Imparare a identificare un anticristo
Quando ho iniziato a servire come leader della Chiesa, Chen era responsabile del lavoro. Eravamo quasi coetanee e andavamo abbastanza d’accordo. Chiacchieravamo sempre di come ci sentivamo e lei era gentile, disponibile e di supporto quando incontravo difficoltà nel mio dovere. Dopo qualche tempo, sono stata nominata suo supervisore, e lei è cambiata completamente. Quasi mai riconosceva il mio ruolo, e sembrava non volermi parlare, in più aveva sempre un’espressione stizzita. Ho pensato potesse essere di cattivo umore perché era sotto pressione per il lavoro, quindi non ci ho dato molto peso. Poi, in una riunione, mi ha detto: “Sono invidiosa del fatto che supervisioni il mio lavoro. Mi sembra di svolgerlo bene, quindi perché non hanno scelto me? Evidentemente nessuno mi ritiene all’altezza. Il pensiero di non essere apprezzata e stimata mi deprime al punto che non voglio compiere alcun dovere”. Poi ho capito che quei suoi sguardi ostili derivavano dall’invidia. In seguito, la sorella mia collaboratrice mi ha detto che Chen era di indole volubile, si preoccupava molto del prestigio ed era incline all’ostinazione. Nei momenti peggiori, questo si ripercuoteva sul lavoro. Quella sorella voleva che condividessi con Chen e la aiutassi. Ci ho pensato su: Chen era troppo attaccata al prestigio, ma era semplice e aperta, e nelle condivisioni sapeva riflettere e capire se stessa. Non poteva essere un problema grave. Inoltre era giovane, quindi un po’ di invidia e competitività era normale. Ma, col tempo, ho notato che aveva davver troppo a cuore il prestigio, e diventava negativa e pigra se non otteneva il riconoscimento che voleva. Per esempio, io e la mia collaboratrice abbiamo constatato delle carenze nel suo lavoro e gliele abbiamo fatte notare, ma Chen pensava stessimo cercando di metterla in cattiva luce di fronte agli altri lavoratori, e da allora si è rifiutata di parlare con noi, qualunque cosa dicessimo. Quando assegnavamo un compito a qualcun altro invece che a lei, diventava scontrosa, non sentendosi apprezzata. A volte si risentiva al punto di piangere durante le riunioni e tutti dovevano tralasciare il resto per condividere con lei. Era felice e si apriva quando eravamo tutti riuniti intorno a lei a fare comunione. A volte mostrava comprensione di se stessa e piangeva con rammarico, dicendo che sapeva di tenere al prestigio e voleva cambiare, ma non riusciva a evitare di ricaderci. Queste sue parole mi inducevano a pensare che fosse solo limitata dalla sua indole corrotta e, poiché ne era così ossessionata, non potesse cambiare in tempi brevi. Forse aveva solo bisogno di più aiuto.
Poi è stata nominata leader e siamo tornate a collaborare. Una volta, una sorella è stata arrestata all’improvviso il giorno dopo che l’avevo incontrata. Abbiamo scoperto che la polizia la teneva d’occhio da diversi giorni, quindi i fratelli e le sorelle con cui era stata in contatto erano quasi certamente sorvegliati. Abbiamo dovuto avvisarli subito di prendere precauzioni e lasciare la zona. Dato che l’avevo appena vista, era molto probabile che anch’io fossi pedinata, quindi non potevo essere d’aiuto di lì in poi. Ho scritto a Chen e a un’altra collaboratrice per discutere i prossimi passi. Non solo Chen non ha proposto alcuna soluzione, ma ha colto l’occasione per mettere zizzania tra me e quella collaboratrice. Ha detto che la nostra sorella era stata arrestata perché io non agivo secondo principio. La collaboratrice le ha creduto, e mi ha trattata e potata molto duramente. Quando poi ha saputo che le cose non stavano affatto come Chen aveva detto, è stata malissimo. Si è aperta con me al riguardo, dicendomi che anche lei aveva condiviso con Chen, ribadendole che stava screditando gli altri e seminando discordia. Chen non solo l’aveva rifiutato, ma si era anche discolpata. La cosa mi ha sconvolta. Come poteva Chen comportarsi così? È stata richiamata per avermi screditata ed essere stata d’ostacolo, ma non l’ha ammesso. Questo è rifiutare di accettare la verità. Ci ho pensato su: io e lei avevamo lavorato insieme per tanto tempo, ma non aveva mai manifestato idee o pregiudizi nei miei confronti, né mi aveva mai dato suggerimenti. Mi chiedevo se non fossi io a sbagliare, facendola sentire limitata e inducendola così a riportarlo alla mia collaboratrice. Se era così, dovevo riflettere molto attentamente su me stessa. Così ho contattato Chen e le ho comunicato francamente quale era stata la mia reazione. Ho aggiunto che quel suo calunniare e creare disordini equivaleva a compiere il male. E lei mi ha risposto: “Ho sbagliato a giudicarti in quel modo di fronte alla nostra collaboratrice e ho riflettuto su me stessa. Ultimamente ho perseguito reputazione e prestigio. Tu prendi iniziative e gestisci propositivamente così tanto lavoro, e tutti gli altri ti sostengono. Qualsiasi cosa tu dica o proponga, tutti vogliono ascoltarti, mentre io vengo ignorata. Mi sento davvero a disagio, e la mia corruzione si sta impadronendo di me”. Mentre diceva tutto questo, piangeva. Vederla così ferita mi ha fatta sentire confusa e un po’ in colpa, come se non avessi tenuto conto dei suoi sentimenti mentre lei lottava con la corruzione. Non aveva pieno controllo di sé quando ha detto quelle cose su di me, e il fatto che sapesse riflettere e imparare su se stessa, e aprirsi davvero al riguardo, significava che voleva pentirsi e cambiare. Tuttavia, in seguito, ho scoperto che non era cambiata; anzi, il suo comportamento stava addirittura peggiorando.
