Quando lo svolgimento dei doveri è in conflitto con la pietà filiale
Negli ultimi anni avevo svolto i miei doveri lontano da casa. A volte mi mancava mia madre, ma il dovere mi teneva impegnato e lei era ancora giovane e in buona salute, quindi non mi ero sentito troppo limitato o preoccupato mentre svolgevo il dovere. Poi, a settembre 2020, il Partito Comunista ha usato il censimento come scusa per andare di casa in casa alla ricerca dei credenti. Durante quel censimento, sono stato arrestato e trattenuto dalla polizia. Quando sono uscito su cauzione e sono tornato a casa, ho notato che a mia madre erano cresciuti molti più capelli grigi dopo tutti quegli anni di lontananza, aveva perso molta mobilità, e la sua malattia allo stomaco si era acuita. Se avesse mangiato la cosa sbagliata, avrebbe sofferto per giorni e giorni. Per motivi di sicurezza, non era stata in grado di partecipare alle riunioni ed era in un pessimo stato. E poiché ero stato arrestato due volte dalla polizia, si era preoccupata tanto che era caduta in depressione e non voleva più uscire di casa. Mi sentivo proprio uno schifo. Mio padre era morto presto, e mia madre aveva patito molto per mandare a scuola mia sorella e me. Avevo sempre voluto dimostrare un po’ di devozione a mia madre, ma non ne avevo mai avuto l’occasione. Ora che ero a casa, potevo finalmente prendermi cura di lei.
Non appena tornato a casa, la Brigata per la Sicurezza Nazionale è venuta a casa nostra e mi ha detto che dovevo presentarmi presso di loro ogni mese e riferire il mio stato lavorativo e dove mi trovavo. Per questo motivo, non avevo potuto contattare la chiesa e svolgere il dovere, così avevo accettato un lavoro come fotografo e passavo il resto del tempo a occuparmi di mia madre. Quando avevo tempo, parlavo con mia madre delle mie esperienze in quegli ultimi anni, e io e mia sorella la portavamo anche fuori a mangiare al ristorante. A volte la portavo in ospedale per i controlli e le compravo degli integratori per il suo problema allo stomaco. La polizia veniva sempre a casa nostra e ci infastidiva, costringendomi a riferire loro e a firmare le “Tre Dichiarazioni”. Vedendo come mi controllavano e preoccupandosi che mi potesse accadere qualcosa, mia madre era in realtà diventata ancora più depressa e aveva smesso di interagire con i membri non appartenenti alla famiglia. Non usciva nemmeno per comprare i generi alimentari. Ero piuttosto preoccupato nel vedere mia madre comportarsi in quel modo, e temevo che potesse sviluppare una malattia mentale. Facevo tutto il possibile per darle una guida: facevo condivisione con lei, la portavo fuori per aiutarla a rilassarsi, ma nulla funzionava. Ero preoccupato e ansioso. Tutto quello che potevo fare era lavorare un po’ di più per garantirmi una vita migliore, affinché lei non si preoccupasse così tanto per me. Così all’improvviso, era passato un anno e la polizia non aveva ancora allentato la stretta su di me. Non potevo ancora svolgere il dovere vicino a casa mia. In seguito, i miei fratelli e le mie sorelle mi avevano chiesto se potevo lasciare la casa per svolgere un dovere. Dato che mia madre non stava bene e io volevo prendermi cura di lei, rifiutai l’incarico. Dopo di che, hanno condiviso con me diverse volte, mi hanno sostenuto e aiutato, hanno condiviso sull’intenzione di Dio e speravano che continuassi a svolgere il dovere. Potevo percepire che questo era l’amore e la salvezza di Dio che scendevano su di me, ma mi sentivo ancora combattuto. Pensavo che se fossi partito per svolgere di nuovo il dovere, la polizia si sarebbe sicuramente accorta che avevo smesso di presentarmi, e chissà quando sarei potuto tornare a casa. Mia madre aveva una salute cagionevole ed era in uno stato terribile. Se fossi rimasto al suo fianco, avrei perlomeno potuto prendermi cura di lei e praticare un po’ di pietà filiale. Sarebbe diventata ancora più depressa se me ne fossi andato? E se fosse peggiorata ancora di più e avesse sviluppato una malattia mentale? Cosa avrebbero pensato di me i miei amici e parenti? Non mi avrebbero considerato poco devoto? A causa di queste preoccupazioni, ero davvero combattuto e non sapevo cosa fare.
