Cosa mi sta impedendo di seguire Dio?
Era il dicembre del 2011, e i due leader della nostra Chiesa erano stati arrestati. Saputa la notizia, io e i miei fratelli e sorelle abbiamo dovuto affrontare rapidamente le conseguenze. Qualche giorno dopo ho ricevuto una lettera che diceva che i fratelli e le sorelle di altre Chiese venivano continuamente arrestati dalla polizia, e che c’era stata una persona sospetta fuori dalla mia porta, quindi anch’io potevo essere sotto sorveglianza. La lettera diceva che non dovevo andare a casa, ma invece raggiungere un posto sicuro e gestire da lì il lavoro della Chiesa. Leggerla mi ha messo molto in ansia. Ho pensato alle auto della polizia che di recente pattugliavano costantemente le strade, e alla sorveglianza continua. Avevano scoperto che ero un diacono della Chiesa? Stavano sorvegliando la mia casa per arrestarmi? Ho pensato a tutti i fratelli e le sorelle che erano stati presi, alcuni picchiati fino a renderli storpi, altri a morte. In quei giorni, mi muovevo di continuo nei dintorni per svolgere il lavoro della Chiesa. Se fossi stata pedinata e catturata dalla polizia, cosa avrei fatto? Più ci pensavo e più la paura cresceva. Se davvero fossi stata picchiata a morte, come avrei ottenuto la salvezza e la vita eterna? Mi sentivo come se una grossa pietra premesse sul mio cuore. Avevo persino difficoltà a respirare. In seguito, mi sono trasferita a casa di un parente per qualche giorno. Mio marito mi ha trovata e mi ha detto: “Nemmeno qui è sicuro. È meglio che tu vada a nasconderti a casa di un’amica in un’altra provincia. La polizia sa che sei un diacono della Chiesa. Perché dovrebbero lasciarti perdere?” A quelle parole ho esitato, soprattutto perché i capi della nostra Chiesa erano già stati arrestati. C’era ancora molto lavoro urgente da svolgere: se me ne fossi andata, non ci sarebbe stato nessuno a portare avanti il lavoro della Chiesa. Tuttavia, se fossi rimasta e la polizia mi avesse arrestata, sarei stata torturata a morte o sarei stata menomata. Così, ho deciso che era meglio andare via e nascondermi per qualche giorno, per poi tornare a compiere il mio dovere quando le acque si fossero calmate. Ho quindi abbandonato il mio dovere e sono andata a casa di un’amica in un’altra provincia. Il fatto è che ho abbandonato il mio dovere in un momento cruciale. È stato un atto di tradimento verso Dio! Ma a quel tempo pensavo solo alla mia sicurezza e non avevo alcuna fede. Non comprendevo affatto la natura del mio gesto.
In seguito, temendo di essere trascinata anche lei in quella storia, la mia amica mi ha fatto alloggiare in una catapecchia fuori dal suo villaggio. Era così malridotta che la porta non si chiudeva nemmeno, e non c’era niente da mangiare né acqua corrente. In quella situazione mi sentivo molto infelice. Allora ho cominciato a riflettere. Avevo fatto bene ad abbandonare il mio dovere per nascondermi (in un’altra provincia)? Poi ho letto queste parole di Dio: “Attualmente, vi sono alcuni che non portano alcun fardello per la Chiesa; sono persone svogliate e approssimative che si preoccupano solo della propria carne. Sono persone estremamente egoiste e persino cieche. Non avrai alcun fardello se non riuscirai a vedere tale questione in modo chiaro. Più tieni conto della volontà di Dio, più pesante sarà il fardello che Dio ti affiderà. Gli egoisti non sono disposti a sopportare cose simili, non sono disposti a pagare questo prezzo e, di conseguenza, perderanno l’opportunità di essere perfezionati da Dio. Questo non è forse farsi del male da soli?