Aprire gli occhi dopo aver subito il trattamento
Alla fine del 2020, ho cominciato a irrigare i nuovi arrivati nella chiesa. All’inizio non erano molti, quindi, qualsiasi problema...
Diamo il benvenuto a chi ricerca la manifestazione di Dio!
Nel maggio del 2023, realizzavo poster all’interno della chiesa. La leader ha notato che le mie capacità erano discrete e mi ha promossa a capogruppo. Vedere che aveva fiducia in me mi ha fatto molto piacere. Avevo, però, anche qualche preoccupazione. Prima ero solo un membro del gruppo e non era un grosso problema se ero meno competente in quel ruolo, ma la mia nuova posizione prevedeva requisiti più elevati. Le abilità che avevo allora sarebbero state all’altezza di tali requisiti? Che imbarazzo se mi avessero destituita perché non ero in grado di gestire il lavoro! Quando non ero capogruppo, i fratelli e le sorelle avevano un’impressione abbastanza buona di me. Tuttavia, se avessero conosciuto il mio reale livello di competenza, avrebbero pensato che era tutta una finzione e che non avevo un vero talento? La buona impressione che avevano di me non sarebbe andata distrutta? Proprio in quel momento, la leader mi ha fatto notare alcuni problemi nella locandina di un film da me realizzata. Mi sono sentita in forte imbarazzo, preoccupata di cosa avrebbe pensato di me. Avrebbe ritenuto le mie capacità troppo scarse per fornire guida e supervisione? Tenendo presente questo, ho trovato un compromesso. Durante le discussioni, non iniziavo condividendo la mia opinione e lasciavo che fossero gli altri a parlare per primi. Se il gruppo mostrava un parere unanime, io lo assecondavo; in caso contrario, rimanevo sul vago. In tal modo, anche in caso di errori, le mie manchevolezze non sarebbero state smascherate e io non avrei perso la faccia. Una volta stavamo discutendo di un progetto. Credevo che ci fossero dei problemi nella composizione, ma non ne ero certa. Temevo di sbagliare e di essere guardata dall’alto in basso, quindi non ho preso l’iniziativa di condividere. Più tardi, quando la leader ha chiesto la mia opinione, mi sono innervosita, ma in apparenza ho mantenuto un atteggiamento calmo. Ho detto: “La mia opinione è uguale a quella di tutti gli altri; non vedo altri problemi”. La leader ha annuito e non ha aggiunto altro. Ripensandoci, non sono riuscita nemmeno a dire: “Non capisco, la questione non mi è chiara”. Mi sono sentita un po’ turbata, però non ci ho pensato più di tanto e sono andata avanti.
Il giorno dopo, io e la leader ci siamo confrontate su un progetto. Ero un po’ nervosa. Dopo una lunga osservazione, non ho comunque osato condividere la mia opinione. Avevo paura di come la leader mi avrebbe considerata se mi fossi sbagliata. In un’altra occasione, ho notato delle problematicità in un progetto, però non avevo una soluzione. Volevo parlare onestamente, ma mi preoccupavo di cosa avrebbe pensato la leader se lo avessi fatto. Si sarebbe chiesta perché non riuscivo a risolvere nemmeno un problema tanto semplice? Avrebbe ritenuto le mie capacità così carenti? Alla luce di ciò, non ho parlato con sincerità. Ho fatto finta di essere assorta nei miei pensieri e ho risposto alla leader: “Ho bisogno di più tempo per rifletterci sopra. Perché non dici tu per prima cosa pensi?” Lei ha condiviso i suoi pensieri in base ai principi e ha chiesto il mio parere. Mi sentivo come se il terreno mi stesse cedendo sotto i piedi. Volevo essere sincera, eppure era come se avessi la bocca sigillata. Alla fine ho detto: “È esattamente quello che stavo pensando”. Dopo aver pronunciato queste parole, mi sono sentita angosciata, come se avessi appena ingoiato una mosca morta. Era chiaro che non sapevo come modificarlo correttamente, eppure fingevo di sapere cosa fare, per dimostrare di essere capace e di riuscire ad analizzare il problema. Non stavo forse cercando di ingannare e prendere in giro le persone? Provavo una tale angoscia. Arrivavo a fine giornata esausta e non avevo guadagnato nulla.
