Perché non volevo pagare un prezzo per il mio dovere
Lavoravo nel campo della grafica e la capogruppo mi ha incaricata di creare un nuovo tipo di immagine. All’epoca non avevo molta esperienza, non conoscevo i principi essenziali di quel lavoro. Mi impegnai molto, ma il risultato non fu dei migliori. La modificai più volte senza ottenere grandi risultati. Mi sembrava davvero difficile lavorare in quel modo. Quando la capogruppo mi chiese di creare un’altra immagine simile, mi mostrai piuttosto riluttante. Continuavo a pensare a come passare il lavoro a qualcun altro e dissi anche di proposito, di fronte alla capogruppo, che non ero brava in questo tipo di progetti. Lei capì cosa pensavo e smise di assegnarmi quei compiti. In seguito, la leader della chiesa mi ha detto di modificare un’immagine all’ultimo minuto facendomi dare istruzioni dettagliate dalla capogruppo. Era una cosa urgente, dovevo modificarne al più presto la forma in base alla creazione originale e perfezionare le parti più dettagliate. Mi sembrò semplice. Dato che la struttura di base c’era già, bastavano alcuni piccoli ritocchi. Ma alla capogruppo non piacquero le mie modifiche e mi diede dei suggerimenti su come migliorarla. Mi sembrava una seccatura e non volevo farlo. Ritenevo che l’immagine andasse bene: se era utilizzabile, era sufficiente. Bisognava davvero impegnarsi così tanto per sistemarla? Sarebbe stato uno spreco di tempo e di energie. Così decisi di dire ciò che pensavo. Con mia grande sorpresa, però, la capogruppo mi inviò questo messaggio: “Non metti il cuore nel tuo dovere e non cerchi di realizzare nulla. Tenti sempre di aggirare i problemi e sei superficiale. Come fai a svolgere bene un compito con questo atteggiamento?” Questa serie di critiche mi mise in agitazione e mi sentii offesa. Ero davvero così terribile? Qualche giorno dopo, la leader della chiesa mi ha rimproverata perché bramavo le comodità della carne e mi sottraevo a tutto ciò che era difficile. Disse che volevo evitare le seccature dei progetti difficili e che non mi impegnavo a fondo, che nel dovere mi limitavo al minimo sindacale e non ero affidabile. Queste parole mi colpirono molto. Anche una sorella che conoscevo bene mi disse chiaramente: “Se sei una grafica che non si preoccupa di realizzare buoni progetti, stai forse compiendo il tuo dovere?” Queste parole furono come una doccia fredda, che mi raggelò nel profondo. Credevo che non avrei mai più compiuto il mio dovere: tutti sapevano che tipo di persona ero, nessuno si sarebbe più fidato di me.
Quella sera, ripensai a tutto ciò che era successo di recente e al giudizio degli altri su di me. Ero molto arrabbiata e mi odiavo per aver deluso tutti. Perché svolgevo il mio dovere in quel modo? Non facevo che piangere. Nella mia tristezza, lessi questo nelle parole di Dio: “Quando compiono un dovere, le persone scelgono sempre quello che comporti un lavoro leggero, che non le stancherà, che non implicherà sfidare gli elementi all’aperto. Questo si chiama scegliere gli incarichi facili ed evitare quelli difficili, ed è una manifestazione di brama per le comodità materiali. E cos’altro? (Lamentarsi di continuo quando il loro dovere è un po’ impegnativo, un po’ faticoso, quando comporta pagare un prezzo.) (Preoccuparsi per il cibo e i vestiti, e per le debolezze della carne.) Queste sono tutte manifestazioni di brama per le comodità materiali. Quando una persona di questo tipo vede che un compito è faticoso o rischioso, lo scarica su qualcun altro; dal canto suo, si limita a svolgere il lavoro piacevole e si giustifica per non poter eseguire l’altro, dicendo di possedere scarsa levatura e di non avere le capacità necessarie, che è troppo per lei, mentre in realtà la ragione è che brama le comodità materiali. […] Capita inoltre che le persone si lamentino di continuo mentre compiono il loro dovere, che non vogliano minimamente impegnarsi, e che, non appena hanno un po’ di tempo libero, si riposino, chiacchierino e spettegolino. E quando il lavoro riprende, rompendo il ritmo e la routine della loro vita, ne sono infelici. Brontolano e si lamentano, sono insoddisfatte e diventano negligenti e superficiali nel compiere il loro dovere. Questo è bramare le comodità materiali, vero? […] Le persone che bramano le comodità materiali sono adatte a compiere un dovere? Se menzionate l’adempimento del dovere, e parlate di pagare un prezzo e di sopportare le