In quel periodo, mi sono imbattuto in un passaggio delle parole di Dio sulla pietà filiale. Le parole di Dio dicono: “Dio ha detto alle persone che prima di tutto devono onorare i propri genitori e, in seguito, ha posto loro requisiti più elevati per quanto riguarda la pratica della verità, lo svolgimento dei loro doveri e il seguire la via di Dio: a quali di questi dovresti attenerti? (Ai requisiti più elevati.) È giusto praticare in base ai requisiti più elevati? Le verità possono forse essere distinte in più e meno elevate, o in più antiche e più recenti? (No.) Pertanto, quando metti in pratica la verità, in base a cosa dovresti farlo? Cosa significa praticare la verità? (Gestire le questioni secondo i principi.) Gestire le questioni secondo i principi è la cosa più importante. Praticare la verità significa mettere in pratica le parole di Dio in tempi, luoghi, ambienti e contesti diversi; non si tratta di applicare ostinatamente delle regole alle situazioni, ma di sostenere le verità principi. Questo è ciò che significa praticare la verità. Quindi non vi è alcun conflitto tra la pratica delle parole di Dio e l’osservanza dei requisiti da Lui posti. Per dirla più concretamente, non vi è alcun conflitto tra onorare i propri genitori e portare a termine l’incarico e il dovere che Dio ti ha affidato. Quale tra i due corrisponde alle parole e ai requisiti attuali di Dio? Dovresti considerare prima di tutto tale questione. Dio pone richieste e requisiti diversi a persone diverse. Coloro che prestano servizio come leader e come lavoratori sono stati chiamati da Dio, quindi devono fare delle rinunce e non possono rimanere con i loro genitori per onorarli. Dovrebbero accettare l’incarico di Dio e rinunciare a tutto per seguirLo. Questo è un tipo di situazione. I seguaci semplici non sono stati chiamati da Dio, quindi possono rimanere con i loro genitori e onorarli. Non otterranno ricompense per questo, né alcuna benedizione, ma se non mostrano pietà filiale allora sono privi di umanità. In realtà, onorare i propri genitori è solo una sorta di responsabilità e non assurge al livello della pratica della verità. È sottomettersi a Dio che è la pratica della verità, è accettare l’incarico da Lui affidato che costituisce una manifestazione di sottomissione nei Suoi confronti, e il seguace di Dio è chi rinuncia a tutto per svolgere il proprio dovere. In sintesi, il compito più importante che ti spetta è quello di svolgere bene il tuo dovere. Questo è mettere in pratica la verità ed è una manifestazione di sottomissione a Dio. Quindi, qual è la verità che ora le persone dovrebbero praticare principalmente? (Svolgere il proprio dovere.) Esatto: svolgere lealmente il proprio dovere significa mettere in pratica la verità. Se una persona non svolge il proprio dovere con sincerità, allora sta solamente offrendo manodopera” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (4)”). Grazie alle parole di Dio, ero giunto a conoscere le Sue intenzioni e le Sue richieste. Onorare la madre e il padre è una richiesta che Dio ha proposto in passato e che deve essere messa in pratica. Finché non influenza il dovere, prendersi cura dei genitori e trascorrere del tempo con loro, e tenerli lontani da preoccupazioni e ansie è responsabilità di ogni persona in quanto figlio o figlia. Tuttavia, questo non ha nulla a che fare con la pratica della verità e la sottomissione a Dio. Quando mia madre si era ammalata, era mia responsabilità portarla in ospedale e comprarle gli integratori, ma stavo solo facendo il mio dovere di figlio, non