Perché ho paura di commettere errori?
Lavorando come grafico per la chiesa, all’inizio ho avuto qualche difficoltà; ma, affidandomi a Dio e collaborando con i fratelli e le sorelle, ho migliorato i miei risultati. In seguito, sono stata inaspettatamente informata che a sorella Lisa era stato assegnato un nuovo dovere perché i suoi progetti erano pieni di errori e spesso andavano rifatti. Nonostante i frequenti richiami, la comunione e il sostegno dei fratelli e delle sorelle, non è migliorata, e questo ha avuto un forte impatto sul lavoro della chiesa. Dopo il suo trasferimento, mi sono detta che dovevo essere più cauta nel mio lavoro ed evitare di commettere errori. Se ne avessi commesso più d’uno e mi fossi dimostrata inadatta al lavoro, presto o tardi sarei stata trasferita. Avevo sempre e solo lavorato come grafico nella chiesa e non avevo altre competenze; se, trasferita, non fossi stata in grado di svolgere altri doveri, avrei potuto essere salvata? In seguito, per ogni progetto che realizzavo, fornivo tre o quattro versioni, ma erano tutte troppo grezze e praticamente inutilizzabili. In realtà, due versioni sono sufficienti, ma mi pareva intelligente fornirne diverse, per aumentare le possibilità che ne accettassero almeno una. Ma più diventavo cauta, più nei miei progetti commettevo errori. La capogruppo mi ha richiamata a essere più seria e diligente nel mio lavoro, a prendermi il tempo necessario per garantire la qualità di ogni progetto, senza approssimazioni. Alle parole della leader, non ho riflettuto sui miei problemi né sulle deviazioni nel mio lavoro; temevo solo che la leader potesse ritenermi inadatta al lavoro e trasferirmi. In seguito, avevo ancora più paura di commettere errori nei miei progetti. A volte, quando non ero d’accordo con i suggerimenti di altri fratelli e sorelle, volevo discutere con loro su come apportare migliorie, ma sentivo che, se avessi parlato a vanvera, gli altri avrebbero potuto ritenermi superficiale e restia a fare delle modifiche. Se avessi dato una cattiva impressione, sarei stata trasferita. Sentivo di dover essere più cauta e dimostrare a tutti che sapevo accettare i suggerimenti ed ero diligente e responsabile. Così tenevo la bocca chiusa. In quel periodo, più avevo paura di essere trasferita, più commettevo errori. Un certo progetto è stato rimandato indietro più volte e ha ritardato il nostro lavoro. In una settimana, sono riuscita a produrre solo un quarto di quello che facevo normalmente. Vedendo i miei risultati palesemente diminuiti, la capogruppo mi ha trattata: “Ultimamente i tuoi progetti sono scadenti, vengono sempre rimandati indietro e sei piuttosto inefficiente: ti stai concentrando sul tuo lavoro o no? Qual è il problema? Ci hai riflettuto?” La sua critica è stata un duro colpo. Mi sono resa conto che stavo rallentando il nostro lavoro e che ora tutti mi vedevano per ciò che ero davvero. Per tutti i problemi che manifestavo, non potevo che essere trasferita. Mi sono depressa e non trovavo la motivazione a lavorare. Aspettavo solo il giorno in cui la leader sarebbe venuta a dirmi che ero stata assegnata a un altro dovere.
