Il discorso della montagna, le parabole del Signore Gesù e i comandamenti

15 Maggio 2018

Il discorso della montagna

Le beatitudini (Matteo 5:3-12)

Il sale e la luce (Matteo 5:13-16)

La legge (Matteo 5:17-20)

L’ira (Matteo 5:21-26)

L’adulterio (Matteo 5:27-30)

Il divorzio (Matteo 5:31-32)

I giuramenti (Matteo 5:33-37)

Occhio per occhio (Matteo 5:38-42)

Amerai i tuoi nemici (Matteo 5:43-48)

Istruzioni sull’elemosina (Matteo 6:1-4)

La preghiera (Matteo 6:5-8)

Le parabole del Signore Gesù

La parabola del seminatore (Matteo 13:1-9)

La parabola della zizzania (Matteo 13:24-30)

La parabola del granello di senape (Matteo 13:31-32)

La parabola del lievito (Matteo 13:33)

Spiegazione della parabola della zizzania (Matteo 13:36-43)

La parabola del tesoro (Matteo 13:44)

La parabola della perla (Matteo 13:45-46)

La parabola della rete (Matteo 13:47-50)

I comandamenti

Matteo 22:37-39 Gesù gli disse: “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”. Questo è il grande e il primo comandamento. Il secondo, simile a questo, è: “Ama il tuo prossimo come te stesso”.

Anzitutto diamo un’occhiata a ciascuna delle varie parti del “discorso della Montagna”. Cosa trattano queste parti differenti? Si può dire con certezza che i contenuti di queste varie parti sono tutti più nobili, più concreti e più vicini alla vita delle persone rispetto alle regole dell’Età della Legge. Per usare termini moderni, queste cose sono più attinenti alla pratica effettiva degli uomini.

Leggiamo il seguente contenuto specifico: come devi interpretare le beatitudini? Che cosa devi sapere della legge? Come deve essere definita l’ira? Come devono essere trattati gli adulteri? Come si deve parlare del divorzio e che tipo di regole vi sono al riguardo? Chi può divorziare e chi no? Che cosa si dice dei giuramenti, dell’“occhio per occhio”, dell’amare i tuoi nemici e dell’essere caritatevole? E così via. Tutte queste cose hanno attinenza con ogni aspetto della pratica della fede in Dio da parte degli uomini e del loro seguire Dio. Alcune di queste pratiche sono valide ancora oggi, sebbene siano più superficiali di quanto sia attualmente richiesto alle persone – sono verità abbastanza elementari che le persone incontrano nella loro fede in Dio. Dal momento in cui il Signore Gesù iniziò la Sua opera, Egli stava già cominciando a svolgere l’opera sull’indole della vita degli esseri umani, ma questi aspetti della Sua opera si basavano sul fondamento della legge. Le regole e i modi di discutere su questi argomenti avevano qualcosa a che fare con la verità? Naturalmente sì! Tutte le regole precedenti e i principi, così come questi sermoni nell’Età della Grazia, si riferivano tutti all’indole di Dio, a ciò che Egli ha ed è, e ovviamente alla verità. Qualunque cosa Dio esprima, qualunque modalità di espressione o di linguaggio Egli usi, le cose che esprime hanno tutte il loro fondamento, l’origine e il punto di partenza nei principi della Sua indole e in ciò che Egli ha ed è. Ciò è assolutamente vero. Così, benché le cose che ha detto sembrino ora un po’ superficiali, non si può comunque dire che non siano la verità, perché nell’Età della Grazia furono indispensabili affinché le persone potessero soddisfare la volontà di Dio e produrre un cambiamento nell’indole della loro vita. Puoi dire che uno qualsiasi di questi sermoni non sia in armonia con la verità? No, non puoi! Ognuno di essi è la verità perché erano tutte prescrizioni di Dio per l’umanità; erano tutti principi e un campo d’azione forniti da Dio per indicare come ci si dovrebbe comportare, e rappresentano la Sua indole. Tuttavia, in base al livello della loro crescita nella vita a quel tempo, queste furono le uniche cose che le persone erano in grado di accettare e di comprendere. Siccome il peccato dell’umanità non era ancora stato cancellato, queste erano le uniche parole che il Signore Gesù poté pronunciare, e poté utilizzare soltanto i semplici insegnamenti contenuti all’interno di questo ambito per dire alle persone di quell’epoca come agire, cosa fare, entro quali principi e limiti fare le cose, e come credere in Dio e soddisfare le Sue prescrizioni. Tutto ciò veniva determinato in base alla levatura dell’umanità di quel tempo. Per le persone che vivevano sotto la legge non fu facile accettare questi insegnamenti, dunque ciò che il Signore Gesù insegnò dovette rimanere confinato entro questo ambito.

