Le conseguenze del mancato perseguimento dell’accesso alla vita
Nel settembre del 2023, la sorella che collaborava con me è stata arrestata dalla polizia. All’epoca ero una leader della chiesa e quando ho visto che i fratelli e le sorelle vivevano tutti nella paura e necessitavano di aiuto e sostegno, e che il lavoro che ne conseguiva aveva un disperato bisogno di essere gestito, sono diventata molto ansiosa e ho iniziato a occuparmi senza sosta di trasferire i libri, condividere e risolvere lo stato dei fratelli e delle sorelle e irrigare e sostenere i nuovi arrivati. In quel periodo, uscivo sempre prima che facesse giorno e la sera rimanevo alzata fino a tardi prima di coricarmi. Nonostante a volte mi sentissi davvero stanca, quando ho visto che lo stato dei fratelli e delle sorelle stava migliorando e che riuscivano quindi a svolgere normalmente i loro doveri, e che i libri erano stati trasferiti senza problemi in una casa sicura, mi sono sentita particolarmente felice, e ho pensato: “In circostanze così pericolose, sono in grado di gestire le cose nel modo corretto e il lavoro della chiesa non ha subito alcuna perdita. Se continuo a collaborare in questo modo, alla fine riceverò sicuramente la salvezza di Dio”. Quando pensavo a questo, svolgevo il mio dovere con maggiore energia. Ogni mattina, una volta sveglia, andavo subito alle riunioni e a implementare il lavoro, ma riflettevo davvero poco riguardo al fatto che il mio lavoro fosse o meno in linea con i principi. Anche quando mi prendevo del tempo per mangiare e bere le parole di Dio, non smettevo di pensare a quale loro passaggio potesse risolvere lo stato dei fratelli e delle sorelle e confrontavo molto raramente le parole di Dio con il mio stato. A volte mi rendevo conto di dare importanza solo allo svolgimento del lavoro e molto raramente cercavo la verità e riflettevo su me stessa; ma quando vedevo dei progressi nel lavoro, mi sembrava che non importasse se mangiavo e bevevo poco le parole di Dio o se non cercavo la verità; fin tanto che svolgevo bene il lavoro, era sufficiente. Inoltre, la chiesa aveva ancora molto lavoro che doveva essere svolto, così continuavo a tenermi occupata con i compiti.
In seguito, è stata scelta una sorella per collaborare con me. Essendo lei nuova a certi lavori, mi occupavo di gran parte del lavoro da sola. Quando è arrivato il momento di discutere del lavoro, ho notato che la sorella non prendeva l’iniziativa, quindi avevo un’opinione negativa di lei e il mio tono nei suoi confronti era duro. Ho notato che si sentiva limitata da me, e non ho riflettuto su me stessa. Credevo che non fosse un problema serio e che non avrebbe ritardato lo svolgimento del mio dovere. Avevo ancora così tanto lavoro da fare; dove trovavo il tempo per cercare la verità e risolvere il mio stato? E se avessi dedicato del tempo a questo e ritardato il lavoro? Adempiere il mio dovere e conseguire risultati era la cosa più importante. In seguito, ho continuato a tenermi occupata con il lavoro. Un giorno, stavo parlando del lavoro con due diaconi. Entrambi avevano un temperamento lento e non esprimevano attivamente le loro opinioni, quindi mi sentivo un po’ in ansia: “Quando si parla del lavoro, se non si esprime il proprio punto di vista, come può essere un bene?” Poi li ho rimproverati, “Fratelli, se non riuscite a esprimere attivamente il vostro punto di vista ogni volta, come potremo parlare di questo lavoro?” Dopo il mio discorso, uno dei fratelli ha chinato il capo ed è parso imbarazzato. In quel periodo si sono verificati molti casi simili. Non appena vedevo che i fratelli non riuscivano a esprimere attivamente i loro punti di vista, iniziavo a trattarli con disprezzo. Uno dei