Perché ho paura di smascherare i problemi degli altri
Quando andavo a scuola, notavo che alcuni dei miei compagni di classe erano piuttosto schietti. Se vedevano che qualcuno sbagliava, glielo dicevano apertamente, spesso offendendolo, cosa che portava gli altri a emarginarli. Mi dicevo: “Queste persone non sono un po’ ottuse? Come si suol dire, ‘Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia’ e ‘Mai colpire gli altri sotto la cintola’. Vedere tutto ma tacere su alcune cose, è così che ci si può integrare nella massa. Se sei troppo diretto, anche se non hai cattive intenzioni, le persone reagiranno male e ti respingeranno. Come puoi farti degli amici in questo modo?” Quindi non evidenziavo mai direttamente i problemi degli altri nell’interagire con loro. Piacevo ai miei compagni di classe ed ero amica di tutti, dicevano che era facile relazionarsi con me e che ero gentile, e pensavo di avere una buona umanità. Dopo aver iniziato a credere in Dio, interagivo con fratelli e sorelle nello stesso modo. Non mettevo in luce i problemi degli altri quando li notavo. Mi sembrava sempre che essere troppo diretta avrebbe messo a disagio le persone, che avrebbero pensato che le stessi prendendo di mira e che cercassi di smascherare le loro mancanze, e che questo avrebbe distrutto il nostro rapporto. Soltanto quando ho sperimentato una rivelazione e ho letto la parola di Dio ho capito che il mio modo di interagire con gli altri era in contrasto con la verità e Dio.
Era il 2015 e collaboravo con Lelia alla produzione video. Lei era una credente da più tempo di me ed era anche più grande di me. Eravamo gentili l’una con l’altra, andavamo molto d’accordo e non discutevamo quasi mai. In seguito, sono stata eletta supervisore. Una volta, gli altri mi hanno segnalato che Lelia si comportava in modo superficiale, subdolo e viscido, e che stava ostacolando il lavoro. Mi pareva che il suo problema fosse piuttosto grave, così ho parlato con i miei collaboratori della necessità di mettere a nudo e smascherare le carenze di Lelia, in modo che potesse riflettere, conoscere sé stessa, pentirsi e cambiare. I miei collaboratori erano d’accordo e hanno chiesto chi dovesse fare comunione con lei. Io sono rimasta lì senza dire nulla: non volevo espormi di persona per risolvere il problema. Ho pensato: “Se smaschero i suoi problemi, Lelia penserà che la sto prendendo di mira? Come potremmo andare d’accordo dopo?” Con mia grande sorpresa, tutti hanno proposto che fossi io a condividere con lei. Volevo sottrarmi, ma se non avessi smascherato i suoi problemi il lavoro della chiesa avrebbe continuato a risentirne. Così, alla fine, ho dovuto stringere i denti e farlo. Mi sono presa un po’ di tempo per trovare la forza mentale, convincendomi a sottolineare i suoi problemi. Ho provato più volte a mente il discorso che le avrei fatto, dall’inizio alla fine, ma quando l’ho incontrata mi sono sentita disorientata. Mi pareva di soffocare e non riuscivo a trovare le parole. Così le ho chiesto in tono gentile: “Sei in buono stato ultimamente? Hai avuto qualche difficoltà? Perché sei stata così lenta nel lavorare ai video?” Lelia ha risposto che era preoccupata perché suo figlio non andava a scuola, per questo aveva rallentato. Mi sono detta: “Sostiene di star avendo delle difficoltà. Se la smaschero per il suo comportamento superficiale, subdolo e viscido, penserà che sono troppo dura e che la sto prendendo di mira? Se il nostro rapporto dovesse guastarsi, si creerebbe molto imbarazzo tra noi”. Alla luce di ciò, non ho messo in luce i suoi problemi. Mi sono limitata a dirle qualche parola di conforto e ho fatto un breve riepilogo dello stato del suo dovere.