Un’altra collaboratrice, che incontrava sempre gli addetti ai doveri importanti, è stata segretamente pedinata e arrestata. Era più che verosimile che la polizia rintracciasse quei suoi contatti attraverso la sorveglianza. È stato davvero inaspettato. Abbiamo avviato discussioni di emergenza su come gestire la cosa per garantire la sicurezza di tutti. Ma Chen non diceva quasi nulla, e sembrava piuttosto scontenta. Quando occorrevano decisioni comuni, lei farfugliava oppure taceva per lunghi periodi. Questo influiva molto sulla nostra strategia. Ho ricordato che in passato, quando gli altri non erano d’accordo con lei o non si sentiva apprezzata, teneva il broncio in silenzio e si rifiutava di partecipare alle discussioni. Non sapevo cosa avessimo detto stavolta per farla arrabbiare. Era una situazione di emergenza. Fratelli e sorelle potevano essere arrestati da un momento all’altro, un danno agli interessi della casa di Dio, ma lei sembrava indifferente. Furiosa, l’ho semplicemente ignorata e ho continuato a discutere con gli altri. Abbiamo comunicato a quelli in pericolo di trasferirsi subito. Ma a quel punto erano già passate le 11 di sera e c’era ancora del lavoro urgente da svolgere. Invece Chen se ne stava seduta lì col muso lungo, totalmente indifferente. Non diceva nulla o si limitava a qualche parola di circostanza quando c’era bisogno di una discussione comune. Ci ha davvero rallentati. Abbiamo fatto le 3 o le 4 del mattino per occuparci di cose che avrebbero richiesto molto meno. Questo non è solo essere ostinati o volubili, ma sabotare e ostacolare il lavoro. In seguito, ho smascherato e analizzato il suo egoismo e la sua abiezione: pensava solo alla reputazione e al prestigio, senza alcun interesse per il lavoro della Chiesa. Tale natura è in realtà quella di allearsi con il gran dragone rosso, perturbando il lavoro della casa di Dio. Anche altri collboratori hanno condiviso in merito ai problemi di Chen. Ma, sorprendentemente, lei ha risposto sprezzante: “Se tutti mi ritenete incapace di svolgere questo lavoro, sostituitemi. Ad ogni modo, sento di non poter assumermi questo dovere”. Ha proseguito: “Non che non voglia partecipare, ma tutti rifiutano qualsiasi cosa io dica. Sono arrivata al punto da non avere più fiducia in me stessa. Cosa posso dire? Vorrei dare una mano con i problemi che emergono, ma tutti insistono per occuparsene, quindi cosa posso fare io? In ogni caso, tutti mi considerano un’inetta come leader. Voi non avete stima di me, e quindi non voglio aver niente a che fare con voi”. Eravamo tutti sconvolti a queste sue parole. Continuava a rifiutare la verità. Quando veniva criticata, si limitava a esentare se stessa dal suo dovere e addirittura incolpava noi, addossandoci la responsabilità. Anche con un lavoro così urgente, le interessavano solo reputazione e prestigio. Era davvero priva di umanità. Ma poi mi sono chiesta se non fossi stata troppo dura, monopolizzando la situazione ed escludendo lei. Quando il suo prestigio e la sua reputazione non erano a rischio, partecipava attivamente ed era brava a identificare problemi nel nostro lavoro. Invece, in quella discussione, la ignoravo perché non partecipava. Se l’avessi indotta io in errore, anche questo sarebbe stato compiere il male. Considerata questa evenienza, non ho più parlato.