fratelli, sentendosi un po’ negativo, ha detto, “Sono anziano e ho i riflessi lenti, non riesco a stare al tuo passo e non riesco ad adempiere questo dovere in modo adeguato”. In realtà, sapevo che i fratelli erano nuovi a questo dovere ed era normale che non lo comprendessero o non fossero in grado di svolgerlo. Avrei dovuto incoraggiarli e aiutarli. Ma non pensavo fosse un problema così grande: non stavo chiedendo loro qualcosa di extra, volevo solo che fossero un po’ più proattivi nello svolgimento del loro dovere. Quindi non ho dato importanza alla risoluzione di questo problema. Pensavo: “L’indole corrotta di un individuo non può cambiare in un istante. Dovrei risolvere i problemi con il lavoro finché ne ho il tempo. Se non svolgo il lavoro, come posso ottenere risultati?” Poiché mi limitavo semplicemente a fare le cose, senza mai dare importanza alla lettura delle parole di Dio e alla ricerca della verità, né al trarre insegnamento dalle cose che accadevano, mi sentivo vuota. Una volta, ho fatto in modo che una famiglia in pericolo salvaguardasse i libri delle parole di Dio; dopo averlo scoperto, la leader di livello superiore mi ha potata per non aver agito secondo i principi. Mi sentivo trattata ingiustamente e ho continuato a discutere e a oppormi. Vedendo che non lo accettavo, la leader mi ha detto: “Tu fai molte cose, ma le fai senza principi, agisci sempre secondo la tua volontà e l’esperienza: questo danneggerà gli interessi della casa di Dio. Inoltre, quando devi affrontare una potatura, non hai un atteggiamento di sottomissione e di ricerca e non pratichi l’autoriflessione. Puoi progredire in questo modo?” Poi, ho riflettuto sul mio operato, e mi sono resa conto di aver sempre posto un forte accento sulla necessità di darmi da fare e lavorare, ma di non avere in realtà nessun ingresso nella vita di cui parlare. Mi sono presentata davanti a Dio in preghiera, chiedendoGli di farmi capire e risolvere i miei problemi.
Mentre ricercavo, ho letto un passaggio delle parole di Dio: “Durante gli ultimi giorni Dio non ha compiuto opera che non fosse connessa con le Sue parole, ha parlato di continuo, ha costantemente usato parole per guidare l’uomo fino a oggi. Naturalmente, nel parlare, Dio ha anche usato parole per preservare il Suo rapporto con coloro che Lo seguono, ha usato parole per guidarli, e queste parole sono della massima importanza per coloro che desiderano essere salvati o che Egli desidera salvare: Dio userà queste parole per realizzare il fatto della salvezza dell’umanità. Evidentemente, considerandole nei termini del loro contenuto o del loro numero, indipendentemente da che tipo di parole sono e da che porzione delle parole di Dio sono, esse sono della massima importanza per tutti coloro che desiderano essere salvati. Dio sta usando queste parole per ottenere l’effetto finale del Suo piano di gestione di seimila anni. Per l’umanità, che si tratti dell’umanità di oggi o del futuro, sono della massima importanza. Questo è l’atteggiamento di Dio; questo è lo scopo e il significato delle Sue parole. Quindi cosa dovrebbe fare l’umanità? L’umanità dovrebbe collaborare con le parole e con l’opera di Dio, non ignorarle. Ma non è questa la via della fede in Dio di alcune persone: qualunque cosa Dio dica, è come se le Sue parole non avessero niente a che fare con loro. Continuano a perseguire ciò che vogliono, a fare ciò che vogliono e non cercano la verità sulla base delle parole di Dio. Questo non è sperimentare l’opera di Dio. Ci sono altri che non prestano alcuna attenzione, a prescindere da cosa dice Dio, e hanno un’unica convinzione nel cuore: ‘Farò qualsiasi cosa Dio chieda: se Dio mi dice di andare a ovest, andrò a ovest, se mi