Perché non riesco ad attenermi ai principi?
Nell’agosto del 2021, ho iniziato a praticare come leader della chiesa. Nelle mie interazioni con Liliana, che era responsabile del lavoro evangelico, ho notato che spesso ingigantiva i piccoli problemi delle persone e ne parlava a tutti. Non riusciva a lavorare bene con gli altri e diceva sempre cose che andavano contro la realtà. Una volta, durante una riunione, ha detto che un leader della chiesa che era stato trasferito non si concentrava sul lavoro evangelico e non le chiedeva mai come andasse il suo lavoro. In realtà, quel leader seguiva sempre il suo lavoro. Inoltre, ha raccontato che il lavoro stava andando molto bene per far pensare agli altri che il lavoro di cui era responsabile procedesse normalmente. In realtà, però, non svolgeva alcun lavoro reale. In una riunione, ha continuato a sottolineare le difficoltà nel suo lavoro, dicendo che i membri del suo gruppo non erano bravi; quando, però, ho esaminato i dettagli, ho scoperto che c’era un sacco di lavoro che non aveva svolto, quindi non aveva alcuna base per affermare una cosa simile. L’ho rimproverata per non aver svolto un lavoro pratico e per aver scaricato la colpa. Non ha risposto. Pensavo che avrebbe fatto un po’ di auto-riflessione, ma, sorprendentemente, ha mandato un messaggio alla mia collaboratrice, sorella Maria, dicendo che non voleva più avere a che fare con me, che la trattavo ciecamente quando vedevo un problema e non capivo le sue reali difficoltà. Diceva anche che non poteva essere come me, anzi che doveva trattare i fratelli e le sorelle con amore e pazienza. Quando ho letto il messaggio, sono rimasta per un attimo sbalordita. C’erano così tanti problemi nel suo dovere. Io li stavo solo segnalando, e non la stavo affatto potando e trattando. Come poteva dire che la trattavo ciecamente? Non è quello che è successo. Come poteva essere così sfuggente e astuta? Volevo spiegare le cose a Maria, però, arrivata a metà del messaggio, ho esitato. Se avessi inviato un messaggio per spiegare o descrivere i problemi di Liliana, Maria avrebbe potuto pensare che non avevo coscienza di me stessa di fronte ai problemi e che non trattavo bene le persone. Quel pensiero mi ha fatta desistere e non ho inviato il messaggio. In seguito, ho saputo che Liliana ha usato il fatto di aprire il suo cuore agli altri come pretesto per dire che l’avevo trattata ciecamente senza conoscere i retroscena, e ciò l’aveva buttata giù. Questo fatto mi ha turbata molto. Non sapevo come avrei potuto monitorare il suo lavoro in futuro, e mi sembrava che fosse davvero difficile andare d’accordo con lei. Un paio di giorni dopo, per esigenze di lavoro, volevamo trasferire alcune persone del gruppo di Liliana per andare a svolgere il lavoro di irrigazione. Sorprendentemente, nel momento in cui gliel’ho detto, mi ha risposto, con un’aria arcigna: “Se volete trasferirli, fatelo e basta. Non mi interessa. Comunque, sono sicura che i risultati del mio lavoro non saranno buoni”. Successivamente, mi ha detto apertamente che aveva un problema con la sorella responsabile del lavoro di irrigazione, ed è per questo che non voleva quel trasferimento. Ha aggiunto che, qualora quella sorella le avesse causato altri problemi, nessuno avrebbe potuto biasimarla per essersi mostrata poco gentile. Sentendo la minaccia nelle sue parole, ho avuto la sensazione che non fosse solo difficile andare d’accordo con lei, ma che avesse una cattiva umanità, e dovevo stare attenta nel seguire il suo lavoro, altrimenti avrebbe trovato qualcosa contro di me.