Ora diamo un’occhiata ai vari contenuti delle “Parabole del Signore Gesù”.

La prima è quella del seminatore. È una parabola molto interessante; la semina è un evento frequente nella vita delle persone. La seconda è quella della zizzania. Chiunque abbia seminato delle colture, e di certo tutti gli adulti, sa bene cosa sia la “zizzania”. La terza parabola è quella del granello di senape. Tutti voi sapete cos’è la senape, vero? In caso contrario potete dare un’occhiata alla Bibbia. La quarta parabola è quella del lievito. Ora, la maggior parte delle persone sa che si usa per la fermentazione, e che è qualcosa che si adopera nella vita quotidiana. Le altre parabole, comprese la sesta, quella del tesoro; la settima, quella della perla, e l’ottava, quella della rete, furono tutte tratte e ispirate dalla vita reale delle persone. Che tipo di immagine dipingono queste parabole? È un’immagine di Dio che diventa una persona normale e vive tra gli uomini, usando il linguaggio della vita, il linguaggio umano, per comunicare con gli uomini e fornire loro ciò di cui hanno bisogno. Quando Dio Si fece carne e visse a lungo tra le persone, dopo aver sperimentato e osservato i loro diversi stili di vita, queste esperienze diventarono il Suo materiale didattico tramite il quale trasformò il Suo linguaggio divino in umano. Naturalmente, le cose che vide e udì nella vita arricchirono anche l’esperienza umana del Figlio dell’uomo. Quando Egli voleva che le persone capissero alcune verità e una parte della volontà di Dio, poté usare parabole simili a quelle citate sopra per parlare con gli uomini della volontà di Dio e dei Suoi requisiti per l’umanità. Queste parabole erano tutte legate alla vita degli esseri umani; non ce n’era nemmeno una che se ne discostasse. Quando il Signore Gesù visse con l’umanità, vide i contadini lavorare i campi e scoprì cosa fossero la zizzania e il lievito; capì che gli uomini amano gli oggetti preziosi, perciò usò le metafore del tesoro e della perla. Nella vita, vide spesso i pescatori lanciare le reti; il Signore Gesù osservò queste e altre attività connesse alla vita degli uomini, e sperimentò anche quel tipo di esistenza. Proprio come ogni altro normale essere umano, Egli sperimentò le abitudini quotidiane umane e mangiò tre volte al giorno. Sperimentò personalmente la vita di una persona media e osservò l’esistenza degli altri. Quando Egli osservò e sperimentò personalmente tutto questo, non pensò a come avere una bella vita o a come vivere in modo più libero e confortevole. Invece, dalle Sue esperienze di un’autentica esistenza umana, notò la sofferenza nella vita degli uomini, la fatica, la miseria e la tristezza delle persone che vivevano sotto il potere di Satana e conducevano una vita di peccato sotto la corruzione del diavolo. Mentre sperimentava personalmente la vita umana, notò anche quanto fossero inermi gli individui che vivevano nella corruzione, e vide e sperimentò le condizioni di infelicità degli esseri umani che vivevano nel peccato, che si smarrivano completamente nella tortura che Satana e il male infliggevano loro. Quando il Signore Gesù vide queste cose, le guardò con la Sua divinità o con la Sua umanità? Quest’ultima esisteva davvero ed era molto viva; Egli poté sperimentare e vedere ogni cosa. Ma, naturalmente, vide anche queste cose nella Sua essenza, che è la Sua divinità. Vale a dire che Cristo Stesso, il Signore Gesù che era un uomo, vide questo, e tutto ciò che osservò Gli fece percepire l’importanza e la necessità dell’opera che aveva intrapreso durante quel periodo che Egli visse nella carne. Pur sapendo Egli Stesso che la responsabilità di cui avrebbe dovuto farSi carico nella carne sarebbe stata davvero immensa, e pur essendo consapevole dell’atrocità del dolore che avrebbe affrontato, quando vide gli uomini inermi nel peccato, la miseria della loro vita e le loro fiacche lotte sotto la legge, Si sentì sempre più afflitto e diventò sempre più impaziente di salvarli dal peccato. A prescindere dal tipo di difficoltà che avrebbe affrontato o dal genere di dolore che avrebbe patito, diventò sempre più determinato nel redimere l’umanità che stava vivendo nel peccato. Durante questo processo si potrebbe dire che il Signore Gesù iniziò a capire sempre più chiaramente l’opera che doveva svolgere e il compito che Gli era stato affidato. Diventò anche sempre più ansioso di completare l’opera che doveva intraprendere, di addossarSi tutti i peccati dell’umanità, di espiarli al suo posto cosicché essa non vivesse più nella corruzione e, allo stesso tempo, Dio sarebbe riuscito a perdonare le colpe dell’uomo grazie a questo sacrificio per il peccato, consentendoGli di proseguire la Sua opera di salvezza dell’umanità. Si potrebbe dire che, in cuor Suo, il Signore Gesù fosse disposto a offrire Sé Stesso per l’umanità, a sacrificare Sé Stesso. Era disposto anche a fungere da sacrificio per il peccato, a farSi crocifiggere, ed era davvero ansioso di portare a termine la Sua opera. Quando vide le condizioni sventurate della vita umana, volle ancora di più compiere la Sua missione il prima possibile, senza tardare di un solo minuto o addirittura di un secondo. Avvertendo questa urgenza, non pensò minimamente a quanto sarebbe stato grande il Suo dolore né nutrì ulteriore apprensione per tutte le umiliazioni che avrebbe dovuto sopportare. Nel Suo cuore aveva soltanto una convinzione: purché Si fosse sacrificato, purché fosse stato crocifisso come sacrificio per il peccato, la volontà di Dio si sarebbe realizzata e Dio sarebbe stato in grado di cominciare la Sua nuova opera. La vita degli uomini e la loro condizione di esistenza nel peccato sarebbero state completamente trasformate. La convinzione del Signore Gesù e ciò che Egli intendeva fare erano legati alla salvezza dell’umanità, e il Signore Gesù aveva un solo obiettivo che era fare la volontà di Dio, in modo che Dio potesse iniziare efficacemente la fase successiva della Sua opera. Questo era ciò che il Signore Gesù aveva in mente a quel tempo.

