50. La verità dietro a una “buona impressione”

di Wei Chen, Corea del Sud

Nel dicembre del 2019, lavoravo come diacono del Vangelo nella Chiesa. Dopo un po’, mi sono resa conto che i capi, non appena riscontravano problematiche nel modo in cui i fratelli svolgevano il proprio dovere, le facevano subito notare, senza girarci intorno. A volte, erano parecchio duri. Credevo fosse giusto da parte loro, senza ombra di dubbio; tuttavia, questo significava mettere alla berlina le persone e magari anche offenderle. Non volevo essere come loro. Certe cose andavano dette con più tatto per non dare alla gente una cattiva impressione e avere il sostegno di tutti. Se avessi fatto così, il mio lavoro sarebbe stato più facile e, nelle elezioni successive, avrei avuto la possibilità di venire scelta come capo. Con questo pensiero in testa, prestavo grande attenzione al modo in cui interagivo con gli altri fratelli. Cercavo di essere diplomatica e di non ferire i sentimenti di nessuno, indorando sempre la pillola.

A un certo punto, ho notato che sorella Cheng selezionava i compiti più facili e si sottraeva a tutto ciò che era difficile, battendo in ritirata ogni volta che doveva condividere il Vangelo con chi dimostrava di avere tante nozioni o un pessimo atteggiamento. E, in seguito, non voleva dotarsi delle verità pertinenti per eliminare quelle nozioni. Vedevo che non aveva l’atteggiamento giusto verso il suo compito e che, se avesse continuato su quella strada, non avrebbe mai potuto fare bene il suo dovere. Volevo farglielo presente e condividere con lei ma, appena stavo per mandarle un messaggio, mi è venuto da pensare che in genere nel suo dovere raggiungeva dei risultati, anche se indietreggiava di fronte alle difficoltà. Se le avessi parlato del suo problema, magari avrebbe detto che ero troppo esigente e me la sarei messa contro. Poi, cosa avrei fatto se si fosse opposta a ogni mia futura disposizione? Se non avessi svolto bene il mio dovere, i capi non avrebbero forse detto che ero inadatta a quel lavoro? Quindi, per non offenderla, ho taciuto sulla questione e mi sono limitata a inviarle un messaggio di incoraggiamento: “Tra le persone con cui condividiamo il Vangelo, ce ne sono alcuni che hanno molte nozioni, ma sono veri credenti. Dobbiamo avere amore e pazienza, pregare di più Dio e affidarci a Lui. Se aumentano le difficoltà, saranno maggiori anche le possibilità che la nostra fede venga perfezionata. Non possiamo assolutamente tirarci indietro”. All’epoca lei era d’accordo, ma non comprendeva affatto il suo problema, pertanto ha continuato a evitare ogni cosa difficile. Non era cambiata per niente. Io, però, all’epoca, non ne ero consapevole, ero convinta che fosse tutto a posto. Quando mi trovavo in una situazione simile, la gestivo esattamente nella stessa maniera. Non trattavo mai le persone, non mettevo a nudo la loro corruzione e i difetti, quindi i fratelli erano felici di lavorare con me e venivano a cercarmi per parlare del loro stato. Di conseguenza, ero sempre più sicura del mio approccio e credevo di essere stimata da tutti i miei fratelli, di avere il pieno sostegno di ognuno di loro.