stavo praticando la verità. Quando Dio chiama e chiede alle persone di fare il dovere, anche se lo svolgimento di tale dovere è in conflitto con la capacità di essere devoti verso i propri genitori, come esseri creati dobbiamo sottometterci a Dio e seguire la via di Dio per adempiere ai doveri di esseri creati. Questa è la nostra chiamata celeste e l’intenzione e la richiesta attuale di Dio. Dopo averlo compreso, sapevo come avrei dovuto prendere una decisione andando avanti. Questo è un momento fondamentale per la grande espansione del vangelo del regno, e c’è molto lavoro urgente da fare. Mi ero deliziato così tanto della verità di Dio di cui ero stato colmato e la Sua casa mi aveva nutrito per anni, pertanto ovviamente ho dovuto scegliere di fare il dovere per soddisfare Dio. Dopotutto, mia madre non era in gran salute, ma sapeva badare a se stessa, e anche mio zio e mia sorella potevano contribuire a prendersi cura di lei. Dovevo assolvere il dovere, questa era la speranza e la richiesta di Dio nei miei confronti, nonché una necessità per ricercare la verità e guadagnare la salvezza. Se fossi rimasto a casa, avrei continuato a essere monitorato e controllato dalla polizia e sarei stato totalmente incapace di svolgere il dovere e percorrere il cammino di fede. Se fossi rimasto al fianco di mia madre in devozione, alla fine sarei stato preso dalle preoccupazioni familiari e carnali e non sarei stato in grado di svolgere il dovere. Avrei perso la mia funzione di essere creato e la possibilità di essere salvato. Ho pensato alla decisione che una volta avevo preso davanti a Dio: quella di donare tutta la mia vita a Dio e di spendermi per Lui. Ho anche pensato a tutto ciò che avevo imparato mentre svolgevo il dovere lontano da casa, e a quanto si fosse sviluppata la mia vita. Ciò era molto più significativo e prezioso che vivere nella carne e con la mia famiglia a casa. Dio mi stava guidando su quel cammino, il cammino che Lui aveva tracciato per me. Ero disposto a continuare a percorrerlo.
Dopo di che, dissi a mia madre del mio piano di lasciare casa per svolgere il dovere. Mia madre era un po’ riluttante a separarsi, ma rispettò la mia decisione. Nei giorni successivi, quando non lavoravo, guidavo mia madre nel mangiare e bere le parole di Dio e nel fare condivisione. Speravo che potesse uscire dalla depressione il prima possibile. Alcuni giorni più tardi, avevo sistemato tutto a casa e sono partito. Poco dopo, mi sono immerso subito nel mio dovere. Nonostante fossi piuttosto impegnato, non potevo fare a meno di sentire la mancanza di mia madre. Quando pensavo a quanto triste e riluttante sembrava quando mi vide uscire di casa, mi prendeva un attacco di tristezza. A casa, avrei potuto passare del tempo e chiacchierare con lei così non si sarebbe sentita tanto sola. Ora che me ne ero andato, come avrebbe fatto a cavarsela da sola? Mia madre aveva una salute cagionevole e temevo che il peggioramento della sua salute avrebbe aggravato la depressione. Se il tempo passava e lei non fosse riuscita a liberarsi dalla depressione, avrebbe fatto qualcosa di insensato? Più ci pensavo, più mi preoccupavo. Se fosse successo qualcosa a mia madre, i miei parenti avrebbero sicuramente parlato male di me. Rendendomi conto di ciò, ero diventato un po’ distratto e non riuscivo a concentrarmi sul dovere. Sapevo che avrei dovuto dedicare tutto me stesso al dovere mentre ero là, che adempiere al dovere per soddisfare Dio era la chiave, ma non riuscivo a liberarmi da quel senso di colpa e di auto-rimprovero per mia madre.