Poiché non aveva autentica consapevolezza di sé, ha continuato a compiere il suo dovere in modo superficiale e i suoi video erano pieni di difetti. Mi sono resa conto che i problemi di Lelia erano piuttosto gravi e che, se non fosse cambiata, avrebbe dovuto essere rimossa. In seguito, ho di nuovo tenuto condivisione con lei. Pensavo che questa volta le avrei di certo fatto notare i suoi problemi. Invece, non appena mi sono seduta, non sono riuscita a parlare. Continuavo a pensare a come dirglielo in un modo che non la mettesse a disagio e allo stesso tempo renderla consapevole dei suoi problemi, senza farle pensare che la stessi prendendo di mira o creare in lei un pregiudizio nei miei confronti. Le ho chiesto delicatamente: “Perché sei sempre approssimativa nel tuo dovere?” Lei mi ha risposto che a volte cedeva alla sua passione materiale per la lettura dei romanzi e trascurava i suoi doveri. Era talmente turbata che mentre me lo ha detto è scoppiata a piangere. Ho pensato: “Sta passando un momento davvero difficile. Se le dico che si sta comportando in modo subdolo e viscido, riuscirà a sopportarlo? Meglio evitare. In ogni caso, ha ammesso il suo problema e ora dovrebbe migliorare”. Così, ho espresso comprensione per il suo stato e l’ho esortata a impegnarsi di più nel suo dovere. Dopo non ha mostrato alcun pentimento, il suo atteggiamento confuso è peggiorato sempre di più e alla fine è stata rimossa. Non ho riflettuto su me stessa e la questione è finita nel dimenticatoio.
In seguito, ho letto un passo della parola di Dio che mi ha fatto comprendere meglio il mio stato. Dio Onnipotente dice: “Il comportamento delle persone e il loro modo di trattare gli altri devono basarsi sulle parole di Dio; questo è il principio fondamentale per la condotta umana. Come possono le persone praticare la verità se non comprendono i principi della condotta umana? Praticare la verità non significa dire parole vuote e urlare slogan. A prescindere da ciò che le persone possano incontrare nella vita, purché implichi i principi della condotta umana, i punti di vista sugli eventi o il compimento del proprio dovere, si trovano di fronte a una scelta e devono cercare la verità, devono cercare una base e un principio nelle parole di Dio, e poi devono trovare un cammino di pratica. Coloro che sono capaci di praticare in questo modo sono persone che perseguono la verità. Essere in grado di perseguire la verità in questo modo, indipendentemente dalle grandi difficoltà che si incontrano, significa percorrere il cammino di Pietro, il cammino della ricerca della verità. Per esempio: quale principio bisogna seguire quando si interagisce con gli altri? Forse la tua opinione originaria è che l’armonia è un tesoro e la sopportazione è intelligenza, per cui credi che dovresti mantenere la pace, non far perdere la faccia agli altri e non offendere nessuno, ottenendo così buoni rapporti con gli altri. Vincolato da questa opinione, rimarrai in silenzio quando con i tuoi occhi vedrai altre persone commettere misfatti o violare i principi. Piuttosto che offendere qualcuno, preferirai che il lavoro della chiesa subisca delle perdite. Cercherai di mantenere l’armonia con tutti, a prescindere da chi siano. Dirai soltanto cose che piacciono agli altri, pensando solo a proteggere le loro emozioni e a salvare loro la faccia. Anche se scoprirai che qualcuno manifesta dei problemi, eserciterai la tolleranza: alle sue spalle magari parlerai apertamente, ma davanti a lui manterrai la pace e preserverai il rapporto. Cosa ne pensi di una simile condotta? Non è quella di una persona compiacente? Non è alquanto subdola? Viola i principi di condotta. Non è dunque abietto agire in un modo simile? Coloro che agiscono così non sono brave persone, e nemmeno nobili. A prescindere da quanto hai sofferto e dal prezzo che hai pagato, se ti comporti senza principi, allora hai fallito e non troverai approvazione dinanzi a Dio, né sarai ricordato da Lui o Lo compiacerai” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Per svolgere bene il proprio dovere, bisogna almeno possedere coscienza e ragione”). La parola di Dio mi ha chiarito che, qualunque cosa accada nella