In seguito, ho notato che sorella Xia era piuttosto arrogante e ipocrita. Era ostinata e non lavorava bene con gli altri, con pesanti ripercussioni sul nostro lavoro del Vangelo. Pensavo alla grande arroganza di sorella Xia, che non accettava i suggerimenti altrui, cosa che aveva influenzato negativamente il suo dovere. Credevo di doverglielo fare presente, così avrebbe potuto invertire la rotta. E se poi lo avessi fatto, ma lei non avesse accettato le mie osservazioni? Se si fosse risentita, cosa avrei fatto? In una riunione, una volta, l’avevo sentita parlare piuttosto bene di me, perciò temevo di poter rovinare l’immagine positiva che aveva di me se l’avessi offesa. Se quell’impressione fosse cambiata, probabilmente avrei avuto minori possibilità di diventare un capo. Ci ho pensato per bene e, alla fine, non ho accennato a sorella Xia della sua corruzione e dei suoi difetti. Al contrario, ho detto: “Capisco che non sia facile ottenere buoni risultati nel tuo dovere e che ci si possa trovare in difficoltà, ma devi sforzarti di riflettere su te stessa e cercarne le ragioni. E dobbiamo lavorare in armonia con i nostri fratelli”. Ho evitato la questione principale, dandole solo qualche parola di consiglio e di incoraggiamento. Alcuni giorni dopo, uno dei capi è venuto a verificare il nostro operato e ho riferito che sorella Xia era arrogante e presuntuosa, e non lavorava bene con gli altri. La volta successiva, quando sorella Xia mi ha visto, mi ha detto: “Qualche giorno fa, ti ho sentita parlare con il capo: mentre passavo di lì, discutevate dei nostri compiti, e tu dicevi che sono arrogante e presuntuosa, e non lavoro bene con gli altri. Sai bene che ho un problema serio, ma non mi hai detto nulla al riguardo. Sei stata accomodante e basta. Ho notato in passato che non perdi mai la calma, non rimproveri nessuno, e tranquillizzi sempre tutti. Pensavo fossi davvero una brava persona. Ora ho capito che sei veramente ‘abile’, che hai le tue tattiche. Per dirla tutta, sei un’ipocrita”. Davanti a queste sue accuse, per un momento, ho sentito la faccia diventare rossa come un peperone. Le parole “ipocrita” e “tattiche” erano impresse a fuoco nel mio cervello. Ero davvero sconvolta e mi sono presentata dinanzi a Dio in preghiera, chiedendoGli di guidarmi e aiutarmi a capire la mia indole corrotta.

Il giorno dopo, durante i devozionali, ho letto un passo delle parole di Dio: “La falsità è spesso visibile esteriormente. Quando si dice che qualcuno è molto scaltro e abile con le parole, quella è falsità. E qual è la principale caratteristica della malvagità? Quest’ultima si ha quando ciò che le persone dicono è particolarmente gradevole all’orecchio, quando sembra giusto e irreprensibile, e buono da qualunque punto di vista lo si guardi, ma le loro azioni sono particolarmente malvagie, molto furtive e non facilmente distinguibili. Per realizzare i loro obiettivi segreti, questi individui impiegano spesso alcune parole giuste e frasi dal suono piacevole, e usano certe dottrine, argomentazioni e tecniche che sono conformi ai sentimenti delle persone per gettare loro fumo negli occhi; fingono di andare da una parte, ma in realtà vanno da un’altra. Questa è malvagità. Di solito gli uomini credono che sia falsità. Conoscono meno la malvagità così come la analizzano meno; in realtà, la malvagità è più difficile da identificare della falsità, perché è più nascosta, e i metodi e le tecniche che adotta sono più ‘intelligenti’. Quando qualcuno ha un’indole falsa dentro di sé, di solito occorrono solo due o tre giorni prima che gli altri possano accorgersi che è falso o che le sue azioni e i tipi di cose che dice rivelano un’indole falsa. Mentre quando si dice che qualcuno è malvagio, questa non è una cosa che si possa discernere in uno o due giorni. Infatti, se nel breve termine non accade nulla di significativo o di specifico, ascoltando solo le sue parole faticheresti a smascherarlo