dice di andare a est, andrò a est, se mi dice di morire, farò sì che mi veda morire’. Eccetto una cosa: non accolgono le parole di Dio. Pensano fra sé e sé: ‘Ci sono così tante parole di Dio, dovrebbero essere un po’ più dirette e dirmi esattamente cosa fare. In cuor mio sono in grado di sottomettermi a Dio’. Indipendentemente da quante parole Dio esprima, tali persone alla fine restano incapaci di comprendere la verità e non sanno parlare delle loro esperienze e della loro conoscenza. Sono come un laico privo di comprensione spirituale. Pensate che tali persone siano amate da Dio? Dio desidera essere misericordioso verso tali persone? (No.) Certamente no. A Dio non piacciono tali persone. Dio dice: ‘Ho pronunciato non so quante migliaia di parole. Come può essere che, come un cieco o un sordo, non le hai viste né sentite? Di preciso, a cosa stai pensando nel tuo cuore? Ai miei occhi non sei altro che un individuo che ha l’ossessione di inseguire le benedizioni e la bella destinazione: stai inseguendo gli stessi obiettivi di Paolo. Se non vuoi ascoltare le Mie parole, se non desideri seguire la Mia via, allora perché credi in Dio? Non stai inseguendo la salvezza, stai inseguendo la bella destinazione e il desiderio di benedizioni. E poiché questo è ciò che stai tramando, ciò che più ti si addice è essere un operaio’. In effetti, anche essere un leale operaio è una manifestazione di sottomissione a Dio, ma è il livello minimo. Restare nella veste di leale operaio è molto meglio che essere immerso nella perdizione e nella distruzione come un non credente. Nello specifico, la casa di Dio ha bisogno di operai, e anche essere in grado di offrire manodopera a Dio conta come una benedizione. Questo è molto meglio, incomparabilmente meglio, che essere lacchè dei re diavoli. Tuttavia, l’atto di offrire manodopera a Dio non è del tutto soddisfacente per Lui, perché la Sua opera di giudizio ha lo scopo di salvare, purificare e perfezionare le persone. Il fatto che le persone si accontentino solamente di offrire manodopera a Dio non è il fine che Egli desidera realizzare operando in loro né l’effetto che Egli desidera vedere. Ma le persone ardono dal desiderio, sono stupide e cieche: sono irretite, consumate da qualche profitto insignificante, e scartano le preziose parole di vita pronunciate da Dio. Non sono neanche capaci di prenderle seriamente, figurarsi di farne tesoro. Non leggere le parole di Dio e non far tesoro della verità: è da intelligenti o da stupidi? Si può ottenere la salvezza così? Le persone dovrebbero capire tutto questo. Possono sperare di essere salvate solo se mettono da parte le loro nozioni e fantasie e si concentrano sul perseguimento della verità” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Fare tesoro delle parole di Dio è il fondamento della fede in Dio”). Dio smaschera il fatto che le persone danno importanza solo alle azioni di superficie. Indipendentemente da come Dio condivida, queste mantengono sempre un atteggiamento indifferente verso le Sue parole e non danno priorità al mangiare e bere le Sue parole, né al cercare la verità nelle stesse. Credere in Dio in questo modo non equivale affatto a viverNe l’opera. Confrontando il mio comportamento con le parole di Dio, ho capito che ero proprio quel tipo di persona. Pensavo che avrei fatto qualunque cosa la chiesa mi avesse chiesto di fare e che se avessi operato bene, avrei potuto appagare Dio e ricevere la Sua approvazione. Per questo, mentre svolgevo il mio dovere, mi concentravo unicamente sul fare cose. Non consideravo affatto le parole di Dio e ritenevo addirittura che mangiare e bere le Sue parole avrebbero ritardato lo svolgimento del mio dovere. Sapevo che Dio aveva