Una volta, un leader superiore ci ha assegnato un lavoro di pulizia, per indagare e scoprire se nella chiesa ci fossero malfattori o anticristi: se ne fossero venuti alla luce, bisognava rimuoverli, espellerli dalla chiesa. Mi è venuta in mente Liliana. Non aveva buona umanità e si rifiutava di accettare la verità. Nutriva rancore verso chiunque le parlasse di problemi, e distorceva le cose, confondeva il bianco e il nero e diffondeva i suoi pregiudizi alle spalle altrui. Ho pensato che avrei dovuto indagare sul suo comportamento generale. Ma poi ho pensato a quanto Liliana non voleva che indagassi sul suo lavoro, e aveva detto alle mie spalle che l’avevo trattata ciecamente. Se quella volta fossi andata a raccogliere valutazioni su di lei, i fratelli e le sorelle avrebbero pensato che stavo sfruttando l’occasione per vendicarmi di lei? La mia collaboratrice avrebbe pensato che amavo troppo il prestigio, e che avrei cercato occasioni per scagliarmi contro chiunque mi avesse fatto notare i miei problemi? Allora tutti avrebbero avuto paura di me e mi avrebbero evitata, e sarebbe stato un grosso problema se avessero cercato di discernere i miei problemi e mi avessero segnalata come falsa leader. Mi sono detta: “Lascia perdere”. Avrei potuto occuparmene dopo che qualcun altro avesse avuto discernimento sui suoi problemi, altrimenti, se fossi stata la prima a parlarne, avrei potuto essere fraintesa. Quindi, non ho sollevato la questione. Dopo poco tempo, Maria mi ha detto che l’umanità di Liliana non era buona e che voleva indagare sul suo comportamento. Quando l’ha detto mi sono sentita allo stesso tempo felice e un po’ in colpa. Sapevo già di Liliana e avrei dovuto indagare subito sul suo comportamento, invece non ho detto nulla, temendo che gli altri pensassero erroneamente che mi stessi scagliando contro di lei. Non stavo proteggendo il lavoro della chiesa. Ma almeno qualcun altro aveva detto qualcosa, quindi non dovevo più preoccuparmi. Dopo aver raccolto le valutazioni su Liliana, ci siamo accorti che la maggior parte delle persone che le avevano scritte non la conosceva molto bene e aveva fornito pochissime informazioni. Solo alcuni avevano notato i suoi problemi. Sapevo che la cosa giusta da fare in tali circostanze era cercare le persone che avevano interagito con lei a lungo termine, ma temevo che gli altri avrebbero detto che la stavo prendendo di mira e che stavo usando la cosa per avere la mia vendetta personale, quindi non volevo dire nulla. Proprio in quel momento Maria ha detto che avremmo dovuto tenere d’occhio l’andamento delle cose, e io non ho aggiunto altro.
In seguito, ho scoperto che altri fratelli e sorelle avevano dato a Liliana dei suggerimenti e che lei non solo non aveva voluto accettarli, ma aveva fatto delle false accuse contro di loro. Una volta, un irrigatore ha riferito a Liliana che alcune delle persone a cui gli evangelizzatori predicavano avevano una cattiva umanità e non erano in linea con i principi. Liliana si è rifiutata di accettarlo, e ha inoltre dato voce a pregiudizi e lamentele davanti ai fratelli e alle sorelle del gruppo evangelico, dicendo che tutti stavano seguendo i principi nel loro dovere; tuttavia, poiché gli irrigatori non avevano condiviso con chiarezza sulla verità con le persone che avevano convertito dopo aver lavorato tanto duramente, alcuni nuovi credenti sono stati fuorviati dalle voci e hanno abbandonato il gruppo. In una riunione, io e Maria abbiamo condiviso sull’essenza di questo problema, concentrandoci sul comportamento di Liliana. In seguito, abbiamo condiviso con lei molte altre volte. Pensavo che avrebbe riflettuto su se stessa, invece è rimasta ferma sulla sua opinione e ha continuato a condividere quei pregiudizi contro gli irrigatori. Diceva di sentirsi depressa e di non sapere come fare il suo lavoro. A causa della discordia che aveva seminato, alcuni fratelli e sorelle si lamentavano uno contro l’altro e non c’era una cooperazione armoniosa. Sapevo che Liliana non era adatta a fare il supervisore e che doveva essere destituita subito. Mi sono davvero pentita di non aver indagato rapidamente e di non averla rimossa fin dall’inizio. Sapevo che aveva una cattiva umanità, eppure le ho dato altre possibilità di continuare a disturbare il lavoro della chiesa. Mi sentivo malissimo. Ho pregato Dio, chiedendoGli di guidarmi a riflettere su me stessa e a conoscermi.