difficoltà, loro non faranno che scuotere la testa: troveranno infiniti problemi, saranno piene di lamentele e negative su tutto. Queste persone sono inutili, non hanno i requisiti per compiere il loro dovere e dovrebbero essere cacciate” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Dalle parole di Dio ho capito che scegliere compiti semplici e facili in un dovere e affidare sempre ad altri le cose più complicate e difficili non è una questione di intelligenza o bravura. Significa bramare la comodità e non essere disposti a pagare un prezzo. Ripensandoci, quando la capogruppo mi ha fatto lavorare su un nuovo tipo di progetto, sentivo che era difficile perché stavo imparando. Dovevo penare, pagare un prezzo, riflettere con attenzione e rivedere il progetto per fare un buon lavoro. Volendo evitare problemi, mi sono tirata indietro e ho trovato un pretesto per passare il lavoro a qualcun altro. Volevo solo un lavoro semplice. Quando la leader della chiesa mi ha chiesto di modificare un’immagine, la capogruppo mi ha dato istruzioni precise, sperando che potessi fare un lavoro migliore. Ho accettato ma ho pensato fosse una seccatura, quindi non ho riflettuto e non mi sono impegnata a fondo, cercando solo di semplificarmi le cose. Così l’immagine non è venuta bene e ho dovuto rifarla più volte. A prescindere da tutto, ero riluttante a fare cose che richiedessero molta riflessione o sforzo. Volevo fare tutto nel modo più semplice, mi curavo della carne. Ho letto nelle parole di Dio: “Queste persone sono inutili, non hanno i requisiti per compiere il loro dovere e dovrebbero essere cacciate”. Questo mi ha fatto un po’ paura. Quando svolgevo il mio dovere, seguivo sempre la carne e bramavo la comodità, non ero affatto disposta a soffrire e a pagare un prezzo. Pensavo solo a evitare sforzi fisici e a non affaticare il cuore o la mente. Nel mio dovere non mettevo né sincerità né devozione a Dio, pensavo fosse sufficiente riuscire a sbrigare i miei compiti e portarli a termine. Non svolgevo bene il mio ruolo e stavo compromettendo lo svolgimento del lavoro. Se avessi continuato così, Dio prima o poi mi avrebbe cacciata.
In seguito ho letto altre parole di Dio. “In superficie, alcuni non sembrano avere problemi gravi durante lo svolgimento del loro dovere. Non fanno nulla di eccessivamente malvagio; non provocano intralci od ostacoli, e non percorrono il cammino degli anticristi. Nel compiere il loro dovere, non fanno emergere errori gravi o problemi di principio, però, senza rendersene conto, in pochi anni vengono messi a nudo per la mancanza totale di accettazione della verità, smascherati come miscredenti. Come mai? Gli altri non sanno vedere una questione, ma Dio esamina il cuore di questi individui nel profondo e vede il problema. Sono sempre stati negligenti e non hanno mai mostrato pentimento nel compiere il loro dovere. Col passare del tempo, vengono naturalmente messi a nudo. Che cosa significa rimanere impenitenti? Significa che, pur avendolo compiuto con costanza, hanno sempre avuto verso il loro dovere l’atteggiamento sbagliato, un atteggiamento noncurante e sommario, indifferente, e non sono mai coscienziosi, tanto meno dediti a ciò che fanno. Possono anche metterci un certo impegno, ma fanno le cose per pura formalità. Non danno tutto di sé e le loro trasgressioni sono infinite. Dal punto di vista di Dio, non si sono mai pentiti; sono sempre stati negligenti, e non si è mai verificato alcun cambiamento in loro; ossia, non abbandonano il male che hanno fra le mani e non si pentono dinanzi a Lui. Dio non vede in loro un atteggiamento di pentimento, né un’inversione del loro atteggiamento. Persistono nell’affrontare il loro dovere e l’incarico affidato da Dio con un tale atteggiamento e un tale metodo. In ciò che fanno non vi è alcun cambiamento di questa indole ostinata e intransigente e, per di più, non si sono mai sentiti in debito con Dio, non hanno mai percepito che il loro fare le cose in modo noncurante e sommario è una trasgressione, un’azione malvagia. Nel loro cuore, non hanno la sensazione di essere in debito, un senso di colpa, di rimprovero, tanto meno di autoaccusa. E, col passare del tempo, Dio vede che tali persone sono irrecuperabili. Qualunque cosa Dio dica e per quanti sermoni ascoltino o quanto della verità capiscano, il loro cuore non si smuove e il loro atteggiamento non cambia né ha una svolta. Dio vede questo, e