Quando ci guida la brama di prestigio
Nel luglio del 2020, mi occupavo del lavoro di irrigazione insieme a fratello Zhao Zhijian e sorella Li Muxin. Avevano appena iniziato la formazione, quindi li aiutavo ad afferrare i principi e a familiarizzare con il lavoro il più rapidamente possibile, e quando c’era qualcosa che non capivano si rivolgevano a me. Dopo un po’, ho notato che entrambi avevano dei punti di forza. Zhijian aveva una buona levatura e imparava rapidamente i principi, e Muxin era davvero capace, organizzata ed efficiente. Ogni volta che veniva assegnato un lavoro, erano in grado di trovare subito le parole di Dio per risolvere le difficoltà dei nuovi credenti. Mi sentivo impallidire al loro confronto. Non lavoravo con la stessa efficienza e non ero veloce come loro nell’apprendimento. Avevo bisogno di riflettere a lungo sui problemi dei nuovi credenti. Mi sembrava che tutto mi risultasse più lento e faticoso rispetto a loro. In seguito, quando hanno acquisito maggiore familiarità con il lavoro, gradualmente hanno iniziato ad assumere un ruolo centrale. A volte dovevamo rispondere insieme alle domande degli irrigatori, perché non avevo ancora ultimato tutti gli incarichi che mi spettavano, e Muxin diceva: “Non preoccuparti, ci sono domande semplici a cui possiamo rispondere direttamente”. Questo mi metteva a disagio. Non avevano forse paura che discutere con me avrebbe ritardato tutto perché lavoravo lentamente? Mi sentivo esclusa come non mi era mai capitato in passato. Ed ero anche contrariata: perché la mia levatura era così carente? Non avevo una mente agile e non reagivo rapidamente. Non ero giovane né intelligente come loro, che erano efficienti in tutto. Da quel momento in poi, non sarei stata la meno capace? Cosa avrebbero pensato di me? Avrebbero potuto dire che anche dopo tutto il tempo trascorso a lavorare come irrigatrice ero ancora a un livello inferiore rispetto a loro, che si erano appena formati. Sarebbe stato davvero imbarazzante. Non volevo che pensassero che non ero brava, così ho iniziato a lavorare di nascosto, dedicando ogni giorno più tempo agli incontri con i nuovi arrivati e cercando di trovare parole di Dio e di riflettere sui loro problemi. Mi sembrava persino che fare il bucato e mangiare fosse una perdita di tempo, e pregavo molto Dio e chiedevo il Suo aiuto, per poter essere più efficiente nel mio dovere. Ma le cose andavano in tutt’altro modo: per quanto mi impegnassi, la mia produttività diminuiva. Senza rendermene conto, ho perso ogni stimolo nel mio dovere e lasciavo fossero i miei collaboratori a gestire molte delle questioni. Ho capito di non possedere levatura, quindi mi occupavo solo di ciò di cui ero capace. Sono scivolata in uno stato sempre peggiore, sono diventata molto passiva nel mio dovere e ho smesso di notare i problemi nel mio lavoro. Vedendo il mio cattivo stato, i miei due collaboratori facevano comunione con me, ma io non ascoltavo. Non riuscivo a cambiare il mio stato e alcuni problemi non venivano risolti in tempo, con ripercussioni sulle mie prestazioni lavorative.