Nella mia ricerca, ho visto che le parole di Dio dicono: “Di che tipo di indole si tratta quando le persone non si assumono alcuna responsabilità nei confronti del proprio dovere, lo svolgono in modo negligente e superficiale, sono sempre accondiscendenti e non difendono gli interessi della casa di Dio? Questa è astuzia, è l’indole di Satana. La caratteristica più evidente delle filosofie di vita dell’uomo è l’astuzia. Molti pensano che se non sono astuti tenderanno a offendere gli altri e non riusciranno a tutelare sé stessi; pensano di dover essere astuti abbastanza da non ferire né offendere nessuno, tenendosi così al sicuro, salvaguardando il proprio sostentamento e assicurandosi una solida base fra la gente. Tutti i non credenti vivono secondo la filosofia di Satana. Sono tutti sempre accondiscendenti e non offendono nessuno. Sei venuto nella casa di Dio, hai letto la parola di Dio e ascoltato i sermoni della casa di Dio. Allora perché continui a essere sempre accondiscendente? Le persone di questo tipo proteggono solo i propri interessi e non quelli della chiesa. Quando vedono qualcuno fare del male e danneggiare gli interessi della chiesa, lo ignorano. A loro piace essere accondiscendenti e non offendono nessuno. Questo è irresponsabile, e una simile persona è troppo astuta e indegna di fiducia” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Conoscere la propria indole è il fondamento per trasformarla”). Ho capito dalla rivelazione delle parole di Dio che, per paura di offendere Liliana, nel tentativo di mantenere la mia immagine e il mio prestigio, quando la vedevo intralciare il lavoro della chiesa, non mi ergevo a difenderlo. Invece sono stata una persona compiacente, con un occhio aperto e uno chiuso. È stato un comportamento irresponsabile e astuto. I non credenti vivono secondo filosofie sataniche per proteggere i propri interessi. Osservano attentamente gli altri quando parlano e vedono da che parte soffia il vento: sono davvero astuti. Nel mio dovere, avevo lo stesso atteggiamento di un non credente. Vedevo chiaramente che l’umanità di Liliana non era buona e che era già diventata un intralcio al lavoro della chiesa. Avrebbe dovuto essere destituita. Ma non volevo che gli altri pensassero che la stessi rimproverando e che mi stessi vendicando, così ho evitato la questione cercando di non fare nulla che potesse destare sospetti, e ho rimandato la faccenda di Liliana. Volevo aspettare che gli altri fratelli e sorelle acquisissero discernimento su di lei. Volevo proteggere la mia reputazione e il mio prestigio, anche sapendo che stava disturbando il lavoro della chiesa, preferivo comunque che gli interessi della chiesa venissero danneggiati e che non si seguissero i principi, preferivo evitare di smascherarla o di occuparmi di lei. Sono stata davvero astuta, egoista e spregevole. A questo pensiero ho provato molto rammarico e senso di colpa. Sapevo che non potevo continuare a fare le cose con un occhio aperto e uno chiuso, ma dovevo gestire la questione di Liliana secondo i principi: non potevo continuare a proteggere i miei interessi.