dice: ‘Per questa persona non c’è speranza. Niente di ciò che dico le tocca il cuore, niente di ciò che dico la induce a compiere una svolta. Non vi è modo di cambiarla. Questa persona non è adatta a compiere il suo dovere, non è adatta a prestare servizio nella Mia casa’. E perché Dio dice questo? Perché, quando compie il suo dovere e svolge un lavoro, questa persona è costantemente negligente e superficiale. Per quanto venga potata e trattata, e malgrado tutta la sopportazione e la pazienza che le vengono riservate, non vi è alcun effetto e non si riesce a farla veramente pentire o cambiare. Non si riesce a farle fare bene le cose, a farle intraprendere il cammino della ricerca della verità. Perciò, questa persona è irrecuperabile. Quando Dio stabilisce che una persona è irrecuperabile, continuerà a seguire da vicino questa persona? No. Dio la abbandonerà” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Qual è il parametro in base al quale le azioni di una persona vengono giudicate buone o cattive? Dipende dal fatto che una persona, nei suoi pensieri, nelle sue espressioni e nelle sue azioni, possieda oppure no la prova di aver messo in pratica la verità e di vivere la realtà della verità. Se non hai questa realtà o non la vivi, sei senza dubbio un malfattore. Dio come vede i malfattori? I tuoi pensieri e i tuoi atti esteriori non rendono testimonianza per Dio, né svergognano Satana né lo sconfiggono; invece svergognano Dio e sono cosparsi di segni che fanno vergognare Dio. Non stai testimoniando Dio, né ti adoperi per Lui, né adempi alle tue responsabilità e ai tuoi obblighi verso Dio; invece, agisci nel tuo interesse. Cosa significa ‘nel tuo interesse’? Se vogliamo essere precisi, significa nell’interesse di Satana. Pertanto, alla fine, Dio dirà: ‘Allontanatevi da Me, malfattori!’ Agli occhi di Dio, tu non hai compiuto buone azioni; anzi, il tuo comportamento è diventato malvagio, e non solo non otterrà l’approvazione di Dio, ma verrà anche condannato. Cosa cerca di ottenere qualcuno con una simile fede in Dio? In definitiva, una fede di questo tipo non risulterebbe inutile?” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Libertà e liberazione si possono guadagnare solo eliminando la propria indole corrotta”). Ero solita pensare che, pur avendo passato ad altri i progetti più complicati, non ero mai pigra e a volte lavoravo fino a notte fonda per un progetto. Mi pareva sufficiente fare il mio dovere in questo modo. Ma dalle parole di Dio ho capito che Egli non considera quanto lavoro abbiamo svolto o lo sforzo che abbiamo fatto, ma piuttosto il nostro approccio al dovere, se consideriamo la volontà di Dio, se possiamo testimoniare di praticare la verità. È così che Egli decide se il dovere di una persona otterrà la Sua approvazione. Sebbene sembrasse che stessi facendo il mio dovere sin dall’inizio, avevo un atteggiamento distratto e noncurante verso di esso, ascoltavo solo la carne e assecondavo me stessa. Mi dedicavo alle cose facili e trascuravo ciò che era difficile, senza la minima devozione o sottomissione. Rendere servizio in questo modo è inadeguato, è cercare di ingannare Dio. Ho pensato ai compiti importanti che la capogruppo mi aveva assegnato all’inizio ma, dato che svolgevo sempre il mio dovere alla meno peggio ed ero orientata verso le cose semplici e non consideravo il lavoro della chiesa ma solo me stessa, lei ha smesso di affidarmi progetti importanti. Sono diventata una persona su cui né Dio né gli altri potevano contare, che si limitava a prestare servizio con compiti semplici. Gestendo il mio dovere in questo modo, non solo non facevo buone azioni, ma accumulavo anche trasgressioni. Se non avessi abbandonato questo male e non mi fossi pentita davanti a Dio, Lui mi avrebbe detestata e rifiutata mentre le mie trasgressioni si moltiplicavano, per poi smascherarmi completamente e scacciarmi. A quel punto ho comprso quanto fosse pericoloso il mio atteggiamento nei confronti del mio dovere e ciò un po’ mi ha spaventata. Mi sono anche resa conto che stavolta essere potata e trattata era un avvertimento da parte di Dio. Ero troppo insensibile, troppo lenta a capire. Se gli altri non avessero davvero messo il dito nella piaga, non avrei visto che il mio atteggiamento verso il dovere disgustava Dio. Sapevo che dovevo cambiare subito questo stato scorretto, pentirmi davanti a Dio e smettere di essere ostinata e ribelle.