Vivendo nella carne, Dio incarnato possedeva un’umanità normale; aveva le emozioni e la razionalità di una persona normale. Sapeva cos’erano la felicità e il dolore e, quando vide l’umanità vivere questo genere di vita, capì profondamente che darle degli ammaestramenti, fornirle o insegnarle qualcosa non sarebbe bastato per guidarla fuori dal peccato. Nemmeno costringerla a osservare i comandamenti sarebbe bastato per redimerla dal peccato. Solo quando il Signore Gesù Si addossò i peccati dell’umanità e prese le sembianze della carne peccaminosa poté ottenere in cambio la libertà e il perdono di Dio per gli esseri umani. Così, dopo che ebbe sperimentato e osservato la vita delle persone nel peccato, nel Suo cuore Si manifestò un intenso desiderio: permettere loro di affrancarsi da una vita passata a lottare nel peccato. Questo desiderio Gli fece avvertire sempre di più la necessità di andare alla croce e di addossarSi i peccati dell’umanità il più presto e il più velocemente possibile. Questi furono i pensieri del Signore Gesù a quel tempo, dopo che aveva vissuto con le persone e visto, udito e sentito l’infelicità della loro vita nel peccato. Il fatto che il Dio incarnato potesse avere questo tipo di volontà per l’umanità, che potesse esprimere e rivelare questo tipo di indole, è qualcosa che l’individuo medio potrebbe capire? Che cosa vedrebbe se vivesse in questo tipo di ambiente? A cosa penserebbe? Se affrontasse tutto ciò, analizzerebbe i problemi da una prospettiva elevata? Assolutamente no! Sebbene l’aspetto esteriore di Dio incarnato sia identico a quello di un uomo, e sebbene Egli apprenda la conoscenza umana e parli il linguaggio umano, e talvolta esprima persino le Sue idee con i metodi o i modi di parlare dell’umanità, nondimeno il modo in cui vede gli uomini e la sostanza delle cose non è assolutamente uguale a quello in cui li vedono le persone corrotte. La Sua prospettiva e l’elevatezza a cui Si trova sono irraggiungibili per loro. Questo perché Dio è verità, perché la carne di cui Si veste possiede anche l’essenza di Dio, e perché i Suoi pensieri e ciò che è espresso dalla Sua umanità sono anch’essi la verità. Per le persone corrotte, ciò che Egli esprime nella carne è una serie di disposizioni di verità e di vita, non destinate a una persona sola, ma a tutta l’umanità. Nel cuore di ogni persona corrotta ci sono soltanto quelle poche persone che frequenta. Si cura e si preoccupa solo di questa manciata di persone. Quando si profila un disastro all’orizzonte, tale persona pensa anzitutto ai figli, al coniuge o ai genitori. Tutt’al più, una persona più compassionevole penserebbe a qualche parente o a un buon amico ma, pur essendo così compassionevole, si preoccuperebbe mai di altro? No, mai! Perché, alla fin fine, gli esseri umani sono esseri umani e possono guardare ogni cosa soltanto dall’elevatezza e dalla prospettiva di un essere umano. Tuttavia, Dio incarnato è completamente diverso da un uomo corrotto. Per quanto comune, normale e umile possa essere, o per quanto sia il disprezzo con cui le persone Lo guardano, i Suoi pensieri e il Suo atteggiamento verso l’umanità sono cose che nessun uomo potrebbe possedere, che nessum uomo potrebbe imitare. Egli osserverà sempre l’umanità dalla prospettiva della divinità, dall’elevatezza della Sua posizione di Creatore. La vedrà sempre attraverso l’essenza e la mentalità di Dio. Non può assolutamente osservarla dall’infima elevatezza di un individuo medio o dalla prospettiva di una persona corrotta. Quando gli uomini osservano l’umanità, lo fanno con la vista umana e usano cose come la conoscenza, le regole e le teorie umane come metro di misura. Ciò è nell’ambito di quello che possono vedere con gli occhi e di quello raggiungibile dagli individui corrotti. Quando Dio guarda l’umanità, lo fa con la vista divina e usa a mo’ di parametro la Sua essenza e ciò che Egli ha ed è. Questo ambito include cose che le persone non possono vedere, ed è qui che Dio incarnato e gli esseri umani corrotti sono totalmente diversi. Questa differenza è determinata dalle diverse essenze degli uomini e di Dio – sono proprio queste a determinare le loro identità e posizioni, nonché la prospettiva e l’elevatezza da cui vedono le cose. Vedete l’espressione e la rivelazione di Dio Stesso nel Signore Gesù? Potreste dire che le azioni e le parole del Signore Gesù erano legate al Suo ministero e all’opera di gestione di Dio, che erano l’espressione e la rivelazione dell’essenza di Dio. Sebbene Egli avesse una manifestazione umana, la Sua essenza divina e la rivelazione della Sua divinità non si possono negare. Questa manifestazione umana era davvero una manifestazione dell’umanità? La Sua manifestazione umana era, per sua stessa natura, totalmente diversa da quella delle persone corrotte. Il Signore Gesù era Dio incarnato. Se fosse stato davvero una delle normali persone corrotte, avrebbe forse potuto vedere la vita dell’umanità nel peccato da una prospettiva divina? Assolutamente no! È questa la differenza tra il Figlio dell’uomo e le persone normali. Gli uomini corrotti vivono tutti nel peccato e, quando qualcuno vede il peccato, non prova alcuna sensazione particolare; essi sono tutti uguali, proprio come un maiale che vive nel fango e non si sente affatto sporco o a disagio: anzi, mangia bene e dorme profondamente. Se qualcuno pulisce il porcile, in realtà il maiale si sentirà a disagio e non rimarrà pulito. Di lì a poco si rotolerà ancora una volta nel fango, completamente a suo agio, perché è una creatura sudicia. Gli uomini considerano i maiali sudici, ma se pulisci lo stabbio, il maiale non si sente meglio. È per questo motivo che nessuno ne tiene uno in casa. Il modo in cui gli uomini vedono i maiali sarà sempre diverso da quello in cui i maiali percepiscono sé stessi, perché gli esseri umani e i maiali non appartengono alla stessa specie. Poiché il Figlio dell’uomo fattoSi carne non appartiene alla stessa specie degli uomini corrotti, soltanto Dio incarnato può ergerSi da una prospettiva divina e dall’elevatezza di Dio da dove guarda l’umanità e ogni cosa.