per ciò che è davvero. Costui dice la cosa giusta, fa la cosa giusta ed è in grado di snocciolare una dottrina dopo l’altra. Dopo due o tre giorni con un individuo di questo tipo, lo consideri una brava persona, in grado di fare rinunce e sacrifici, qualcuno che comprende le cose spirituali, che ha un cuore capace di amare Dio, che agisce con coscienza e buonsenso. Ma poi inizi ad affidarle dei compiti e ben presto ti rendi conto che non è onesta, che è ancora più insidiosa delle persone false, che è qualcosa di malvagio. Sceglie spesso le parole giuste, parole che combaciano con la verità, che sono conformi ai sentimenti degli uomini e all’umanità, parole che hanno un suono gradevole, e parole accattivanti, da una parte per conversare con le persone e per insediarsi e, dall’altra, per ingannare gli altri, dando loro reputazione e prestigio tra gli uomini, tutte cose che affascinano facilmente coloro che sono ignoranti, che hanno una comprensione superficiale della verità, che non capiscono le cose spirituali e che mancano di fondamento nella loro fede in Dio. È questo ciò che fanno le persone dall’indole malvagia(“Confondono, adescano, minacciano e controllano gli altri” in “Smascherare gli anticristi”). Confrontando il mio comportamento con le parole di Dio, ho capito che le mie azioni erano dettate dalla mia indole malvagia. Quando, nei compiti dei fratelli, riscontravo problemi che avevano ripercussioni sul loro lavoro, non li mettevo a nudo e non glieli facevo notare, così tutti dicevano che ero una brava persona e parlavano bene di me. Ho visto chiaramente che sorella Cheng non aveva il giusto atteggiamento nel suo dovere, faceva solo le cose facili e si sottraeva a tutto ciò che era difficile. E poi, sorella Xia era arrogante e presuntuosa, e ciò influiva negativamente sul lavoro del Vangelo della Chiesa. Avrei dovuto fare presenti queste cose e condividere con loro per aiutarle. Ma ero preoccupata: che opinione avrebbero avuto di me? Mi avrebbero sostenuta nel mio lavoro? I capi avrebbero pensato male di me se il mio rendimento ne avesse sofferto. Perciò, mi sono limitata a dire cose carine, ma false, per incoraggiare quelle sorelle. Così avrei potuto proteggere il mio rapporto con loro e preservare la mia immagine, e le sorelle avrebbero continuato ad apprezzare il mio lavoro… avrei preso due piccioni con una fava. Ero così astuta e subdola, gettavo fumo negli occhi della gente. Le avevo ingannate, dando a credere di essere davvero premurosa e comprensiva, e loro mi ammiravano tanto e mi idolatravano. Solo allora ho compreso che avevo un’indole astuta e malvagia. Se non fosse stato per sorella Xia, che mi aveva smascherata, e per le rivelazioni delle parole di Dio, non avrei ancora minimamente compreso né la mia indole malvagia, né la sua gravità. Ho visto quanto fossero state empie e spregevoli le mie azioni, disgustose agli occhi di Dio e rivoltanti per gli altri!

Poi, ho letto questo nelle parole di Dio: “Alcuni leader della chiesa non rimproverano i fratelli o le sorelle che vedono compiere il loro dovere in modo negligente e frettoloso, anche se dovrebbero farlo. Quando vedono qualcosa che è chiaramente dannoso per gli interessi della casa di Dio, fanno finta di niente e non effettuano indagini per non recare la minima offesa gli altri. Il loro vero scopo e obiettivo è non mostrare considerazione per le debolezze altrui. Sanno benissimo cosa intendono: ‘Se continuo così e non reco offesa a nessuno, penseranno che sia un bravo leader. Avranno una buona e alta opinione di me. Mi favoriranno e ameranno’. A prescindere dai danni arrecati agli interessi della casa di Dio, e da quanto i Suoi eletti siano ostacolati nell’ingresso nella vita, o da quanto sia perturbata la loro vita nella Chiesa, le persone di questo tipo persistono nella loro filosofia satanica di non recare offesa. Non c’è mai un senso di rimorso nel loro cuore; tutt’al più potrebbero, di