Ma, ripensandoci, Chen si era comportata così ripetutamente. Ogni volta che la sua reputazione e il suo prestigio erano a rischio, diventava negativa, pigra e negligente, del tutto disinteressata al lavoro della Chiesa. Qual era il vero problema? In seguito, ho letto un passo delle parole di Dio. “Per quanto esteriormente sembrino impegnate, per quanto tempo passino a darsi da fare in strada, per quanto si sacrifichino, rinuncino e si spendano, le persone che parlano e agiscono sempre e solo per il prestigio possono forse essere considerate coloro che perseguono la verità? (No.) Assolutamente no. Per il prestigio, pagherebbero qualsiasi prezzo. Per il prestigio, patirebbero qualsiasi difficoltà. Per il prestigio, non si fermano davanti a nulla. E per il prestigio lottano e litigano con gli altri. Non temono nemmeno il rischio di castighi e punizioni; agiscono per il prestigio senza preoccuparsi minimamente delle conseguenze. Che cosa perseguono persone come queste? (Perseguono il prestigio.) In cosa assomigliano a Paolo? (Nella ricerca della corona.) Perseguono la corona della giustizia, perseguono il prestigio e la reputazione, e considerano legittima la ricerca del prestigio e della reputazione piuttosto che perseguire la verità. Qual è la caratteristica principale di queste persone? È che, sotto ogni aspetto, agiscono in nome del prestigio e della reputazione” (“Solo nella ricerca della verità vi è l’ingresso nella vita” in “I discorsi di Cristo degli ultimi giorni”). Attraverso le parole di Dio, ho iniziato a riconsiderare come Chen si era comportata. In apparenza era disposta a soffrire e a pagare un prezzo, ma in realtà agiva solo per la sua reputazione e il suo prestigio. Quando ero suo supervisore, è diventata subito fredda nei miei confronti, si sentiva inferiore. Era così depressa che non voleva più svolgere il suo dovere. Le abbiamo fatto notare le carenze del suo lavoro per aiutarla e a volte abbiamo assegnato ad altre persone dei compiti al posto suo. È la cosa più normale del mondo. Invece lei era convinta di perdere la stima, quindi si opponeva, si incupiva e si rifiutava di parlare, in attesa che tutti la mettessero al centro dell’attenzione. Come leader, conosceva l’urgenza del lavoro che segue all’arresto di un fratello, ma ha voluto comunque competere per reputazione e prestigio, è stata negligente e si è tirata fuori. Non ha pensato alla sicurezza dei fratelli e delle sorelle e non ha sostenuto il lavoro della casa di Dio. Da questo ho visto che non era animata da giusti sentimenti, che non le interessava la verità, ma solo reputazione e prestigio. Era su un cammino avverso a Dio. Abbiamo cercato di aiutarla e di condividere con lei così tante volte, ma lei si è ribellata e non ha voluto accettarlo. Una simile persona rifiuta la verità. Il principio fondamentale per eleggere i leader è che perseguano e accettino la verità. Senza soddisfare questo requisito, poteva davvero essere una leader?
In seguito, abbiamo discusso se Chen potesse continuare a servire come leader. Secondo alcuni era ostinata e d’intralcio quando il suo desiderio di prestigio non veniva soddisfatto, mentre, quando il suo prestigio e la sua reputazione non erano a rischio, riusciva a portare a termine del lavoro. Aveva buona levatura e capacità, e gestiva i problemi in modo solerte. Inoltre, quella predilezione per il prestigio non si risolve in fretta, quindi forse aveva solo bisogno di un po’ più di aiuto da parte nostra. Un’altra collaboratrice ha detto che, quando Chen era competitiva e ostile, noi ci sentivamo limitati, invece andavamo d’accordo quando niente minacciava la sua posizione, e dopo ogni episodio piangeva e arrivava a conoscere se stessa, dando così l’idea di voler pentirsi e cambiare. E, dopo l’ultima volta che avevamo esposto i suoi problemi, non era rimasta negativa per giorni e giorni come in passato, ma era tornata a lavorare il giorno dopo. Secondo quella collaboratrice, dovevamo aspettare e vedere, e, se Chen non fosse cambiata, ci sarebbe stato tempo per sostituirla. Quelle parole hanno instillato in me il dubbio. Mi sembrava tutto vero. Quando le facevamo notare i suoi problemi, lei piangeva e parlava apertamente della sua corruzione, e poi tornava al suo dovere come al solito. Se voleva davvero pentirsi, non poteva cambiare? Forse dovevamo aspettare e vedere, e rimuoverla se avesse continuato a intralciare e danneggiare il lavoro della Chiesa. E così ho accantonato la questione di Chen.
Ma lei, di tanto in tanto, tornava scontrosa e di malumore, e a volte, quando non eravamo d’accordo con la sua opinione, si sentiva snobbata. Altre volte si arrabbiava se un collaboratore parlava più con me che con lei, pensando che noi avessimo un rapporto migliore e non tenessimo a lei. Altre volte ancora si adirava di colpo, senza una ragione apparente. Ci sentivamo tutti molto limitati da lei. Non avevamo idea di cosa fosse stato detto o fatto per irritarla tanto. Mi capitava di non voler nemmeno tornare a casa dalle mie commissioni, perché stare con lei era molto difficile e opprimente. Una volta è andata in una Chiesa per eleggere dei nuovi leader. Prima, abbiamo concordato che dovesse assolutamente rimuovere i falsi leader e i lavoratori inadeguati e poi far eleggere dei leader validi. È tornata un paio di settimane dopo e non vedeva l’ora di raccontare a tutti noi di come avesse esaminato ogni cosa e scoperto che una leader, Yang Chen, stava proteggendo malfattori e anticristi, creando scompiglio nella Chiesa, e di come avesse constatato che Yang Chen approfittava dei benefici del prestigio e non svolgeva lavoro reale, cosa che praticamente paralizzava parte del lavoro della Chiesa. Ha aggiunto che Yang Chen era davvero egoista e subdola, che mentiva