Mi sono rivolta a Dio in preghiera e in ricerca: perché vivevo nel timore di sbagliare e di essere trasferita? Un giorno, ho letto questi passi delle parole di Dio. “Gli anticristi considerano ricevere benedizioni come più importante dei cieli stessi, della vita, del perseguimento della verità, del cambiamento dell’indole o della salvezza personale, e più importante che svolgere bene il proprio dovere e possedere i requisiti di un essere creato. Pensano che possedere i requisiti di un essere creato, svolgere bene il proprio dovere ed essere salvati siano tutte cose insignificanti, a malapena degne di menzione, e che invece ottenere benedizioni sia l’unica cosa in tutta la loro vita a cui non possono mai smettere di pensare. In qualsiasi circostanza affrontino, per quanto seria o insignificante, la rapportano all’essere benedetti da Dio, sono estremamente cauti e attenti, e si tengono sempre pronta una via d’uscita. Dunque, quando il suo dovere viene riassegnato e si tratta di una promozione, un anticristo penserà di avere la speranza di essere benedetto. In caso di demansionamento, da caposquadra ad assistente caposquadra, o da assistente caposquadra a membro ordinario del gruppo, o nel caso in cui non gli sia assegnato alcun dovere, lo percepisce come un problema gravissimo e reputa piuttosto scarse le sue speranze di ottenere benedizioni. Che tipo di visione è questa? È una visione corretta? Assolutamente no. È una visione assurda. Ottenere o meno l’approvazione di Dio non si basa sul dovere che si svolge ma sul fatto di possedere la verità, sulla genuina obbedienza a Dio e sulla lealtà. Queste sono le cose più importanti. Durante il periodo della salvezza di Dio per l’umanità bisogna affrontare molte prove. Soprattutto nello svolgimento del proprio dovere, bisogna passare per molti fallimenti e battute d’arresto ma alla fine, se si comprende la verità e si obbedisce sinceramente a Dio, si avrà la Sua approvazione. Quando si tratta di una riassegnazione del dovere, si può vedere che gli anticristi non comprendono la verità e non sono affatto in grado di riceverla” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 12”). “A giudicare dall’atteggiamento e dalla prospettiva riguardo a un cambiamento del loro dovere, qual è il problema degli anticristi? È un problema grave? (Sì.) Il loro errore più grande è che non devono collegare il cambiamento del dovere con il ricevere benedizioni; è una cosa che non devono assolutamente fare. In effetti non c’è alcun legame tra le due cose ma, poiché il cuore degli anticristi trabocca del desiderio di ricevere benedizioni, a prescindere da quale dovere compiano, lo collegano e mettono in relazione con il fatto che verranno benedetti o meno. Per questo motivo, non sono in grado di svolgere adeguatamente il loro dovere e non possono che essere smascherati e scacciati; la colpa è loro, hanno intrapreso da sé questo cammino disperato” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 12”). Le parole di Dio rivelavano che gli anticristi hanno un’indole malvagia e una comprensione assurda della verità. Valutano un normale evento come il trasferimento attraverso il criterio del guadagno o della perdita di benedizioni e temono che, se vengono trasferiti o rimossi, perderanno la loro destinazione finale. Per questo motivo, fanno di tutto per garantirsi il loro futuro. Alla luce delle parole di Dio, ho riflettuto su me stessa. Il mio comportamento era simile a quello di un anticristo. Pensavo al mio dovere in termini di ottenere benedizioni e temevo che, se fossi stata trasferita, avrei perso la mia possibilità di salvezza. Quando ho saputo che Lisa era stata trasferita, temevo che potesse accadere anche a me. Per me il mio dovere era un’egida, e pensavo che se l’avessi perso non avrei ottenuto la salvezza. In seguito, sono diventata calcolatrice e fornivo diverse versioni di ogni progetto per evitare che venissero tutte rifiutate. Ma non riuscivo a concentrarmi sul migliorare la qualità dei progetti, e quindi nel mio lavoro sono emersi sempre più problemi e il numero di miei progetti che venivano approvati è diminuito. Sono diventata più reticente nelle mie interazioni con i fratelli e le sorelle e non mi aprivo e non discutevo le mie idee con loro, temendo che credessero rifiutassi i loro suggerimenti e pensassero male di me, portando così al mio trasferimento. Ero costantemente diffidente nei loro confronti e mi camuffavo. Poiché mi preoccupavo costantemente di ottenere benedizioni, non riuscivo a concentrarmi sul mio lavoro e non mi preoccupavo di fare il punto dei miei problemi e di cercare la verità e i principi. Di conseguenza, ho commesso errori su errori, sono diventata inefficiente e ho ostacolato il nostro lavoro. Inoltre, sono diventata sempre più depressa. Dopo essere stata trattata e potata dalla capogruppo, non mi sono preoccupata di riflettere su me stessa, diventando invece negativa e ostile. Ho pensato: “Ora sono spacciata. La capogruppo pensa che non sia diligente nel mio lavoro e che commetta errori di continuo. Sarò sicuramente trasferita”. Mi sono lasciata andare alla negatività e alla trascuratezza, e ho perso la motivazione nel mio dovere. Dio mi aveva concesso l’opportunità di svolgerlo affinché cercassi la verità, lavorassi secondo i principi e potessi ottenere la Sua salvezza. Ma io non ero sulla retta via: non davo importanza alla ricerca della verità e all’agire secondo i principi. Di fronte a un problema, temevo solo di essere trasferita e di perdere la possibilità di ottenere benedizioni. Consideravo il mio dovere come un mezzo per essere benedetta, convinta che, purché non avessi commesso errori e non fossi stata trasferita, avrei potuto senz’altro ottenere la salvezza ed entrare nel Regno dei Cieli al termine dell’opera di Dio. Ho visto che svolgevo il mio dovere solo per le benedizioni. Lo consideravo come un “salvagente”, e usavo e ingannavo Dio, portandoLo a odiarmi e disprezzarmi. In preda al rimorso e al senso di colpa e pronta a pentirmi, ho pregato Dio.