mia vita, in questioni riguardanti i principi di condotta o la visione delle cose devo sempre ricercare i principi della verità. Fino ad allora non avevo avuto il coraggio sottolineare i problemi dei fratelli e delle sorelle, e pensavo che non ci fosse nulla di male. Credevo che, purché andassimo d’accordo e non litigassimo, tutto andasse bene. Ho letto che Dio dice: “A prescindere da quanto hai sofferto e dal prezzo che hai pagato, se ti comporti senza principi, allora hai fallito e non troverai approvazione dinanzi a Dio, né sarai ricordato da Lui o Lo compiacerai”. Queste parole mi hanno davvero colpita. In apparenza non stavo facendo nulla di male, ma avevo sempre paura di offendere le persone e non avevo mai il coraggio di mettere in luce onestamente le loro carenze. Anche se notavo un problema e dentro di me mi arrabbiavo, con loro continuavo a sorridere, e così le questioni che avrebbero dovuto essere gestite restavano irrisolte e il lavoro della chiesa ne risentiva. Dio dice che una persona di questo tipo è scaltra, ingannevole e priva di principi nella sua condotta. Ho riflettuto su come avevo gestito la situazione di Lelia. Ero ben consapevole che si stava comportando in modo subdolo e viscido e che rallentava il lavoro, ma avevo paura di scontentarla se fossi stata troppo diretta. Avrebbe potuto ritenermi troppo dura e sviluppare un pregiudizio nei miei confronti. Temevo che l’avrebbe rifiutato e avrebbe messo il muso, e che tra noi si sarebbe creato dell’imbarazzo. Volevo proteggere il nostro rapporto, e quindi avevo troppa paura di smascherarla o trattarla. Ho notato che la sua superficialità si è aggravata ed ero arrabbiata, ma in comunione con lei avevo paura di inimicarmela, quindi non ho osato menzionare o smascherare il suo problema. Mi sono limitata a dire alcune parole innocue, sfiorando appena l’argomento, e l’ho persino confortata, nonostante quello che provavo. Come supervisore, non smascherare e non risolvere i problemi che riscontravo significava essere irresponsabile e gravemente negligente. Alla fine, ho capito che con gli altri recitavo sempre la parte della “brava ragazza”, convinta che essere premurosa e comprensiva significasse essere una brava persona. Solo dopo la rivelazione dei fatti ho cambiato completamente la mia visione di me stessa. Ho notato il problema di Lelia, ma non l’ho smascherato e non l’ho aiutata. Di conseguenza, lei non ne ha viste l’essenza né le conseguenze, la sua vita ne ha risentito, e il lavoro della chiesa ha subìto dei ritardi. Sono stata davvero egoista, subdola e ingannevole. Come potevo dire di avere una buona umanità?
In seguito, durante una riunione, ho letto nella parola di Dio l’analisi delle filosofie “Mai colpire gli altri sotto la cintola” e “Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia”. Allora ho capito che non ero disposta a mettere in luce i problemi degli altri perché ero stata influenzata da quelle idee. Dio Onnipotente dice: “C’è un principio nelle filosofie di vita che dice ‘Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia’. Significa che, per preservare un rapporto di amicizia, si deve tacere sui problemi dell’amico, anche se li si vede chiaramente, e attenersi al principio del non tirare colpi bassi alle persone e non esporre i loro difetti. Gli amici di questo tipo si ingannano a vicenda, si nascondono l’uno dall’altro, ordiscono trame l’uno alle spalle dell’altro; e anche se sanno con chiarezza cristallina che tipo di persona sia l’altro, non lo dicono apertamente, impiegando invece metodi astuti per preservare i loro rapporti di amicizia. Perché si vogliono preservare queste relazioni? Si tratta di non volersi fare dei nemici in questa società, all’interno del gruppo, cosa che significherebbe sottoporsi spesso a situazioni pericolose. Poiché sai che qualcuno diventerà tuo nemico e ti danneggerà dopo che avrai messo in luce le sue manchevolezze o l’avrai ferito, e tu non vuoi metterti in una posizione del genere, ti attieni al principio delle filosofie di vita che recita: ‘Mai colpire gli altri sotto la cintola e mai smascherarli per le loro manchevolezze’. Alla luce di ciò, se due persone hanno un rapporto di