Durante le devozioni spirituali, mi chiedevo: “Rivedere i progetti insieme alla leader potrebbe essere un’occasione per migliorare le mie capacità. È una buona cosa: allora perché sento tanta stanchezza invece che senso di liberazione?” Poi ho letto che le parole di Dio dicono: “Stare al posto che si addice a un essere creato ed essere una persona ordinaria: è facile farlo? (No, non è facile.) Dove sta la difficoltà? In questo: le persone credono sempre di avere molte aureole e titoli in cima alla testa. Inoltre si attribuiscono l’identità e il prestigio di gran personaggi e superuomini e si impegnano in tutte quelle pratiche finte e false e segni esteriori. Se non lasci andare queste cose, se le tue parole e azioni sono sempre limitate e controllate da queste cose, allora troverai difficile entrare nella realtà della parola di Dio. Sarà dura smettere di affannarti a cercare soluzioni a ciò che non capisci e portare più spesso tali questioni davanti a Dio e offrirGli un cuore sincero. Non sarai in grado di farlo. È proprio perché il tuo prestigio, i tuoi titoli, la tua identità e tutte le cose simili sono false e non veritiere perché vanno contro e contraddicono le parole di Dio, che queste cose ti assorbono completamente facendo sì che tu non riesca a presentarti al cospetto di Dio. Cosa ti portano queste cose? Ti rendono bravo a mascherarti, a fingere di capire, di essere intelligente, di essere un gran personaggio, di essere una celebrità, di essere una persona capace, di essere saggio e persino di sapere tutto, di essere capace di tutto, e di essere in grado di fare tutto. Questo fa sì che gli altri ti adorino e ti ammirino. Verranno da te con tutti i loro problemi, contando su di te e guardandoti con ammirazione. Così è come se ti mettessi sul fuoco ad arrostire. DimMi, si sta bene sul fuoco ad arrostire? (No.) Non capisci, ma non osi ammetterlo. Non riesci a vedere con chiarezza, ma non osi dire che non riesci a vedere con chiarezza. Ovviamente hai fatto un errore, ma non osi ammetterlo. Il tuo cuore prova angoscia, ma non osi dire: ‘Stavolta è davvero colpa mia, sono in debito con Dio e con i miei fratelli e le mie sorelle. Ho provocato una perdita enorme alla casa di Dio, ma non ho il coraggio di alzarmi davanti a tutti e ammetterlo’. Perché non osi parlare? Tu credi: ‘Devo essere all’altezza della reputazione e dell’aureola che i miei fratelli e le mie sorelle mi hanno attribuito, non posso tradire l’alta considerazione e la fiducia che essi hanno nei miei confronti, ancor meno le fervide aspettative che ripongono in me da tanti anni. Pertanto, devo continuare a fingere’. Com’è questo mascheramento? Sei riuscito a trasformarti in un gran personaggio e un superuomo. I fratelli e le sorelle vogliono venire da te per fare domande, per chiedere consulenze e persino per implorare un tuo consiglio su qualsiasi problema che hanno. Sembra addirittura che non possano vivere senza di te. Ma il tuo cuore non prova angoscia?” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Fare tesoro delle parole di Dio è il fondamento della fede in Dio”). Le parole di Dio hanno smascherato il mio vero stato. Quando discutevo con la leader sui progetti, non provavo mai un senso di liberazione. Il motivo principale era che la mia natura era veramente arrogante e non mi permettevo di commettere errori, tanto meno di non essere in grado di capire o di fare qualcosa. Mi stavo dando la zappa sui piedi da sola. Da quando ero stata promossa a capogruppo, la leader aveva una buona impressione di me e mi stimava, quindi temevo che smascherare troppe manchevolezze nel mio lavoro avrebbe influito sull’opinione che gli altri avevano di me. Soprattutto dopo che erano sorti dei problemi con la locandina del film da me realizzata, ero diventata ancora più cauta. Lasciavo che fossero prima gli altri a condividere le loro opinioni per evitare di smascherare troppi dei miei problemi. Quando io e la leader rivedevamo i progetti insieme, riuscivo a individuare alcune problematiche, però avevo paura di sbagliare, quindi non parlavo onestamente. A volte era chiaro che non avessi un piano per risolvere le cose, ma volevo evitare che la leader