In seguito, ho letto altre parole di Dio. “DiteMi: se qualcuno che abbia commesso un errore fosse capace di autentica comprensione e intenzionato a pentirsi, la casa di Dio non gli darebbe forse una possibilità? Mentre il piano di gestione di Dio di seimila anni volge al termine, ci sono tanti doveri da assolvere. Ma se le persone non hanno coscienza né ragione e sono negligenti nel loro lavoro, se hanno ricevuto l’opportunità di adempiere un dovere ma non sanno farne tesoro e non perseguono minimamente la verità, mancando così di cogliere l’attimo, allora saranno smascherate. Se sei costantemente negligente e superficiale nell’adempiere il tuo dovere e non mostri alcuna sottomissione di fronte alla potatura e al trattamento, la casa di Dio ti affiderà ancora un dovere? Nella casa di Dio è la verità a regnare, non Satana. Dio ha l’ultima parola su tutto. È Lui che sta compiendo l’opera di salvezza dell’uomo, è Lui che governa ogni cosa. Non c’è alcun bisogno che tu analizzi cosa sia giusto e cosa sbagliato; a te spetta solo ascoltare e obbedire. Di fronte alla potatura e al trattamento, devi accettare la verità ed essere in grado di correggere i tuoi errori. Se lo fai, la casa di Dio non ti priverà della possibilità di compiere un dovere. Se vivi nel timore costante di essere espulso, accampando sempre scuse, giustificandoti di continuo, questo è un problema. Se lasci che gli altri vedano che non accetti minimamente la verità e che sei sordo a ogni ragione, allora sei nei guai. La chiesa sarà obbligata a fartelo notare” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). “Gli anticristi tengono queste cose in fondo al cuore e ammoniscono sé stessi: ‘La prudenza è la madre della sicurezza; il chiodo che sporge di più viene spinto giù a martellate; e in cima ci si sente soli’. Non credono che le parole di Dio siano la verità, né che la Sua indole sia giusta e santa. Considerano tutto questo usando le nozioni e le fantasie umane e affrontano l’opera di Dio con prospettive umane, pensieri umani e astuzia umana, impiegando la logica e la mentalità di Satana per definire l’indole, l’identità e l’essenza di Dio. Ovviamente gli anticristi non si limitano né ad accettare né a riconoscere l’indole, l’identità e l’essenza di Dio, bensì sono pieni di nozioni, resistenza e ribellione verso Dio e di Lui non hanno il minimo briciolo di conoscenza reale. La definizione dell’opera di Dio, dell’indole di Dio e dell’amore di Dio data dagli anticristi è un punto interrogativo, incertezza, ed essi sono pieni di scetticismo, negazione e denigrazione; dunque che ne è della Sua identità? L’indole di Dio rappresenta la Sua identità; con una visione dell’indole di Dio come la loro, la loro considerazione dell’identità di Dio è evidente: negazione diretta. È questa l’essenza degli anticristi” (La Parola, Vol. 4: Smascherare gli anticristi, “Tema 10 – Parte sesta”). Dio rivela che gli anticristi non credono che le Sue parole siano la verità e non valutano mai le cose in base a esse. Al contrario, soppesano tutto in base alla loro ingannevolezza e alla loro logica satanica. Hanno un’indole davvero malvagia. Valutandomi alla luce delle parole di Dio, mi sono resa conto che il mio era