La verità che si cela dietro la negligenza
Lo scorso ottobre abbiamo finito di produrre un video a cui avevamo dedicato molto lavoro, tempo ed energia, ma inaspettatamente il leader ci ha fatto notare che numerosi dettagli presentavano dei problemi. Ha detto che il video non era fatto bene, che non era migliore dei video precedenti e doveva essere rifatto. A queste parole sono rimasto sorpreso: non avrei mai immaginato che sarebbero saltati fuori problemi così gravi. Non significava forse che tutti i nostri sforzi e risorse non erano valsi a nulla? L’impressione era che fossero andati sprecati.
Ero un po’ scoraggiato. Non sapevo come superare la situazione o che lezione ci fosse per me da imparare. Pensavo che il montaggio del video era stato modificato diverse volte e ogni volta che il leader l’aveva guardato non aveva mai parlato di quei difetti. Ritenevo di avere una scarsa levatura e che quindi fosse normale che non avessi notato quei problemi. Eppure non riuscivo a smettere di pensarci e avevo la sensazione che qualcosa non quadrasse. C’erano stati problemi così gravi solo perché mancavo di levatura? Stavo andando malissimo nel mio dovere: qual era la causa di quel problema? Poi mi sono ricordato di una cosa che il leader aveva detto in precedenza, ossia che lui aveva solo controllato i contenuti e la coerenza del video, ma non voleva dire che non ci fossero difetti. Ci aveva esortati a riflettere attentamente, controllare minuziosamente e sistemare eventuali problemi. Io però non avevo agito in quel modo. Avevo pensato che il video andasse bene, dato che il leader l’aveva visto, e perciò in fase di produzione non l’avevo controllato attentamente e non ci avevo pensato più di tanto. Mi ero posto in modo del tutto sconsiderato e svogliato. Poi, quando erano emersi i problemi, avevo detto che era già stato revisionato dal leader. Non stavo forse sottraendomi alle mie responsabilità? Che modo di fare irragionevole. Poi ho pensato che dovesse esserci per forza una lezione per me, così ho pregato e ricercato, chiedendo a Dio di guidarmi nel conoscere me stesso.
Qualche giorno dopo, la sorella con cui lavoravo mi ha chiesto di rivedere insieme a lei un video che avevamo ultimato. Ho esplicitato alcuni problemi che avevo notato durante la revisione, ma lei ha risposto che il leader l’aveva visto e aveva detto che l’idea gli piaceva e di finirlo subito. Sebbene avessi alcuni cambiamenti da suggerire, quando ho sentito dire che il leader l’aveva guardato e aveva detto che gli piaceva, non ho osato farne parola. Temevo che il mio giudizio fosse fuori luogo e rischiassimo di apportare cambiamenti che si sarebbero rivelati sbagliati. In quel caso avrei solo creato un ostacolo. Tuttavia vedevo che il video aveva davvero dei difetti, così ho chiesto a un altro fratello di guardarlo e lui è stato d’accordo. Ho pensato che fosse meglio sollevare di nuovo la questione, ma poi mi sono detto che se avessimo proceduto con la revisione e le modifiche da me suggerite si fossero rivelate problematiche, il leader avrebbe chiesto chi le avesse apportate, e allora la responsabilità non sarebbe forse stata mia? Facendoci avanti e chiedendo un parere al leader, se lui avesse detto che andava bene, non sarebbero occorse altre modifiche, ci saremmo risparmiati dei problemi e avremmo potuto occuparci d’altro. Così ho proposto alla sorella a cui ero affiancato di rivolgerci al leader, per stare tranquilli. Ma non appena quelle parole mi sono uscite di bocca, ho percepito che c’era qualcosa che non andava. Era una situazione molto familiare per me: quando sentivo un’opinione diversa reagivo sempre e solo allo stesso modo, ossia rivolgendomi al leader e demandando a lui la decisione. Se il leader dava la sua approvazione, non c’era più di che preoccuparsi e si poteva passare oltre; se invece notava dei problemi, apportavamo delle modifiche. Ogni volta facevamo così. In realtà non si può dire che non conoscessimo i principi e i requisiti per produrre i video. Sapevamo cercare la verità e agire secondo i principi validi per quel genere di problemi, e il leader aveva specificato chiaramente di avere fatto solo una revisione generale del video e che era nostro compito verificare e correggere gli eventuali difetti minori. Quella era una mia responsabilità, ed era il mio lavoro. Perché allora non ci mettevo neanche un pizzico di cuore? Di fronte a questioni o differenze di opinione, invece di cercare i principi insieme ai fratelli e sorelle per raggiungere il consenso ed essere responsabile, demandavo al leader e non facevo il mio dovere. Poi mi sono ricordato di alcune parole di Dio: “Alcuni sono sempre molto passivi nei loro doveri e stanno sempre seduti e aspettano, facendo affidamento sugli altri. Che atteggiamento è questo? È irresponsabilità. […] Tu esprimi solo parole e dottrine, e dici soltanto cose gradevoli, ma non svolgi un lavoro concreto. Se non vuoi compiere il tuo dovere, dovresti dimetterti. Non devi mantenere il tuo incarico senza fare nulla. Agire in tal modo non significa forse arrecare un danno agli eletti di Dio e compromettere il lavoro della chiesa? Da