Quando ha saputo del mio stato, la leader ha condiviso con me, dicendo che il problema non era la mia levatura, ma che bramavo troppo la fama e il prestigio, e che dovevo correggere il mio stato il prima possibile per non ostacolare il nostro lavoro. Mi sono resa conto che ero in cattivo stato, non avevo senso di responsabilità per il mio dovere e non ero in grado di risolvere i problemi che invece sapevo risolvere in passato. Non riuscivo a percepire l’illuminazione dello Spirito Santo, ero insensibile e intorpidita. Ho pensato a queste parole del Signore Gesù: “Perché a chiunque ha, sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha, sarà tolto anche quello che ha” (Matteo 13:12). Di sicuro stavo facendo qualcosa che non era in linea con la volontà di Dio, per questo Egli mi nascondeva il Suo volto. Ho provato un po’ di paura, così ho pregato: “Dio, il mio dovere è davvero gravoso e non riesco a percepire la Tua guida. Ti prego: illuminami, guidami e permettimi di riflettere su me stessa e capire i miei problemi, così da cambiare il mio stato errato”. Dopo di che, ho trovato delle parole di Dio pertinenti al mio stato. Dio dice: “Il Signore Gesù una volta disse: ‘Perché a chiunque ha, sarà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chiunque non ha, sarà tolto anche quello che ha’ (Matteo 13:12). Qual è il significato di queste parole? Significano che, se nemmeno svolgi il tuo dovere o il tuo lavoro oppure non ti ci dedichi anima e corpo, Dio ti toglierà ciò che un tempo ti apparteneva. Cosa significa ‘togliere’? Cosa prova un essere umano al riguardo? Può darsi che tu non riesca a ottenere quello che la tua levatura e i tuoi talenti avrebbero potuto permetterti, non provi nulla al riguardo, e sei proprio come un non credente. Ecco cosa significa che Dio ti toglie ogni cosa. Se nel tuo dovere sei negligente, non paghi un prezzo e non sei sincero, Dio ti toglierà ciò che ti apparteneva, Si riprenderà il tuo diritto di compiere il tuo dovere e non te lo garantirà. […] Se compiere il tuo dovere ti sembra sempre una cosa priva di senso, se hai la sensazione che non ci sia niente da fare e che tu non riesca a dare il tuo contributo, se non sei mai illuminato e ti senti privo di intelligenza o saggezza da applicare, allora questo è un problema: dimostra che non hai la motivazione giusta o non sei sul percorso giusto per compiere il tuo dovere, che Dio non approva e che il tuo stato non è normale. Devi riflettere: ‘Perché non ho un percorso nel compiere il mio dovere? L’ho studiato e rientra nelle mie competenze professionali; anzi, sono anche bravo a farlo. Perché quando cerco di applicare la mia conoscenza non ci riesco? Perché non riesco a metterla in pratica? Che cosa sta succedendo?’ È un caso fortuito? Qui c’è un problema. Quando Dio benedice una persona, questa diventa intelligente e saggia, perspicace in tutte le situazioni, nonché acuta, attenta e particolarmente abile; avrà il talento e sarà ispirata in tutto ciò che fa, e penserà che tutto ciò che fa è facilissimo e che nessuna difficoltà la può ostacolare: è benedetta da Dio. Se qualcuno trova tutto molto difficile e si comporta in maniera goffa, ridicola e inetta qualsiasi cosa faccia, se non lo capisce nonostante ciò che gli viene detto, allora cosa significa? Significa che non è guidato da Dio e che non è benedetto da Dio. Alcuni dicono: ‘Mi sono impegnato, quindi come mai non vedo la benedizione di Dio?’ Se ti limiti ad applicarti e ad adoperarti, ma non cerchi di agire secondo i princìpi, allora stai compiendo il tuo dovere solo in modo superficiale. Come potresti vedere le benedizioni di Dio? Se sei sempre negligente nel compiere il tuo dovere e non sei mai coscienzioso, non sarai illuminato dallo Spirito Santo, non avrai la guida di Dio o la Sua opera, e le tue azioni non porteranno alcun frutto. È molto difficile svolgere bene un dovere o gestire bene una questione affidandosi alla forza e al sapere umano. Tutti pensano di intendersene, di avere una certa conoscenza, ma fanno le cose male e le cose vanno sempre storte, suscitando commenti e risate generali. Questo è un problema. Può capitare che qualcuno chiaramente non sia un granché eppure si ritenga competente e non la dia vinta a nessuno. Ciò ha a che fare con un problema della natura umana” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Si può vivere come veri esseri umani soltanto essendo onesti”). Leggere le parole di Dio mi ha un