il modo di vedere le cose di un anticristo. Quando Lisa è stata trasferita, non ho considerato la questione in termini di verità e di principi, adottando invece l’idea satanica per cui “La prudenza è la madre della sicurezza”, e ho pensato che avrei fatto meglio a essere più cauta e a non commettere errori. Pensavo che se ne avessi commessi troppi e fossi stata trasferita sarei stata del tutto messa a nudo e poi scacciata. Nel mio dovere, ero persino reticente a esprimere i miei pensieri durante le interazioni regolari con i fratelli e le sorelle e non mi aprivo e non condividevo sulle mie idee, per paura che, se avessi detto o fatto qualcosa di sbagliato, sarei stata trasferita. Dopo che la leader mi ha trattata e mi ha richiamata a essere diligente nel mio dovere, sono diventata diffidente, vedendo quel trattamento come un segno certo che sarei stata trasferita e avrei perso la possibilità di ottenere la salvezza. Mi sono resa conto che avevo praticato la fede a lungo e letto molte parole di Dio, ma non cercavo la verità e non valutavo le cose in base alle parole di Dio. Invece, giudicavo l’opera di Dio usando logiche e credenze sataniche, pensando che Dio fosse proprio come i leader del mondo, privo di equità e giustizia. Nel mio dovere, mi sentivo sul filo del rasoio e a rischio di essere smascherata e scacciata e di non avere la possibilità di pentirmi se avessi fatto o detto qualcosa di sbagliato. Per le mie convinzioni, negavo la giustizia di Dio e Lo bestemmiavo! Nella chiesa regnano Dio e la verità. Le persone vengono sempre scacciate o trasferite in base ai principi. La chiesa condanna e scaccia le persone non sulla base di un episodio isolato ma del loro atteggiamento nei confronti della verità, del loro comportamento generale, della loro natura e sostanza. Lisa era sempre approssimativa nel suo dovere, cosa che danneggiava il lavoro della chiesa. Fratelli e sorelle hanno condiviso con lei sulla verità, l’hanno sostenuta, smascherata e trattata, ma lei non ha mostrato alcun segno di pentimento e alla fine è stata trasferita, cosa che per altro non significava che sarebbe stata definitivamente scacciata. Se avesse riflettuto su sé stessa e cercato la verità e si fosse veramente pentita e trasformata, avrebbe avuto ancora l’opportunità di acquisire la verità e la salvezza di Dio. Se invece avesse continuato a non pentirsi e a rifiutare la verità dopo aver ricevuto comunione e sostegno e ripetuti trattamenti, allora sarebbe stata smascherata e scacciata. Ho ripensato a come Dio trattò Ninive. Quando Dio Si rese conto della corruzione, del male e del peccato dei Niniviti, mandò Giona ad avvertirli e diede loro quaranta giorni per pentirsi. I Niniviti si vestirono di sacchi, si sedettero nella cenere e si pentirono veramente. Dio vide la loro sincerità e li perdonò dei loro peccati. Questa storia mostra che non tutti coloro che trasgrediscono vengono scacciati: Dio considera se le persone si pentono e sono sincere. Io non ho cercato la verità e non ho valutato la questione secondo le parole di Dio, optando invece per la diffidenza e l’incomprensione. Stavo resistendo e opponendomi a Dio e, se non mi fossi pentita, sarei stata smascherata e scacciata.