Dopo di che, io e Maria siamo andate a parlare con Liliana, per esporre il modo in cui distorceva le cose e diffondeva arbitrariamente i suoi pregiudizi sugli altri, sabotando e danneggiando i rapporti tra fratelli e sorelle, e segnalare che era diventata un ostacolo per il lavoro della chiesa. Con mia sorpresa, non lo ha accettato affatto, anzi si è scagliata contro di noi, dicendo con aria stizzita: “Ho condiviso dei problemi con voi, e voi non solo non li avete risolti, ma avete addirittura fatto le pignole con me. Vedo che non svolgete alcun lavoro pratico”. Davanti alla sua grande prepotenza e alla totale mancanza di autoconsapevolezza, abbiamo analizzato la natura e le conseguenze delle sue parole e azioni attraverso le parole di Dio pertinenti, ma lei non ne voleva sapere: continuava a sostenere la sua tesi e a cavillare.
In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio che mi ha aiutata a capire l’essenza di Liliana. La parola di Dio dice: “Tutti coloro che spesso disturbano il lavoro e la vita della chiesa, che interferiscono in maniera grave con l’ingresso nella vita del popolo eletto di Dio, sono non credenti e persone malvagie. La chiesa deve allontanarli. Finché qualcuno disturba spesso il lavoro e la vita della chiesa, e non accetta di essere affrontato e sfrondato, adducendo sempre le proprie giustificazioni perverse, allora, a prescindere da chi sia e da come si sia comportato in passato, deve essere allontanato dalla chiesa. L’unico obiettivo di questo provvedimento è far sì che il lavoro della chiesa proceda regolarmente e siano tutelati gli interessi del popolo eletto di Dio. Questo è del tutto conforme ai principi della verità e alla volontà di Dio” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). “Quanto a coloro che hanno un’indole maligna, qualsiasi errore abbiano commesso o cattiva azione abbiano compiuto, nessuno può smascherarli, né affrontarli o sfrondarli. Se qualcuno li scopre e li offende, si infuriano, si vendicano e non lasciano mai perdere la questione. Non hanno nessuna pazienza, tolleranza o accettazione vero gli altri. Su quale principio si basa il loro comportamento? ‘Preferisco offendere io il mondo intero, anziché lasciarmi offendere da uno di loro’. Non sopportano di essere offesi da nessuno. È questa la logica dei malvagi? Questa è la logica dei malvagi. A nessuno è consentito offenderli. Per loro, anche il minimo screzio è inaccettabile e odiano chiunque si scontri con loro. Non lasceranno mai in pace quella persona, non lasceranno mai perdere: ecco come sono i malvagi” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Ho visto dalle parole di Dio che le persone malvagie hanno un’indole maligna e non accettano nemmeno un po’ la verità. Sviluppano odio per chiunque smascheri e metta in evidenza i loro problemi, lo vedono come un nemico e possono addirittura attaccarlo e vendicarsi. Ho confrontato il comportamento di Liliana con questa descrizione. Non ha mai riflettuto su se stessa e non ha mai imparato a conoscersi di fronte ai problemi, e odiava chiunque le desse suggerimenti, considerandolo un suo nemico, distorcendo la verità, confondendo il bianco e il nero, diffondendo continuamente i suoi pregiudizi e le sue lamentele sugli altri, provocando problemi nei rapporti tra fratelli e sorelle. Questo li ha portati a non poter lavorare insieme in armonia e ha disturbato e ostacolato il lavoro evangelico. Gli altri le hanno dato consigli e l’hanno aiutata molte volte, ma lei non ha voluto accettarlo. È diventata ostile nei loro confronti e ha fatto delle false controaccuse, il tutto senza un briciolo di pentimento. Odiava la verità e ne era disgustata per natura. Era stata smascherata come una persona malvagia, e se le avessimo permesso di rimanere nella chiesa, avrebbe portato solo altri problemi al lavoro della chiesa. Così, io e Maria abbiamo condiviso il nostro discernimento sul comportamento di Liliana in base ai principi e l’abbiamo destituita previa approvazione dei fratelli e delle sorelle attraverso una votazione. Le abbiamo assegnato un periodo di isolamento e di auto-riflessione, e l’avremmo cacciata se ci fossero stati ulteriori disturbi.