come parli, sembri capire dottrine di ogni genere ma, se ti si chiede di svolgere un dovere, fai le cose con sbadataggine e per pura formalità, e non sei minimamente coscienzioso. Questo è spenderti sinceramente per Dio? Non sei sincero quando si tratta di Dio, eppure fingi di esserlo. Sei forse in grado di ingannarLo? Da come parli di solito, sembri avere molta fede; vorresti essere la colonna della chiesa, la sua roccia. Ma, quando compi un dovere, sei meno utile di un fiammifero. Questo non è ingannare Dio con la piena consapevolezza di farlo? Sai cosa risulterà dal tuo cercare di ingannare Dio? Egli ti detesterà, ti rifiuterà e ti scaccerà! Tutti vengono smascherati nello svolgimento del loro dovere: se si assegna un dovere a una persona, presto si scoprirà se questa sia sincera o ingannatrice e se ami o no la verità. Chi ama la verità sa svolgere con sincerità il proprio dovere e difendere il lavoro della casa di Dio; chi non ama la verità non difende minimamente il lavoro della casa di Dio ed è irresponsabile nello svolgimento del proprio dovere. Questo è evidente fin da subito a chi è perspicace. Chiunque compia male il proprio dovere non ama la verità né è una persona sincera: simili individui saranno tutti smascherati e scacciati” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Solo una persona sincera può vivere una vera sembianza umana”). Dio dice che dobbiamo essere responsabili nel nostro dovere e svolgere un lavoro concreto. È l’unico modo per farlo bene. Se non mettiamo il cuore nel nostro dovere e ci limitiamo a cavarcela senza prendere sul serio i problemi e assumerci le responsabilità, cercando sempre di scaricare il lavoro su qualcun altro e adoperandoci solo in modo superficiale, non riusciremo a fare bene il nostro dovere, lasciando Dio insoddisfatto. Agli occhi di Dio, le persone di questo genere sono inutili e indegne di assolvere un dovere. Ho constatato di essere proprio come rivelato da Dio. Quando nel mio dovere mi imbattevo in un problema, se mi ci dedicavo con tutto il cuore pregando, ricercando e tenendo comunioni sui principi insieme agli altri fratelli e sorelle, raggiungevamo un accordo e trovavamo una soluzione. Ma per me era una seccatura e non volevo fare quella fatica, perciò preferivo rivolgermi direttamente al leader, ritenendo che sarebbe stato meno problematico se avesse deciso lui e che ci saremmo risparmiati un sacco di guai, mentre in caso contrario avremmo discusso a oltranza senza trovare una soluzione. Pertanto delegavo molti problemi al leader. Nel mio ruolo di capogruppo non mi stavo assumendo le responsabilità e non pagavo il prezzo dovuto. Inoltre a volte mi succedeva, durante le discussioni di lavoro, di riscontrare delle problematiche o di ricevere l’illuminazione dello Spirito Santo, ma quando poi lo spiegavo agli altri e un fratello o una sorella esprimeva un’opinione diversa, mi chiudevo a riccio. Temevo che gli altri mi ritenessero arrogante, e mi spaventava ancora di più la prospettiva, se fossero insorti dei problemi, di assumermene la responsabilità. Mi limitavo a pensare che una volta condivisa la mia opinione toccasse a loro valutarla, e se non si raggiungeva il consenso ci si poteva rivolgere al leader. In quel modo, se fosse emerso un problema, almeno non sarebbe ricaduto interamente su di me. Non ricercavo un modo per agire secondo le verità principi, e tanto meno pensavo a cosa avrebbe giovato alla chiesa. Non volevo pagare un prezzo, anche minimo, ed ero irresponsabile. In superficie identificavo difetti e sollevavo questioni, ma senza risolverle. Lasciavo sempre l’ultima parola agli altri, senza prendere decisioni. Non stavo forse ricorrendo ad astuzie, non ero egoista e deprecabile? Non stavo difendendo gli interessi della chiesa. In precedenza, quando ci eravamo imbattuti in un problema avevo sempre chiesto al leader, convinto che fosse ragionevole chiedere se c’era qualcosa che non capivo rispetto ad avere una cieca fiducia in me stesso. Con la rivelazione delle parole di Dio sono riuscito a vedere che ero negligente nel mio dovere e per nulla devoto. Ora che l’avevo capito mi rendevo conto di essere stato davvero ottuso e insensibile. Di fronte a quelle situazioni, non avevo mai cercato la verità né appreso una lezione, svolgendo sempre il mio dovere in modo superficiale e irresponsabile. Era un modo molto pericoloso di compiere il proprio dovere. Questa volta avevo rilevato dei problemi e la mia collaboratrice era di diverso avviso. Limitarmi a correre dal leader per chiedere a lui invece di cercare le verità principi con la sorella per raggiungere un accordo o per trovare una soluzione voleva dire cavarsela alla meno peggio. Ho capito che dovevo cambiare il mio stato, che se avessi continuato a non prendere posizione e a essere irresponsabile avrei commesso consapevolmente un errore. Allora ho proposto alla mia collaboratrice di creare un’altra versione per poi confrontarle entrambe e chiedere al leader di revisionare quella che reputavamo migliore. Lei ha accettato la proposta. Dopo avere messo in pratica questa soluzione, mi sono sentito davvero a mio agio.