mi guardasse dall’alto in basso, perciò fingevo di essere competente, facendo eco alla sua opinione e dicendo che vedevo le cose allo stesso modo. Stavo indossando una maschera. Ero palesemente fuorviante. Non osavo nemmeno dire: “Non capisco, questa cosa non mi è chiara”. Coprivo costantemente le mie manchevolezze per salvare la faccia. La mia preoccupazione per la reputazione e il prestigio era fin troppo grande! La verità è che avevo appena iniziato la formazione, quindi commettere errori era perfettamente normale. Il mio reale livello di competenza era sotto gli occhi di tutti, perciò non c’era bisogno di insabbiare nulla. Anche se i fratelli e le sorelle avessero visto le mie manchevolezze, non mi avrebbero guardata dall’alto in basso: mi avrebbero aiutata. Invece io mi ostinavo a fingere di conoscere ogni cosa e di saper fare tutto. Cercavo a qualunque costo di insabbiare le mie carenze e manchevolezze. Ero così sciocca e ignorante! Continuavo a nascondermi e non riuscivo a essere onesta quando interagivo con gli altri. Era un modo di vivere talmente ipocrita, viscido e propenso all’inganno!
In seguito, ho letto altre parole di Dio: “Indipendentemente dal contesto, qualunque dovere svolga, un anticristo cerca di dare l’impressione di non essere debole, di essere sempre forte, ricco di fede, mai negativo, affinché la gente non veda mai la sua statura reale o il suo vero atteggiamento verso Dio. […] Se succede qualcosa di importante e qualcuno chiede loro un punto di vista sull’accaduto, sono reticenti a rivelare la loro opinione e lasciano invece che siano gli altri a parlare per primi. La loro reticenza ha delle ragioni: o il punto è che in effetti hanno un’opinione, ma temono che sia sbagliata, che se la esprimessero ad alta voce gli altri la confuterebbero, facendoli vergognare, e per questo non la esprimono; oppure non hanno alcuna opinione e, non riuscendo a comprendere chiaramente la questione, non osano parlare in modo arbitrario per paura che gli altri ridano del loro errore, e quindi il silenzio è la loro unica scelta. In breve, non prendono subito parola per esprimere le loro opinioni perché temono di rivelarsi per ciò che sono, di far vedere che sono limitati e patetici e di influire così sull’immagine che gli altri hanno di loro. Perciò, dopo che tutti gli altri hanno finito di condividere le loro opinioni, i loro pensieri e la loro conoscenza, si appropriano di alcune tra le affermazioni più nobili e accettabili e le spacciano come proprie opinioni e comprensioni. Le riepilogano e le condividono con tutti, acquisendo così un elevato prestigio nel cuore degli altri. Gli anticristi sono estremamente astuti: quando viene il momento di esprimere un punto di vista, non si aprono mai con gli altri e non mostrano il proprio stato reale, né fanno conoscere ciò che veramente pensano, come sia la loro levatura, come sia la loro umanità, come sia la loro capacità di comprensione, se abbiano una vera conoscenza della verità. E così, mentre si vantano e fingono di essere spirituali, di essere persone perfette, fanno il possibile per mascherare il loro vero volto e il loro reale stato. Non rivelano mai ai fratelli e alle sorelle le proprie debolezze, né cercano mai di conoscere le proprie carenze e i propri limiti; anzi, fanno il possibile per mascherarli” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9: Parte decima”). Dalle parole di Dio ho constatato che gli anticristi, indipendentemente dal dovere che svolgono o dalla situazione in cui si trovano, non esprimono mai facilmente le proprie opinioni quando accade qualcosa. Non permettono agli altri di conoscere il loro vero stato né lasciano che gli altri ne conoscano la levatura o l’umanità, per paura di smascherare le proprie debolezze. Per nascondere le loro manchevolezze, addirittura rivendicano come propri i buoni suggerimenti e le idee degli altri, riassumendoli e presentandoli come se provenissero da loro, facendo credere erroneamente agli altri di avere conoscenza e levatura, raggiungendo così l’obiettivo di essere ammirati e adorati dagli altri. Facendo un paragone con me stessa, ho compreso che il mio comportamento era esattamente