In seguito, alcuni fratelli e sorelle hanno detto, uno dopo l’altro, che lavorare con Liliana era davvero limitante. Lei rimproverava sempre le persone in modo imperioso e molti avevano paura di lei. Quando andava a controllare il loro lavoro, tutti si preparavano in anticipo, temevano che li avrebbe rimproverati se non avessero spiegato bene qualcosa. Mi sono sentita molto a disagio. Liliana aveva commesso così tanto male, ferendo a tal punto i fratelli e le sorelle. Anche se ero una leader della chiesa, non ho comunque gestito la situazione quando ho scoperto un malfattore. Allora non servivo a nulla di pratico? Non stavo portando a termine un vero lavoro.
Per alcuni giorni ho continuato a riflettere sul perché fossi in grado di gestire correttamente altre persone malvagie e anticristi, ma evitavo la questione di Liliana e non volevo occuparmene. Ho letto alcune parole di Dio. “Qualunque cosa facciano, gli anticristi considerano per prima cosa i loro interessi, e agiscono solo dopo aver riflettuto su tutto; non obbediscono autenticamente, sinceramente e totalmente alla verità senza compromessi, ma lo fanno in modo selettivo e condizionato. Qual è la condizione? Che il loro prestigio e la loro reputazione devono essere salvaguardati e non devono subire alcuna perdita. Solo dopo aver soddisfatto questa condizione, decideranno e sceglieranno cosa fare. In altre parole, gli anticristi prendono in seria considerazione il modo in cui trattare i principi della verità, gli incarichi affidati da Dio e il lavoro della casa di Dio, o il modo in cui affrontare ciò che si trovano di fronte. Non considerano come soddisfare la volontà di Dio, come evitare di danneggiare gli interessi della casa di Dio, come soddisfare Dio, o come recare beneficio a fratelli e sorelle; non sono queste le cose che considerano. Cosa interessa agli anticristi? Se il loro prestigio e la loro reputazione saranno o meno colpiti e se la loro posizione ne risentirà o no. Se fare qualcosa secondo i principi della verità è di beneficio al lavoro della chiesa e ai fratelli e alle sorelle, ma rischia di compromettere la sua reputazione e di portare molte persone a rendersi conto della sua vera levatura e a conoscere il tipo di natura ed essenza che possiede, allora sicuramente l’anticristo non agirà secondo i principi della verità. Se svolgere lavoro concreto porterà più persone a pensare bene di lui, a stimarlo e ad ammirarlo, o farà sì che le sue parole abbiano autorità e portino più persone a sottomettersi a lui, allora quello è il modo per cui l’anticristo opterà; in caso contrario, non sceglierà mai di trascurare i propri interessi per considerazione degli interessi della casa di Dio o di quelli dei fratelli e delle sorelle. Tale è la natura e l’essenza degli anticristi. Non è forse egoista e meschina?” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte terza”). “Se qualcuno afferma di amare la verità e di perseguire la verità, ma essenzialmente il suo obiettivo è quello di distinguersi, di mettersi in mostra, di indurre gli altri a stimarlo, di raggiungere i propri interessi, e il compimento del suo dovere non è quello di obbedire a Dio o soddisfarLo, ma invece è quello di ottenere reputazione e prestigio, allora la sua è una ricerca illegittima. Stando così le cose, quando si tratta dell’opera della chiesa, le azioni di simili persone costituiscono un ostacolo o aiutano a portarla avanti? Sono chiaramente un ostacolo; non vi apportano alcun avanzamento. Alcuni sventolano la bandiera del compiere l’opera della chiesa eppure perseguono la propria fama e il proprio prestigio, conducono un’operazione personale, si creano il proprio piccolo gruppo, il proprio piccolo regno: sono forse un tipo di persona che sta compiendo il proprio