Poi, ho letto questo passo della parola di Dio: “Chi teme di assumersi responsabilità nell’adempiere il proprio dovere è un codardo oppure vi è un problema in merito alla sua indole? Bisogna saper capire la differenza. In realtà non è una questione di codardia. Se tale persona ricercasse la ricchezza o facesse qualcosa per il proprio interesse, non sarebbe forse molto coraggiosa? Si assumerebbe qualsiasi rischio. Ma quando fa qualcosa per la chiesa, per la casa di Dio, non si assume alcun rischio. Una persona del genere è egoista e ignobile, è la più infida di tutte. Chiunque non si assuma responsabilità nell’adempiere il proprio dovere non è minimamente sincero verso Dio, senza parlare della sua lealtà. Che genere di persona osa assumersi responsabilità? Che tipo di persona ha il coraggio di portare un fardello pesante? Una persona che prende l’iniziativa e interviene coraggiosamente nel momento cruciale del lavoro della casa di Dio, che non teme di assumersi una responsabilità pesante e di sopportare grandi sofferenze quando vede il lavoro più importante e cruciale. Ecco una persona leale verso Dio, un buon soldato di Cristo. Forse chi teme di assumersi responsabilità nel proprio dovere fa così perché non capisce la verità? No; ha un problema di umanità. Non ha senso di giustizia né di responsabilità. È egoista e ignobile, non è un sincero credente in Dio. Non accoglie minimamente la verità e, per tutte queste ragioni, non può essere salvato. I credenti in Dio devono pagare un caro prezzo al fine di acquisire la verità e incontreranno molti ostacoli nel praticarla. Dovranno fare delle rinunce, abbandonare i loro interessi carnali e patire della sofferenza. Solo allora saranno in grado di mettere in pratica la verità. Dunque, un individuo che teme di assumersi responsabilità è capace di praticare la verità? Certamente no, per non parlare dell’acquisizione della verità. Teme di mettere in pratica la verità, di subire una perdita in merito ai propri interessi; teme di essere umiliato, denigrato e giudicato. Non osa mettere in pratica la verità, perciò non può acquisirla e, per quanti possano essere i suoi anni di fede in Dio, non può comunque ottenere la Sua salvezza. Coloro che compiono un dovere nella casa di Dio, devono essere persone che si fanno carico del fardello del lavoro della chiesa, si assumono le proprie responsabilità, sostengono le verità principi, soffrono e ne pagano il prezzo. Se si è carenti in queste aree, si è inadatti a compiere un dovere e non si possiedono i requisiti per il suo adempimento. Ci sono molte persone che hanno paura di assumersi la responsabilità quando compiono un dovere. La loro paura si manifesta principalmente in tre modi. Il primo è scegliere un dovere che non richieda di assumersi delle responsabilità. Se un leader della chiesa affida loro un dovere, per prima cosa chiedono se debbano assumersi qualche responsabilità: se la risposta è sì, lo rifiutano; se invece non è richiesto che si assumano responsabilità, lo accettano malvolentieri, devono comunque verificare se il lavoro sia faticoso o gravoso e, nonostante questa accettazione forzata, non sono motivati a svolgere bene il loro dovere, e scelgono comunque di farlo con superficialità e negligenza. Tempo libero, evitare la fatica e nessun impegno fisico: questo è il loro principio. Il secondo modo è che, quando si trovano in difficoltà o affrontano un problema, la prima cosa che fanno è riferirlo a un leader perché sia il leader a gestirli e risolverli, nella speranza così di risparmiarsi ogni fastidio. Non si preoccupano di come il leader gestisca la questione e non se ne interessano: fintanto che non ne sono personalmente responsabili, allora tutto va bene per loro. Questo modo di compiere il proprio dovere è leale nei confronti di Dio? Questo è fare a scaricabarile, trascurare il proprio dovere, fare trucchetti. Sono tutte chiacchiere, simili individui non fanno nulla di reale, e pensano tra sé e sé: ‘Poiché sono io a dover gestire questa cosa, che succede se poi sbaglio? Quando controllano di chi è la colpa, non avrò forse una parte di responsabilità? La responsabilità non ricadrà prima di tutto su di me?’ Questo è ciò di cui si preoccupano. Ma credi che Dio esamini ogni cosa? Tutti commettono errori. Se una persona dalle intenzioni corrette manca di esperienza e non ha mai gestito una certa questione in passato, ma ha comunque fatto del suo meglio, Dio lo vede. Devi credere nel fatto che Dio scruta ogni cosa e il cuore dell’uomo. Chi non crede nemmeno a questo, non è forse un miscredente? Che significato potrebbe avere affidare un dovere a persone di questo tipo? […] C’è infine un altro modo in cui manifestano la loro paura di assumersi delle responsabilità. Quando compiono il loro dovere, alcune persone si limitano a svolgere qualche lavoro superficiale, semplice, e che non comporti alcuna responsabilità. Scaricano sugli altri i lavori che comportano difficoltà e assunzione di responsabilità e, se qualcosa dovesse andare male, addossano a loro la colpa e ne escono puliti. […] Se non si ha senso di responsabilità nel compiere il proprio dovere, come si può svolgerlo bene? Chi non si spende sinceramente per Dio non può compiere bene alcun dovere, e chi teme di assumersi delle responsabilità non farà altro che ritardare le cose nel compimento del suo dovere. Tali persone sono indegne di fiducia e inaffidabili; svolgono il loro dovere solo per ottenere in cambio del cibo” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8 – Vogliono che gli altri obbediscano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte prima)”). La parola di Dio ha toccato un tasto in me; mi è sembrato che Dio descrivesse esattamente lo stato in cui ero in quel momento. Nel compiere il lavoro affidatomi dalla chiesa, non stavo lavorando sulle verità principi, né stavo affidandomi a Dio per poter fare del mio meglio; eludevo invece i problemi e mi sottraevo alle responsabilità, sobbarcando il leader di cose da fare perché se ne occupasse lui. Eseguivo tutte le sue richieste, al pensiero che se il lavoro fosse risultato insoddisfacente non sarei stato io il responsabile e non sarei stato trattato. Non significava forse giocare d’astuzia? E credevo persino che fosse un modo intelligente di fare le cose. Ma nelle parole di Dio ho visto che mi stavo spogliando delle responsabilità, che trascuravo il mio dovere e mi comportavo subdolamente. Nel mio dovere, ero astuto e ingannevole nei confronti di Dio. Mi creavo sempre una scappatoia per poter evitare le responsabilità. Non ero sincero e non pagavo un vero prezzo, né cercavo di fare tutto ciò che potevo. Ero superficiale e disonesto e pur prestando servizio non ero devoto. Non ero degno di un dovere. Mi sono reso conto che ogni volta che finivamo un video, se dopo la revisione preliminare il leader diceva che andava bene, io non mi impegnavo in una revisione seria e non ne facevo oggetto di riflessione. Anche se gli altri avevano suggerimenti durante il processo di produzione, non li prendevo molto sul serio. Davo solo un’occhiata veloce e poi dicevo che andava bene. Ero davvero irresponsabile. Il risultato era che alcuni dei video avevano evidenziato problemi ed era stato necessario rimandarli indietro per sottoporli a revisione. A volte il gruppo non raggiungeva il consenso su un video e io, sebbene vedessi qual era il problema, non dicevo nulla di decisivo e mettevo la questione in mano al leader perché fosse lui a prendere la decisione. A volte non comprendevamo i principi di un problema, non riuscivamo a fare le cose con criterio e avevamo bisogno che il leader con la sua guida ci aiutasse a correggere gli errori. Ma sebbene alcuni dei problemi fossero chiaramente alla mia portata, io trovavo una scappatoia per non fare qualcosa che ero in grado di fare. Non pagavo il prezzo né vi dedicavo la cura dovuta e prendevo invece la via più facile. Non ricercavo le verità principi e non prendevo realmente in considerazione le problematiche che vedevo. Non cercavo nemmeno di fare il punto o di imparare lezioni dalle deviazioni e dai fallimenti. Mi ero abituato ad agire così. Addirittura, mi dicevo che tutti commettono errori nel loro dovere e dunque, se trascuravo effettivamente alcuni problemi, il motivo era la mia scarsa levatura. Ma a parte il fatto di riuscire o meno a vedere i problemi, non percepivo neppure il senso di responsabilità che avrei dovuto avere. Per tutelarmi, nel mio dovere mi comportavo da negligente e irresponsabile, arrivando persino ad attribuire la responsabilità al leader quando emergevano dei problemi. Travisavo la verità, facendo sempre in modo che non ricadesse su di me. Ora capivo che non era una questione di levatura, ma un problema inerente alla mia umanità.