Qual è la sofferenza che Dio sperimenta quando Si fa carne e vive tra gli uomini? Qual è questa sofferenza? Qualcuno lo capisce davvero? Alcuni dicono che soffra enormemente, che sebbene sia Dio Stesso, le persone non capiscono la Sua essenza ma tendono sempre a trattarLo come una persona, facendoLo sentire addolorato e offeso. Sostengono che, per queste ragioni, la Sua sofferenza sia veramente grande. Altri dicono che Dio sia innocente e senza peccato, ma che soffra allo stesso modo degli uomini, che subisca la persecuzione, la calunnia e le umiliazioni insieme a loro; affermano che Egli sopporta anche i malintesi e la disobbedienza dei Suoi seguaci. Pertanto, dicono che la Sua sofferenza non si può misurare davvero. Sembra quasi che voi non comprendiate veramente Dio. In effetti, la sofferenza di cui parlate non conta come vera sofferenza per Lui, perché ce ne sono di ben peggiori. Allora che cos’è la vera sofferenza per Dio Stesso? Che cos’è la vera sofferenza per Dio incarnato? Per Lui, il fatto che l’umanità non Lo comprenda non conta come sofferenza, e nemmeno il fatto che le persone abbiano delle idee errate su di Lui e non Lo vedano come Dio. Spesso, tuttavia, gli uomini ritengono che Egli debba aver subito una grande ingiustizia, che durante il periodo che Egli trascorre nella carne non possa mostrare la Sua persona all’umanità e consentire alle persone di vedere la Sua grandezza, e che Dio Si nasconda umilmente in una carne insignificante, e che questo deve essere per Lui un grande tormento. Le persone si prendono a cuore ciò che possono capire e vedere della sofferenza di Dio, proiettano su di Lui ogni sorta di compassione e spesso Gli rivolgono persino una piccola lode per la Sua sofferenza. In realtà c’è una differenza, un divario, tra quello che esse capiscono della sofferenza di Dio e quello che Egli sente davvero. Vi sto dicendo la verità: per Dio, a prescindere che si tratti dello Spirito di Dio o del Dio incarnato, la sofferenza descritta sopra non è vera sofferenza. Che cosa patisce veramente, allora? Parliamo della Sua sofferenza soltanto dalla prospettiva di Dio incarnato.