sfuggita, menzionare con noncuranza alcune questioni, e poi accantonarle. Non condividono la verità, non danno rilievo all’essenza dei problemi altrui, né tantomeno analizzano le condizioni delle persone. Non guidano le persone verso l’ingresso nella verità realtà e non comunicano mai quale sia la volontà di Dio, o i torti che spesso gli uomini commettono, o i tipi di indole corrotta che rivelano. Non risolvono questi problemi pratici; invece sono sempre indulgenti verso le debolezze e la negatività degli altri, e persino verso la loro negligenza e apatia. Permettono sistematicamente che le azioni e i comportamenti di queste persone non vengano etichettati per ciò che sono e, proprio perché fanno questo, quasi tutti arrivano a pensare: ‘Il nostro leader è come una madre per noi. Mostra più comprensione per le nostre debolezze di quanto faccia Dio. Forse la nostra statura è troppo piccola per soddisfare le richieste di Dio, ma è sufficiente che riusciamo a soddisfare quelle del nostro leader. È un bravo leader per noi. […]’ Se le persone accarezzano simili pensieri – se hanno questo tipo di rapporto con il leader e una simile impressione di lui, e hanno sviluppato nel proprio cuore simili sentimenti di dipendenza, ammirazione, rispetto e adorazione nei suoi confronti –, allora come dovrebbe sentirsi il leader? Se, in questa questione, provano un po’ di rimorso, di disagio e si sentono in debito verso Dio, allora non dovrebbero fissarsi sul proprio prestigio o sulla propria immagine nel cuore degli altri. Dovrebbero rendere testimonianza a Dio ed esaltarLo, affinché abbia un posto nel cuore degli uomini e affinché essi Lo riveriscano come grande. Solo così il loro cuore sarà veramente in pace, e una persona che fa questo è una persona che persegue la verità. Non è questo, tuttavia, l’obiettivo dietro le azioni degli anticristi, che invece usano questi metodi e tecniche per indurre le persone ad allontanarsi dalla vera via e ad abbandonare la verità, arrivando persino ad assecondare il compimento negligente, frettoloso e irresponsabile dei loro doveri, con lo scopo di occupare un certo posto nel loro cuore e ottenere la loro benevolenza. Questo non è forse un tentativo di conquistare le persone? È non è forse una cosa malvagia e detestabile? È ripugnante!(“Cercano di conquistare le persone” in “Smascherare gli anticristi”). Le parole di Dio mi hanno rivelato che agire in base alla mia indole malvagia significava essenzialmente ingannare le persone e conquistarle nel tentativo di possederle, di controllarle. Era contrario a Dio ed era esattamente il comportamento di un anticristo! Mi sentivo atterrita da questo pensiero. Per proteggere la posizione che avevo nel cuore degli altri e le mie possibilità di essere eletta capo, quando riscontravo problemi nei compiti dei fratelli, non li indicavo mai direttamente né condividevo sulla verità per risolverli. Invece, dicevo cose carine per piacere agli altri e sembrare una persona premurosa e amorevole. Senza rendermene conto, stavo accumulando seguaci e, alla fine, le persone che avevo ingannato non solo non riuscivano a vedere i loro problemi e a correggerli, ma la loro entrata nella vita era danneggiata, e addirittura mi ammiravano e mi idolatravano. Ero così malvagia e spregevole! Non avevo alcuna considerazione della vita dei fratelli; inoltre, assecondandoli anche quando svolgevano i propri compiti basandosi su un’indole corrotta, influivo negativamente sul nostro lavoro. Ero sotto ogni aspetto un lacchè di Satana, disturbavo e minavo il lavoro della casa di Dio. Compreso ciò, ho iniziato a odiare la mia corruzione dal profondo del cuore. Mi sono presentata dinanzi a Dio per pregare e pentirmi. Ho detto: “O Dio, le Tue parole mi hanno mostrato che la mia indole è così empia e sto percorrendo il cammino di un anticristo. Voglio pentirmi, abbandonare i miei scopi personali e smetterla di farmi guidare dalla mia indole malvagia”.