questo tipo, si possono considerare veri amici? (No.) Non sono veri amici, tanto meno sono l’uno il confidente dell’altro. Allora, di che tipo di relazione si tratta esattamente? Non è una relazione sociale basilare? (Sì.) In queste relazioni sociali, le persone non possono esprimere i loro sentimenti, né avere scambi profondi, né dire qualcosa che piaccia loro, né dire ad alta voce ciò che hanno nel cuore, o i problemi che vedono nell’altro, o parole che possano giovare all’altro. Al contrario, scelgono cose carine da dire, per non perdere il favore altrui. Non osano dire la verità né sostenere i principi, per timore di suscitare negli altri una certa animosità nei loro confronti. Quando nessuno le minaccia, non vivono forse in relativa tranquillità e pace? Non è forse questo l’obiettivo delle persone che promuovono la frase ‘Mai colpire gli altri sotto la cintola e mai smascherarli per le loro manchevolezze’? (Sì.) È chiaro che si tratta di un modo di vivere astuto e ingannevole, con un certo livello di diffidenza, e il cui obiettivo è l’autoconservazione. Coloro che vivono in questo modo non hanno confidenti, non hanno amici intimi a cui poter dire qualsiasi cosa. Sono diffidenti l’uno verso l’altro, calcolatori e strategici, ognuno prende dalla relazione ciò che gli serve. Non è forse così? Alla radice, l’obiettivo del ‘Mai colpire gli altri sotto la cintola e mai smascherarli per le loro manchevolezze’ è quello di evitare di offendere gli altri e di farsi dei nemici, quello di proteggersi evitando di ferire qualcuno. Si tratta di una tecnica e di un metodo adottati per evitare di essere feriti. Guardando a queste diverse sfaccettature della sua essenza, la richiesta fatta alla virtù delle persone di ‘mai colpire gli altri sotto la cintola e mai smascherarli per le loro manchevolezze’ è un nobile principio? È una richiesta positiva? (No.) Allora cosa insegna alle persone? Che non devi irritare né ferire nessuno, altrimenti sarai tu che finirai per soffrire; e anche che non devi fidarti di nessuno. Se fai del male a uno dei tuoi buoni amici, l’amicizia inizierà silenziosamente a cambiare; egli passerà dall’essere un buon amico stretto a un estraneo che passa per strada o a un tuo nemico. Quali problemi si possono mai risolvere insegnando ciò alle persone? Anche se, agendo in questo modo, non ti fai dei nemici e anzi ne perdi qualcuno, porterai forse le persone ad ammirarti, ad approvarti e a considerarti sempre come un amico? Questo raggiunge pienamente lo standard della virtù? Al massimo, si tratta solo di una filosofia di vita” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità, “Cos’è la ricerca della verità (8)”). Quando Dio ha analizzato l’influenza del “Mai colpire gli altri sotto la cintola” e “Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia”, mi pareva che Lui fosse proprio davanti a me, a smascherarmi. Vivendo secondo quelle filosofie di condotta, parlavo e agivo solo per proteggere me stessa. Con chiunque mi trovassi, mi attenevo sempre al principio di non inimicarmi né offendere mai nessuno. Come quando ero a scuola: vedevo che chi era schietto veniva emarginato, così mi sono convinta che per andare d’accordo con gli altri non si debba mai dire quello che si prova veramente né mettere mai in luce i problemi di una persona e offenderla, e che in questo modo gli altri ci apprezzeranno e ci integreremo facilmente. Anche dopo aver iniziato a credere in Dio ho continuato ad adottare questo metodo di condotta con fratelli e sorelle. Per evitare di risultare sgradita o di ferire i loro sentimenti, ogni volta che le persone andavano smascherate e potevano offendersi, evitavo di farmi avanti o ne parlavo con un collaboratore perché se ne occupasse lui. A volte, quando dovevo fornire condivisione, mi limitavo a dire qualcosa di insignificante che si adattasse alla situazione, e di conseguenza molti problemi non venivano risolti in tempo. Filosofie mondane come “Un amico in più significa un sentiero in più” e “Tacere sui difetti dei buoni amici consente una lunga e grande amicizia” erano i miei criteri di comportamento. Non dicevo mai a nessuno quello che pensavo veramente, e sono diventata