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Tieni conto della volontà di Dio al fine di ottenere la perfezione”). Leggendo le parole di Dio, ho sentito una fitta al cuore; ho visto che io stessa ero stata quel tipo di persona egoista e vile che Dio metteva a nudo. I leader della nostra Chiesa erano stati arrestati e le conseguenze dovevano essere affrontate prontamente. In quel momento cruciale, avrei dovuto affidarmi a Dio e continuare a svolgere il lavoro della Chiesa, proteggendo i miei fratelli e sorelle. Invece avevo pensato solo a proteggermi e mi ero comportata da vigliacca, nascondendomi, abbandonando il lavoro della Chiesa, e trascurando la vita dei miei fratelli e delle mie sorelle. Era un grave tradimento verso Dio! In quel momento, ho ricordato dei versi di un inno delle parole di Dio: “Abramo ha offerto in sacrificio Isacco. Cosa avete offerto voi? Giobbe ha offerto tutto in sacrificio. Cosa avete offerto voi? In tantissimi si sono immolati, hanno sacrificato la vita e versato il loro sangue al fine di cercare la vera via. Voi avete pagato quel prezzo?” (“Cosa avete offerto voi a Dio?” in “Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi”). Di fatto, cosa avevo offerto a Dio? Abramo era stato capace di sacrificare suo figlio per soddisfare Dio; Giobbe aveva dato tutto per soddisfarLo. E io? Per paura di essere catturata e torturata a morte, ero fuggita per salvarmi. Non ero stata come un disertore, vigliaccamente aggrappato alla vita invece di affrontare la morte? Come dice il proverbio: “La lunga preparazione alla fine ripaga”. In quanto diacono della Chiesa, accudita dalla casa di Dio per anni, in un momento così cruciale avevo ignorato l’incarico che mi era stato affidato, e non mi ero interessata di tutelare il lavoro della Chiesa. Avevo pensato solo a me stessa, avendo a cuore la mia sola esistenza, e a fuggire dal pericolo. Ero ancora degna di essere chiamata umana? Avevo davvero sputato nel piatto in cui mangiavo, e valevo ancor meno di un animale!
Dopo, ho letto un altro passo della parola di Dio: “Nel passato, Pietro fu crocifisso a testa in giù per amore di Dio; ma tu dovresti soddisfare Dio alla fine, ed esaurire tutte le tue energie per il Suo bene. Cosa può fare un essere creato nell’interesse di Dio? Pertanto dovresti consegnarti a Dio il prima possibile, perché Egli possa disporre di te come desidera. Finché rende Dio contento e soddisfatto, lasciaGli fare di te ciò che vuole. Che diritto hanno gli uomini di lamentarsi?” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Interpretazione dei misteri delle ‘Parole di Dio all’intero universo’, Cap. 41”). Queste parole di Dio mi hanno dato coraggio, ma mi sono anche sentita in colpa. Ho pensato a come Pietro era fuggito di prigione, e a come il Signore Gesù gli era apparso davanti e gli aveva detto che sarebbe stato crocifisso di nuovo per lui. Pietro comprese grazie alle parole del Signore: “Il Signore Gesù è già stato crocifisso una volta per redimere l’umanità, non posso permettere che sia crocifisso di nuovo. Ha rinunciato alla Sua vita per noi; stavolta, io dovrei rinunciare alla mia vita per la Sua”. Pietro tornò quindi in prigione senza esitare, e alla fine chiese di essere crocifisso a testa in giù per amore di Dio. Pietro era stato capace di rinunciare alla sua vita per Dio, mentre io? Di fronte a un minimo rischio, avevo abbandonato il mio incarico ed ero fuggita in un luogo lontano. Chi poteva affermare che avessi avuto anche solo un briciolo di coscienza? Avevo seguito Dio per tanti anni e mi erano state fornite tante Sue parole, eppure Lo avevo tradito in un momento cruciale. Non ero degna di vivere davanti a Lui. Mi sono inginocchiata al Suo cospetto e, pentita, ho pregato: “Dio! Ho sbagliato. Ho abbandonato il mio dovere per la mia sicurezza. Sono stata così egoista e vile! Non voglio più pensare ai miei interessi. Voglio imparare da Pietro, e portare a termine ciò che Tu mi affidi, anche se questo significa la morte”. Dopo, sono tornata nella Chiesa. Nel vedermi, una sorella mi ha detto: “Oggi abbiamo ricevuto gli ultimi sermoni di Dio. Non sapevo chi contattare per mandarli ai nostri fratelli e sorelle. Proprio quando iniziavo a preoccuparmi, sei ritornata tu”. A quelle sue parole, mi sono sentita così felice di essere tornata in tempo. Non avevo causato troppe perdite al lavoro della chiesa. Ho subito discusso con la sorella le disposizioni su chi fosse più adatto, in modo da inviarlo ai fratelli e alle sorelle in modo tempestivo. Da quel momento in poi non sono più stata così vigliacca nel mio dovere.