Dopo aver pregato, ho pensato a queste parole di Dio: “‘E Jahvè Dio diede all’uomo questo comandamento: “Mangia pure liberamente del frutto d’ogni albero del giardino; ma del frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché, nel giorno che tu ne mangerai, per certo morrai”’. […] Hai notato un po’ dell’indole divina nelle poche parole che ha proferito? Queste parole di Dio sono vere? Vi è un inganno? Vi è falsità? C’è qualcosa di minaccioso? (No.) Dio ha detto all’uomo con onestà, verità e franchezza quello che può e non può mangiare, chiaro e tondo. C’è qualche significato nascosto in queste parole? Sono parole schiette? C’è bisogno di congetture? (No.) Non è necessario indovinare. Il loro significato è evidente a colpo d’occhio e le capisci non appena le leggi. È ben chiaro. È così, ciò che Dio vuole dire, ciò che vuole esprimere, viene dal Suo cuore. Le cose che Dio esprime sono chiare, dirette e semplici. Non vi sono né motivazioni segrete né significati nascosti. Ha parlato all’uomo con chiarezza, dicendogli cosa può e cosa non può mangiare(La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “Dio Stesso, l’Unico IV”). Queste parole mi hanno mostrato quanto Dio sia sincero con noi. Nel dare ordini ad Adamo, fu molto chiaro su ciò che poteva e non poteva essere mangiato in modo che l’uomo sapesse cosa fare, senza ombra di dubbio. Non c’era nulla di confuso o fuorviante nelle parole di Dio, e non vi era alcun artificio o inganno. Dio voleva solo il meglio per l’umanità. Pensava davvero a noi. Ha semper parlato in modo assolutamenteonesto con l’uomo Ho compreso che l’essenza di Dio è sincera, santa, benevola e amorevole. Egli merita veramente la nostra fiducia e ammirazione. Io, invece, non ero affatto sincera con i fratelli e le sorelle. Ogni mia azione e ogni parola erano contaminate dai miei scopi personali. Ero piena di bugie e inganni. Stavo solo raggirando e usando le persone e ho finito per danneggiare gli altri. Quanta malvagità in me! Questo pensiero mi riempiva di rammarico e senso di colpa. In seguito, sono andata a cercare sorella Xia e sorella Cheng: ho parlato loro della mia indole corrotta e anche dei problemi che avevo riscontrato nei loro compiti. Non hanno pensato affatto male di me, anzi: hanno ammesso che la mia chiarezza le avrebbe aiutate a prendere sul serio quei problemi, altrimenti non si sarebbero rese conto della loro gravità. Hanno aggiunto che, se ne avessi notati altri in futuro, dovevo sentirmi libera di farglielo sapere. In seguito, ho visto alcuni cambiamenti in loro, e hanno iniziato a svolgere meglio i loro compiti. Ne ero davvero felice.

Nei miei devozionali successivi, mi sono concentrata sul trovare, nelle parole di Dio, soluzioni per la mia indole corrotta. Ho letto due passi delle parole di Dio: “A prescindere dal fatto che tu ora compia i tuoi doveri o persegua gli stadi iniziali del cambiamento dell’indole, qualunque indole corrotta riveli, per risolverla devi cercare la verità. […] Se, per esempio, cerchi sempre di camuffarti con parole gradevoli, se desideri sempre un posto nel cuore degli altri e la loro ammirazione, se hai questi intenti, allora significa che sei controllato dalla tua indole. Dovresti pronunciare queste parole gradevoli? (No.) Se non le pronunci, allora te le tieni semplicemente dentro? Se trovi una formulazione più intelligente, una formulazione diversa grazie alla quale gli altri non riescono a individuare i tuoi intenti, questo è ancora un problema della tua indole. Quale indole? Quella del male. L’indole corrotta è facile da trasformare? Questo riguarda l’essenza naturale di ognuno. Gli esseri umani hanno questa essenza, questa radice, che deve essere estratta un po’ per volta. Deve essere estratta da ogni condizione, dagli intenti alla base di ogni parola che si pronuncia. Deve essere analizzata