sempre più falsa e ingannevole. Ero convinta che mantenere buoni rapporti e andare d’accordo con tutti mi avrebbe resa gradita agli altri e che così avrei ottenuto facilmente la loro approvazione. Se un giorno avessi detto o fatto qualcosa in contrasto con i principi, avrebbero lasciato correre, permettendomi così di salvare la faccia. Ho capito che non avevo principi nelle mie interazioni con gli altri. Volevo solo che tutti fossero felici e sorridenti e che nessuno mettesse in luce i difetti di nessuno, così non avrei mai perso la faccia e avrei potuto mantenere il mio prestigio e la mia immagine. Non stavo forse cercando di irretire e usare le persone? Potevo anche sembrare disponibile, affabile ed empatica, ma dietro a tutto ciò stavo perseguendo i miei scopi non dichiarati. Ero veramente malvagia! Ripensando alla questione di Lelia, vedevo chiaramente che era subdola e viscida, ma per evitare di inimicarmela non le ho fatto notare né ho smascherato i suoi problemi, compromettendo il lavoro. Non solo in quel modo danneggiavo lei, ma ritardavo anche il lavoro della chiesa. Dio ha sempre condiviso che dovremmo valutare persone e cose, comportarci e agire secondo le Sue parole, usando la verità come criterio. Io invece nella vita di tutti i giorni vivevo secondo filosofie sataniche, costantemente limitata nel parlare e nell’agire. Non ero in grado di fare comunione o aiutare gli altri in modo normale, e ancor meno di adempiere alle mie responsabilità di leader. Non consideravo come parlare in un modo che fosse d’aiuto agli altri né come proteggere il lavoro della chiesa. Restavo a guardare mentre il lavoro della chiesa veniva compromesso e mi comportavo da brava persona nonostante ciò che provavo. Stavo sacrificando gli interessi della chiesa in nome dei miei. Ero così falsa e priva di umanità! Se avessi continuato così, sarei stata odiata e detestata da Dio e disprezzata e respinta dagli altri. Ho pregato Dio: “O Dio, vedo i danni arrecati al lavoro della chiesa, eppure recito sempre la parte della brava persona. Non proteggo gli interessi della chiesa e questo deve certo disgustarTi. O Dio, voglio pentirmi. Ti prego, guidami a risolvere questo mio problema e a essere una persona dotata di senso di giustizia che protegge il lavoro della chiesa”.
Dopo, ho letto altre parole di Dio. “Quando succede qualcosa, vivi secondo una filosofia di vita e non pratichi la verità. Sei sempre preoccupato di offendere gli altri, ma Dio non temi di offenderLo, e sei persino disposto a sacrificare gli interessi della chiesa per proteggere le tue relazioni interpersonali. Quali sono le conseguenze di agire in questo modo? Avrai protetto piuttosto bene le tue relazioni interpersonali, ma avrai offeso Dio, ed Egli ti detesterà e ti rifiuterà, e sarà adirato con te. Cosa è meglio, in fin dei conti? Se non sai dirlo, sei in piena confusione; ciò dimostra che non hai la minima comprensione della verità. Se vai avanti così, senza mai renderti conto della situazione, il pericolo è davvero grande: alla fine, non sarai in grado di acquisire la verità. Sarai tu ad aver sofferto una perdita. Se non ricerchi la verità in questa situazione, e fallisci, sarai in grado di ricercare la verità in futuro? Se ancora non lo saprai fare, non sarà più una questione di soffrire una perdita: alla fine verrai scacciato. Se hai le motivazioni e il punto di vista di una ‘persona accondiscendente’, allora in tutte le questioni sarai incapace di praticare la verità e di attenerti ai principi, e fallirai e cadrai sempre. Se non apri gli occhi e non ricerchi mai la verità, allora sei un miscredente e non acquisirai mai la verità e la vita. Cosa dovresti fare, allora? Quando ti trovi di fronte a cose di questo tipo, devi rivolgerti a Dio in preghiera, implorando la salvezza e chiedendoGli di darti più fede e forza, così da consentirti di attenerti ai principi, fare ciò che dovresti fare, gestire le cose secondo principio, mantenere la tua posizione, tutelare gli interessi della casa di Dio e impedire che il lavoro della casa di Dio subisca alcun danno. Se riesci ad abbandonare l’interesse personale, la reputazione e il punto di vista di una ‘persona