Dopo quell’esperienza, pensavo di aver acquisito un po’ di fede, ma con mia sorpresa una nuova situazione mi ha messa a nudo ancora una volta. Un giorno, la mia collaboratrice, sorella Zhou, mi ha detto: “Diverse case dove sono conservati i fondi della Chiesa sono in pericolo”. Mi ha quindi assegnato il compito di trasferire il denaro in un luogo più sicuro. Pensando alle auto della polizia che pattugliavano ogni strada, ho provato timore, preoccupata che le case potessero essere sorvegliate dalla polizia. E se fossi stata pedinata e arrestata mentre trasportavo i fondi della Chiesa? Non potevo fare a meno di pensare: “Sono un diacono della Chiesa; se mi prendono, verrò sicuramente torturata. A quel punto non avrei possibilità di uscirne viva. E allora come potrei ottenere la salvezza ed entrare nel Regno dei Cieli?” A quel pensiero, volevo solo nascondermi. Sentivo che svolgere quel dovere sarebbe stato troppo rischioso. Proprio in quel momento, ho ricordato la mia precedente esperienza. Per essere stata troppo egoista e vile, agendo solo per la mia sicurezza, avevo quasi intralciato il lavoro della casa di Dio. Mi sono ammonita a non commettere lo stesso errore del passato. Al contrario, mi sarei affidata a Dio e avrei svolto quel dovere importante. Quel pensiero mi ha subito tranquillizzata. In quel periodo, mi chiedevo spesso: “Perché, in momenti così critici, ho sempre tanta paura di essere arrestata e torturata a morte?” In seguito, ho letto questo brano delle parole di Dio: “A partire da oggi farò sì che tutti comincino a conoscere Me, l’unico vero Dio che ha creato ogni cosa, che è venuto fra gli esseri umani ed è stato da loro respinto e calunniato, che domina e dispone di tutto nella sua interezza, il Re a capo del Regno, il Dio Stesso che gestisce il cosmo, ancor più il Dio che controlla la vita e la morte degli esseri umani, che detiene le chiavi dell’Ade. Farò sì che tutti (adulti, bambini, uomini dotati di uno spirito oppure no, stolti o affetti da disabilità eccetera) Mi conoscano. Non esenterò nessuno da questo compito; è l’opera più severa, un compito che Io ho ben predisposto e che viene compiuto a partire da adesso. Ciò che dico sarà fatto. Apri i tuoi occhi spirituali, abbandona le tue nozioni e riconosci che Io sono l’unico vero Dio che amministra l’universo! Non sono nascosto a nessuno ed eseguo i Miei decreti amministrativi nei confronti di tutti” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 72”). Leggendo queste parole di Dio, ho provato molta vergogna. Dio Onnipotente detiene la sovranità sull’intero universo e controlla il destino dell’umanità; la vita e la morte delle persone sono nelle Sue mani e tutto è soggetto alle Sue disposizioni. Eppure io non avevo ancora compreso l’onnipotenza e la sovranità di Dio. Nel compiere il mio dovere, avevo avuto a cuore solo la mia vita. Avevo molta paura di cadere nelle mani della polizia e di essere torturata a morte. Non possedevo nemmeno un briciolo di autentica fede in Dio. Avevo una levatura talmente scarsa. Mi aggrappavo vigliaccamente alla vita e volevo sempre fuggire di fronte a un dovere rischioso. Di conseguenza, se davvero fossi stata arrestata e torturata, avrei di certo tradito Dio, diventando così un giuda, e alla fine sarei stata punita con l’inferno. Rendermi conto di questo mi ha spaentata a morte.