Quando Dio Si fa carne, trasformandosi in un individuo medio e normale, vivendo tra la gente, fianco a fianco con gli uomini, non riesce a vedere e a percepire i loro metodi, le loro leggi e le loro filosofie di vita? Questi metodi e queste leggi di vita come Lo fanno sentire? Prova disgusto in cuor Suo? Perché dovrebbe provarlo? Quali sono i metodi e le leggi di vita dell’umanità? In quali principi sono radicati? Su cosa si basano? I metodi, le leggi del genere umano e così via, per quel che attengono al modo di vivere, sono tutti creati sulla base della logica, della conoscenza e della filosofia di Satana. Gli esseri umani che vivono osservando leggi di questo tipo non hanno alcuna umanità e alcuna verità; sfidano tutti la verità e sono ostili a Dio. Se diamo un’occhiata alla essenza di Dio, vediamo che è l’esatto contrario della logica, della conoscenza e della filosofia di Satana. È piena di giustizia, di verità e di santità, e di altre realtà di tutte le cose positive. Cosa prova Dio, che possiede questa essenza e vive tra uomini simili? Cosa prova nel Suo cuore? Quest’ultimo non è colmo di dolore? Il Suo cuore soffre, una sofferenza che nessuno può comprendere o sperimentare. Questo perché tutto ciò che Egli affronta, incontra, sente, vede e sperimenta è la corruzione e la malvagità degli uomini, la loro ribellione e resistenza alla verità. Tutto ciò che viene dagli esseri umani è la fonte della Sua sofferenza. In altre parole, poiché la Sua essenza non è uguale a quella degli uomini corrotti, la loro corruzione diventa la fonte della Sua sofferenza più grande. Quando Dio Si fa carne, è in grado di trovare qualcuno che condivida con Lui un linguaggio comune? Una persona così non si può trovare tra gli uomini. Non si riesce a trovare nessuno che sia capace di comunicare o di avere questo scambio di opinioni con Lui. Secondo te, che tipo di sentimento prova Dio al riguardo? Le cose che le persone discutono, amano, cercano e desiderano hanno tutte a che fare con il peccato e con le inclinazioni maligne. Quando Dio assiste a tutto questo, non è come se ricevesse una coltellata al cuore? Di fronte a queste cose, potrebbe provare gioia nel Proprio cuore? Potrebbe trovare consolazione? Coloro che vivono con Lui sono esseri umani pieni di ribellione e di malvagità. Come potrebbe il Suo cuore non soffrire? Quanto è davvero grande questa sofferenza, e chi se ne preoccupa? Chi ci fa caso? Chi è in grado di comprenderla? Le persone non hanno modo di comprendere il cuore di Dio. La Sua sofferenza è qualcosa che esse sono particolarmente incapaci di comprendere, e la loro freddezza e insensibilità la rendono ancora più profonda.