uguale a quello di un anticristo! Quando io e la leader stavamo discutendo di un progetto, temevo che lei giudicasse negativamente le mie capacità professionali, perciò, nell’esprimere la mia opinione, continuavo a parlare in modo vago, fingendo di capire e facendo eco alla leader. Mi comportavo come se condividessi la sua stessa opinione e usavo questo per nascondere le mie manchevolezze. Ripensandoci, avevo sempre fatto il mio dovere in questo modo: per proteggere la mia immagine e il mio prestigio nel cuore delle persone, non volevo mai che gli altri vedessero le mie manchevolezze o le mie carenze. È chiaro che c’erano problemi che avrebbero potuto essere risolti rapidamente condividendo con qualcuno di esperto, ma pensavo che cercare l’aiuto altrui mi avrebbe fatta apparire incompetente e inferiore, quindi preferivo cercare in segreto i materiali e faticare da sola per capire le cose, senza chiedere consigli agli altri. Il risultato era una scarsa efficienza lavorativa e ritardi in altri compiti. Avevo sempre voluto mascherarmi da persona che conosceva e sapeva fare tutto, dissimulando davanti agli altri. Non stavo forse fuorviando le persone? Gli anticristi si nascondono e si mascherano sempre in questo modo. Ingannano e fuorviano le persone celando la loro vera statura, inducendo gli altri a venire davanti a loro. In che modo il mio comportamento era diverso da quello di un anticristo? Ciò che stavo rivelando era l’indole di un anticristo! Tale consapevolezza mi ha spaventata. Sentivo che, se non fossi cambiata, sarei stata rivelata ed eliminata. Ho prontamente pregato Dio, disposta a pentirmi e a cambiare. Non volevo più mascherarmi e ingannare gli altri per proteggere il mio orgoglio e la mia immagine.
In seguito, ho cercato un cammino di pratica basato sui miei problemi. Ho letto che le parole di Dio dicono: “Devi cercare la verità per risolvere qualsiasi problema che si presenti, qualunque esso sia, e non camuffarti in nessun modo e non indossare una maschera con gli altri. Le tue mancanze, le tue carenze, i tuoi difetti, la tua indole corrotta: sii completamente aperto su tutto questo e condividilo con gli altri. Non tenertelo dentro. Imparare ad aprirti è il primo passo per avere accesso alla vita, ed è il primo ostacolo, il più difficile da superare. Una volta che l’avrai superato, entrare nella verità sarà facile. Cosa significa compiere questo passo? Significa che stai aprendo il tuo cuore e mostrando tutto ciò che hai, che sia buono o cattivo, positivo o negativo; che ti stai mettendo a nudo per gli altri e perché Dio lo veda; che non stai nascondendo nulla a Dio, che non Gli celi nulla, che non metti su alcuna maschera, senza propensione all’inganno né trucchi, e sei parimenti aperto e onesto con le altre persone. In questo modo vivi nella luce, e non solo Dio ti sottoporrà a scrutinio, ma gli altri potranno vedere che agisci secondo principio e con una certa trasparenza. Non hai bisogno di proteggere con ogni mezzo la tua reputazione, la tua immagine e il tuo prestigio, né hai bisogno di coprire o camuffare i tuoi errori. Non serve che ti impegni in questi sforzi inutili. Se riesci ad abbandonare queste cose, sarai molto rilassato e vivrai senza vincoli né dolore, interamente nella luce” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Dalle parole di Dio ho trovato un cammino di pratica. Quando si svolge il proprio dovere e si incontrano questioni che non si riescono a capire o a gestire, bisogna aprirsi e cercare di più l’aiuto degli altri, essere una persona onesta e autentica e non proteggere la propria reputazione. In questo modo, si può essere in linea con le intenzioni di Dio e progredire. Io, invece, avevo pensato solo al mio orgoglio, celando costantemente le mie manchevolezze e mascherandomi. Non avevo tenuto conto della qualità del lavoro che stavamo svolgendo né di come migliorare le mie capacità professionali. Fino a quel momento, non avevo afferrato i principi, le mie competenze non erano migliorate e non stavo svolgendo il mio dovere secondo gli standard. Che senso aveva cercare di preservare il mio orgoglio? Se avessi seguito i requisiti di Dio e agito da persona onesta, la mia reputazione ne avrebbe magari sofferto un po’, ma avrei potuto migliorare le mie competenze e svolgere meglio i miei doveri e Dio ne sarebbe stato contento. Non sarebbe stato molto meglio? Pensando a questo, ho pregato Dio, disposta a pentirmi. In seguito, nel comunicare con tutti gli altri, non mi nascondevo più quando non capivo qualcosa e presentavo attivamente le mie domande per discuterne col gruppo. Praticare in questo modo mi ha dato un senso di liberazione e ho guadagnato qualcosa dagli altri.