continuamente, e che gli altri mancavano di discernimento ed erano stati ingannati, che la ammiravano. Lei aveva fatto notare tutti questi comportamenti a Yang Chen, che non accettava la verità, non conosceva se stessa e non provava alcun rimorso per le cose che aveva fatto. Da quanto Chen riferiva di lei, Yang Chen era una falsa leader in tutto e per tutto. Abbiamo chiesto a Chen se l’avesse rimossa, e lei si è bloccata, ci ha pensato per un momento e poi ha risposto: “Era solo una mia impressione, non ero del tutto sicura di quali fossero i suoi problemi, quindi non l’ho sostituita”. Questa cosa mi ha un po’ irritata. Non aveva appena ribadito più volte del suo discernimento su Yang Chen? Come poteva dire che non era sicura? Chen ha visto chiaramente che Yang Chen era una falsa leader, ma non l’ha sostituita tempestivamente, l’ha lasciata al suo posto. Non è stato un danno per i fratelli e le sorelle? Stava proteggendo una falsa leader e ostacolava il lavoro della casa di Dio! Abbiamo richiamato Chen sulla base di queste cose e lei è sembrata piuttosto contrariata in quel momento. Si è discolpata, sostenendo che le mancasse il discernimento per capire le cose. In seguito, sentendosi troppo platealmente sulla difensiva, ha di nuovo finto di riflettere su se stessa. Ha detto che non le mancava il discernimento su Yang Chen, ma che stava cercando di proteggere il proprio prestigio, temendo che la reputassimo pigra e negligente, per questo era tornata subito senza rimuovere Yang Chen. Neppure in seguito ha mostrato alcuna comprensione o rimorso per non aver sostituito tempestivamente una falsa leader. Poco tempo dopo, si è recata in un’altra Chiesa con un incarico analogo. Era ben consapevole che uno dei leader non svolgeva lavoro pratico, che blaterava sempre e solo di dottrina, ed era un falso leader. C’erano poi due diaconi. Uno approfittava di continuo della sua posizione per criticare, opprimere e disciplinare gli altri, e l’altro mancava della levatura per svolgere lavoro pratico. Secondo i principi, dovevano essere rimossi. Alla fine, Chen si è limitata a sollevare dall’incarico il leader, così le ho chiesto perché non avesse sostituito i due diaconi. Ha risposto che temeva che i leader e i diaconi la ritenessero spietata, e che gli altri l’avrebbero reputata arrogante, crudele, una persona che non concedeva possibilità. Ha accampato poi molte altre scuse. Ogni volta che se ne è riparlato in seguito, Chen sorrideva: non provava il minimo rimorso per non averli tempestivamente rimossi. Avevamo condiviso innumerevoli volte sull’importanza di quel tipo di lavoro. Chen era stata una leader per anni, e non le mancava consapevolezza dei danni che i falsi leader e lavoratori arrecano alla Chiesa, ma, solo per garantirsi reputazione e prestigio, ogni volta si schierava con i falsi leader, proteggendoli. Questo era un serio ostacolo al lavoro della Chiesa. Quando parlavamo con lei della natura delle sue azioni, aveva scuse per ogni cosa, ma nessuna consapevolezza di se stessa, e tanto meno rimorso o senso di colpa. Che tipo di persona era? Con questa domanda in mente, mi sono rivolta a Dio in preghiera e ho condiviso con i miei collaboratori.
Poi ho letto un passo delle parole di Dio: “L’atteggiamento archetipico degli anticristi verso il trattamento e la potatura consiste nel rifiutarsi con veemenza di accettarli o di ammetterli. Per quanto male abbiano compiuto, per quanto abbiano danneggiato l’ingresso nella vita del popolo eletto di Dio e il lavoro della casa di Dio, non provano il minimo rimorso né pensano di essere in debito. Da questo punto di vista, gli anticristi hanno umanità? (No.) Hanno arrecato danni di ogni tipo ai prescelti di Dio, hanno gravemente compromesso ogni sorta di lavoro della casa di Dio: questo è chiaro come il sole agli occhi dei prescelti di Dio, che hanno visto le azioni malvagie degli anticristi, una dopo l’altra. Eppure gli anticristi non accettano né riconoscono tale fatto, si ostinano a non riconoscere alcun torto, non ammettono di essere in errore in questa questione, di essere responsabili. Questo non è forse segno che la verità li ripugna? Tale è il grado di avversione degli anticristi per la verità, ed essi rimangono irremovibili fino alla fine. Questo dimostra che gli anticristi non hanno mai preso sul serio le parole di Dio, le verità che Dio esprime e l’opera che Dio compie. Non hanno sviluppato fede in Dio; sono servi di Satana, venuti a intralciare e perturbare il lavoro della casa di Dio. Nei loro cuori c’è posto solamente per la reputazione e lo status. Credono che, se dovessero riconoscere il loro errore, allora dovrebbero assumersi la responsabilità, e a quel punto il loro prestigio e la loro reputazione sarebbero gravemente compromessi. Perciò si rifiutano categoricamente di riconoscerlo, non lo ammettono assolutamente e, anche se dovessero farlo in cuor loro, comunque esteriormente continueranno a non farlo, convinti che, una volta che ammettessero di aver sbagliato, per loro sarebbe finita. A prescindere dal fatto che il loro rifiuto sia intenzionale oppure no, in breve, da un certo punto di vista ciò si collega alla loro natura ed essenza di repulsione e avversione per la verità. Da un altro punto di vista, questo cosa dimostra? Dimostra quanto gli anticristi abbiano a cuore i propri interessi. A tale proposito, qual è il loro atteggiamento nei confronti della casa di Dio e degli interessi della Chiesa? Un atteggiamento di disprezzo e di rifiuto della responsabilità. Non hanno alcuna umanità. Il loro sottrarsi alla responsabilità dimostra questi punti? (Sì.) Da una parte, il sottrarsi alla responsabilità rappresenta il loro atteggiamento di ostilità verso la verità; dall’altra, dimostra la loro mancanza di umanità. A