Più tardi, ho pensato a cosa dicono le parole di Dio: “Chi tra voi sa davvero adoperarsi totalmente e sacrificare ogni cosa per Me? Siete tutti poco motivati, i vostri pensieri girano a vuoto, concentrandosi sulla casa, sul mondo esterno, sul cibo e sui vestiti. Benché tu sia dinanzi a Me, impegnato a fare delle cose per Me, in cuor tuo pensi ancora a tua moglie, ai tuoi figli e ai tuoi genitori, che sono a casa. Costoro sono forse una tua proprietà? Perché non li metti nelle Mie mani? Non hai abbastanza fede in Me? Oppure temi che Io prenda provvedimenti inopportuni per te? Perché ti preoccupi costantemente dei tuoi consanguinei? Sei sempre lì a struggerti per i tuoi cari!” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Discorsi di Cristo al principio, Cap. 59”). In effetti, la salute di mia madre e la gravità della sua depressione non erano tutte nelle mani di Dio? Nessuna preoccupazione da parte mia avrebbe risolto i suoi problemi; dovevo mettere tutto nelle mani di Dio. Più tardi pregai Dio: “O Dio, so che se le condizioni di mia madre miglioreranno o se la sua salute peggiorerà è tutto nelle Tue mani. Per favore, falla uscire dalla depressione e dalla miseria. Se c’è qualcosa che dovrebbe imparare da questo, per favore, guidala a riflettere su se stessa e a imparare a sperimentare la Tua opera. Sono disposto a mettere tutto nelle Tue mani e a sottomettermi alla Tua sovranità e alle Tue disposizioni”. Dopo la preghiera, provai un po’ più di sollievo. Più tardi, scrissi una lettera a mia madre, condividendo tutto quello che avevo appreso, ed evidenziando alcuni problemi nella sua esperienza, con la speranza che lei potesse riflettere e conoscere se stessa.
Poco dopo, ricevetti una lettera da mia madre. Mi diceva che non molto tempo dopo che me ne ero andato, i fratelli e le sorelle avevano organizzato la vita della chiesa per lei. Inoltre, attraverso le parole di Dio, era arrivata a comprendere le emozioni negative associate al suo vivere in uno stato depressivo. Anche le sue condizioni erano molto migliorate. Ero così felice all’udire questa notizia e ho ringraziato Dio. In seguito, quando ho letto la condivisione di Dio sulla verità di come valutare correttamente alle responsabilità che si adempiono verso i genitori, mi sono sentito immediatamente sollevato e ho guadagnato un punto di vista e un principio di pratica corretti. Dio Onnipotente dice: “Il rapporto con i genitori è il più difficile da gestire emotivamente, ma in realtà non è del tutto ingestibile. Solo sulla base della comprensione della verità si può trattare la questione in modo corretto e razionale. Non partire dalla prospettiva dei sentimenti, né dagli intendimenti o dalle prospettive dei membri del mondo secolare. Tratta invece i tuoi genitori in maniera appropriata, in base alle parole di Dio. Che ruolo svolgono di fatto i genitori, che significato hanno i figli per i genitori, che atteggiamento dovrebbero avere i figli nei confronti dei genitori e in che modo andrebbe gestito e risolto il rapporto tra genitori e figli? Le persone non dovrebbero valutare queste cose in base ai sentimenti, né lasciarsi influenzare da idee sbagliate o dal sentire comune; queste cose andrebbero approcciate correttamente sulla base delle parole di Dio. Se non adempi a nessuna delle tue responsabilità nei confronti dei tuoi genitori nell’ambiente stabilito da Dio, o se non svolgi alcun ruolo nella loro vita, il tuo è un comportamento poco filiale? Ti rimorderà la coscienza? I tuoi vicini, i tuoi compagni di classe e i tuoi parenti ti biasimeranno e ti criticheranno alle spalle. Ti definiranno un figlio non devoto, dicendoti: ‘I tuoi genitori si sono sacrificati così tanto per te, hanno profuso così tanti scrupolosi sforzi per te e hanno fatto così tanto per te fin da quando eri piccolo, e tu, da figlio ingrato quale sei, sparisci senza lasciare traccia, non facendo neppure sapere loro che stai bene. Non solo non torni per capodanno, ma non fai nemmeno una telefonata né mandi loro un biglietto’. Ogni volta che senti queste parole, provi feroci rimorsi di coscienza e ti senti in colpa. ‘Oh, hanno ragione’. Ti si arrossa il viso e il cuore ti trema come se fosse trafitto da aghi. Hai mai provato sensazioni di questo tipo? (Sì, in passato.) I tuoi vicini e i tuoi