accondiscendente’, e se fai ciò che dovresti fare con un cuore onesto e indiviso, avrai sconfitto Satana e ottenuto questo aspetto della verità. Se vivi sempre secondo la filosofia di Satana, mantenendo le tue relazioni con gli altri senza mai praticare la verità, senza osare attenerti ai principi, sarai in grado di praticare la verità in altre questioni? Non avrai fede né forza. Se non sei mai in grado di ricercare o accettare la verità, una fede in Dio come questa ti permetterà forse di ottenere la verità? (No.) E, se non puoi ottenere la verità, puoi essere salvato? No. Se vivi sempre secondo la filosofia di Satana, completamente privo della realtà della verità, allora non potrai mai essere salvato” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). La parola di Dio mi ha fatto capire che i miei principi erano sempre stati quelli di mantenere le relazioni e non farmi mai dei nemici, invece di mettere in pratica la parola di Dio. Quando vedevo qualcosa che non era in linea con la verità, semplicemente lo assecondavo e avallavo per proteggere le mie relazioni con gli altri, che mi permettevano di vivere protetta. Ho capito che stavo percorrendo la strada della moderazione, senza alcun principio. Dio ci chiede di parlare e agire secondo la Sua parola, di essere persone che amano ciò che Lui ama, odiano ciò che Lui odia e distinguono il bene dal male, di saper discernere ogni tipo di persona e di trattare gli altri secondo i principi. Solo questa pratica è conforme alla volontà di Dio. E invece io ho visto chiaramente che Lelia aveva rallentato nel suo dovere, ma non l’ho criticata né smascherata. L’ho confortata quando l’ho vista piangere e ho agito da brava persona, nonostante i miei sentimenti. Assecondandola, ho protetto la nostra relazione e mi sono schierata dalla parte di Satana. Sono stata così sciocca. In passato, non ritenevo tale comportamento un problema tanto grave. È stato solo quando i fatti sono stati rivelati che ho capito che vivere secondo quelle filosofie di condotta non era affatto la strada giusta. Ero un supervisore, ma temevo sempre di offendere le persone e non avevo senso di giustizia. Non avevo il coraggio di evidenziare i problemi che notavo né di condividere per risolverli, e questo faceva sì che si ripresentassero in continuazione. Non stavo svolgendo un lavoro reale, bensì mi opponevo a Dio.
In seguito, ho trovato un percorso di pratica nella parola di Dio: “Se desideri stabilire un rapporto normale con Dio, il tuo cuore deve essere rivolto a Lui; con questo fondamento, avrai anche rapporti normali con gli altri. Se non hai un rapporto normale con Dio, allora a prescindere da ciò che farai per mantenere i tuoi rapporti con gli altri, da quanto lavorerai duramente o da quanta energia ci metterai, tutto ciò apparterrà a una filosofia umana di vita. Starai difendendo la tua posizione tra le persone e ottenendo la loro lode secondo le prospettive e le filosofie umane, e non stabilendo normali rapporti interpersonali secondo la parola di Dio. Se non ti concentri sui rapporti con le persone e mantieni invece un rapporto normale con Dio, se sei disposto a dare a Dio il tuo cuore e a imparare a obbedirGli, i tuoi rapporti interpersonali diverranno naturalmente normali. Tali rapporti allora non si baseranno sulla carne, ma sul fondamento dell’amore di Dio. Non avrai pressoché alcuna interazione con altre persone basata sulla carne, ma si baserà su un livello spirituale, ci saranno comunione e amore e conforto reciproci, nonché nutrimento reciproco. Tutto ciò si compie a partire da un desiderio di soddisfare Dio – questi rapporti non si mantengono attraverso filosofie umane di vita, si formano naturalmente quando si porta un fardello per Dio. Non ti richiedono alcuno sforzo umano innaturale, devi solo praticare secondo i principi delle parole di Dio” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “È molto importante stabilire un rapporto normale con Dio”). La parola di Dio mi ha fatto capire che le normali relazioni interpersonali non si mantengono attraverso le filosofie mondane. Sono fondate sulla base della pratica della Sua parola. Quando accade qualcosa, dobbiamo praticare la