Ci sono persone che spesso provano compassione per la difficile situazione di Cristo, perché c’è un versetto della Bibbia che recita: “Le volpi hanno delle tane e gli uccelli hanno dei nidi, ma il Figliuol dell’uomo non ha dove posare il capo”. Quando gli uomini sentono queste parole, le prendono a cuore e credono che questa sia la più grande sofferenza sopportata da Dio e da Cristo. Orbene, esaminando la questione dalla prospettiva dei fatti, è veramente così? No: Dio non crede che queste privazioni siano sofferenza. Non ha mai protestato contro l’ingiustizia per via delle Sue difficoltà della carne, e non ha mai costretto gli esseri umani a ripagarLo o a ricompensarLo con qualcosa. Tuttavia, quando osserva ogni cosa riguardo all’umanità, la vita corrotta e la malvagità degli uomini corrotti, quando vede che l’umanità è nelle grinfie di Satana, che è sua prigioniera e non riesce a fuggire, che le persone che vivono nel peccato non sanno cosa sia la verità, Egli non può tollerare tutti questi peccati. Il Suo disgusto verso gli uomini aumenta ogni giorno, ma Egli deve sopportare tutto questo. È questa la Sua grande sofferenza. Egli non può nemmeno esprimere completamente la voce del Suo cuore o le Sue emozioni tra i seguaci, e nessuno di loro riesce davvero a capire la Sua sofferenza. Nessuno prova neppure a comprendere o a confortare il Suo cuore, che patisce questa sofferenza giorno dopo giorno, anno dopo anno, e più e più volte. Che cosa deducete da tutto questo? Dio non richiede nulla agli uomini in cambio di ciò che ha dato, ma a causa della Propria essenza non può assolutamente tollerare la loro malvagità, la loro corruzione e il loro peccato, e invece prova un profondo odio e disgusto, e questo fa sì che il Suo cuore e la Sua carne patiscano una sofferenza infinita. L’avete capito? Molto probabilmente no, perché nessuno di voi è in grado di comprendere veramente Dio. Pian piano, nel tempo, dovete farne esperienza da soli.

La Parola, Vol. 2: Riguardo al conoscere Dio, “L’opera di Dio, l’indole di Dio e Dio Stesso III”

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