pronunciato molte parole durante la Sua opera degli ultimi giorni per indurre le persone al perseguimento della verità e a un cambiamento di indole, in modo che alla fine potessero guadagnare la verità e ricevere la salvezza di Dio. Ma dato che non amavo la verità, continuavo a perseguire la vita secondo le mie nozioni e fantasie, pensando che fosse sufficiente svolgere il mio lavoro. Pertanto, quando la mia corruzione si è rivelata nelle mie collaborazioni con gli altri, non ho cercato la verità per risolvere il problema. Dio esprime la verità e smaschera ogni tipo di indole corrotta negli esseri umani, e crea per noi circostanze reali da vivere, per metterci nelle condizioni di comprendere la verità, liberarci dalla corruzione ed essere purificati. È questo l’amore di Dio! Se avesse solo voluto che le persone faticassero e si affannassero nel lavoro, non avrebbe dovuto lavorare passo dopo passo finora, e non avrebbe dovuto incarnarSi, esprimere la verità e sopportare tanta sofferenza. Leggevo così tanto le parole di Dio, ma ancora non comprendevo la Sua volontà di salvare le persone; la mia indole corrotta non era affatto cambiata. Ero esattamente il tipo di laico a cui si riferivano le parole di Dio. Continuando così, anche se avessi lavorato di più, alla fine non mi sarei salvata. Una volta resami conto di tutto ciò, mi sono presentata davanti a Dio e ho pregato: “Dio onnipotente, attraverso l’esposizione delle Tue parole, ho finalmente capito le opinioni sbagliate che avevo verso il perseguimento della mia fede in Te. Sono pronta a pentirmi e a cambiare. Ti prego, guidami nel liberarmi dalle mie opinioni sbagliate, nel dare importanza alle Tue parole, nel perseguire la verità e nel concentrarmi sull’ingresso nella vita”.
Più tardi, ho letto queste parole di Dio: “In questo momento, la maggior parte delle persone si trova in questo tipo di stato: ‘Per poter ottenere delle benedizioni mi devo sacrificare per Dio e pagare un prezzo per Lui. Per poter ottenere delle benedizioni devo abbandonare tutto per Dio; devo portare a termine ciò che Lui mi ha affidato e devo compiere bene il mio dovere’. Questo stato è dominato dal desiderio di guadagnarsi benedizioni ed è un esempio di come alcuni si impegnino a fondo per Dio al solo scopo di ricevere ricompense da Lui e di ottenere una corona. Una persona che si comporta in questo modo non ha la verità dentro di sé e di certo la sua conoscenza è limitata ad alcune parole e dottrine, di cui fa sfoggio ovunque vada. Il suo cammino è quello di Paolo. La fede in Dio di un individuo di questo tipo è un atto di costante sforzo, ed egli è intimamente convinto che più fa, più dimostrerà la sua lealtà a Dio, che più fa, più Dio sarà sicuramente soddisfatto, e che più fa, più meriterà di essere incoronato davanti a Dio e più grandi saranno le benedizioni che guadagnerà. Pensa che, se riuscirà a sopportare le sofferenze, a predicare e morire per Cristo, a sacrificare la propria vita e a portare a termine tutti i compiti che Dio gli ha affidato, allora sarà una delle persone che ottengono le benedizioni maggiori e che sicuramente riceverà una corona. Questo è precisamente ciò che Paolo si immaginava e perseguiva. Questo è esattamente il cammino da lui percorso, e fu sotto la guida di questi pensieri che egli lavorò per servire Dio. Tali pensieri e intenzioni non hanno forse origine da una natura satanica? Sono come quelli degli esseri umani terreni, i quali credono che, fintanto che sono al mondo, debbano ricercare la conoscenza e che, dopo averla ottenuta, possano distinguersi dalla massa, diventare funzionari e godere di una posizione di prestigio. Pensano che, una volta ottenuta tale posizione di prestigio, possano