verità, agire secondo i principi, proteggere il lavoro della chiesa e farci carico del fardello della vita di fratelli e sorelle. Questo è l’unico modo per avere relazioni interpersonali normali. Ho ripensato alle testimonianze di alcuni fratelli e sorelle. Quando notavano i problemi degli altri, erano in grado di farglieli notare e di aiutarli in conformità alla parola di Dio. Anche se a volte le persone perdevano la faccia, perseguendo la verità potevano utilizzare quella comunione e quelle critiche per rendersi conto delle proprie carenze, acquisire consapevolezza della propria indole corrotta, correggere i propri stati errati, progredire nella vita e ottenere risultati sempre migliori nei doveri. Questo è essere veramente amorevoli e d’aiuto. Quanto a coloro che invece non perseguono la verità, le critiche e il trattamento li mettono a nudo. Provano disgusto per la verità, e quando vengono potati e trattati cercano di accampare scuse e di opporsi, senza mostrare la minima accettazione. Una persona simile non è un vero fratello o una vera sorella e dovrebbe essere respinta e ostracizzata. Resamene conto, ho percepito ancora di più che solo la parola di Dio è il criterio per le nostre azioni e la nostra condotta, che dobbiamo trattare gli altri in linea con essa. Questo è il modo giusto di comportarsi ed è conforme agli standard dell’umanità normale.
In seguito, ho notato che una sorella era arrogante e ipocrita e non accettava i suggerimenti. Continuava a fare di testa sua e a ritardare il lavoro. Dovevo condividere con lei e farle notare i suoi problemi, affinché potesse riflettere e conoscere sé stessa, ma ero in certa misura titubante. E se non l’avesse accettato? Sarebbe diventata prevenuta nei miei confronti e avrebbe detto che la stavo prendendo di mira? Ho ripensato al mio precedente fallimento e a ciò che avevo letto di recente nella parola di Dio, e questo ha smosso qualcosa in me. Se avessi trascurato il lavoro della chiesa nel tentativo di proteggere quel rapporto, avrei offeso Dio. Questa volta, Dio stava osservando il mio atteggiamento per vedere se mi ero pentita e se ero cambiata. Non potevo trattare le persone come in passato. Ho rammentato che la parola di Dio dice: “Quando ti trovi di fronte a cose di questo tipo, devi rivolgerti a Dio in preghiera, implorando la salvezza e chiedendoGli di darti più fede e forza, così da consentirti di attenerti ai principi, fare ciò che dovresti fare, gestire le cose secondo principio, mantenere la tua posizione, tutelare gli interessi della casa di Dio e impedire che il lavoro della casa di Dio subisca alcun danno” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Ho percepito Dio accanto a me, che mi spronava a fare quel passo. L’ho pregato, chiedendoGli di darmi fede e forza affinché riuscissi a praticare la verità, mettessi al primo posto il lavoro della chiesa e smettessi di avere paura di offendere le persone e di proteggere i miei rapporti con loro. Dopo aver pregato, ho cercato quella sorella. Oltre a smascherare il suo problema sulla base del suo comportamento ripetuto, le ho anche fatto notare che era arrogante e non accettava i suggerimenti degli altri, e che questo significava provare disgusto per la verità e avere un’indole satanica. Le ho detto che, se avesse continuato a ostacolare il lavoro della chiesa senza pentirsi né cambiare, sarebbe stata rimossa. Finito di parlare, non provavo più, come in passato, la paura di essere odiata. Al contrario, mi sentivo più rilassata e serena. Ripensandoci, avevo sempre vissuto secondo filosofie di comportamento sataniche, nella paura di offendere le persone, di generare dispute e conflitti. Nelle mie interazioni con gli altri, consideravo sempre la loro immagine e proteggevo i rapporti, e così ho perso molte occasioni di praticare la verità. Ora, quando devo mettere in luce i problemi delle persone, ho ancora un po’ di paura, ma so fare in modo di pregare Dio e di cambiare le mie intenzioni e i miei punti di vista così da praticare secondo i principi. Questa esperienza mi ha permesso di correggere le mie opinioni sbagliate. Ringrazio davvero Dio!
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