Poi ho letto un altro passo della parola di Dio: “Se, ogni volta che ti succede qualcosa, ti proteggi e ti lasci una via di fuga, un’uscita di sicurezza, stai forse mettendo in pratica la verità? Questo non significa mettere in pratica la verità, significa essere subdoli. Adesso svolgi il tuo dovere nella casa di Dio. Qual è il primo principio per svolgere un dovere? È che devi prima di tutto svolgerlo con tutto il tuo cuore, senza lesinare alcuno sforzo, per tutelare gli interessi della casa di Dio. Questa è una verità principio da mettere in pratica. Proteggersi lasciandosi una via di fuga, un’uscita di sicurezza, è il principio della pratica seguito dai non credenti e la loro filosofia più elevata. Tenere in considerazione prima di tutto sé stessi in tutte le cose e collocare i propri interessi davanti a ogni altra cosa, senza pensare agli altri, non avere alcun legame con gli interessi della casa di Dio e con gli interessi degli altri, pensare prima di tutto ai propri interessi e poi pensare a una via di fuga: non è forse ciò che fa un non credente? Proprio così si comporta un non credente. Una persona del genere non è adatta a svolgere un dovere” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 8 – Vogliono che gli altri obbediscano solo a loro, non alla verità o a Dio (Parte prima)”). Ho trovato le parole di Dio molto toccanti. Non avevo mai pensato di star svolgendo il mio dovere con una prospettiva da non credente. Di fronte ai problemi avevo sempre messo al primo posto i miei interessi, per paura che i problemi si ritorcessero contro di me. Pertanto, in apparenza svolgevo il mio dovere mentre in realtà lo facevo senza mai metterci tutto me stesso e senza ricercare la verità o agire secondo i principi, e anche senza tenere in considerazione gli interessi della chiesa. Inoltre, per me era sufficiente mettere il minimo dell’impegno nel mio dovere e agire meccanicamente di giorno in giorno. Non mi comportavo forse come un non credente che lavora per il proprio capo? Quando la mia collaboratrice ed io avevamo opinioni divergenti, perché volevo lasciare la decisione al leader? Si trattava di non volersi assumere la responsabilità e perciò, pur vedendo con chiarezza alcune problematiche effettive, lasciavo che fosse il leader a decidere, ed ero addirittura convinto che fosse la cosa giusta da fare. Ho visto che eludere le responsabilità era diventata una naturale manifestazione della mia natura. Ero davvero astuto ed egoista, e del tutto inaffidabile. Ricorrevo a trucchi, ero subdolo e privo della benché minima sincerità. Le persone di questo genere non sono proprio degne di svolgere un dovere. La parola di Dio dice: “Alcuni quando svolgono il loro dovere non si assumono responsabilità, fanno le cose con sbadataggine e per pura formalità. Pur vedendo il problema, non desiderano cercare una soluzione e temono di offendere gli altri, perciò fanno le cose in maniera affrettata, e di conseguenza il lavoro fa rifatto. Poiché sei tu a svolgere questo dovere, dovresti assumertene la responsabilità. Perché non lo prendi sul serio? Perché fai le cose con sbadataggine e per pura formalità? E non sei forse negligente nelle tue responsabilità quando svolgi il tuo dovere in questo modo? Chiunque sia ad assumersi la responsabilità principale, tutti gli altri sono responsabili di tenere d’occhio le cose, tutti devono farsi carico di questo fardello e avere questo senso di responsabilità; ma nessuno di voi presta attenzione, fate davvero le cose per pura formalità, non avete lealtà, siete negligenti nel vostro dovere! Non è che non vediate il problema, ma non siete disposti ad assumervi la responsabilità; e nemmeno, quando vedete il problema, volete occuparvi di tale questione, vi accontentate di ciò che va ‘abbastanza bene’. Fare le cose con sbadataggine e per pura formalità non è forse un tentativo di ingannare Dio? Se, compiendo l’opera e tenendo condivisioni sulla verità con voi, Io ritenessi accettabile ciò che va ‘abbastanza bene’, allora, in relazione alla vostra levatura e al vostro perseguimento, che cosa ne ricavereste? Se avessi il vostro stesso atteggiamento, non ne ricavereste nulla. Perché dico questo? In parte perché non fate nulla seriamente e in parte perché siete di scarsa levatura, alquanto insensibili. Devo parlare in dettaglio perché vedo tutti voi insensibili e privi di amore per la verità, che non perseguite la verità, oltre ad avere scarsa levatura. Devo precisare tutto, scomporre e frammentare le cose nel Mio discorso e parlare delle cose da ogni angolazione, in ogni modo. Solo allora capirete un po’. Se Io fossi superficiale con voi e parlassi un po’ di un qualsiasi argomento, ogni volta che ne avessi voglia, senza ponderazione e senza cura, senza metterci il cuore e senza parlare quando non ne avessi voglia, cosa potreste guadagnarne? Con una levatura come la vostra, non riuscireste a capire la verità. Non ne guadagnereste nulla, e tanto meno otterreste la salvezza. Ma non posso fare così, devo invece parlare in dettaglio. Devo entrare nel dettaglio e fornire esempi riguardo alla condizione di ogni genere di persona, agli atteggiamenti che le persone hanno nei confronti della verità e a ogni sorta di indole corrotta; soltanto allora comprenderete ciò che dico e capirete ciò che ascoltate. Qualunque sia l’aspetto della verità oggetto della