parenti hanno ragione a dire che non sei filiale? […] Innanzitutto, la maggior parte delle persone sceglie di andarsene di casa per svolgere i propri doveri in parte a causa di circostanze oggettive generali, che rendono loro necessario lasciare i genitori; non possono rimanere accanto a loro per prendersene cura e stare al loro fianco. Non è che scelgano volontariamente di lasciarli: questa è la ragione oggettiva. Sotto un altro aspetto, dal punto di vista soggettivo, hai lasciato casa per svolgere i tuoi doveri non perché volessi lasciare i tuoi genitori ed eludere le tue responsabilità, ma per via della chiamata che hai ricevuto da Dio. Per collaborare all’opera di Dio, accettare la Sua chiamata e svolgere i doveri di un essere creato, non avevi altra scelta che lasciare i tuoi genitori; non potevi rimanere accanto a loro per stare al loro fianco e prenderti cura di loro. Non li hai lasciati per eludere le responsabilità, giusto? Lasciarli per eludere le tue responsabilità non ha forse una natura diversa dal doverli lasciare per rispondere alla chiamata di Dio e svolgere i tuoi doveri? (Sì.) Nel tuo cuore, nutri legami emotivi e pensieri verso i tuoi genitori; i tuoi sentimenti non sono vuoti. Se le circostanze oggettive lo permettessero e tu avessi la possibilità di stare al loro fianco mentre svolgi i tuoi doveri, allora saresti disposto a farlo, a prenderti regolarmente cura di loro e adempiere alle tue responsabilità. Ma a causa di circostanze oggettive devi lasciarli, non puoi restare accanto a loro. Non è che non vuoi adempiere alle tue responsabilità di figlio, è che non puoi. Non sono due cose di natura diversa? (Sì.) Se te ne sei andato di casa per evitare di essere un figlio devoto e di adempiere alle tue responsabilità, questo è poco filiale e denota mancanza di umanità. I tuoi genitori ti hanno allevato, ma tu non vedi l’ora di dispiegare le ali e andartene al più presto per la tua strada. Non vuoi vedere i tuoi genitori e neppure presti attenzione quando vieni a sapere di qualche difficoltà che hanno affrontato. Anche se disponi dei mezzi per aiutarli, non lo fai; ti limiti a fingere di non sentire e lasci che gli altri dicano di te quello che vogliono: semplicemente non vuoi adempiere alle tue responsabilità. Questo è essere poco filiale. Ma è questo il caso di cui stiamo parlando? (No.) Molti hanno lasciato le loro contee, le loro città, le loro province o addirittura i loro Paesi per svolgere i loro doveri; sono ormai lontani dalle loro città di origine. Inoltre, per vari motivi, non è conveniente per loro rimanere in contatto con le famiglie. Di tanto in tanto si informano sulla situazione attuale dei loro genitori da persone che provengono dalla stessa città natale e si sentono sollevati quando sentono che sono ancora in salute e se la cavano bene. In realtà, non sei poco filiale; non sei giunto al punto di essere privo di umanità, di non volere nemmeno prenderti cura dei tuoi genitori o adempiere alle tue responsabilità nei loro confronti. Devi compiere questa scelta per varie ragioni oggettive, quindi non sei un figlio poco devoto. Queste sono le due ragioni. E ce n’è anche un’altra: se i vostri genitori non sono quel tipo di persone che vi perseguitano in modo particolare o che ostacolano la vostra fede in Dio, se sostengono la vostra fede in Dio, o se sono fratelli e sorelle che credono in Dio come voi, anche loro membri della Sua casa, allora chi di voi non prega silenziosamente Dio quando pensa ai suoi genitori dentro di sé? Chi di voi non mette nelle mani di Dio i propri genitori, insieme alla loro salute, alla loro sicurezza e a tutte le necessità della loro vita? Affidare i tuoi genitori alle mani di Dio è il modo migliore per mostrare rispetto filiale nei loro confronti. Non speri che nella vita affrontino difficoltà di ogni tipo, né che vivano o mangino male o che soffrano di cattiva salute. Nel profondo del tuo cuore, speri certamente che Dio li protegga e li tenga al sicuro. Se sono credenti in Dio, auspichi che possano svolgere i loro doveri e anche che riescano a rimanere saldi nella loro testimonianza. Questo è adempiere alle proprie responsabilità umane; questo è tutto ciò che le persone possono ottenere con la loro umanità. Inoltre, la cosa più importante è che, dopo anni