po’ gettata nel panico. Ultimamente, tutto era difficile e faticoso per me. Non notavo i problemi nel mio lavoro e mi sentivo impotente di fronte a questioni che prima ero in grado di gestire. Questo perché ero bloccata in uno stato di ribellione e Dio mi nascondeva il Suo volto. Ero diventata insensibile e intorpidita, idiota e lenta nel pensare. Irrigavo i nuovi credenti da molto tempo, comprendevo parte delle verità sulle visioni e capivo alcuni principi. Sarebbe stato logico, con il tempo, che nel mio dovere migliorassi, e invece stavo peggiorando sempre di più. Non riuscivo a percepire la guida dello Spirito Santo e il mio atteggiamento verso il dovere era disgustoso agli occhi di Dio. Potevo vedere la giustizia e la santità di Dio attraverso le Sue parole. Che Egli benedica le persone o tolga loro qualcosa, Si attiene comunque a dei principi. Quando le persone mettono il cuore nel loro dovere, quando vi dedicano tutte sé stesse e la loro motivazione è soddisfare Dio, risulta loro facile ricevere l’opera dello Spirito Santo. Sono dotate di intuito e sanno rilevare i problemi nel loro dovere e risolverli. Migliorano sempre di più nel loro dovere. Se le persone non sono autentiche nel loro dovere, se pensano sempre alla reputazione e al prestigio, faticano a ricevere l’opera dello Spirito Santo. Allora diventano insensibili e intorpidite, e non riescono a mettere a frutto i punti di forza come in passato. In questo modo, è impossibile svolgere bene un dovere. Ho riflettuto sullo stato in cui ero in quel periodo. Dopo aver iniziato a lavorare con i miei due collaboratori, all’inizio avevo senso di responsabilità e sapevo aiutarli a imparare il lavoro il più velocemente possibile; ma poi, quando ho visto che stavano progredendo rapidamente ed erano più capaci di me sotto ogni punto di vista, mi sono sentita minacciata: avevo paura di perdere il mio ruolo di punta, così ho iniziato a smarrirmi. Non volevo che mi vedessero arrancare, così ho lavorato duramente e fatto le ore piccole. Per irrigare con più efficienza, ho dedicato più tempo agli incontri con i nuovi credenti. Ma, per quanto mi impegnassi, per quanto pagassi un prezzo, continuavo a ottenere meno dei miei collaboratori. Dedicavo tutte le mie energie a competere con loro due. Ho persino chiesto aiuto a Dio per ottenere di più nel mio lavoro e salvare la faccia. Ero così irragionevole. Usavo Dio e Lo ingannavo: stavo forse compiendo un dovere? In preda al rimorso, ho pregato Dio: “O Dio! Perseguo la reputazione e il prestigio e non svolgo bene il mio dovere. Sono stata d’ostacolo al lavoro di irrigazione. Voglio pentirmi davanti a Te”.
Poi, ho letto un passo delle parole di Dio che mi è stato molto utile. Dio Onnipotente dice: “Che tu possa compiere bene il tuo dovere non dipende dalle tue attitudini, dalla grandezza della tua levatura, dalla tua umanità, dalle tue capacità o dalle tue abilità; dipende dal fatto che accetti la verità e che sia in grado di metterla in pratica. Se sei in grado di mettere in pratica la verità e di trattare gli altri in modo giusto, riesci a raggiungere una cooperazione armoniosa con gli altri. La chiave per compiere bene il proprio dovere e raggiungere una cooperazione armoniosa con gli altri sta nel riuscire ad accettare la verità e a obbedirvi. La levatura, i talenti, le attitudini, l’età, ecc. non sono il fattore principale, sono tutti secondari. La cosa più importante è vedere se una persona ama la verità e se sa metterla in pratica. Dopo aver ascoltato un sermone, coloro che amano la verità e sanno metterla in pratica ammetteranno che è giusto. Nella vita reale, quando si imbatteranno in persone, eventi e oggetti, applicheranno tali verità. Metteranno in pratica la verità, essa diverrà la loro realtà e parte della loro vita. Diverrà le linee guida e i principi secondo i quali regolano la loro condotta e agiscono; diverrà ciò che vivono e manifestano. Quando ascoltano un sermone, anche coloro che non amano la verità ammetteranno che è giusto, e penseranno di aver capito tutto. Hanno registrato le dottrine nel loro cuore, ma quali sono i principi e le linee guida che usano per considerare qualcosa quando lo fanno? Considerano le cose sempre in base ai loro interessi, non attraverso la verità. Hanno paura di rimetterci, se praticano la verità, e hanno paura di essere giudicati e guardati dall’alto in basso dagli altri, di perdere la faccia. Fanno avanti e indietro da una considerazione all’altra, poi alla fine pensano: ‘Mi limiterò a proteggere il mio prestigio, la mia reputazione e i miei interessi, l’importante è questo. Se tali condizioni sono soddisfatte, sarò contento. Se tali condizioni non sono soddisfatte, non sarò felice di praticare la verità, né lo troverò piacevole.’ Queste sono persone che amano la verità? Assolutamente no” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Il corretto adempimento del proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). Dalle parole di Dio, ho appreso che compiere un dovere in modo adeguato non ha a che fare solo con la levatura, le doti o l’età di una persona. La chiave è se si ama la verità e se la si mette in pratica oppure no. Se non si ama la verità e non la si mette in pratica, pensando solo alla faccia e al prestigio quando si parla e si agisce, senza sostenere il lavoro della chiesa, per quanta levatura o quali doni si posseggano, si farà fatica a svolgere bene il proprio dovere. Io, invece, avevo sempre pensato che una persona di buona levatura e agile di mente sarebbe stata brava nel suo dovere, mentre che coloro che erano più anziani e di scarsa levatura non avrebbero ottenuto risultati, per quanto si impegnassero. Non capivo la verità, e valutavo sempre le persone e le cose alla luce delle mie nozioni. Ero così sciocca e ignorante! Dio conferisce a ciascuno una diversa levatura, doni diversi, e richiede a ognuno delle cose diverse. La chiesa ci incarica di lavorare insieme in modo che ognuno di noi possa sfruttare i propri punti di forza e compensare le altrui debolezze. Così possiamo svolgere bene insieme i nostri doveri. Avere due collaboratori di buona levatura può aumentare l’efficienza del nostro lavoro. Potremmo risolvere i problemi più velocemente, e il nostro lavoro non verrebbe rallentato. Se fossi stata in grado di abbandonare il mio ego e imparare dai punti di forza degli altri, non sarei progredita più velocemente? Non avevo la levatura dei miei collaboratori, ma non ero così carente da non riuscire a svolgere il lavoro. Quando avevo l’atteggiamento giusto, quando ero pronta a impegnarmi nel mio lavoro e a prenderlo sul serio, riuscivo a vedere i problemi con maggiore chiarezza e a risolverli più rapidamente. Dovevo smettere di pensare ai guadagni e alle perdite personali, alla fama e al prestigio. Da allora, mi sono adoperata per eseguire ciò che Dio richiedeva, senza più competere con i miei collaboratori, e mettendo invece il cuore nel mio dovere. Con il tempo, il mio stato è gradualmente cambiato e le cose nel mio lavoro sono migliorate.
Sono rimasta sconvolta quando, di lì a poco, mi si è ripresentato lo stesso problema. Alcuni nuovi credenti, che avevano appena accettato l’opera di Dio degli ultimi giorni, sono stati trasferiti nella nostra chiesa. Io e Zhijian eravamo incaricati di irrigarli. Anche se non si occupava di irrigazione da molto tempo, lui sapeva trovare parole di Dio molto adatte a risolvere i loro problemi e la sua comunione era davvero chiara. Io riuscivo a risolvere alcuni dei loro problemi, ma non sapevo comunicare chiaramente quanto lui. I nuovi arrivati apprezzavano la comunione di Zhijian più della mia. Ero davvero invidiosa. Zhijian era progredito così rapidamente in poco tempo, mentre io avevo impiegato anni per arrivare a quel livello. Mi sentivo davvero inferiore a lui. Quando vedevo che le persone avevano problemi che non capivano e si rivolgevano a Zhijian per risolverli, ero rosa dall’invidia. Avere una buona levatura fa una tale differenza. Non solo gli altri lo ammiravano, ma aveva anche bisogno di impegnarsi meno nel lavoro e otteneva risultati migliori. Se avessi avuto la levatura di Zhijian, forse gli altri avrebbero ammirato anche me. Ma avevo già superato i 50 anni e la mia levatura era scarsa. Per quanto mi impegnassi, sarei rimasta ferma a quel livello. Senza rendermene conto, ho perso motivazione nel mio dovere. Ogni volta che un nuovo credente poneva una domanda durante una riunione, facevo rispondere Zhijian e aggiungevo solo qualche semplice commento. Sono diventata via via più passiva nel mio dovere e sempre più distante da Dio. Quando pregavo, non sapevo cosa dire, e a volte la sera mi addormentavo addirittura mentre lo facevo. Resami conto di essere in uno stato pericoloso, ricercavo e riflettevo. Quando ho visto che ero priva di levatura, sono diventata negativa e passiva nel mio dovere: quale indole corrotta vi si celava?