realizzare le loro ambizioni e portare la propria professione e le proprie pratiche familiari a determinati livelli di prosperità. Tutti i non credenti non percorrono forse questo cammino? La fede di coloro che sono dominati da questa natura satanica può solo essere come quella di Paolo. Il loro pensiero è: ‘Devo abbandonare ogni cosa al fine di dedicarmi a Dio. Devo essere leale davanti a Dio e alla fine riceverò grandi ricompense e corone’. È lo stesso atteggiamento delle persone terrene che perseguono cose terrene. Non sono affatto diverse e sono soggette alla stessa natura. Quando gli esseri umani hanno una natura satanica di questa sorta, nel mondo perseguono la conoscenza, l’erudizione, il prestigio, e cercano di distinguersi dalla massa. Se credono in Dio, essi cercheranno di ottenere grandi corone e grandi benedizioni. Se non perseguono la verità nella loro fede in Dio, sicuramente intraprenderanno questa strada. Questo è un fatto immutabile, una legge di natura. Il cammino di chi non persegue la verità è un cammino diametralmente opposto a quello di Pietro” (La Parola, Vol. 3: I discorsi di Cristo degli ultimi giorni, “Come percorrere il cammino di Pietro”). Dio smaschera il fatto che le persone lo abbandonano e si spendono nella loro fede in Dio e nello svolgimento del loro dovere per ricevere benedizioni, un buon esito e una buona destinazione per loro stesse: sono governate dalla motivazione di ricevere benedizioni. Riflettendo, ho scoperto di avere queste stesse opinioni nei confronti del perseguimento. Credevo che impegnarmi maggiormente nel lavoro e compiere più doveri, svolgere i compiti che i leader mi affidavano e conseguire i risultati avrebbe portato all’approvazione di Dio, e avrei ottenuto un buon esito e una buona destinazione. Per questo, mi sono buttata a capofitto nel fare le cose e ogni giorno mi sono tenuta impegnata con il lavoro. Ho pensato a Paolo, che dava priorità solo alla predicazione e al lavoro. Aveva viaggiato a lungo e pagato un prezzo significativo, ma non aveva messo in pratica le parole di Dio e la sua indole corrotta non era affatto cambiata. Agendo in questo modo, stava semplicemente stringendo accordi con Dio nella speranza di ricevere una corona e delle ricompense. Alla fine, aveva persino testimoniato sé stesso, dicendo: “Infatti per me il vivere è Cristo e il morire guadagno” (Filippesi 1:21). Ha offeso l’indole di Dio ed è stato eliminato e punito da Lui. Ripensandoci ora, stavo percorrendo il cammino di Paolo: mi affidavo alle mie nozioni e fantasie, credendo che, finché lavoravo di più e svolgevo i compiti che mi erano stati affidati, ottenendo risultati, Dio mi avrebbe sicuramente dato una buona destinazione alla fine. In questo modo, davo importanza solo alla realizzazione delle cose, e ritenevo addirittura che mangiare e bere le parole di Dio mi avrebbe rallentato. Ho rivelato un’indole arrogante, ho limitato gli altri, ma non ho posto l’accento sulla soluzione. Volevo solo barattare i sacrifici che avevo fatto, le mie sofferenze e i risultati del mio lavoro, con la benedizione di Dio. Come si poteva ottenere l’approvazione di Dio in questo modo? Apparentemente, sembravo lavorare senza sosta ogni giorno e sembravo assolvere piuttosto lealmente il mio dovere, ma in realtà non lo facevo affatto per soddisfare Dio o per portare vantaggi al lavoro della chiesa; lo stavo facendo solo per il mio esito e la mia destinazione, stavo usando Dio, cercando di raggiungere un accordo con Lui, e questo è ciò che Dio odia. Se avessi continuato a perseguire con desideri egoistici e intenzioni sbagliate e se la mia indole corrotta non fosse cambiata in alcun modo, alla fine sarei stata sicuramente eliminata da Dio.