prescindere da quanto gli interessi di altre persone siano danneggiati a causa loro, non provano alcun senso di colpa e non potrebbero esserne mai turbati. Che razza di creature sono queste? Anche se lo ammettessero solamente in cuor loro, pensando: ‘Ho avuto qualcosa a che fare con questo, ma non è stata tutta colpa mia’, questa piccola ammissione basterebbe a considerarli dotati di una certa umanità, coscienza e integrità morale, ma gli anticristi non hanno neppure quella modesta quantità di umanità. Dunque come li definireste? (Il diavolo.) L’essenza di simili persone è il diavolo. Non vedono i terribili danni che hanno arrecato agli interessi della casa di Dio, in cuor loro non sono neanche lontanamente turbati, non rimproverano se stessi, né tantomeno si sentono in debito. Posseggono almeno un cuore umano? Sono almeno persone? Questo non è assolutamente ciò che si dovrebbe vedere nelle persone normali. Questo è il diavolo” (“Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte terza)” in “Smascherare gli anticristi”). Dalle parole di Dio, ho visto che gli anticristi non accettano minimamente la verità, anzi, la disprezzano per natura. Quando vengono potati e trattati, accampano scuse, rifiutando di accettarlo. Per quanto le loro azioni feriscano i fratelli e le sorelle o danneggino il lavoro della casa di Dio, la cosa non li tocca, e soprattutto non si pentono né si sentono in colpa. Quando qualcuno smaschera le loro malefatte, morirebbero pur di non ammetterlo, solo per proteggere la loro immagine. Sono estremamente disinteressati e irresponsabili riguardo al lavoro e agli interessi della casa di Dio, e persino pronti a sacrificare gli interessi della casa di Dio e dei loro fratelli e sorelle per difendere prestigio e reputazione. Sono totalmente privi di coscienza e ragione, non hanno alcuna umanità. Sono demoni, dei Satana. Mi sono resa conto che tutti i comportamenti di Chen erano esattamente gli stessi degli anticristi rivelati da Dio. Agiva solo per difendere la sua reputazione e il suo prestigio. Quando un lavoro richiedeva una discussione urgente dopo un arresto, se i suoi suggerimenti non erano accettati dagli altri, sentiva che non la prendevamo sul serio, così si risentiva e si rifiutava di partecipare alle decisioni, intralciandoci. Sapeva che Yang Chen era una falsa leader che non svolgeva lavoro reale, ma non l’ha comunque sostituita, permettendole di continuare a danneggiare i membri della Chiesa. I diaconi dell’altra Chiesa non erano adatti al lavoro, ma lei, per proteggere se stessa, non li ha rimossi e ha permesso loro di continuare a danneggiare fratelli e sorelle. Quando è stata richiamata per questo, l’ha negato e ha accampato scuse, mentendo spudoratamente. I leader di quelle due Chiese si sono poi dimostrati anticristi. Hanno compiuto tanto male e destato sdegno. Ma neanche allora Chen ha mostrato rimorso per le sue malefatte: appoggiare e proteggere falsi leader e anticristi. Anzi, addirittura sorrideva. Questo mi ha mostrato che per natura disprezzava e odiava la verità e possedeva un’umanità malvagia. Era un demone, un Satana, un anticristo.
Poi, ho visto il video di una lettura delle parole di Dio. Dio Onnipotente dice: “Il debole che gli anticristi hanno per lo status e il prestigio supera quello delle persone comuni ed è qualcosa all’interno della loro indole ed essenza; non è un interesse temporaneo né l’effetto transitorio dell’ambiente circostante. È qualcosa all’interno della loro vita, delle loro ossa, e dunque è la loro essenza. Vale a dire, in tutto ciò che un anticristo fa, la sua priorità è lo status e il prestigio, nient’altro. Per lui, lo status e il prestigio sono la vita, nonché l’obiettivo dell’intera esistenza. In tutto ciò che fa, la priorità è: ‘Cosa ne sarà del mio status? E del mio prestigio? Fare questa cosa mi darà prestigio? Eleverà il mio status nella mente delle persone?’. Questa è la prima cosa a cui pensa, il che dimostra ampiamente che ha l’indole e l’essenza degli anticristi; altrimenti non si sforzerebbe così. Si può dire che, per un anticristo, lo status e il prestigio non sono un requisito aggiuntivo, né tantomeno qualcosa di estraneo a cui potrebbe rinunciare. Fanno parte della natura degli anticristi, sono nelle loro ossa, nel loro sangue, sono innati in loro. Gli anticristi non sono indifferenti al possesso dello status e del prestigio; non è questo il loro atteggiamento. Allora qual è? Lo status e il prestigio sono intimamente legati alla loro vita di tutti i giorni, alla loro condizione quotidiana, a ciò che si sforzano di ottenere ogni giorno. E così, per gli anticristi, lo status e il prestigio sono la vita. A prescindere dal modo e dall’ambiente in cui vivono, dal lavoro che fanno, da cosa si sforzino di ottenere, da quali siano i loro fini o la direzione della loro vita, tutto ruota attorno all’avere una buona reputazione e una posizione elevata. E questo obiettivo non cambia; non riescono mai metterlo da parte. È questo il vero volto degli anticristi, è questa la loro essenza. Potresti metterli in una foresta primordiale nascosta tra le montagne, e non rinuncerebbero ugualmente allo status e al prestigio; puoi metterli in un gruppo di persone comuni, e le uniche cose a cui pensano sono ugualmente lo status e il prestigio. Una volta che acquisiscono la fede, considerano lo status e il prestigio equivalenti al perseguimento della fede in Dio; in altre parole, mentre percorrono la via della fede in Lui, perseguono anche lo status e il prestigio. Si può dire che, in cuor loro, credono che la fede in Dio e il perseguimento della verità coincidano con il perseguimento dello status e del prestigio; il perseguimento dello status e del prestigio è anche il perseguimento della verità, e ottenere lo status e il prestigio equivale a ottenere la verità e la vita. Se sentono di non possedere prestigio o status, che nessuno li ammira, o li venera, o li segue, allora ne sono molto frustrati, ritengono che credere in Dio non abbia senso, nessun valore, e si dicono: ‘Una simile fede in Dio non è una perdita di tempo? Non è forse vana?’ Spesso ponderano queste cose nei loro cuori, riflettono su come poter ritagliarsi un posto nella casa di Dio, su come poter acquisire un’elevata reputazione all’interno della Chiesa, in modo che gli altri li ascoltino quando parlano, li sostengano quando agiscono e li seguano ovunque essi vadano; in modo da avere nella Chiesa un’influenza, una reputazione, in modo da godere di benefici, e possedere uno status: riflettono spesso su queste cose. È tutto questo che simili persone perseguono. Perché pensano sempre a cose di questo tipo? Dopo aver letto le parole di Dio, dopo aver ascoltato i sermoni, davvero non capiscono tutto ciò, davvero non sono in grado di discernerlo? Le parole di Dio e la verità non sono realmente in grado di cambiare le loro nozioni, idee e opinioni? No, nella maniera più assoluta. Il problema origina da loro, tutto dipende dal fatto che non amano la verità, dal fatto che, nei loro cuori, detestano la verità, e di conseguenza sono assolutamente refrattari alla verità, cosa che è determinata dalla loro natura ed essenza” (“Fanno il loro dovere solo per distinguersi e alimentare i loro interessi e ambizioni; non considerano mai gli interessi della casa di Dio e addirittura li vendono in cambio della gloria personale (Parte terza)” in “Smascherare gli anticristi”). Riflettendo sulle parole di Dio, ho visto che gli anticristi bramano fama e prestigio. Ovunque siano, qualsiasi cosa facciano, si preoccupano solamente di essere ammirati e stimati dagli altri, e di avere o meno potere decisionale. Se non riescono ottenerlo, ne restano molto delusi e perdono addirittura interesse nell’avere fede e nel compiere i doveri. In cuor loro, mettono la reputazione e il prestigio al di sopra di tutto. Indipendentemente da cosa accada intorno a loro o da quante parole di Dio ascoltino, non abbandonano mai questa ricerca. E, per difendere la propria immagine e i propri interessi, combatterebbero Dio e la verità fino alla fine. Ho ripensato al comportamento di Chen. Teneva alla reputazione e al prestigio più di ogni altra cosa, al punto che erano diventati la sua stessa vita. Lottava sempre per avere l’autorità di prendere le decisioni finali, e si risentiva e incupiva quando non la otteneva. Arrivava a screditare gli altri e a seminare discordia. Aveva completamente perso ogni umana ragione. Quando erano coinvolti gli interessi della Chiesa, metteva comunque il proprio prestigio e la propria reputazione al primo posto. Per quanto urgente fosse il lavoro della casa di Dio o gli altri si trovassero in pericolo, semplicemente non le importava. A volte era perfettamente consapevole dell’intralcio che creava, ma voleva lo stesso proteggere il suo prestigio. Chen è stata una leader per anni. Sapeva che i falsi leader e gli anticristi dovevano essere rimossi subito, ma pensava solo a proteggere se stessa; così, quando ha visto falsi leader e anticristi compiere ogni sorta di male e ostacolare il lavoro della Chiesa, si è limitata a coprirli in tutto e per tutto. Questo ha compromesso il lavoro e danneggiato gravemente l’ingresso nella vita dei membri della Chiesa. È stata complice del male, opponendosi sfacciatamente a Dio. Ho ripensato a questo passo delle parole di Dio: “Tutti coloro che sono stati corrotti da Satana hanno un’indole corrotta. Alcuni hanno solamente un’indole corrotta, mentre altri non si limitano a questo: oltre ad avere un’indole satanica, hanno anche una natura estremamente malvagia. Quindi non solo le loro parole e azioni rivelano un’indole satanica corrotta, ma le persone stesse sono il vero diavolo Satana. Il loro comportamento interrompe e disturba l’opera di Dio, pregiudica l’ingresso nella vita dei fratelli e delle sorelle e nuoce alla normale vita della Chiesa. Prima o poi questi lupi travestiti da agnelli devono essere eliminati, e nei loro confronti, in quanto lacchè di Satana, bisogna adottare un atteggiamento inflessibile di rifiuto. Solo in questo modo si sta dalla parte di Dio, e coloro che non riescono a farlo sguazzano nel fango di Satana” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Un monito per coloro che non praticano la verità”). Era una leader, ma non difendeva affatto gli interessi della casa di Dio. Più la situazione era critica o urgente, più lei era d’intralcio. Capitava ogni volta. Non era semplicemente un po’ di corruzione o momentanea mancanza di discernimento. Perturbava e danneggiava consapevolmente il lavoro della casa di Dio. Questo è esattamente ciò che Dio ha descritto come “il vero diavolo Satana”. In base ai principi, una persona di questo tipo deve essere eliminata dalla Chiesa. Più riflettevo sulle parole di Dio, più diventava chiaro. Vedevo quanto ero stata cieca e sciocca. Non avevo fatto altro che tollerare quella malfattrice, quell’anticristo, trattandola come una sorella. Pensavo che fosse solo giovane e volubile, che avesse doti, levatura e competenze, così ho continuato ad aiutarla e sostenerla, dandole delle possibilità per amore. Anche io stavo proteggendo una falsa leader, un anticristo, permettendo che il lavoro della casa di Dio fosse danneggiato. Ho pregato Dio sentendomi addolorata e in colpa: “Dio, non ho avuto discernimento. Ho coperto una falsa leader, un anticristo, commettendo una grave trasgressione davanti a Te. Dio, voglio pentirmi. Ti prego, guidami a prendere posizione, a smascherare le malefatte di Chen e a proteggere il lavoro della Chiesa”.