che credono in Dio e che ascoltano così tante verità, le persone possiedono almeno questo briciolo di comprensione: il destino dell’uomo è determinato dal Cielo, l’uomo vive nelle mani di Dio e godere della cura e della protezione di Dio è molto più importante della pietà filiale, del fatto che i figli si prendano cura dei genitori o che restino al loro fianco. Non ti fa sentire sollevato il fatto che i tuoi genitori sono sotto la cura e la protezione di Dio? Non devi preoccuparti per loro. Se ti preoccupi, significa che non hai fiducia in Dio; la tua fede in Lui è troppo scarsa. Se sei veramente preoccupato e in apprensione per i tuoi genitori, allora dovresti pregare spesso Dio, affidarli alle Sue mani e lasciare che sia Lui a orchestrare e disporre tutto. Dio governa il destino degli esseri umani, così come ogni loro giorno e tutto ciò che accade loro, quindi di cosa ti preoccupi ancora? Non hai il controllo nemmeno della tua stessa vita,[a] tu stesso hai una marea di difficoltà; cosa potresti mai fare affinché i tuoi genitori vivano felici ogni giorno? Non puoi fare altro che mettere tutto nelle mani di Dio. Se sono credenti, chiedi a Dio di condurli sulla retta via, così che alla fine possano essere salvati. Se non sono credenti, lascia che intraprendano la strada che preferiscono. In caso di genitori dotati di più amorevolezza e di un minimo di umanità, puoi pregare Dio di benedirli affinché possano trascorrere nella felicità gli anni che restano loro. Quanto al modo in cui Dio opera, Egli ha le Sue disposizioni, alle quali le persone dovrebbero sottomettersi. In generale, le persone sono dunque consapevoli nella loro coscienza delle responsabilità che hanno nei confronti dei genitori. Indipendentemente dall’atteggiamento verso i genitori che questa consapevolezza porta con sé, che si tratti di badare a loro o di scegliere di restare al loro fianco, in ogni caso le persone non dovrebbero provare né sensi di colpa né rimorsi di coscienza per non aver potuto adempiere alle loro responsabilità nei confronti dei genitori a causa di circostanze oggettive. Tali questioni, e altre simili, non dovrebbero diventare un problema nella loro vita di fede in Dio; andrebbero abbandonate. Quando si tratta di questi temi correlati all’adempimento delle responsabilità nei confronti dei genitori, le persone dovrebbero avere questa comprensione accurata e smettere di sentirsi vincolate. Da un lato, nel profondo del cuore sai che non sei poco filiale e che non stai evitando né eludendo le tue responsabilità. Dall’altro, i tuoi genitori sono nelle mani di Dio, quindi cosa c’è ancora da preoccuparsi? Ogni preoccupazione che si possa nutrire è superflua. Ognuno vivrà fino alla fine senza intralci secondo la sovranità e le disposizioni di Dio, raggiungendo la conclusione del proprio cammino senza alcuna deviazione. Quindi, le persone non devono più preoccuparsi di questa faccenda. Se sei o meno filiale, se hai adempiuto alle tue responsabilità nei confronti dei tuoi genitori o se dovresti ripagare la loro amorevolezza: queste non sono cose a cui dovresti pensare; sono cose che dovresti abbandonare” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (16)”). Attraverso le parole di Dio ho capito come, nel lasciare casa per svolgere il dovere e non essendo in grado di adempiere alla mia responsabilità di figlio, mi sentissi in colpa e temessi di essere considerato un figlio non devoto. Ho capito che non stavo pensando dal punto di vista della verità e attraverso le parole di Dio in merito a come considerare correttamente la responsabilità di un figlio o di una figlia nei confronti dei propri genitori, ma piuttosto consideravo tale responsabilità secondo gli attaccamenti familiari di una persona mondana. In realtà, avere la capacità e la possibilità di prendersi cura dei propri genitori, ma non essere devoti e non restare al loro fianco perché si era stati chiamati da Dio a fare il dovere, erano due situazioni di natura completamente diversa. Se un figlio o una figlia vive con i genitori e ha tempo per essere devoto/a nei loro confronti, ma non è disposto ad adempiere la propria responsabilità verso i genitori a causa dei suoi interessi o desideri, e non si prende cura di loro quando invecchiano e si ammalano, allora manca di umanità e