In seguito, ho letto altre parole di Dio. “Che nessuno si consideri perfetto, o insigne e nobile, o diverso dagli altri; tutto ciò è provocato dall’indole arrogante e dall’ignoranza dell’uomo. Credersi sempre speciali: ciò è causato da un’indole arrogante. Non essere mai in grado di accettare i propri difetti e di affrontare i propri errori e fallimenti: ciò è causato da un’indole arrogante. Impedire sempre agli altri di essere più nobili o migliori: ciò è causato da un’indole arrogante. Impedire sempre agli altri di essere superiori o più forti: ciò è causato da un’indole arrogante. Impedire sempre agli altri di avere pensieri, suggerimenti e idee migliori e, quando li hanno, diventare negativi, evitare di parlare, sentirsi angosciati e abbattuti, e arrabbiarsi: tutto ciò è causato da un’indole arrogante” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “I principi che devono guidare il proprio comportamento”). Le parole di Dio hanno rivelato precisamente il mio stato. Confrontavo la mia levatura con quella dei miei collaboratori, diventavo negativa e mi tiravo indietro quando non ero all’altezza. Questo dipendeva da un’indole arrogante. A causa della mia arroganza, non ero capace di affrontare correttamente le mie debolezze e le mie carenze, e in particolare non riuscivo ad accettare che gli altri fossero migliori o più capaci di me. Vedendo che i miei collaboratori erano più validi di me sotto ogni punto di vista, assumevano un ruolo centrale nel gruppo e ottenevano l’ammirazione e l’approvazione di tutti, mi sentivo a disagio, destabilizzata, e non riuscivo ad accettare quella realtà. Pur riconoscendo che la mia levatura era inferiore a quella degli altri, in cuor mio non volevo cedere. Continuavo a lottare segretamente con loro. Ero determinata a competere con loro, a paragonarmi a loro. Quando non riuscivo a superarli, diventavo negativa e mancavo di energia nel mio dovere. Non era forse la mia indole arrogante a guidarmi? Ero davvero arrogante e ignorante!
Ho pensato anche a un passo delle parole di Dio in cui Egli analizza l’indole degli anticristi. Dio dice: “Per un anticristo, il prestigio e la fama sono la vita, nonché l’obiettivo dell’intera esistenza. In tutto ciò che fa, la priorità è: ‘Cosa ne sarà del mio prestigio? E della mia fama? Fare questa cosa mi darà fama? Eleverà il mio prestigio nella mente delle persone?’. Questa è la prima cosa a cui pensa, il che dimostra ampiamente che ha l’indole e l’essenza degli anticristi; altrimenti non prenderebbe in considerazione questi problemi. Si può dire che, per un anticristo, il prestigio e la fama non sono un requisito aggiuntivo, né tantomeno qualcosa di estraneo a cui potrebbe rinunciare. Fanno parte della natura degli anticristi, sono nelle loro ossa, nel loro sangue, sono innati in loro. Gli anticristi non sono indifferenti al possesso del prestigio e della fama; non è questo il loro atteggiamento. Allora qual è? Il prestigio e la fama sono intimamente legati alla loro vita di tutti i giorni, alla loro condizione quotidiana, a ciò che si sforzano di ottenere ogni giorno. E così, per gli anticristi, il prestigio e la fama sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa si sforzino di ottenere, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e una posizione elevata. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai a mettere da parte tali cose. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza. Potresti metterli in una foresta primordiale nascosta tra le montagne, e non rinuncerebbero ugualmente alla loro ricerca di prestigio e fama. Puoi metterli in un qualsiasi gruppo di persone, e le uniche cose a cui riescono a pensare sono ugualmente il prestigio e la fama. Sebbene anche gli anticristi credano in Dio, considerano la ricerca di prestigio e fama equivalente alla fede in Dio e le danno lo stesso peso. In altre parole, mentre percorrono la via della fede in Lui, perseguono anche il prestigio e la fama. Si può dire che, in cuor loro, gli anticristi credono che la fede in Dio e il perseguimento della verità coincidano con il perseguimento della fama e del prestigio; che il perseguimento della fama e del prestigio sia anche il perseguimento della verità, e che ottenere la fama e il prestigio equivalga a ottenere la verità e la vita. Se sentono di non possedere prestigio o fama, che nessuno li ammira, o li venera, o li segue, allora ne sono molto frustrati, ritengono che credere in Dio non abbia senso, nessun valore, e si dicono: ‘Una simile fede in Dio non è un fallimento? Non è forse vana?’ Spesso ponderano queste cose nei loro cuori, riflettono su come poter ritagliarsi un posto nella casa di Dio, su come poter acquisire un’elevata reputazione all’interno della chiesa, in modo che gli altri li ascoltino quando parlano, li sostengano quando agiscono e li seguano ovunque essi vadano; in modo da avere nella chiesa un’influenza, una reputazione, in modo da godere di benefici, e possedere prestigio: riflettono spesso su queste cose. È questo che simili persone perseguono” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte terza”). Le parole con cui Dio smaschera l’indole degli anticristi erano davvero taglienti ed erano dure da accettare. Gli anticristi non perseguono fama e prestigio solo momentaneamente: è loro parte integrante, una ricerca che dura tutta una vita. Per loro, il prestigio è al di sopra di tutto, importante addirittura quanto la loro stessa vita. Gli anticristi vogliono sempre potere decisionale e non sono disposti a stare al di sotto degli altri. Hanno bisogno del rispetto e dell’ammirazione di tutti per essere motivati nel loro dovere. Senza, diventano negativi e mollano la presa, fino a perdere del tutto interesse per la fede. In che modo il mio comportamento era diverso da quello di un anticristo? Ero motivata nel mio dovere quando gli altri mi ammiravano e mi stimavano; ma, quando i miei collaboratori mi hanno superata e surclassata in ogni aspetto e la mia brama di prestigio non veniva soddisfatta, non mi assumevo più un fardello nel dovere. Il lavoro di irrigazione è così importante ora, con tanti nuovi arrivati che hanno urgente bisogno di essere irrigati. Avrei dovuto aiutarli ad apprendere la verità e a capire l’opera di Dio, affinché si radicassero sulla vera via il più velocemente possibile. E invece non ci stavo mettendo il cuore. Nel mio cuore avevo posto solo per la fama e il prestigio, e delegavo tutto il lavoro a Zhijian. Non stavo svolgendo il dovere che mi spettava. Ero del tutto priva di umanità! Non provavo senso di colpa né rimorso quando non compivo bene il mio dovere. Vedere la mia reputazione o il mio prestigio compromessi mi faceva soffrire come se stessi perdendo la vita. Calcolavo le mie perdite e i miei guadagni, e per questo sono diventata negativa e debole. Speravo sempre di diventare come i miei collaboratori, di avere una migliore levatura, e che tutti si rivolgessero a me per ciò che non capivano e mi ricercassero per discuterne, in modo da garantirmi un ruolo centrale del gruppo. Era quello che avevo sempre perseguito e desiderato ottenere. Il mio obiettivo era portare gli altri a stimarmi e ammirarmi. Questo tipo di ricerca e di prospettiva era lo stesso di un anticristo, giusto? Poiché ero sulla strada sbagliata e avevo perso la guida dello Spirito Santo, non stavo portando a termine il dovere che mi spettava. Quindi, anche se avessi ottenuto una posizione più elevata e guadagnato l’ammirazione di tutti, non avrei comunque finito per essere scacciata da Dio? Rendermene conto mi ha leggermente spaventata. Ho capito che, perseguendo il prestigio, stavo osteggiando Dio! Desideravo cambiare la mia ricerca sbagliata e smettere di competere con gli altri. Volevo svolgere il dovere che mi spettava.