In seguito, ho letto un altro passo delle parole di Dio: “Qualunque cosa nella sua vita non soddisfacesse le intenzioni di Dio, faceva Pietro sentire a disagio. Se la sua vita non soddisfaceva le intenzioni di Dio, Pietro provava rimorso e cercava un modo adatto per tentare di appagare il cuore di Dio. Anche negli aspetti più piccoli e più irrilevanti della sua esistenza impose a sé stesso di soddisfare le intenzioni di Dio. Non fu meno esigente quando si trattò della sua vecchia indole, sempre rigoroso in ciò che pretendeva da sé stesso per andare più a fondo nella verità. […] Nella sua fede in Dio, Pietro cercò di soddisfarLo in ogni cosa e di sottomettersi a tutto ciò che veniva da Lui. Senza mai lamentarsi, fu in grado di accettare il castigo e il giudizio, nonché l’affinamento, la tribolazione e le privazioni nella sua vita, nessuno dei quali riuscì ad alterare il suo cuore che amava Dio. Questo non era forse l’amore supremo per Lui? Non era forse l’adempimento del dovere di un essere creato? Che sia nel castigo, nel giudizio o nella tribolazione, sei sempre in grado di conquistare la sottomissione fino alla morte e questo è ciò che dovrebbe essere realizzato da un essere creato, questa è la purezza dell’amore per Dio. Se l’uomo riesce ad arrivare a tanto, è un essere creato qualificato e non c’è nulla che soddisfi meglio le intenzioni del Creatore. Immagina di essere in grado di lavorare per Dio, ma di non sottometterti a Lui, di essere incapace di amarLo davvero. In questo modo, non solo non avrai compiuto il dovere di un essere creato, ma sarai anche condannato da Lui, perché sei una persona che non possiede la verità, che è incapace di sottomettersi a Dio e che si ribella a Lui. Ti preoccupi solamente di lavorare per Lui e non ti curi di mettere in pratica la verità né di conoscere te stesso. Non capisci o non conosci il Creatore, non ti sottometti a Lui e non Lo ami. Sei per tua natura un individuo ribelle a Dio e le persone di questo tipo non sono amate dal Creatore” (La Parola, Vol. 1: La manifestazione e l’opera di Dio, “Il successo o il fallimento dipendono dalla strada che l’uomo percorre”). Le parole di Dio dicono che, a prescindere dalle banalità che Pietro ha incontrato nella vita, egli è stato in grado di cercare la verità e perseguire la soddisfazione di Dio. È stato inoltre capace di riflettere prontamente sull’indole corrotta che rivelava, e mentre lavorava sottolineava il proprio ingresso. Portava un fardello per l’incarico da parte di Dio e per l’ingresso nella vita: la strada che ha percorso è stata quella del successo. Io, invece, davo solo importanza al lavoro e al darmi da fare, non al perseguimento della verità. Quando ho rivelato la mia corruzione non ho pensato a nulla, non ho riflettuto e non ho conosciuto me stessa, e fino a oggi non sono cambiata per niente la strada che ho percorso è stata quella del fallimento. In realtà, le persone dovrebbero pagare il prezzo e spendersi per Dio: questo è il loro dovere, non è come avevo immaginato, che fosse sufficiente svolgere il mio lavoro. Riuscire a cercare la verità quando succede qualcosa, porre l’accento sulla conoscenza della propria corruzione e delle proprie mancanze nel processo di compimento del proprio dovere, perseguire la verità per eliminare la propria indole corrotta e assumere la verità come criterio per agire e comportarsi: solo questo porterà al progresso nella vita. Nonostante la mia indole corrotta non possa essere eliminata in un istante, devo porre l’accento sul conoscerla e sul cambiare rotta, riflettendo su me stessa sulla base delle parole di Dio, trovare i principi a cui devo attenermi e praticare in conformità alle parole di Dio.