Poi, io e altri collaboratori abbiamo scritto insieme una lettera per denunciare Chen e abbiamo esposto e analizzato le sue malefatte con lei personalmente. Si è mostrata offesa e non aveva la minima comprensione del suo comportamento. Ho rammentato un frammento delle parole di Dio secondo cui non esiste il termine “pentimento” nel vocabolario di una persona malvagia. Ho acquisito maggiore certezza che Chen per natura odiava, disprezzava la verità. Per quanto male compisse o quali fallimenti sperimentasse, non sapeva pentirsi veramente. L’abbiamo rimossa attenendoci ai principi. Dopo essere stata sollevata dall’incarico, non ha minimamente riflettuto su se stessa. Ha continuato a sentenziare sulla mancanza di amore nella casa di Dio, e alla fine ha rinunciato alla sua fede. Da questo, ho visto che Chen apparteneva agli anticristi, ai miscredenti smascherati attraverso l’opera di Dio. È stata ufficialmente espulsa dalla Chiesa.
In seguito, ho riflettuto su me stessa. Perché non avevo capito di avere un anticristo proprio accanto a me? Cosa mi mancava per ottenere quel discernimento? Riflettendoci, mi sono resa conto che, ogni volta che Chen lottava per la sua immagine, poi si apriva sul suo comportamento e sui suoi pensieri, e a volte addirittura piangeva. Avevo pensato che tenesse al prestigio ma sapesse accettare la verità e volesse pentirsi, che compisse azioni irragionevoli e di disturbo perché era giovane, volubile, schiava della sua corruzione e incapace di dominarsi. Così per lo più le ho offerto condivisione e aiuto, e cercavo sempre di riflettere e capire me stessa. Inoltre, quando la sua reputazione e il suo prestigio non erano a rischio, andava d’accordo con gli altri e si assumeva un reale fardello nel suo dovere. La falsa immagine che ha creato mi ha ingannata. In seguito, ho visto un altro video di una lettura delle parole di Dio che mi ha davvero aiutata a capire. Dio Onnipotente dice: “A prescindere dai mezzi con cui gli anticristi ingannano e cercano di irretire le persone, una cosa è certa: per il loro potere e il loro prestigio, si arrovelleranno e useranno ogni mezzo a loro disposizione per raggiungere i loro scopi. C’è poi un’altra certezza: qualunque cosa stiano facendo, non stanno compiendo il loro dovere, tanto meno il loro scopo è compiere bene il loro dovere, bensì raggiungere l’obiettivo di assumere potere all’interno della Chiesa. Inoltre, qualunque cosa facciano, non tengono mai in considerazione gli interessi della casa di Dio, tanto meno quelli dei prescelti di Dio. Non troverete mai nessuna di queste due cose nel dizionario degli anticristi; entrambe sono per natura assenti in loro. Non importa quale livello di leadership ricoprano, essi sono totalmente indifferenti agli interessi della casa di Dio e a quelli del Suo popolo eletto. Dalla prospettiva degli anticristi, gli interessi e il lavoro della casa di Dio non hanno nulla a che fare con loro. Li disdegnano entrambi, e si curano solo del proprio prestigio e dei propri interessi personali. […] A volte, se vengono denunciati per aver commesso troppe azioni malvagie e il Supremo lo viene a sapere, sentono il proprio prestigio messo a rischio; allora piangono lacrime amare, ed esteriormente sembrano pentirsi e rivolgersi a Dio; ma qual è la vera ragione delle loro lacrime? Per cosa provano rimorso? La loro tristezza e la loro angoscia derivano dal fatto che non hanno più un posto nel cuore degli altri e hanno perso il proprio prestigio e la propria reputazione. Questa è la ragione delle loro lacrime. Allo stesso tempo, stanno contemplando i prossimi passi da compiere per consolidare il loro prestigio e imparare dal loro fallimento. A giudicare da ciò che si manifesta negli anticristi, essi non provano rimorso né soffrono mai per le loro trasgressioni e per l’indole corrotta che si rivela in loro, tanto meno potrebbero mai possedere vera comprensione di queste cose e pentirsi. Anche quando si inginocchiano davanti a Dio con le lacrime a scorrere sui loro volti, e riflettono su se stessi e si maledicono, si tratta comunque di un inganno, che alcuni ritengono genuino. In quei momenti, le loro emozioni possono forse essere autentiche, ma ricordate che gli anticristi non sono mai capaci di pentirsi veramente. Anche se un giorno dovessero essere smascherati ed espulsi, non si pentiranno mai veramente: si limiteranno ad ammettere che hanno fallito, che il loro