Ho letto altre parole di Dio riguardanti il mio stato di assecondare la carne e cercare l’agio, compreso questo passo: “Qualunque sia il lavoro o il dovere che svolgono, alcuni non sono in grado di eseguirlo, non ne sono all’altezza, non sono in grado di adempiere a nessuno degli obblighi o delle responsabilità che spettano alle persone. Non sono forse spazzatura? Sono ancora degni di essere definiti persone? A eccezione degli ingenui, di coloro che sono affetti da handicap mentali e di coloro che soffrono di menomazioni fisiche, esiste forse qualcuno che non debba svolgere i propri doveri e adempiere alle proprie responsabilità? Invece, simili persone non fanno che comportarsi subdolamente e giocare sporco, non vogliono adempiere alle proprie responsabilità; l’implicazione è che non vogliono comportarsi come persone degne di questo nome. Dio ha dato loro levatura e doni, ha dato loro l’opportunità di essere umani, eppure non sono in grado di farne uso nell’adempiere al loro dovere. Non fanno nulla, ma vogliono godere di ogni cosa. Una persona del genere è forse degna di essere definita umana? Indipendentemente dal lavoro che le viene affidato, che sia importante o comune, difficile o semplice, è sempre negligente e superficiale, sempre pigra e subdola. Quando emergono dei problemi, le persone di questo tipo cercano di scaricare la responsabilità su qualcun altro; non si assumono alcuna responsabilità, e vogliono solo continuare a vivere le loro vite da parassiti. Non sono forse spazzatura inutile?” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). “Che tipo di persone sono le persone inutili? Le persone inutili sono persone confuse, che vanno alla deriva nella vita. Queste persone non sono responsabili di nulla di ciò che fanno, né sono coscienziose; creano scompiglio in ogni cosa. Non prestano attenzione alle tue parole, a prescindere dal modo in cui condividi con loro la verità. Pensano: ‘Se voglio andare alla deriva nella vita, così sia. Chi se ne importa? Compio il mio dovere, ho cibo da mangiare e questo mi basta. Almeno non devo mendicare. Se un giorno non avrò nulla da mangiare, allora ci penserò. Il cielo lascerà sempre una porta aperta. Che importa se dite che non ho una coscienza né buon senso, o che ho la testa confusa? Non ho infranto la legge, non ho ucciso nessuno e non ho dato fuoco a nulla. Al limite, non ho un carattere tra i migliori, ma per me non è una grande perdita. Finché ho cibo da mangiare, non c’è problema’. Cosa pensi di questo punto di vista? Io ti dico che le persone confuse come questa, che vanno alla deriva nella vita, sono tutte destinate a essere scacciate. Non potranno in alcun modo ottenere la salvezza. Coloro che credono in Dio da molti anni, ma che accettano a malapena la verità, saranno scacciati. Nessuno sopravviverà. La feccia e i buoni a nulla sono tutti parassiti e sono destinati a essere scacciati. Se i leader e i lavoratori mirano solo a essere nutriti, a maggior ragione devono essere licenziati e scacciati. I cialtroni come questi vogliono ancora essere leader e lavoratori, ma sono indegni. Non fanno alcun vero lavoro, eppure vogliono comandare. Non hanno davvero alcun pudore” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). La dura rivelazione di Dio mi ha fatto capire che trascurare sempre un dovere, non assumersi mai la responsabilità, significa essere come la spazzatura. Se non metti il cuore in qualcosa, se sei sempre negligente, non