dovere? Tutto il lavoro che svolgono sostanzialmente intralcia, disturba e danneggia l’opera della chiesa. Quali sono dunque le conseguenze della loro ricerca di fama e prestigio? In primo luogo, essa influisce sul modo in cui i prescelti di Dio si nutrono delle parole di Dio e su come comprendono la verità, ostacola il loro ingresso nella vita, impedisce loro di accedere alla giusta via della fede in Dio, e li conduce sul sentiero sbagliato, cosa che danneggia i prescelti e li porta alla rovina. E che effetto ha in definitiva sul lavoro della chiesa? Lo danneggia, lo ostacola e lo compromette. Queste sono le conseguenze provocate dalla ricerca di fama e prestigio” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 9 – Parte prima”). Le parole di Dio rivelano che gli anticristi considerano solo la loro fama e il prestigio nelle loro azioni. Se è possibile ottenere qualcosa che migliori la sua reputazione, un anticristo lo farà. Se fare le cose secondo i principi potrebbe danneggiare la sua reputazione o il suo prestigio, l’anticristo metterà da parte i principi e penserà solo a ciò che proteggerebbe i suoi interessi personali, a ciò che lo avvantaggerebbe. Sono davvero egoisti e vili. Mi stavo comportando proprio come un anticristo. Avevo scoperto da tempo che Liliana aveva una cattiva umanità, che non perseguiva la verità. Disprezzava chiunque le desse suggerimenti, trovando difetti, giudicando e attaccando. Non destituirla immediatamente e non occuparsi delle cose avrebbe ostacolato il lavoro della chiesa. Ma, poiché era prevenuta nei miei confronti, avevo paura di indagare e di sapere qualcosa su di lei in quel contesto, temevo che gli altri pensassero erroneamente che la stessi punendo, o che addirittura mi ritenessero una falsa leader. Sentivo che la mia posizione sarebbe stata minacciata. E, a causa dell’indole di Liliana, temevo che, se l’avessi destituita, mi avrebbe giudicata alle mie spalle, o addirittura mi avrebbe condannata o segnalata. Sentivo che occuparmi di lei avrebbe potuto solo farmi del male, non aiutarmi, e avrebbe potuto facilmente influire sulla mia reputazione e sulla mia posizione, quindi ho adottato un atteggiamento attendista e non mi sono occupata delle cose. Ero davvero astuta ed egoista, senza alcuna umanità. Quando avevo scoperto persone che dovevano essere rimosse, espulse durante i lavori di pulizia, ero riuscita a gestire la cosa secondo i principi. Questo perché non conoscevo la maggior parte di quelle persone. Soprattutto, non costituivano una minaccia per la mia reputazione e il mio prestigio. Se le avessi rimosse dalla chiesa, i fratelli e le sorelle avrebbero pensato che, in quanto leader, comprendevo la verità e avevo discernimento, che ero in grado di svolgere un lavoro pratico. Ma, nel gestire Liliana, la mia posizione era direttamente coinvolta, ero come uno struzzo con la testa sotto la sabbia, nel tentativo di proteggere i miei interessi. In precedenza ero riuscita ad attenermi ai principi, il che dipendeva dal fatto che i miei interessi personali non erano coinvolti, non perché volessi veramente fare bene il lavoro della chiesa. Ho capito dalle parole di Dio che lavorare per proteggere la propria fama e il proprio prestigio è in sostanza sabotare e disturbare il lavoro della chiesa. È ostacolare il normale svolgimento del lavoro. Volendo proteggere la mia reputazione e la mia posizione, non ho gestito rapidamente una persona malvagia. La natura di questo problema è davvero grave. Non è solo la manifestazione di una piccola corruzione, si tratta di dare rifugio a una persona malvagia, permettendo che disturbi il lavoro della chiesa. Questo è agire come un tirapiedi di Satana e anche fare del male. Questa parte è stata particolarmente toccante: “Il modo migliore