condivisione, parlo con vari metodi, con modalità di condivisione per adulti e per bambini, anche sotto forma di fondamenti logici e racconti, con l’uso di teoria e di pratica e parlando di esperienze, affinché tutti possano capire la verità e accedere alla realtà. In tal modo, coloro che hanno levatura e cuore avranno l’occasione di capire e accogliere la verità ed essere salvati. Ma il vostro atteggiamento verso il dovere è sempre stato quello di fare le cose con sbadataggine e per pura formalità, di tirarla per le lunghe, e non vi importa quanto ritardo provochiate. Non riflettete su come ricercare la verità per risolvere i problemi, non pensate proprio a come svolgere adeguatamente il vostro dovere per poter testimoniare Dio. Questo significa trascurare il proprio dovere. Così la vostra vita cresce molto lentamente, ma voi non siete turbati da quanto tempo avete sprecato. In realtà, se svolgeste il vostro dovere in maniera coscienziosa e responsabile, non ci vorrebbero neanche cinque o sei anni per saper parlare delle vostre esperienze e testimoniare Dio, e i vari lavori verrebbero svolti con grande efficienza; ma voi non siete disposti a tener conto della volontà di Dio, né vi sforzate di acquisire la verità. Ci sono alcune cose che non sapete fare, perciò vi do istruzioni precise. Non è necessario che pensiate, dovete solo ascoltare e andare avanti. Questa è l’unica responsabilità che dovete assumervi; ma anche questo va oltre le vostre capacità. Dov’è la vostra lealtà? Non si vede da nessuna parte! Non fate altro che dire cose gradevoli. Nel vostro cuore, sapete che cosa dovreste fare, ma semplicemente non mettete in pratica la verità. Questa è ribellione contro Dio e fondamentalmente è una mancanza di amore per la verità. Nel vostro cuore, sapete benissimo come agire secondo la verità: ma non la mettete in pratica. È un problema grave; voi osservate la verità senza metterla in pratica. Non siete affatto persone che obbediscono a Dio. Per svolgere un dovere nella casa di Dio, il minimo che dobbiate fare è ricercare e mettere in pratica la verità e agire secondo i principi. Se non sai mettere in pratica la verità nello svolgimento del dovere, dove mai puoi metterla in pratica? E, se non metti in pratica la verità, sei un miscredente. Qual è realmente il tuo scopo se non accogli la verità e tanto meno la metti in pratica, e se nella casa di Dio ti limiti a cercare di cavartela in qualche modo? Vuoi fare della casa di Dio la tua casa di riposo o un ospizio di carità? In tal caso, ti sbagli: la casa di Dio non si occupa di profittatori, di fannulloni. Chiunque abbia scarsa umanità, non compia volentieri il proprio dovere o sia inadatto a svolgere un dovere deve essere rimosso; tutti i miscredenti che non accolgono affatto la verità devono essere scacciati. Alcune persone comprendono la verità, ma non riescono a metterla in pratica nello svolgimento dei propri doveri. Quando vedono un problema non lo risolvono, e nonostante sappiano che qualcosa è loro responsabilità non danno il massimo. Se non porti a termine nemmeno le responsabilità di cui sei capace, che valore o effetto può avere l’adempimento del tuo dovere? Ha un significato credere in Dio in questo modo? Una persona che comprende la verità ma non è capace di metterla in pratica, che non è in grado di sopportare le difficoltà che dovrebbe, una persona del genere non è adatta a compiere un dovere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per svolgere bene il proprio dovere, bisogna almeno possedere coscienza e ragione”). Dopo aver letto le parole di Dio, ho provato una gran vergogna. Dio è assolutamente sincero nel trattamento a cui sottopone gli uomini. Per salvarci, Egli usa metodi di ogni sorta per fare comunione con noi, tenendo minuziose condivisioni su diversi aspetti della verità, e lo fa con estrema pazienza. Ci fornisce molti esempi per guidarci qualora non capissimo, condivide costantemente la verità per irrigarci e provvedere a noi, e ha pagato il prezzo più alto immaginabile. Ho riflettuto sull’atteggiamento che avevo avuto nello svolgere il mio dovere, rendendomi conto che la chiesa mi stava affidando un compito estremamente importante ma io non me ne assumevo la responsabilità. L’affrontavo con negligenza, battendo la fiacca appena potevo, ricorrendo a inganni e comportandomi subdolamente. Dov’era la mia umanità? Dio era sincero con noi, mentre io non Gli restituivo altro che l’inganno. In passato avevo letto le parole di Dio su alcune persone che hanno poca umanità, ma non le avevo mai collegate a me stesso. Poi ho capito di avere scarsa umanità e di essere privo di coscienza. In apparenza svolgevo il mio dovere ogni giorno, pagavo un qualche prezzo e davo a vedere di fare tutte le cose dovute. Ma il mio cuore non era rivolto a Dio. Non tentavo di fare del mio meglio nel mio dovere, di metterci tutto me stesso, di essere scrupoloso e coscienzioso. Al contrario, ero superficiale e dedito ad esso solo in apparenza. Non stavo compiendo un dovere, e non ero nemmeno degno di prestare servizio. Sapevo di non poter riparare alle perdite arrecate al lavoro dalla mia irresponsabilità, così ho pregato Dio, chiedendoGli di darmi una possibilità di pentirmi, e da quel momento ho deciso di cambiare il mio atteggiamento nel mio dovere. Non potevo continuare a essere così negligente.