fai i tuoi doveri o non impari nuove abilità, sei spazzatura. Ho riflettuto e capito che facevo proprio questo. Qualunque lavoro mi venisse affidato, non volevo pensarci troppo, soffrire o sforzarmi per ottenere risultati. Mi accontentavo di sembrare occupata e attiva. Facendo il mio dovere in quel modo, non stavo forse perdendo tempo? Mi è anche venuto in mente che fin da piccola avevo sempre invidiato le famiglie benestanti che non avevano preoccupazioni, che potevano viaggiare e avere una vita comoda e facile. Morivo dalla voglia di vivere quella vita. Dato che noi esseri umani abbiamo una vita breve, non è una vita sprecata se non ci divertiamo? Crescendo ho visto che gli altri lavoravano duramente per guadagnare denaro, così ho avviato un’attività. Non volevo comunque spendere troppe energie ed ero sempre distratta dalla televisione e dai romanzi. Non pensavo molto alla mia attività e non mi importava di fare soldi. Alla fine dell’anno non avevo guadagnato nulla, anzi avevo perso denaro. Questo però non mi sconvolgeva molto, mi consolavo pensando che qualche perdita non era importante, a patto che ci fosse del cibo in tavola. La mia visione della vita era: “Oggi bevi il vino di oggi; di domani, preoccupatene domani” e “Cogliere l’attimo per il piacere, perché la vita è breve”. Dato che ero stata influenzata da queste idee sataniche, non mi occupavo dei doveri e non mi sforzavo di progredire; non avevo uno scopo nella vita. Dopo essere diventata credente, ho continuato a seguire quelle idee. Pensavo che prendermela comoda nel mio dovere, senza stressarmi o pensare troppo, fosse un ottimo modo di vivere. In realtà però non riuscivo a farmi carico di nessun lavoro. Non ero utile a nulla, ero solo spazzatura. Più riflettevo sul mio comportamento, più mi sorprendevo. Non ero forse proprio il tipo di parassita che Dio smascherava? Per salvare l’umanità, Dio non solo ha espresso le Sue parole e ci ha dato la verità e la vita, ma ci ha anche donato tutto ciò di cui abbiamo bisogno per sopravvivere e ci ha permesso di goderne in abbondanza. Egli veglia su di noi e ci protegge, impedendoci di cadere nelle insidie di Satana. Ma io ero senza cuore. Non sapevo di dover ripagare l’amore di Dio col mio dovere e sono diventata una pigra parassita. Quel pensiero satanico mi ha avvelenata insinuandosi in me. Conosco solo piaceri e debolezze della carne. Non avevo mai considerato seriamente i miei doveri o come adempiere a essi per soddisfare Dio. Riflettendo su tutto ciò, ho provato nausea e disgusto per me stessa, oltre che disprezzo. Ero stata davvero profondamente corrotta da Satana. Avevo perso coscienza e ragione ed ero diventata insensibile. Satana usa questi pensieri per paralizzarci e renderci più depravati. Alla fine diventiamo spazzatura, come cadaveri ambulanti senza anima. Ero così pentita di non avere compiuto bene il mio dovere, di non aver fatto nulla per confortare Dio. Mi sentivo davvero in debito con Lui, e ho pregato: “Dio, sono stata corrotta così profondamente da Satana. Senza la Tua rivelazione, non avrei compreso la gravità del mio problema. Sono stata irresponsabile e priva di umanità nel mio dovere, ho goduto di tanta grazia, senza saper ripagare il Tuo amore. Sono stata una parassita. So che la carne è la mia più grande barriera per praticare la verità. Voglio abbandonarla e pentirmi davanti a Te per cercare consapevolmente la verità e fare il mio dovere secondo la Tua volontà”.