stratagemma non ha funzionato. Perché dico questo? Sulla base della natura degli anticristi: non sono mai capaci di accettare la verità. Pertanto, la loro conoscenza di se stessi è sempre falsa” (“Confondono, adescano, minacciano e controllano gli altri” in “Smascherare gli anticristi”). Dalle parole di Dio, ho visto che gli anticristi sono demoni, malvagi e subdoli per natura e padroneggiano sopraffine tattiche di inganno. A volte sembrano amorevoli, tolleranti e pazienti, ma, quando sono coinvolti i loro interessi, non si fermano davanti a nulla nell’attaccare e ripudiare gli altri. Da questo si può comprendere che i loro cosiddetti amore, pazienza e tolleranza sono tutti falsi. A volte, possono piangere amaramente, conoscere se stessi e maledirsi, ma non è autentico pentimento. Lo fanno per ingannare e controllare gli altri, per consolidare la propria posizione. Ho ripercorso attentamente tutte le mie interazioni con Chen. Andava d’accordo con noi quando il suo prestigio e la sua reputazione non erano coinvolti, ma, in caso contrario, mostrava immediatamente un altro lato. Quando supervisionava il mio lavoro, era disponibile e di supporto, ma quando ero io a supervisionare il suo, è diventata improvvisamente molto fredda nei miei confronti, e mi screditava per invidia. Quando le abbiamo fatto notare i suoi problemi, la cosa non l’ha neppure scalfita, e ha persino accampato delle scuse. Ha scaricato la responsabilità su di noi, attaccandoci. In seguito, ha parlato apertamente della corruzione che aveva mostrato, e ha pianto, dicendo di voler cambiare e pentirsi, ma non si è verificato alcun cambiamento in lei. Dietro la sua apertura e conoscenza di sé si nascondevano i trucchi di Satana. Chen se ne serviva per ingannarci, così da indurci a credere che avesse capito se stessa affinché non la vedessimo per ciò che era. In questo modo avrebbe protetto la sua posizione. Voleva anche che la appoggiassimo, che fossimo comprensivi ed empatici. La sua consapevolezza di sé serviva solo a gettare fumo negli occhi altrui. Era davvero scaltra e malvagia. Le sue non erano che lacrime di coccodrillo, e abbassando la guardia era facile esserne irretiti e tratti in inganno. Chi possiede davvero una coscienza, ragionevolezza e umanità è assalito da rimorso e odio per se stesso quando nuoce in qualche modo alla casa di Dio o ne ostacola il lavoro. Dopo averlo fatto, vuole tentare tutto il possibile per rimediare, e nel profondo del proprio cuore desidera pentirsi e cambiare. Invece Chen era esattamente l’opposto. Per quanti danni abbia provocato al lavoro della casa di Dio, non si è mai pentita o sentita in colpa, e non piangeva perché odiava il male che aveva compiuto. Quando in seguito abbiamo esposto le sue azioni malvagie, non si è pentita affatto. Si è limitata alla fallace controccusa che la casa di Dio fosse priva di amore. Questo dimostrava che non voleva accettare la verità. Per natura, odiava la verità, era davvero implacabile e violenta. Mostrava a pieno la natura e l’essenza di un anticristo, senza dubbio. Infine ho visto che non discernere la natura, le caratteristiche e le tattiche di raggiro degli anticristi induce facilmente a scambiare qualcuno con un’essenza da anticristo per qualcuno che ne ha solo l’indole, e poi a essere ciecamente gentili con i diavoli e opporsi inconsapevolmente a Dio.
Dopo tutto questo, ho davvero sentito quanto sia importante imparare a discernere i falsi leader e gli anticristi. Non mi sono mai dedicata ad apprendere le verità relative al discernimento. Avevo un’idea di base, una comprensione generale del comportamento di falsi leader e anticristi, e per questo non ne ho identificato uno proprio sotto i miei occhi. Avevo coperto un anticristo senza saperlo, cosa che mi colmava di rimorso e senso di colpa. Ho anche sperimentato che apprendere la verità e acquisire discernimento è l’unico modo per compiere la volontà di Dio nei momenti critici, per smascherare falsi leader e anticristi e proteggere la casa di Dio. Sono grata a Dio per aver predisposto questa situazione di vita reale per me e per la guida delle Sue parole, che mi hanno fornito del discernimento sugli anticristi e una certa comprensione delle mie mancanze. Ora ho un’autentica esperienza di quanto sia importante perseguire la verità. L’ho imparato grazie alla guida e alle benedizioni di Dio! Lode a Dio!
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