Poi mi sono imbattuta in un altro passo delle parole di Dio: “Quando gli esseri umani sono pronti a sacrificare la propria vita, tutto diventa insignificante e nessuno può avere la meglio su di loro. Che cosa potrebbe essere più importante della vita? Perciò Satana diviene incapace di agire ulteriormente negli esseri umani, non c’è più nulla che possa fare all’uomo. Sebbene, nella definizione di ‘carne’, venga detto che la carne è corrotta da Satana, se gli esseri umani veramente donano sé stessi e non vengono guidati da Satana, nessuno può avere la meglio su di loro” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Interpretazione dei misteri delle ‘Parole di Dio all’intero universo’, Cap. 36”). Queste parole di Dio mi hanno mostrato che il mio tallone d’Achille era sempre stato la paura della morte. Satana usava la debolezza della mia carne per attaccarmi, inducendomi a tradire Dio, il che mi avrebbe portata a essere distrutta insieme a Satana stesso. Satana è così spregevole e malvagio! La mia vita e la mia morte sono sotto la sovranità di Dio, è Lui a deciderne. Per quanto Satana sia crudele, senza il permesso di Dio non oserebbe farmi nulla. Devo consegnare la mia vita e la mia morte a Dio e sottomettermi alla Sua orchestrazione; anche se verrò torturata a morte dal PCC, devo comunque testimoniare Dio e glorificarLo. Allora mi sono inginocchiata e ho pregato Dio: “Dio, sono disposta a consegnarTi la mia vita e lasciarTi stabilire che io viva oppure muoia. Ti prego, scruta nel mio cuore”.
In quel momento, ho pensato ad altre parole di Dio: “In quanto membri del genere umano e cristiani devoti, tutti noi abbiamo l’obbligo e la responsabilità di offrire la nostra mente e il nostro corpo allo svolgimento dell’incarico da parte di Dio, poiché il nostro intero essere è venuto da Dio ed esiste grazie alla Sua sovranità. Se le nostre menti e i nostri corpi non sono votati all’incarico da parte di Dio e alla giusta causa dell’umanità, le nostre anime si sentiranno indegne di coloro che hanno subito il martirio per via dell’incarico da parte di Dio, e ancor più indegne di Dio, che ci ha fornito ogni cosa” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Appendice 2: Dio sovrintende al destino dell’intera umanità”). Dalle parole di Dio è evidente che una creatura che dà la vita per compiere le missioni da Lui affidate è quanto di più significativo ci sia. Se si pensa ai discepoli e agli apostoli che seguivano il Signore Gesù al Suo tempo, molti hanno subìto il martirio mentre diffondevano il Vangelo, ma le loro morti sono ricordate da Dio. Possono essere morti nella carne, ma il loro spirito continua a vivere. Se diventiamo dei giuda e tradiamo Dio per paura della morte, e poi Lui ci punisce e noi moriamo, quella sì è una vera morte; finiremo all’inferno. E quella è una sofferenza eterna. Il Signore Gesù disse: “Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi avrà perduto la sua vita per causa Mia, la troverà” (Matteo 16:25). In questo ambiente ostile, in cui il PCC perseguita e arresta le persone con tale ferocia, Dio ha visto il mio comportamento; stava osservando se avrei rischiato la vita per soddisfarLo e testimoniarLo davanti a Satana. Se abbandono il mio dovere e tradisco Dio per paura di morire, non sono che una morta in vita. Resami conto di questo, ho pregato Dio, dichiarandomi disposta a tradire la carne e ad affidarmi a Lui per compiere il mio dovere. Mentre trasferivo il denaro della Chiesa, ho cantato in silenzio un inno delle parole di Dio: “Sei un essere creato, pertanto sarebbe naturale per te adorare Dio e perseguire una vita ricca di significato. Poiché sei un essere umano, dovresti spenderti per Dio e patire tutte le sofferenze! Dovresti accettare di buon grado e con piena fiducia la poca sofferenza a cui sei sottoposto oggi e vivere una vita pregna di significato, come Giobbe e Pietro. Siete coloro che perseguono il giusto cammino, coloro che cercano il miglioramento. Siete coloro che si sollevano nella nazione del gran dragone rosso, coloro che Dio chiama i giusti. Non è questa la vita più ricca di significato?” (“La vita più significativa” in “Seguire l’Agnello e cantare dei canti nuovi”). Più cantavo quell’inno, più lo apprezzavo. In quanto esseri creati, poter svolgere il proprio dovere è la cosa più preziosa. Questa è una vita significativa. Una vita che viene lodata da Dio. A quel punto, non mi sentivo più né vigliacca né spaventata, e sono riuscita a trasferire il denaro della Chiesa senza problemi. Dentro di me, ora mi sentivo del tutto calma e serena. Da allora, con la guida di Dio, ho trasferito in sicurezza i beni e i libri della Sua casa in diverse occasioni.
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