Ho letto altre parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Dal momento che sei una persona, dovresti considerare quali sono le responsabilità di una persona. Non occorre menzionare le responsabilità tenute in massima considerazione dai non credenti, come l’essere filiali, il provvedere ai genitori e mantenere alto il nome della propria famiglia. Queste sono tutte vuote e prive di significato reale. Qual è la responsabilità più elementare a cui una persona dovrebbe adempiere? In termini concreti, è in che misura compi bene il tuo dovere oggi. Accontentarsi sempre e solo di sbrigarsela non è adempiere alle proprie responsabilità, ed essere solo in grado di ripetere a pappagallo le parole delle dottrine non significa adempiere alle proprie responsabilità. Soltanto praticando la verità e operando secondo i principi si adempie alle proprie responsabilità, e soltanto quando la pratica della verità sarà stata efficace e utile alle persone, avrai davvero adempiuto alla tue responsabilità. A prescindere da quale dovere tu stia svolgendo, solo quando persisterai nell’agire secondo i principi della verità avrai veramente adempiuto la tua responsabilità. Fare meccanicamente le cose alla maniera umana significa essere superficiali e negligenti; solo aderire ai principi della verità equivale a svolgere correttamente il tuo dovere e ad adempiere la tua responsabilità. E adempiere la tua responsabilità non è forse una manifestazione di lealtà? È la manifestazione della tua lealtà verso il dovere. Solo quando possiederai questo senso di responsabilità, questa volontà e questo desiderio, quando manifesterai lealtà nei confronti del tuo dovere, solo allora sarai favorito da Dio, solo allora Dio ti guarderà con approvazione. Se sei addirittura privo di questo senso di responsabilità, agli occhi di Dio sarai un pigro, uno sciocco, ed Egli ti disprezzerà. […] Che cosa si aspetta Dio da una persona a cui ha assegnato un determinato compito nella chiesa? In primo luogo, Dio spera che sia responsabile e diligente, che si occupi di quel compito con grande attenzione e che lo svolga bene. In secondo luogo, Dio spera che sia una persona degna di fiducia, che, a prescindere dal tempo necessario e dai cambiamenti accaduti nell’ambiente circostante, mantenga saldo il suo senso di responsabilità, e il suo carattere resista alla prova. Se è una persona degna di fiducia, Dio è rassicurato. Non controllerà più né darà più seguito a questo problema perché, dentro di Sé, Dio si fida di lei. Quando Dio le affida questo compito, questa persona è sicura di portarlo a compimento senza errori. Quando Dio affida un compito alle persone, non è forse questo il Suo desiderio? (Lo è.) Allora, una volta compresa la volontà di Dio, che cosa dovresti fare perché Dio abbia fiducia in te e ti sia favorevole? Molte sono le situazioni in cui il rendimento e il comportamento delle persone, nonché l’atteggiamento con cui affrontano il proprio dovere, le spingono perfino a disprezzare se stesse. Come puoi dunque pretendere che Dio ti sia favorevole e ti mostri la Sua grazia, o che ti riservi un trattamento speciale? Non è forse una cosa irragionevole? (Sì, lo è.) Se tu stesso ti guardi dall’alto in basso e ti disprezzi, non ha senso che tu chieda a Dio di apprezzarti. Perciò, se vuoi che Dio ti sia favorevole, gli altri dovrebbero almeno potersi fidare di te. Se vuoi che gli altri si fidino di te, che ti apprezzino, che pensino bene di te, allora devi come minimo essere rispettabile, responsabile, sincero e degno di fiducia. E al cospetto di Dio? Se sei anche responsabile, diligente e scrupoloso nell’adempimento del tuo dovere, allora hai in gran parte soddisfatto le richieste di Dio nei tuoi confronti. Puoi quindi sperare di ottenere l’approvazione di Dio, o no?” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Ho imparato dalle parole di Dio che ciascuno ha delle responsabilità e dei doveri e, per vivere con dignità e valore, la chiave è adempiere alle nostre responsabilità trattando i nostri doveri con serietà e cura. Non dovremmo avere continuamente bisogno di essere esortati da altri: dovremmo avere senso di responsabilità. Comunque vadano le cose, l’importante è che una persona metta il cuore in quello che fa. Solo chi ha questo atteggiamento ha carattere e dignità ed è affidabile, e le sue azioni saranno ricordate da Dio. Comprendere la volontà di Dio mi ha illuminata e mi ha fornito un percorso di pratica. In seguito, nel mio dovere, mi richiamavo sempre a essere più attenta, a cercare i principi della verità e a sforzarmi di fare del mio meglio.