di comportarsi con una persona malvagia, se si scopre che ha una natura malvagia, è quello di tenerla a bada o di allontanarla quando non sta commettendo qualche grossa malefatta, in modo da ridurre al minimo i suoi danni. Questa è la scelta più saggia. Sarebbe poco lungimirante aspettare che il problema si trasformi in un disastro per gestirlo. Ciò dimostrerebbe che i leader e i lavoratori sono piuttosto sciocchi e non seguono alcun principio nelle loro azioni” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Ripensare alle parole di Dio mi ha fatta sentire malissimo, e davvero in colpa. Come leader, il mio compito era quello di proteggere il popolo eletto di Dio dall’oppressione e dai disturbi dei malfattori, e proteggere una vita di chiesa adeguata affinché il lavoro della chiesa possa procedere correttamente e in modo ordinato. Ma quando nella chiesa è comparso un malfattore, ho temporeggiato e non ho fatto nulla. Non stavo adempiendo le responsabilità di un leader, e questo ha fatto sì che le persone venissero limitate e disturbate da quel malfattore e che la loro vita venisse danneggiata. Anche il lavoro della chiesa è stato ostacolato. Quello che avevo fatto era così disgustoso agli occhi di Dio!
Per alcuni giorni, ho continuato a rimuginare sulle cose. Sapevo bene che un malfattore stava disturbando il lavoro della chiesa e che gestire rapidamente i malfattori è in linea con i principi. Allora perché temevo sempre che gli altri potessero fraintendere e dire che mi stavo scagliando contro di lei? Che cosa significa veramente scagliarsi contro qualcuno? L’ho letto nelle parole di Dio: “Gli anticristi molto spesso tormentano e affliggono gli altri; è questo un loro modo concreto di manifestarsi. Per preservare il loro prestigio, gli anticristi pretendono sempre obbedienza e attenzione. Se scoprono che qualcuno non li ascolta o è di opinione contraria e oppone resistenza, faranno di tutto per opprimerlo e tormentarlo, per sottometterlo. Gli anticristi spesso opprimono coloro le cui opinioni sono diverse dalle loro, le persone che perseguono la verità e svolgono lealmente il proprio dovere, le persone relativamente rispettabili e rette che non si inchinano ai loro piedi né li adulano, e chi è in disaccordo con loro o chi non cede. Gli anticristi non trattano gli altri secondo i principi della verità. Non sono in grado di trattare le persone in modo equo. Quando prendono qualcuno in antipatia, quando hanno l’impressione che qualcuno non si sia dimostrato arrendevole nel profondo, trovano occasioni e scuse, e persino false pretese, per aggredirlo e tormentarlo, arrivando al punto di farsi promotori del lavoro della chiesa per opprimerlo. Non mollano finché le persone non si sottomettono e non osano più dire di no, finché non hanno riconosciuto il loro prestigio e la loro autorità e li salutano con un sorriso per esprimere approvazione e obbedienza a loro, senza osare formulare un’opinione propria sul loro conto. In qualsiasi situazione, in qualsiasi gruppo, la parola ‘equità’ non si applica al trattamento che gli anticristi riservano agli altri, e la parola ‘amabile’ non si applica al modo in cui trattano i fratelli e le sorelle che credono veramente in Dio. Considerano una spina nel fianco chiunque rappresenti una minaccia al loro prestigio e troveranno occasioni e pretesti per tormentarlo. Contraccambiano la disobbedienza altrui con il tormento e non si fermano finché la persona non si è sottomessa. Il loro modo di agire non è in linea con i principi della verità ed è anzi in contrapposizione con la verità. Dovrebbero quindi essere trattati e potati? Non solo: sarà necessario smascherarli, identificarli e descriverli. Un anticristo tratta tutti secondo le proprie preferenze, le proprie intenzioni