Poi, ho ricercato un cammino di pratica. Ho pensato a queste parole di Dio. “Cosa bisogna fare per compiere bene il proprio dovere? Bisogna arrivare a compierlo con tutto il cuore e con tutta l’energia. Usare tutto il cuore e tutta l’energia significa dedicare ogni pensiero all’adempimento del proprio dovere e non lasciarsi distrarre da nient’altro, e poi utilizzare l’energia che si ha, esercitare la totalità del proprio potere e portare la propria levatura, i propri doni, le proprie forze e ciò che si è compreso a influire sull’attività. Se hai la capacità di comprendere, sei ricettivo e hai una buona idea, devi comunicarla agli altri. Questo è ciò che significa collaborare in armonia. È così che svolgerai bene il tuo dovere, che otterrai un rendimento soddisfacente nel compierlo. Se vuoi sempre occuparti di tutto, se vuoi sempre compiere grandi cose da solo, se vuoi sempre essere tu al centro dell’attenzione e non altri, stai forse compiendo il tuo dovere? Il tuo comportamento si definisce autocrazia; è mettere in scena una farsa. È un comportamento satanico, non è l’adempimento del tuo dovere. Nessuno, indipendentemente dalle sue forze, dai suoi doni o dai suoi talenti speciali, può farsi carico di tutto il lavoro da solo; se vuole svolgere adeguatamente il lavoro della chiesa, deve imparare a collaborare in armonia. Ecco perché la collaborazione armoniosa è un principio di pratica riguardante lo svolgimento del dovere. Fintanto che ci metti tutto il tuo cuore, la tua energia e la tua lealtà, e offri tutto ciò di cui sei capace, stai compiendo bene il tuo dovere” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Il corretto adempimento del proprio dovere richiede un’armoniosa cooperazione”). Le parole di Dio mi hanno fornito un cammino di pratica. Non importava la mia levatura. Fintanto che avessi avuto un cuore sincero, lavorato bene con gli altri, dato tutta me stessa e fatto bene tutto ciò che mi spettava, senza ricorrere a inganni, sarebbe stato in linea con la volontà di Dio. In effetti, Dio aveva donato a noi tre punti di forza e levatura differenti, in modo che potessimo completarci a vicenda. I miei due collaboratori avevano una buona levatura ed erano efficienti nel lavoro; vedevano le questioni chiave dei problemi. Compensavano quello che mancava a me. La mia levatura era leggermente inferiore, ma ero un po’ più anziana di loro, quindi sapevo considerare le cose in modo leggermente più attento e completo. Ognuno di noi aveva i suoi punti di forza, potevamo lavorare insieme e questo avrebbe giovato al lavoro. Ma io, invece di ricercare la verità, confrontavo i punti di forza dei miei collaboratori con i miei, con la conseguenza di diventare negativa e passiva e non riuscire a compiere il mio dovere. Ripensandoci ora, sono stata davvero troppo sciocca. Con questa comprensione, svolgendo il mio dovere in seguito, ho saputo essere più propositiva. Qualsiasi difficoltà o problema avessi, ne discutevo con i miei collaboratori. Non più frenata dalla mia levatura o dalla mia età, mi sentivo molto più rilassata nel mio dovere. Quando collaboriamo per far emergere i punti di forza di ciascuno, possiamo lavorare insieme in armonia. Allora tutti lavorano bene insieme e il nostro lavoro di irrigazione è più produttivo.
Mi ha ricordato qualcosa che Dio ha detto: “Che ci siano molti o pochi di voi che adempiono insieme il loro dovere, a prescindere dalle circostanze o dal momento, non dimenticate una cosa importante: essere in armonia. Vivendo in questo stato, potrete ricevere l’opera dello Spirito Santo” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Abbandonando la fama e il prestigio e lavorando bene con gli altri, riceveremo la guida dello Spirito Santo e otterremo buoni risultati nei nostri doveri.
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