Una volta, mentre io e una sorella parlavamo di un’immagine, lei ha detto di usare lo stile occidentale per renderla suggestiva. Quando ha detto “suggestiva” ho pensato sarebbe stato difficile e, sebbene sapessi che quello stile era bello, creare gli effetti decorativi sarebbe stato complicato. Le altre sorelle avevano sempre usato quella grafica e io non ero molto esperta. Per me sarebbe stato davvero difficile farla bene, avrebbe richiesto tempo ed energie. Ero titubante e volevo rifiutare, affidarla a un’altra sorella, ma poi ho pensato a un passo delle parole di Dio che avevo letto: “Supponiamo che la chiesa ti affidi un lavoro da svolgere, e tu dica: ‘[…] Qualsiasi lavoro mi assegni la chiesa, lo accoglierò con tutto il mio cuore e la mia forza. Se ci sarà qualcosa che non capisco o un problema, pregherò Dio, cercherò la verità, capirò i principi della verità e farò le cose per bene. Qualsiasi sia il mio dovere, userò tutto quello che ho per svolgerlo bene e soddisfare Dio. Per tutto quello che posso ottenere, farò del mio meglio per prendermene tutta la responsabilità che devo sostenere, e quantomeno non andrò contro la mia coscienza e ragione, né sarò negligente o sbrigativo, o furbo e assente, né godrò dei frutti della fatica altrui. Niente di quello che farò sarà al di sotto degli standard della coscienza’. Questo è lo standard minimo del comportamento umano, e chi compie il proprio dovere in tale modo può definirsi una persona coscienziosa e ragionevole. Devi almeno avere una coscienza pulita nel compiere il tuo dovere, e devi almeno sentire che ti sei guadagnato i tuoi tre pasti al giorno e non stai mangiando a sbafo. Questo si chiama senso di responsabilità. Che la tua levatura sia elevata o scarsa, e che tu capisca o no la verità, devi avere questo atteggiamento: ‘Visto che mi è stato assegnato questo lavoro da svolgere, devo trattarlo seriamente; deve essere la mia preoccupazione e lo devo eseguire bene, con tutto il mio cuore e la mia forza. Per quanto riguarda il farlo alla perfezione, non posso pretendere di dare una garanzia, ma il mio atteggiamento è quello di fare del mio meglio per vederlo svolto bene e di sicuro non sarò né negligente né sbrigativo in questo. Se sorge un problema, allora me ne prenderò la responsabilità, e mi assicurerò di trarne una lezione e di compiere bene il mio dovere’. Questo è l’atteggiamento giusto” (La Parola, Vol. 5: Le responsabilità di leader e lavoratori). Ho pensato a quanto irresponsabile ero stata nel mio dovere in passato. Mi ero sempre arrangiata e avevo fatto molte cose che disgustavano Dio. Questa volta non potevo assecondare la carne e bramare le comodità: dovevo considerare la volontà di Dio e assumermi la responsabilità del mio dovere. Ho deciso in silenzio che, a prescindere dal risultato, prima dovevo sottomettermi e lavorare sodo. Fare del mio meglio era la cosa più importante. Con questi pensieri, sentivo di avere una direzione. Ho riflettuto sui principi del nostro lavoro e ho raccolto materiali di riferimento, poi ho realizzato varie versioni e le ho inviate ad altre sorelle per i suggerimenti. Dopo alcune revisioni, il lavoro era finalmente ultimato. Così facendo, ho provato un senso di pace nel cuore e ho sentito di essere più pragmatica di prima.
In seguito, mi sono concentrata sull’auto-riflessione e sul rinunciare alla carne nel mio dovere. Mi sono assicurata di concentrarmi di più sulle piccole cose della mia vita quotidiana e sui compiti assegnatimi dalla chiesa, pensando a come compiere meglio il mio dovere. In realtà non ero stanca, mi sono anzi sentita appagata. Essere quel tipo di persona è davvero meraviglioso. Anche se a volte ho ancora voglia di assecondare la carne e me stessa, sono più consapevole della mia corruzione rispetto a prima. So che devo pregare subito e chiedere a Dio di aiutarmi a rinunciare alla carne, e chiederGli di disciplinarmi se dovessi essere di nuovo negligente, sleale e irresponsabile. Con il tempo, ho imparato a farmi carico del mio dovere e sono disposta a compierlo assumendomi le mie responsabilità. È l’unico modo per vivere con integrità, dignità e pace interiore!
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