, dovevo comunque ringraziare Dio! Così, con estrema difficoltà, sono riuscita a pronunciare due parole: “carta, penna”. Le sorelle mi hanno rapidamente accontentata, e io mi sono appoggiata a loro e ho fatto ricorso a tutta la mia energia per scrivere sul quaderno: “Dio è sempre giusto! Egli è eternamente degno della nostra lode!” Appena finito di scrivere e abbandonata la penna, la mia vista si è lentamente offuscata.
Le sorelle piangevano e mi tenevano per mano, incoraggiandomi ad affidarmi a Dio e a perseverare; ma, di fronte ai fatti, sentivo davvero di non poter resistere oltre, che vivere fosse impossibile. Sentivo il cuore come sprofondare a poco a poco sul fondo dell’oceano, e i suoni intorno a me svanivano. Ma, proprio quando mi sembrava non ci fosse più speranza, un passo delle parole di Dio mi è tornato in mente con estrema chiarezza: “La fede degli uomini è necessaria quando non si può vedere qualcosa a occhio nudo, e la tua fede è necessaria quando non puoi rinunciare alle tue nozioni. Quando non hai chiarezza in merito all’opera di Dio ciò che ti è richiesto è avere fede, prendere una posizione salda e rendere testimonianza. Quando Giobbe arrivò a questo punto, Dio gli apparve e gli parlò. In altre parole, è solo da dentro la tua fede che sarai in grado di vedere Dio e, quando avrai fede, Dio ti porterà a perfezione. Senza fede non può farlo” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Coloro che devono essere resi perfetti devono essere sottoposti a raffinamento”). L’illuminazione della parola di Dio mi ha dato grande conforto e incoraggiamento. La mia vita viene da Dio, e il fatto che quel giorno vivessi o morissi dipendeva solo da Lui. A meno che non lo permettesse Dio, né le forze del male di Satana né la malattia potevano togliermi la vita. Fino al mio ultimo respiro, non potevo arrendermi, e non dovevo perdere la speranza in Dio. Gli ho rivolto una preghiera: “Dio, anche se oggi mi trovo a fronteggiare la morte, ho sentito nel profondo che sei sempre al mio fianco. Dio, voglio affidarmi completamente a Te, e metto la mia vita e la mia morte interamente nelle Tue mani! Credo che, qualunque cosa Tu faccia, Tu sei giusto. Mi sono presentata davanti a Te in questa vita e ho acquisito una certa conoscenza di Te; quindi, anche se morirò, non avrò lamentele né rimpianti. Se non muoio oggi, se mi viene concesso di continuare a vivere, d’ora in poi desidero perseguire la verità, compiere adeguatamente il mio dovere e ripagare il Tuo grande amore”. In quel momento, una sorella mi ha fatto ascoltare l’inno “Amore puro senza macchia”: “L’‘amore’ si riferisce a un affetto puro, senza imperfezione, in cui si usa il proprio cuore per amare, sentire ed essere premurosi. In amore non ci sono condizioni, barriere o distanze. In amore non c’è sospetto, inganno o astuzia. In amore non si mercanteggia e non c’è nulla di impuro. Se ami, ti impegnerai volentieri, sopporterai le difficoltà e sarai compatibile con Me; […]” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Molti sono chiamati, ma pochi eletti”). Dopo aver ascoltato queste parole, mi sono sentita profondamente in colpa. Credevo in Dio da molto tempo, ma non avevo messo in pratica nessuna delle Sue parole, e tanto meno Lo amavo veramente. Ora, che vivessi o morissi, volevo solamente perseguire l’obbedienza a Dio. Mentre meditavo sulle parole di Dio, è accaduto un miracolo. Senza neppure rendermene conto, sono tornata gradualmente a respirare senza dolore e con più regolarità, e il mio battito cardiaco è rallentato. Quando le sorelle mi hanno vista riprendermi, hanno ringraziato Dio con entusiasmo, e io ho davvero assistito a un miracolo compiuto da Dio. Anche se potevo di nuovo respirare normalmente, il mio corpo era ormai gravemente debilitato, quindi le mie sorelle mi hanno comunque consigliato di ricoverarmi. Una di loro mi ha detto di usare la sua carta d’identità, ma avevo paura di coinvolgerla. Mi ha presa per mano e mi ha detto: “Preghiamo Dio insieme. Quello che conta ora è arrivare in ospedale. Prega Dio perché ti doni perseveranza e vedrai che andrà tutto bene”. Ero così commossa che non sapevo cosa dire, né avevo la forza di parlare, quindi mi sono limitata a far cenno di sì con la testa, sapendo che tutto questo era dovuto all’amore di Dio. Una volta in ospedale, anche se il medico aveva delle perplessità in merito al documento, non hanno indagato in dettaglio sulla mia vera identità, e la terapia è andata relativamente bene. Le mie condizioni sono gradualmente migliorate e sono stata dimessa dopo circa una settimana.