e capita in base alle parole che si pronunciano. Quando tale consapevolezza si fa sempre più nitida e il tuo spirito sempre più avveduto, puoi allora conseguire il cambiamento(“Solo quando conosci te stesso riesci a cercare la verità” in “Registrazioni dei discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). “Tutte le cose che fai dovrebbero essere portate al cospetto di Dio: ogni azione, intenzione e reazione. Persino la vita spirituale quotidiana (le preghiere, la tua vicinanza a Dio, il nutrirti delle parole di Dio, la condivisione con i fratelli e sorelle, il vivere la vita della Chiesa) e il tuo servizio nella collaborazione possono essere portati al cospetto di Dio per essere sottoposti al Suo scrutinio. È questo tipo di pratica che ti aiuterà a maturare nella vita. Il processo di accettazione dello scrutinio di Dio è il processo di purificazione. Più riesci ad accettare lo scrutinio di Dio e più vieni purificato e ti trovi in sintonia con la volontà di Dio, e questo fa sì che non sia trascinato nella dissolutezza e che il tuo cuore viva in Sua presenza. Più accetti il Suo scrutinio, maggiore è l’umiliazione di Satana e la tua capacità di rinunciare alla carne. Pertanto, l’accettazione dello scrutinio di Dio è un percorso di pratica che gli uomini dovrebbero seguire. Indipendentemente da ciò che fai, persino durante la condivisione con i fratelli e sorelle, puoi portare le tue azioni al cospetto di Dio e cercare il Suo scrutinio e aspirare ad obbedire proprio a Dio; in questo modo la tua pratica sarà molto più corretta. Solo portando tutto ciò che fai al cospetto di Dio e accettando il Suo scrutinio puoi essere una persona che vive alla presenza di Dio(La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Dio perfeziona coloro che sono in sintonia con il Suo cuore”). Mentre riflettevo sulle parole di Dio, mi era chiaro che, di fronte a un problema, dovevo esaminare i miei pensieri, meditare sulle motivazioni dietro alle mie parole e azioni, portare queste ultime al cospetto di Dio e accettare il Suo esame, analizzare e conoscere me stessa nel momento in cui mi trovavo a rivelare un’indole malvagia, pregare e abbandonare me stessa senza indugio. In quel modo, quell’aspetto della mia corruzione sarebbe stato gradualmente purificato.

Dopo qualche tempo, ho notato una certa debolezza in una sorella che sembrava poco disposta a tollerare le difficoltà. Si tirava indietro ogni volta che incontrava problemi nel suo lavoro del Vangelo. Mi è venuto da pensare che non si stava assumendo la responsabilità del suo dovere e dovevo subito condividere con lei per cambiare le cose. Il mio problema, però, è tornato a fare capolino. Credevo che, se le avessi parlato dei suoi problemi, avrebbe potuto pensare che ero troppo dura, e magari sarebbe stata maldisposta nei miei confronti. Mi chiedevo come formulare un discorso accettabile per lei, affinché non diventasse prevenuta verso di me. A quel punto, mi sono resa conto che stavo di nuovo proteggendo il mio prestigio e la mia immagine agli occhi dei fratelli. Nel silenzio del mio cuore, ho rivolto questa preghiera a Dio: “O Dio, sono pronta ad accettare il Tuo esame e a rinunciare alle mie motivazioni. Voglio condividere sulla verità per aiutare la mia sorella e fare il mio dovere”. Dopo di ciò, ho condiviso con lei, analizzando il suo problema. Una volta praticato in questo modo, ho provato una grande pace interiore. Adesso possiedo un certo discernimento sulla mia indole malvagia e, quando mi trovo di fronte a un problema, cerco consapevolmente la verità, abbandonando le mie motivazioni egoistiche. Ora sono in grado di agire basandomi sulle parole di Dio. E tutto questo solo grazie al giudizio delle parole di Dio. Sono così grata a Dio per la salvezza che mi ha donato!

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