In seguito, ho letto altri due passi delle parole di Dio che mi hanno chiarito meglio le Sue intenzioni. La parola di Dio dice: “Alcuni finiranno per dire: ‘Ho svolto molto lavoro per Te e, anche se forse non ho ottenuto risultati degni di nota, sono stato comunque diligente nei miei sforzi. Non puoi proprio farmi entrare in Cielo per mangiare il frutto della vita?’. Devi sapere che tipo di persone desidero; alle persone che sono impure non è permesso entrare nel Regno, a insudiciare il suolo sacro. Anche se forse hai svolto molto lavoro e lavorato per molti anni, alla fine sei ancora deplorevolmente lurido, pertanto sarà intollerabile per la legge del Cielo che tu voglia entrare nel Mio Regno! Dalla creazione del mondo fino a oggi non ho mai offerto facile accesso al Mio Regno a chi cerca di ingraziarsi il Mio favore. È una regola celeste e nessuno può infrangerla! Devi cercare la vita. Oggi coloro che saranno resi perfetti sono della stessa categoria di Pietro: sono coloro che cercano di cambiare la propria indole e sono disposti a rendere testimonianza a Dio e a fare il proprio dovere di creature di Dio. Solo le persone di questo tipo saranno rese perfette. Se miri soltanto alle ricompense e non cerchi di cambiare la tua indole di vita, tutti i tuoi sforzi saranno vani e questa è una verità immutabile!” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). “Il compimento del suo dovere da parte dell’uomo è, in realtà, la realizzazione di tutto ciò che è a lui intrinseco, vale a dire ciò che gli è possibile fare. È allora che il suo dovere viene adempiuto. I difetti dell’uomo durante il suo servizio si riducono gradualmente attraverso il progredire dell’esperienza e il suo sottoporsi a giudizio; non ostacolano né influenzano il suo dovere. Coloro che smettono di servire oppure si arrendono e si tirano indietro per paura che vi siano difetti nel loro servizio sono i più codardi fra gli uomini” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “La differenza tra il ministero di Dio incarnato e il dovere dell’uomo”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho capito che Egli stabilisce la destinazione finale delle persone non in base al loro dovere, a quanto hanno sofferto o a quanto capitale hanno accumulato, ma al fatto che siano leali nei doveri, si sottomettano a Lui, abbiano testimonianza di praticare la verità e abbiano ottenuto un cambiamento d’indole. Inoltre, Dio fa alle persone solo richieste concrete nei loro doveri. Non chiede che raggiungano la perfezione e non facciano mai errori, ma piuttosto che mettano a pieno frutto le loro capacità nel lavoro, facciano del loro meglio ed evitino di essere approssimative e superficiali. Questo modo di compiere il proprio dovere soddisfa Dio. Ho considerato che alcune persone, nonostante compiano sempre il loro dovere senza commettere errori gravi né essere trattate e potate, non cercano la verità, sono approssimative e irresponsabili nei loro doveri e non ottengono risultati nel lungo termine. Alla fine, costoro vengono smascherati e scacciati, e, nei casi più gravi, anche espulsi dalla chiesa. Invece alcuni fratelli e sorelle rivelano un’indole corrotta nei loro doveri, o deviazioni nel loro lavoro a causa della mancata comprensione dei principi, e quindi vengono potati e trattati. Tuttavia, si concentrano sulla riflessione su sé stessi, ricercano la verità per eliminare la loro indole corrotta, ricapitolano i loro errori, cercano i principi della verità e alla fine ottengono risultati migliori e progrediscono nella vita. Questi fatti mi hanno mostrato che ottenere la salvezza non ha nulla a che fare con il dovere che si svolge. La cosa più importante è che nel compiere un dovere ci si deve concentrare sulla ricerca e sulla pratica della verità per poter agire secondo i principi. Questa, e solo questa, è la strada giusta. Ho pensato che esteriormente sembravo svolgere il mio dovere, ma quando sono stata smascherata e ho fallito, ho saputo solo preoccuparmi. Non ho mai cercato realmente la verità per risolvere i miei problemi. Mi sono resa conto di essere in una situazione precaria. Dopo di che, mi sono precipitata davanti a Dio a riflettere: perché commettevo sempre degli errori e battevo la fiacca nel mio dovere ed ero improduttiva? Alla fine, ho capito che non davo valore alla collaborazione con i fratelli. Se prima di iniziare un progetto fossi stata in grado di comunicare la mia idea agli altri, di raggiungere un consenso e di stabilire una direzione chiara per il progetto in base ai principi, avrei avuto maggiore chiarezza e avrei potuto evitare di dover rifare il lavoro e di ritardare i progressi. Inoltre, non cercavo di migliorare nel mio dovere, mi accontentavo di dov’ero. Non mi concentravo nel riepilogare i miei problemi nel lavoro che svolgevo, nel ricercare i principi e nel capire gli ambiti da approfondire. Così i problemi si accumulavano e la qualità e l’efficienza del mio lavoro grafico ne risentivano. Riflettendo su tutto questo, alla fine mi sono resa conto di quanti problemi ci fossero nel mio approccio al lavoro. La capogruppo mi segnalava i problemi e mi assisteva solo affinché li riconoscessi e correggessi rapidamente. Io invece camminavo sulle uova con i miei fratelli e sorelle, e non solo non ho riconosciuto i miei problemi, ma sono diventata negativa e ostile. Ero così irragionevole! Provavo rimorso e senso di colpa e ho deciso di risolvere i miei problemi il prima possibile.