Più tardi, ho letto un altro passaggio delle parole di Dio: “Per quanto coloro che perseguono la verità siano occupati con i loro doveri, sanno comunque ricercare la verità per risolvere i problemi che li affliggono, cercare la condivisione su cose che non trovano chiare nei sermoni che hanno ascoltato, acquietare il loro cuore ogni giorno per riflettere su come si sono comportati, e poi riflettere sulle parole di Dio e guardare video di testimonianze esperienziali. Da questo guadagnano molto. Per quanto siano occupati con i loro doveri, ciò non ostacola affatto il loro ingresso nella vita, né lo ritarda. Per le persone che amano la verità è naturale praticare in questo modo. Coloro che non amano la verità non la ricercano e non sono disposti ad acquietarsi davanti a Dio per riflettere su sé stessi e conoscersi, indipendentemente dal fatto che siano o meno occupati con i loro doveri e da quali problemi li affliggano. Quindi, che siano occupati o liberi nei loro doveri, non perseguono comunque la verità. Il fatto è che se una persona in cuor suo desidera perseguire la verità, anela a essa e si assume il fardello dell’ingresso nella vita e del cambiamento della propria indole, allora nel cuore si avvicinerà a Dio e Lo pregherà, a prescindere da quanto il proprio dovere la impegni. Sicuramente otterrà un po’ dell’illuminazione e della luce dello Spirito Santo e la sua vita crescerà senza sosta. Se qualcuno non ama la verità e non si assume alcun fardello nell’ingresso nella vita o nel cambiamento della propria indole, o se non è interessato a queste cose, allora non può guadagnare nulla. Riflettere su quali manifestazioni di corruzione si hanno è una cosa che si può fare ovunque e in qualsiasi momento. Per esempio, se una persona ha manifestato corruzione mentre svolgeva un dovere, allora nel suo cuore deve pregare Dio, riflettere su sé stessa, conoscere la propria indole corrotta e ricercare la verità per eliminarla. È una questione relativa al cuore, non ha nulla a che fare con il dovere da svolgere. È facile fare ciò? Dipende dal fatto che tu persegua la verità oppure no. Coloro che non amano la verità non sono interessati alle questioni di crescita nella vita. Non considerano queste cose. Solo coloro che perseguono la verità sono disposti a dedicarsi a crescere nella vita; solo loro riflettono spesso sui problemi realmente esistenti e su come ricercare la verità per risolverli. Di fatto, il processo di risoluzione dei problemi e quello di perseguimento della verità coincidono. Se, mentre svolge il proprio dovere, una persona si concentra costantemente sulla ricerca della verità per trovare una soluzione ai problemi e ne ha risolti molti nel corso di diversi anni di questa pratica, allora certamente svolge il suo dovere all’altezza dei requisiti. Simili persone manifestano corruzione molto più raramente e hanno acquisito molta vera esperienza nell’assolvimento dei loro doveri. Sono quindi in grado di testimoniare Dio. […] Che una persona persegua la verità oppure no non dipende da quanto sia impegnata nei suoi doveri o da quanto tempo abbia a disposizione, ma dal fatto che nel cuore ami o meno la verità. La realtà è che tutti hanno a disposizione la stessa quantità di tempo; ciò che cambia è in cosa ciascuno lo investe. È possibile che chi dice di non avere tempo per perseguire la verità lo dedichi ai piaceri della carne o sia impegnato in qualche impresa esterna. Non lo dedica a ricercare la verità per risolvere i problemi. Così sono fatte le persone che sono negligenti nel loro perseguimento. Questo ritarda la questione fondamentale del loro ingresso nella vita” (La Parola, Vol. 6: Riguardo al perseguimento della verità I, “Cosa significa perseguire la verità (3)”). Ho trovato il sentiero della pratica nelle parole di Dio: prendetevi del tempo ogni giorno per mangiare e bere le parole di Dio e riflettere su di esse e su voi stessi, su quale corruzione avete perpetrato oggi, su quali cose avete fatto senza principi; non importa quanto tempo impiegherete a farlo, purché riusciate a produrre risultati. Quando non sono impegnata nell’adempimento del mio dovere, posso dedicare del tempo alla lettura delle parole di Dio, e quando sono occupata posso concentrarmi sul mio dovere, applicando le parole di Dio alla vita reale per metterle in pratica e sperimentarle. Prima, quando si trattava di devozione spirituale o di cercare le