e i propri scopi. Sotto la sua autorità, chiunque sia dotato di senso di giustizia, chiunque sappia parlare con equità, chiunque osi combattere l’ingiustizia, chiunque sostenga i principi della verità, chiunque sia veramente dotato e istruito, chiunque sappia rendere testimonianza a Dio, tutte queste persone affronteranno l’invidia dell’anticristo e saranno oppresse, escluse e persino calpestate sotto i suoi piedi. Tale è l’odio con cui un anticristo tratta i buoni che perseguono la verità. Si può dire che la maggioranza delle persone di cui un anticristo è invidioso e che vengono oppresse da lui sono persone buone e positive. La maggior parte di loro sono persone che Dio salverà, di cui Dio può servirSi, che Dio renderà perfette. Utilizzando queste strategie di repressione ed esclusione contro coloro che Dio salverà, impiegherà per i Suoi scopi e renderà perfetti, gli anticristi non sono forse avversari di Dio? Non sono oppositori di Dio?” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 11”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho capito che scagliarsi contro qualcuno e seguire i principi sono due cose distinte. Un aspetto è che dobbiamo osservare le motivazioni delle azioni di qualcuno, e un altro è che dobbiamo vedere se il modo in cui tratta gli altri è basato sulle parole di Dio. Se si scopre che si tratta di una persona malvagia o di un anticristo in base ai principi della verità, allontanarla, espellerla dalla chiesa è evitare che gli altri vengano danneggiati e seguire i principi. Non è scagliarsi contro nessuno. Ma quando gli anticristi e i malfattori reprimono le persone e si scagliano contro di esse, è interamente dovuto alle loro motivazioni maligne. Sono invidiosi di coloro che perseguono la verità e hanno un senso della giustizia. Odiano chi ha discernimento su di loro e osa smascherarli. Eliminano i dissidenti per proteggere il proprio potere e prestigio. Colgono il minimo problema altrui e ne fanno un dramma. Addirittura distorcono i fatti e calunniano gli altri, lanciando ogni sorta di accuse contro di loro per farli cacciare. I loro motivi e le loro intenzioni sono completamente in contrasto con la verità e con Dio. Sono condannati e dannati da Dio. Stavo smascherando e destituendo Liliana sulla base del mio discernimento su di lei come persona malvagia secondo le parole di Dio. Non era per un rancore personale e non mi stavo scagliando contro di lei. Non capivo cosa significasse veramente scagliarsi contro qualcuno, e guardavo solo alla superficie. Credevo che, se avessi gestito un problema con una persona che ce l’aveva con me, quello significava scagliarsi contro di lei. Non valutavo se si trattava di un malfattore e quale ruolo svolgeva nella chiesa. Di conseguenza, ero immobilizzata dalla mia prospettiva sbagliata. Che sciocchezza! Capire tutto questo è stato davvero liberatorio per me.
Dopo di ciò, ho praticato intenzionalmente l’adempimento del mio dovere secondo i principi. Se vedevo un problema con un fratello o una sorella, andavo a cercarli e facevo del mio meglio per condividere e aiutarli. Soprattutto quando si trattava di ripulire la chiesa, se si determinava che qualcuno era candidato all’espulsione, che fosse o meno prevenuto nei miei confronti, gestivo la cosa secondo i principi della verità. Quando ho praticato in questo modo, mi sono sentita molto più in pace. Ora ho sperimentato personalmente che in un dovere dobbiamo abbandonare le nostre motivazioni e i nostri calcoli su fama e prestigio, sostenere i principi e proteggere il lavoro della chiesa per provare pace e gioia.
Sei fortunatoad accederea questo sito Web,avrai l’opportunitàdi accogliere il Signoree trovare la viaper sbarazzarti della sofferenza. Vuoi guadagnare questa benedizione di Dio?