Poi, mi sono imbattuta in questo passo delle parole di Dio. “Chi ha un cuore aperto è una persona onesta. Ciò significa che ha aperto il cuore e rivolto lo spirito a Dio completamente, senza niente da nascondere e niente da cui nascondersi. Ha pienamente consegnato e mostrato il proprio cuore a Dio; in altre parole, Gli ha donato tutto sé stesso. Tali persone saranno ancora estraniate da Dio? No, non lo saranno. Così per loro è facile sottomettersi a Dio. Se Dio dice che sono disoneste, loro lo ammetteranno. Se Dio dice che sono arroganti e presuntuosi, costoro ammetteranno anche questo. E non si limiteranno ad ammetterlo e basta: sono in grado di pentirsi, di lottare per i principi della verità, di riconoscere i propri errori e rettificarli. Prima di rendersene conto, chi è così avrà corretto molti dei suoi modi errati e sarà sempre meno disonesto, infido, negligente e superficiale. Più tempo vivrà in questo modo, più si aprirà e sarà retto, e più si avvicinerà all’obiettivo di diventare una persona onesta. Ecco cosa significa vivere nella luce. […] Chi vive nella luce è in grado di accettare lo sguardo indagatore di Dio? Potrebbe ancora nasconderGli il proprio cuore? Ha ancora dei segreti che non Gli può svelare? Ha ancora dei loschi trucchetti nella manica? No, non ne ha. Ha aperto completamente il cuore a Dio e non nasconde assolutamente niente. Sa confidare in Dio, condividere con Dio su tutto e farGli sapere tutto. Non c’è niente che non dirà a Dio e niente che non Gli mostrerà. Quando si è in grado di raggiungere questo livello di apertura, la vita diventa facile, libera e liberata” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Parte terza”). Le parole di Dio mi hanno mostrato che per fare bene un dovere bisogna avere un atteggiamento sincero. L’aspetto più prezioso di una persona sincera è la sua capacità di accettare la verità e l’esame da parte di Dio. Comunque venga esposta o fallisca, è in grado di riconoscere le proprie mancanze, cercare la verità, riflettere su sé stessa e correggere gli errori nel proprio lavoro. Queste persone hanno maggiori probabilità di ricevere l’illuminazione e la guida di Dio, e i risultati nei loro doveri migliorano continuamente. Quando le persone iniziano a investire energie sulla giusta strada, si vedono migliorare, e tutte le loro preoccupazioni e paure scompaiono naturalmente.
Compresa la volontà di Dio, ho praticato consapevolmente in quel modo nel mio dovere. Poi, una volta, collaboravo a un progetto con Alessia, e la mia bozza è stata rimandata indietro perché non avevo afferrato i principi e ho di nuovo temuto di essere trasferita se avessi commesso troppi errori. Ma, non appena mi sono sentita così, mi sono subito resa conto che stavo di nuovo pensando alle mie prospettive future, e così ho immediatamente pregato Dio, pronta a cambiare atteggiamento, a non diffidare di Dio, ad assumere la giusta prospettiva verso le mie inadeguatezze, a fare il punto delle mie deviazioni e cercare i principi in cui entrare. Dopo di che, mi sono aperta con Alessia riguardo al mio stato e lei non solo non mi ha rimproverata, ma mi ha persino consigliato alcuni percorsi specifici da applicare per le mie carenze. I miei progetti sono migliorati notevolmente. In seguito, il problema si è presentato nel mio lavoro molto meno frequentemente. Adottando un approccio positivo all’ingresso e diffidando meno di Dio, ho smesso di temere di essere trasferita e sono riuscita a concentrarmi sulla ricerca della verità e sul riflettere su me stessa. Col tempo, ho fatto progressi nel mio dovere e ho commesso sempre meno errori. Ho anche guadagnato molto nel mio ingresso nella vita e mi sono sentita serena e a mio agio.
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