parole di Dio per risolvere il mio stato, affermavo di non avere tempo. In realtà, non è che fossi occupata a fare il mio dovere e non avessi tempo per leggere le parole di Dio; il fatto era che non amavo la verità e davo importanza solo al lavoro. Anche quando non ero impegnata nei miei doveri, non mi concentravo comunque sulla lettura delle parole di Dio né sulla ricerca della verità per risolvere la mia indole corrotta. Ora ho capito che in realtà non esiste alcuna separazione tra lo svolgimento del proprio dovere e l’ingresso nella vita. Nello svolgere il nostro dovere, cerchiamo la verità per risolvere i problemi e la nostra indole corrotta: tutto questo comporta l’ingresso nella vita. Dobbiamo fare il lavoro che ci compete, ma non possiamo ignorare l’ingresso nella vita. In seguito, ho dato maggiore importanza alla ponderazione delle parole di Dio, al perseguimento della verità e alla riflessione su me stessa. Ho sfruttato un po’ di tempo libero. Solitamente, mentre mangiavo, passeggiavo o facevo il bucato, riflettevo anche sul mio stato e sulle parole di Dio: sintantoché avessi voluto perseguire e cercare la verità, ci sarebbe sempre stato tempo. Ho anche avuto modo di riflettere su me stessa. Ho sempre trattato con disprezzo i miei compagni e spesso sono stata impulsiva: qual era il problema? Mi sono presentata davanti a Dio in preghiera e ho trovato passaggi nelle Sue parole per mangiare e bere relativamente al mio stato. Sapevo che la mia impulsività era governata da una natura arrogante e che pretendevo troppo dagli altri. Il fratello con cui collaboravo era anziano e non aveva mai svolto questo dovere prima. Era normale che le sue reazioni fossero un po’ lente. Gli ho sempre fatto richieste secondo i miei standard e gli ho parlato con tono di disapprovazione. Non ho adottato il suo punto di vista per considerare le cose, e non ho affrontato le questioni in base alla diversa situazione di ogni persona. In questo modo, quando interagivo con gli altri, li facevo sempre sentire feriti e limitati. Sono stata davvero troppo irragionevole. Una volta resamene conto, ho finalmente iniziato a prendere sul serio il problema. Nella nostra discussione successiva sul lavoro, quando riscontravo che i fratelli erano lenti nel rispondere, riuscivo a trattarli in modo corretto e concedevo loro del tempo per riflettere. Riuscivo a condividere sui principi corrispondenti nel modo più dettagliato che potevo e quando mi facevano certe domande, riuscivo pazientemente a condividere con loro, a cercare la verità e ad accedervi insieme. In seguito, quando succedeva qualcosa, ho iniziato a porre l’accento sull’esaminare ciò che avevo rivelato. Quando avevo pensieri o idee sbagliate, o quando rivelavo un’indole corrotta, pregavo Dio coscientemente e cercavo le relative verità per risolvere le cose invece di trattare tali cose secondo la mia disposizione corrotta.
In seguito, c’è stato un periodo in cui sono stata nuovamente impegnata nel mio dovere. Alcuni fratelli e sorelle erano andati contro i principi nelle loro azioni ed era necessario condividere con loro ed eliminarli. Inoltre, vi erano alcuni potenziali destinatari del Vangelo che necessitavano che esso fosse diffuso tra loro. Quando ho visto tutto questo lavoro da fare, il mio primo pensiero è stato quello di affrettarmi e andare a svolgerlo. È stato allora che ho pensato improvvisamente a come prima mi fosse sempre importato solo di portare a termine le cose. Ero andata dove dovevo andare e avevo fatto quello che dovevo fare, ma non ne avevo tratto alcun vantaggio. Non potevo farlo di nuovo, dovevo perseguire i principi. Così mi sono calmata e ho riflettuto sulle manifestazioni dei fratelli e delle sorelle, trovando alcune delle parole di Dio e pensando a come condividere per conseguire i risultati e far loro conoscere l’essenza del problema. In merito ai potenziali destinatari del Vangelo, ho individuato anche il loro problema principale e ho cercato la verità pertinente per prepararmi per tempo. Attraverso questa ricerca, ho compreso alcune verità principi che prima non avevo afferrato, ho raccolto alcuni vantaggi e ottenuto alcuni risultati nel mio dovere. Grazie a questa esperienza, ho capito l’importanza di prestare attenzione all’ingresso nella vita e di cercare le verità principi durante lo svolgimento del mio dovere.
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