ha perso la coscienza e la ragione che un essere umano normale dovrebbe avere. Noi che crediamo in Dio e lo seguiamo, siamo disposti ad adempiere alle responsabilità verso i nostri genitori, e a prenderci cura di loro al meglio delle nostre possibilità quando siamo al loro fianco. Tuttavia, a causa della persecuzione del Partito Comunista, molti di noi non sono in grado di stare a casa e di fare il dovere dove vivono. Siamo semplicemente incapaci di vivere con i nostri genitori e praticare la pietà filiale. Inoltre, a volte, a causa delle esigenze del lavoro della chiesa, dobbiamo lasciare le nostre case per svolgere i doveri di esseri creati e non siamo in grado di stare al fianco dei nostri genitori con devozione. Se le circostanze lo permettono, speriamo anche di poter telefonare spesso ai nostri genitori per sapere come stanno e far sapere loro che stiamo bene, in modo che non si preoccupino. Abbiamo una certa preoccupazione nei nostri cuori per i nostri genitori. A volte preghiamo anche per loro e mettiamo la nostra famiglia nelle mani di Dio. Facciamo del nostro meglio per praticare la pietà filiale e per adempiere alle nostre responsabilità a modo nostro e secondo le rispettive situazioni. Questo non è lo stesso di ciò che le persone mondane chiamano “non devoto”. Noi percorriamo un cammino diverso dal loro, crediamo in Dio e lo seguiamo e percorriamo il giusto cammino della vita, e cerchiamo di svolgere i doveri e seguire la volontà di Dio. Ci assumiamo una responsabilità e una missione molto più importanti. Fare il nostro dovere è una questione di praticare secondo l’intenzione e le richieste di Dio, di praticare la verità e di sottometterci a Dio. Questo va ben oltre, molto oltre lo standard di moralità e coscienza dell’uomo. Quando ho capito tutto ciò, mi sono sentito molto più libero e con il giusto punto di vista e il giusto atteggiamento. Non temevo più di essere deriso dalle persone mondane o di essere accusato di essere poco devoto.
Attraverso la condivisione di Dio, ho anche capito chiaramente che mi mancava la vera fede in Dio. Non riuscivo a vedere che la mortalità e il destino dell’uomo erano nelle mani di Dio. Per quanto riguarda la salute dei nostri genitori, a quali malattie possono andare incontro e a come vivono nella vecchiaia, niente di ciò può essere stabilito dai comuni mortali, è tutto predeterminato da Dio. Dovevo riconoscere la sovranità di Dio in tale questione e sottomettermi alle Sue orchestrazioni e disposizioni. Ho pensato a come, quando mia madre si era ammalata, l’avevo portata dappertutto dai dottori, e le avevo fissato appuntamenti ogni volta che vi erano specialisti disponibili, ma nonostante prendesse tutte quelle medicine, la sua situazione non solo non era migliorata, ma in realtà era peggiorata. Non c’era nulla che potessi fare per mia madre mentre ero al suo fianco, non ero stato in grado di ridurre minimamente la sua sofferenza. Quando è rimasta imbrigliata nella depressione e nella sofferenza, ho condiviso abbastanza con lei, a volte guidandola e altre volte esponendole i suoi problemi, ma era bloccata in uno stato sbagliato e non voleva correggerlo, malgrado le mie preoccupazioni non c’era davvero nulla che potessi fare. Eppure, quando me ne ero andato per svolgere il dovere, mia madre era in effetti in grado di partecipare alle riunioni normalmente, era disposta a interagire con i fratelli e le sorelle e il suo stato era migliorato. Avevo notato che i miei piccoli atti di pietà filiale non erano davvero utili. La protezione e la cura di Dio erano molto più importanti del fatto che io le stessi accanto per prendermi cura di lei. Ho capito che il benessere e la felicità dei genitori non dipendono da quanto siano devoti i loro figli, ma piuttosto dalla sovranità e dalla predestinazione di Dio. Il modo migliore in cui possiamo praticare da figli è pregare per i nostri genitori e metterli completamente nelle mani di Dio. Come dicono le parole di Dio: “Affidare i tuoi genitori alle mani di Dio è il modo migliore per mostrare rispetto filiale nei loro confronti” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (16)”). Quando abbiamo fede che le disposizioni di Dio siano tutte adeguate e ci sottomettiamo alla sovranità di Dio, viviamo una vita rilassata e spensierata.