Poi ho letto un passo delle parole di Dio: “Poiché possiedono un’indole corrotta, le persone sono spesso superficiali e negligenti nel compiere i loro doveri. Questo è uno dei problemi più gravi in assoluto. Per svolgere i loro doveri in modo appropriato, le persone devono prima affrontare questo problema riguardante la superficialità e la negligenza. Fintanto che avranno un tale atteggiamento di superficialità e negligenza, non saranno in grado di compiere i loro doveri in modo adeguato, il che significa che risolvere tale problema è di estrema importanza. Quindi, in che modo dovrebbero praticare? In primo luogo, devono risolvere il problema del loro approccio mentale; devono affrontare i loro doveri correttamente, e fare le cose con serietà e senso di responsabilità. Non dovrebbero proporsi di essere ingannevoli o superficiali. Si compie il proprio dovere per Dio, non per una persona, chiunque essa sia; se si è in grado di accettare l’esame di Dio, si avrà lo stato mentale corretto. Inoltre, dopo aver fatto una cosa, le persone devono esaminarla e riflettere su di essa, e se sentono dell’inquietudine nel cuore, dopo attenta analisi scoprono che sussiste davvero un problema, allora devono apportare dei cambiamenti; una volta operati questi cambiamenti, avranno pace nel cuore. Quando le persone si sentono inquiete, è la prova che c’è un problema, e si devono esaminare scrupolosamente le azioni che si sono compiute, specialmente nelle fasi cruciali. Questo è un atteggiamento responsabile nei confronti del compimento del proprio dovere. Quando si sa essere seri, ci si assume le responsabilità e si mette tutto il proprio cuore e la propria forza, il lavoro sarà eseguito adeguatamente. Talvolta, non hai lo stato mentale corretto e non riesci a trovare o a scoprire un errore evidente. Se fossi nel giusto stato mentale, allora, con l’illuminazione e la guida dello Spirito Santo, sapresti individuare la questione. Se lo Spirito Santo ti guidasse e ti conferisse consapevolezza, consentendoti di percepire la chiarezza nel cuore e di sapere dove sia l’errore, saresti in grado di correggere la deviazione e di lottare per le verità principi. Se ti trovassi nello stato mentale sbagliato e fossi distratto e disattento, saresti in grado di notare l’errore? Non lo noteresti. Questo cosa dimostra? Questo dimostra che, per compiere bene il loro dovere, è molto importante che le persone cooperino; la loro disposizione d’animo è molto importante, così come lo è dove indirizzano i loro pensieri e idee. Dio scruta e riesce a vedere in che stato mentale le persone si trovino, e quanta energia dedichino all’adempimento dei loro doveri. È fondamentale che gli uomini mettano tutto il loro cuore e le loro forze in ciò che fanno. La loro collaborazione è fondamentale. Sforzarsi di non avere rimpianti riguardo ai doveri che si sono portati a termine e alle proprie azioni passate e arrivare dove non si deve nulla a Dio: è questo che significa dare tutto il proprio cuore e la propria forza. Se non riesci mai a mettere tutto il tuo cuore e tutta la tua forza nell’adempimento del tuo dovere, se sei sempre negligente e superficiale, se arrechi ingenti danni al lavoro, e se i tuoi risultati sono molto al di sotto di quanto richiesto da Dio, allora ti può succedere solo una cosa: verrai scacciato. E ci sarà tempo per i rimpianti, a quel punto? No. Queste azioni diventeranno un eterno rimorso, una macchia! Essere costantemente negligente e superficiale è una macchia, è una grave trasgressione: sì o no? (Sì.) Devi impegnarti ad eseguire i tuoi obblighi, e tutto ciò che ti spetta, con tutto il tuo cuore e tutta la tua forza, non devi essere negligente e superficiale, e non devi avere alcun rimpianto. Se riesci a fare questo, il dovere a cui adempi sarà commemorato da Dio. Le cose commemorate da Dio sono buone azioni. E quali cose, invece, non vengono commemorate da Dio? (Le trasgressioni e le azioni malvagie.) Potresti non accettare il fatto che siano azioni malvagie se in questo momento venissero descritte come tali ma, se arriverà il giorno in cui tale questione avrà gravi conseguenze, in cui produrrà un impatto negativo, in quell’istante ti renderai conto che non è soltanto una trasgressione comportamentale, bensì un’azione malvagia. Quando te ne accorgerai la rimpiangerai, e penserai: ‘Avrei dovuto essere un minimo previdente! Se all’inizio ci avessi pensato un po’ di