Successivamente, nella mia ricerca, mi sono chiesta: “Perché non riuscivo a vedere correttamente le mie manchevolezze dopo la promozione a capogruppo? Quali opinioni sbagliate mi controllavano?” Durante la ricerca, ho letto le parole di Dio: “Quando qualcuno viene selezionato dai fratelli e dalle sorelle per essere leader, oppure viene promosso dalla casa di Dio per svolgere un certo lavoro o svolgere un certo dovere, ciò non significa che abbia un prestigio o un’identità speciali o che le verità che comprende siano più profonde e più numerose di quelle di altre persone, né tantomeno che sia capace di sottomettersi a Dio e che non Lo tradirà. Di certo non significa neppure che conosca Dio e che Lo tema. In realtà, non ha raggiunto nulla di tutto ciò. La promozione e la coltivazione sono semplicemente promozione e coltivazione in senso diretto, e ciò non equivale al fatto che siano predestinate e approvate da Dio. […] Quali sono dunque lo scopo e il significato del promuovere e coltivare qualcuno? Il fatto che costui sia promosso, in quanto individuo, affinché pratichi e venga irrigato e formato in modo speciale, il che lo mette in condizione di comprendere le verità principi e i principi, i mezzi e i metodi per fare diverse cose e risolvere vari problemi, nonché il modo di gestire e trattare i vari tipi di ambienti e persone che incontra in conformità con le intenzioni di Dio e in maniera tale da proteggere gli interessi della casa di Dio. Giudicando in base a questi punti, le persone di talento promosse e coltivate dalla casa di Dio sono in grado di svolgere adeguatamente il loro lavoro e di fare bene il loro dovere durante il periodo di promozione e coltivazione o prima della promozione e della coltivazione? Naturalmente no. Quindi è inevitabile che, durante il periodo di coltivazione, queste persone sperimentino la potatura, il giudizio e il castigo, lo smascheramento e persino la destituzione; è normale, questo significa ricevere formazione e coltivazione” (La Parola, Vol. 5: Responsabilità di leader e lavoratori, “Responsabilità di leader e lavoratori (5)”). Dalle parole di Dio ho capito che, quando la Sua casa promuove e coltiva qualcuno, ciò non significa che questa persona comprenda già la verità e possieda la realtà o afferri pienamente i principi. La promozione è solo un’opportunità di formazione e questo richiede che le persone vedano correttamente le proprie manchevolezze. Io mi ero fatta un’idea troppo alta di me stessa, convinta che la promozione a capogruppo significasse che dovevo avere, rispetto agli altri, migliori levatura, abilità e altre simili qualità. Mi ero messa su un piedistallo e, per evitare che gli altri mi capissero a fondo, mi ero mascherata e avevo dissimulato, avevo usato tutti i tipi di trucchi per nascondere le mie carenze e, anche quando condividevo un’opinione, riflettevo troppo sulle cose. Non ero trasparente nell’interagire con gli altri e limitavo me stessa fino allo sfinimento. Riflettendoci, la promozione a capogruppo era solo un’opportunità di formazione. Tale circostanza mi aveva spinta a perseguire la verità e a svolgere i miei doveri secondo i principi. Era normale avere manchevolezze e deviazioni nei doveri e potevo usare quelle opportunità per porvi rimedio: in tal modo, attraverso l’esperienza, avrei potuto comprendere più verità e afferrare un numero maggiore di principi e gradualmente sarei riuscita a fare il mio dovere secondo gli standard. In futuro, devo valutare bene le mie manchevolezze, imparare a stare con i piedi per terra e impegnarmi di più nell’apprendimento dei principi e delle abilità. Questo dovevo perseguire e in questo dovevo entrare.