Uscita dall’ospedale, ho ripreso la mia vita da fuggitiva. I fratelli e le sorelle con cui avevo contatti venivano spesso arrestati, e di conseguenza di frequente dovevo trasferirmi in fretta, cosa che è diventata davvero estenuante. Durante i miei trasferimenti, dovevo indossare una maschera per evitare di essere riconosciuta dalle telecamere, ma questo mi complicava la respirazione. Una volta, camminando a passo svelto per strada con la maschera, mi mancava il respiro. Ho fatto molta fatica a salire sull’autobus e, una volta a bordo, ho trovato molte persone dentro, e l’aria era così soffocante che respiravo con difficoltà e affanno. Il mio petto era dolorosamente contratto e strabuzzavo gli occhi senza riuscire a controllarli. Sentivo che, se non fossi scesa dall’autobus, sarei potuta morire lì dentro. Pregavo costantemente e invocavo Dio nel cuore, e dopo un po’ sono riuscita a respirare un po’ meglio. Dopo tutti quei traslochi, mi sentivo debole, e avevo paura che il mio corpo avrebbe prima o poi ceduto, e che continuando così quella tortura mi avrebbe uccisa. In seguito, ho letto questo passo delle parole di Dio: “In questa fase dell’opera, ci viene richiesto il massimo grado di fede e amore. Una minima disattenzione può indurci a inciampare, perché questa fase dell’opera è diversa da tutte le precedenti: ciò che Dio sta perfezionando è la fede del genere umano, la quale è, al tempo stesso, invisibile e intangibile. Ciò che Dio compie è trasformare le parole in fede, amore e vita. Le persone devono raggiungere un punto in cui, dopo aver subito centinaia di affinamenti, possiedono una fede superiore a quella di Giobbe. Devono sopportare incredibili sofferenze e ogni genere di tortura senza mai abbandonare Dio. Quando si saranno mostrate obbedienti fino alla morte e avranno grande fede in Dio, allora la fase attuale dell’opera di Dio sarà pienamente compiuta” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il cammino… (8)”). È vero: seguire Dio è per natura un cammino accidentato e difficile. La persecuzione dei cristiani da parte del Partito Comunista non è mai cessata. Se crediamo in Dio, corriamo il rischio di essere arrestati, torturati o addirittura uccisi in qualsiasi momento, ma Dio Si serve di tali ambienti per perfezionare la nostra fede. Sapevo che, in quanto credente e seguace di Dio, dovevo sopportare quelle persecuzioni e tribolazioni. Questo pensiero ha rinnovato la mia fede.
Guardando indietro ai miei anni di fede in Dio, vedo che il Partito Comunista Cinese ha utilizzato vari mezzi per spingermi, passo dopo passo, in un vicolo cieco, ma le parole di Dio mi hanno sempre guidata e illuminata. Ora, ho acquisito un qualche discernimento sull’essenza demoniaca del PCC, nonché una certa comprensione di quanto fosse contaminata la ricerca di benedizioni nella mia fede, e ho imparato a essere ragionevole al cospetto di Dio. Ho anche assistito agli atti miracolosi compiuti da Dio. Quando ero in fin di vita, Dio mi ha guidata a sopravvivere tenacemente, e la mia fede in Lui si è rafforzata. Non avrei mai potuto ottenere tutto questo in un ambiente che non fosse ostile. A prescindere da come il PCC mi perseguiterà o da quanto le cose si faranno difficili, sono decisa a seguire Dio, a compiere adeguatamente il mio dovere e a ripagare l’amore di Dio.
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