più, se ci avessi messo un po’ più di impegno, queste conseguenze si sarebbero potute evitare’. Nulla cancellerà quest’onta eterna dal tuo cuore e, se dà origine a un debito eterno, allora finirai nei guai. Allora, oggi devi impegnarti a mettere tutto il tuo cuore e tutte le tue forze nell’incarico che Dio ti ha affidato, a compiere ogni dovere con una coscienza chiara, senza rimpianti, e in un modo che sia commemorato da Dio. Qualunque cosa tu faccia, non essere negligente e superficiale. Se per impulsività commetti un errore e si tratta di una grave trasgressione, diventerà una macchia eterna. Una volta che hai dei rimpianti, non riuscirai a porvi rimedio e diventeranno rimpianti permanenti. Entrambe queste strade vanno viste con chiarezza. Quale delle due dovresti scegliere per essere lodato da Dio? Compiere il tuo dovere con tutto il cuore e tutte le tue forze, e preparare e accumulare buone azioni, senza rammarico. Qualunque cosa faccia, non compiere il male in modo da disturbare l’adempimento dei doveri altrui, non fare nulla che vada contro la verità e che sia in opposizione a Dio e non incorrere in rimpianti che dureranno tutta una vita. Che succede quando si sono commesse troppe trasgressioni? Si accumula l’ira di Dio al Suo cospetto! Se trasgredisci sempre più e l’ira di Dio nei tuoi confronti aumenta di continuo, alla fine, sarai punito” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Fino a quel momento avevo ammesso di essere superficiale nel mio dovere ma senza mai rendermi conto delle ripercussioni che poteva avere per me o di come Dio avrebbe visto e definito qualcuno come me. Ora vedevo dalla parola di Dio che dall’esterno simili persone non sembrano commettere atti gravemente malvagi, ma che Dio detesta l’atteggiamento che hanno verso il loro dovere, e che alla fine, se non si pentono, perderanno la possibilità di essere salvate. Una volta smascherato in quella situazione, ho visto quanto fosse grave essere superficiale e irresponsabile nel mio dovere. È a causa della mia irresponsabilità che avevamo dovuto apportare ulteriori modifiche al video e che di conseguenza tutto il nostro lavoro era bloccato. Quella era una trasgressione. Se non avessi corretto subito il mio stato e avessi continuato a essere negligente e irresponsabile, rischiavo di offendere l’indole di Dio e di essere scacciato in qualsiasi momento, e a quel punto sarebbe stato troppo tardi per i rimpianti. Dalle parole di Dio abbiamo ricavato un percorso di pratica tramite il quale risolvere la superficialità nel nostro dovere. Per prima cosa dobbiamo avere il giusto atteggiamento mentale, assumerci la responsabilità e accettare il controllo di Dio. Poi dobbiamo essere attenti nel rivedere le cose e non sorvolare i problemi che rileviamo.
Dopodiché, mettiamo in pratica le parole di Dio. Abbiamo fatto un riepilogo delle ragioni dei nostri fallimenti ed esaminato scrupolosamente i video in base ai principi, senza lasciarci sfuggire neppure un dettaglio. Abbiamo ricercato insieme le verità principi e capito come modificare il montaggio. Le comunioni e le discussioni con i fratelli e sorelle ci hanno aiutati a capire meglio i principi e grazie alla nuova consapevolezza abbiamo rilevato la presenza di altri piccoli problemi, sebbene avessimo rivisto alcuni dei video diverse volte. Questo dimostrava più chiaramente quanto fosse stato grave in passato il problema di svolgere superficialmente il nostro dovere. Poi abbiamo analizzato come modificare i video sulla base di quei principi, portare a termine tutte le modifiche che eravamo in grado di apportare e poi farli revisionare al leader quando non avessimo più riscontrato problemi. Praticare in quel modo ci ha messi tutti molto più a nostro agio. Dopo aver modificato i video, li abbiamo fatti revisionare al leader, il quale ha detto: “Molto bene, non vedo difetti in questi video. Stavolta avete fatto un buon lavoro”. Sentendoglielo dire, non ho potuto fare a meno di ringraziare Dio dal cuore. Sapevo che non eravamo stati noi ad aver fatto un buon lavoro, ma che era stato Dio a guidarci e illuminarci nel momento in cui avevamo avuto una minima intenzione di cambiare, pentirci e non essere più così negligenti. Questa esperienza mi ha davvero fatto capire che solo se si mette davvero il cuore nel proprio dovere esso ha valore e ci si sente in pace. Sia lodato Dio!
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