Una volta, la leader ci stava guidando nel lavoro e ci ha chiesto di esprimere la nostra opinione su uno sfondo. Ho sentito che le due sorelle con cui collaboravo avevano opinioni diverse dalle mie e ho riflettuto: “Loro due la pensano allo stesso modo. Se si scopre che mi sbaglio, sarà talmente imbarazzante. Penserebbero che sono così priva di levatura e di gusto?” Al pensiero di ciò, ho esitato e mi sono detta: “Forse dovrei semplicemente dire di essere d’accordo con loro, così non mi sentirò in imbarazzo se mi sbaglio”. Ma in quel momento mi sono ricordata delle parole di Dio che avevo letto in precedenza: “Devi cercare la verità per risolvere qualsiasi problema che si presenti, qualunque esso sia, e non camuffarti in nessun modo e non indossare una maschera con gli altri. Le tue mancanze, le tue carenze, i tuoi difetti, la tua indole corrotta: sii completamente aperto su tutto questo e condividilo con gli altri. Non tenertelo dentro. […] Non hai bisogno di proteggere con ogni mezzo la tua reputazione, la tua immagine e il tuo prestigio, né hai bisogno di coprire o camuffare i tuoi errori. Non serve che ti impegni in questi sforzi inutili. Se riesci ad abbandonare queste cose, sarai molto rilassato e vivrai senza vincoli né dolore, interamente nella luce” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Le parole di Dio mi hanno fornito un cammino di pratica. A prescindere dal fatto che un’opinione sia giusta o sbagliata, bisogna esporla per cercare e condividere se c’è qualcosa che non si capisce. Ecco cosa significa essere responsabili nel proprio dovere. Questo pensiero mi ha illuminato il cuore e ho pregato Dio, disposta a mettere da parte il mio orgoglio e a dire la verità. Con mia sorpresa, la leader era d’accordo con la mia opinione e ci ha dato alcune indicazioni per le modifiche da apportare. Dopo aver ascoltato, ho avuto una comprensione più chiara. Ho sentito che non proteggere il mio orgoglio e non nascondermi, che essere onesta e dire la verità hanno portato pace e serenità nel mio cuore.
Allora non ero più limitata dal mio orgoglio e riuscivo a discutere apertamente e semplicemente con i fratelli e le sorelle sulle questioni che non mi erano chiare. Quando la leader faceva notare i miei problemi, sapevo accettarli, vedere correttamente le mie manchevolezze e cercare principi rilevanti e conoscenze professionali da apprendere. Dopo un po’ di tempo, ho fatto dei progressi nelle competenze tecniche e ho commesso meno errori nei miei doveri. Grazie a questa esperienza, ho capito davvero che Dio benedice le persone oneste e detesta quelle propense all’inganno; ho compreso che ammettere le mie carenze e manchevolezze e praticare l’onestà non è una vergogna e che praticare in questo modo porta pace e tranquillità nel mio cuore.
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