In passato non avevo capito nulla di tutto ciò, e mi sentivo sempre in colpa per non essere stato devoto nei confronti dei miei genitori, sempre preoccupato che gli altri mi dessero del non devoto e parlassero alle mie spalle. Di conseguenza, mentre svolgevo il dovere, avevo sempre delle preoccupazioni e mi sentivo limitato. Nonostante avessi lasciato casa per svolgere il dovere, il mio cuore era spesso pieno di preoccupazione per mia madre. Non ero in grado di mettere tutta l’anima nel dovere, e di conseguenza, non riuscivo a cogliere principi e abilità e spesso venivano fuori problemi e divergenze nel mio lavoro. Tuttavia, non mi sentivo in colpa o pentito per questi problemi, anzi, spesso mi sentivo in colpa per non essere stato devoto a mia madre. Non avevo le mie priorità al contrario? Mi stavo ribellando a Dio! È stato grazie alla sovranità e alla predestinazione di Dio che ho avuto i genitori e la vita. Sono prima di tutto un essere creato, e in secondo luogo figlio dei miei genitori. Tuttavia, stavo sempre cercando di soddisfare i miei bisogni emotivi, ed evitare di essere rimproverato dalle persone mondane, ma non riuscivo ad adempiere alla responsabilità che Dio mi aveva affidato con il dovere. Non era forse un atto sleale? Come potevo affermare di avere una vera coscienza? Pensai a un brano delle parole di Dio: “Hai difeso la tua reputazione di figlio devoto, hai soddisfatto i tuoi bisogni emotivi, non hai mai avuto alcun rimorso di coscienza e hai ripagato l’amorevolezza dei tuoi genitori, ma hai trascurato e perso una cosa: non hai trattato e gestito tutte queste questioni in base alle parole di Dio; e hai perso l’opportunità di svolgere il tuo dovere di essere creato. Che cosa significa questo? Che sei stato filiale con i tuoi genitori ma hai tradito Dio. Hai dimostrato pietà filiale e soddisfatto i bisogni emotivi della carne dei tuoi genitori, però ti sei ribellato a Dio. Hai preferito essere un figlio devoto piuttosto che svolgere i tuoi doveri di essere creato. Questa è la più grande mancanza di rispetto verso Dio. Egli non dirà che sei una persona che Gli si sottomette o che possiede umanità solo perché sei un figlio devoto, non hai deluso i tuoi genitori, possiedi una coscienza e adempi alle tue responsabilità di figlio. Se soddisfi soltanto i bisogni emotivi della tua carne e quelli della tua coscienza, ma non accetti le parole di Dio né la verità come basi e come principi per trattare o gestire tale questione, allora dimostri la peggiore ribellione nei confronti di Dio” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Come perseguire la verità (16)”). Il giudizio delle parole di Dio sconvolge. In effetti, anche se fossi rimasto con mia madre e mi fossi preso cura di lei meglio che potevo, anche se le persone mondane avessero pensato bene di me e mi fossi distinto come un figlio altamente devoto, davanti a Dio avrei comunque perso il mio scopo e il dovere di essere creato, non avrei avuto la minima coscienza davanti a Dio, che mi ha dato la vita e tutte le cose. In quanto tale, sarei stato tra le persone più ribelli e che si opponevano a Dio e non sarei stato degno della Sua salvezza. Quando me ne sono reso conto, ho provato tristezza. Ho capito che ero stato corrotto troppo in profondità da Satana, che avevo agito in modo sconsiderato nei confronti di Dio, che mancavo della minima sincerità ed ero totalmente privo di umanità! Ho compreso il mio incarico e la mia missione, e ho smesso di essere limitato da questa etichetta di “non devoto”. Ero disposto a sottomettermi alle orchestrazioni e alle disposizioni di Dio, a fare ciò di cui ero capace nel dovere, ed ero disposto a mettere mia madre nelle mani di Dio, desiderando che Dio ci guidasse nello sperimentare l’opera di Dio nelle nostre vite e nell’adempiere ai nostri doveri. Grazie a Dio per avermi consentito di fare la scelta giusta e di avere il giusto perseguimento!
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